Dal 28 maggio a ottobre
Il Caravaggio "riscoperto" in mostra al Prado di Madrid
Michelangelo Merisi (Caravaggio), Ecce Homo (dopo il restauro), 1605-09, Olio su tela, 111 x 86 cm | Courtesy of the private collection
Samantha De Martin
06/05/2024
Mondo - Nel 2021 stava per essere battuto all’asta per soli 1500 euro, presentato come l'opera di un pittore non identificato, della cerchia di José de Ribera.
Ma le cospicue offerte da parte di moltissimi acquirenti destarono qualche sospetto e il Ministero della Cultura spagnolo sospese la vendita impedendo la partenza della tela dalla Spagna. Questo quadro buio attirò subito le curiosità degli storici dell'arte e gli interessi di collezionisti.
Un dettagliato processo di autenticazione condotto dai più autorevoli specialisti di Caravaggio e della pittura barocca ha adesso dimostrato come l'opera, l’Ecce Homo, che stava per essere venduta per poche migliaia di euro, sia senza dubbio una tela di Michelangelo Merisi.
La conferma arriva adesso dal Museo del Prado di Madrid e dalla Galleria d’arte Colnaghi che insieme hanno lavorato per il restauro e il recupero dell’opera.
Grazie alla generosità dell'attuale proprietario della tela, il museo spagnolo mette ora a disposizione del pubblico e della comunità scientifica questo capolavoro riscoperto. Accadrà dal 28 maggio a ottobre grazie a una mostra che consentirà di apprezzare l’opera realizzata dal maestro intorno al 1605-09, considerata un tempo parte della collezione privata di Filippo IV di Spagna.
Michelangelo Merisi (Caravaggio), Ecce Homo (durante il restauro), 1605-09, Olio su tela, 111 x 86 cm | Courtesy of the private collection
Da quando il Museo del Prado ne ha segnalato al Ministero della Cultura spagnolo la rilevanza, il dipinto riemerso alla casa d'aste Ansorena nell'aprile 2021, attribuito a un allievo di José de Ribera, è stato custodito dalla galleria d'arte Colnaghi, in collaborazione con Filippo Benappi (Benappi Fine Art) e Andrea Lullo (Lullo Pampoulides). Sin dalla sua ricomparsa all'asta, tre anni fa, l’Ecce Homo ha rappresentato una delle più grandi scoperte della storia dell'arte, suscitando attorno alla sua autenticazione una velocità di consenso assolutamente senza precedenti nella storia critica di Caravaggio.
In seguito a un’approfondita indagine diagnostica da parte di Claudio Falcucci - ingegnere nucleare specializzato nell’applicazione di tecniche scientifiche allo studio e alla conservazione dei beni culturali - il restauro è stato eseguito in modo rigoroso. I risultati dell'intervento, condotto dallo specialista Andrea Cipriani e dalla sua squadra, sotto la supervisione di esperti del governo regionale della Comunidad de Madrid, sono stati presentati in un’ampia raccolta che sarà pubblicata in concomitanza con l'inaugurazione, insieme ai testi degli esperti.
Gli specialisti Maria Cristina Terzaghi, Gianni Papi, Giuseppe Porzio e Keith Christiansen che hanno curato l’interpretazione del dipinto seguendo ciascuno traiettorie diverse, hanno indagato le circostanze del suo ritrovamento, la provenienza, gli aspetti stilistici, tecnici e iconografici dell'opera, la sua fortuna critica e l'eredità lasciata dal maestro a Napoli.
L'espressivo olio su tela raffigura il motivo storico artistico nel quale il governatore romano Ponzio Pilato presenta Cristo al popolo, con le parole "Ecce homo!" ("Ecco l'uomo"), uno dei momenti più drammatici della Passione, riportato nel Vangelo di Giovanni (19,5). L’opera, una composizione sapiente che presenta una scena tridimensionale e dinamica del tutto innovativa, pur rimanendo all’interno dei confini di una tradizione iconografica consolidata, è un esempio potente della maestria caravaggesca. Il pittore della realtà fornisce infatti una sorta di fotografia di una situazione che irrompe, irruenta, nella scena, invitandoci a prendere parte alla vicenda. Accanto a un Cristo ferito, illuminato da una luce intensa che scende diagonale e ne colpisce il petto, il volto reclinato verso la spalla sinistra, appare, tra luce e ombra, uno sgherro che cerca di avvolgerlo con un mantello.
Michelangelo Merisi (Caravaggio), Ecce Homo (dopo il restauro), 1605-09, Olio su tela, 111 x 86 cm | Courtesy of the private collection
“Il Prado - commenta il direttore del museo spagnolo, Miguel Falomir - ha svolto un ruolo importante nel recupero di quest'opera allertando della sua importanza il Ministero della Cultura che ne ha impedito la partenza dalla Spagna. Grazie alla generosità del suo attuale proprietario, il museo mette ora a disposizione del pubblico e della comunità scientifica un’opera eccezionale di uno dei più grandi pittori della storia”.
L'Ecce Homo di Caravaggio è forse menzionato per la prima volta in un accordo scritto a Roma, firmato il 25 giugno 1605, tra l'artista e l'aristocratico Massimo Massimi. Fu completato dal maestro nel 1609. Nel periodo che intercorre tra l'inizio e il completamento del dipinto si consumò il ben noto delitto, da parte di caravaggio, di Ranuccio Tomassoni che da un momento all’altro trasformò il pittore di maggior grido in un assassino. Difficile dire se il Massimi si sia liberato del dipinto di Caravaggio per non tenere in casa l’opera di un omicida.
Passando di mano in mano l'opera venne inclusa nella collezione privata di Filippo IV di Spagna nel 1664, per entrare, dopo alterne vicende, nel 1821, nelle collezioni di Evaristo Pérez de Castro Méndez, diplomatico spagnolo e membro onorario dell'Academia de San Fernando. Appartenne alla famiglia fino al cambio di proprietà, nel 2024. Dopo anni di intensa ricerca e restauro, finalmente, la sua riscoperta, adesso condivisa.
Ma le cospicue offerte da parte di moltissimi acquirenti destarono qualche sospetto e il Ministero della Cultura spagnolo sospese la vendita impedendo la partenza della tela dalla Spagna. Questo quadro buio attirò subito le curiosità degli storici dell'arte e gli interessi di collezionisti.
Un dettagliato processo di autenticazione condotto dai più autorevoli specialisti di Caravaggio e della pittura barocca ha adesso dimostrato come l'opera, l’Ecce Homo, che stava per essere venduta per poche migliaia di euro, sia senza dubbio una tela di Michelangelo Merisi.
La conferma arriva adesso dal Museo del Prado di Madrid e dalla Galleria d’arte Colnaghi che insieme hanno lavorato per il restauro e il recupero dell’opera.
Grazie alla generosità dell'attuale proprietario della tela, il museo spagnolo mette ora a disposizione del pubblico e della comunità scientifica questo capolavoro riscoperto. Accadrà dal 28 maggio a ottobre grazie a una mostra che consentirà di apprezzare l’opera realizzata dal maestro intorno al 1605-09, considerata un tempo parte della collezione privata di Filippo IV di Spagna.
Michelangelo Merisi (Caravaggio), Ecce Homo (durante il restauro), 1605-09, Olio su tela, 111 x 86 cm | Courtesy of the private collection
Da quando il Museo del Prado ne ha segnalato al Ministero della Cultura spagnolo la rilevanza, il dipinto riemerso alla casa d'aste Ansorena nell'aprile 2021, attribuito a un allievo di José de Ribera, è stato custodito dalla galleria d'arte Colnaghi, in collaborazione con Filippo Benappi (Benappi Fine Art) e Andrea Lullo (Lullo Pampoulides). Sin dalla sua ricomparsa all'asta, tre anni fa, l’Ecce Homo ha rappresentato una delle più grandi scoperte della storia dell'arte, suscitando attorno alla sua autenticazione una velocità di consenso assolutamente senza precedenti nella storia critica di Caravaggio.
In seguito a un’approfondita indagine diagnostica da parte di Claudio Falcucci - ingegnere nucleare specializzato nell’applicazione di tecniche scientifiche allo studio e alla conservazione dei beni culturali - il restauro è stato eseguito in modo rigoroso. I risultati dell'intervento, condotto dallo specialista Andrea Cipriani e dalla sua squadra, sotto la supervisione di esperti del governo regionale della Comunidad de Madrid, sono stati presentati in un’ampia raccolta che sarà pubblicata in concomitanza con l'inaugurazione, insieme ai testi degli esperti.
Gli specialisti Maria Cristina Terzaghi, Gianni Papi, Giuseppe Porzio e Keith Christiansen che hanno curato l’interpretazione del dipinto seguendo ciascuno traiettorie diverse, hanno indagato le circostanze del suo ritrovamento, la provenienza, gli aspetti stilistici, tecnici e iconografici dell'opera, la sua fortuna critica e l'eredità lasciata dal maestro a Napoli.
L'espressivo olio su tela raffigura il motivo storico artistico nel quale il governatore romano Ponzio Pilato presenta Cristo al popolo, con le parole "Ecce homo!" ("Ecco l'uomo"), uno dei momenti più drammatici della Passione, riportato nel Vangelo di Giovanni (19,5). L’opera, una composizione sapiente che presenta una scena tridimensionale e dinamica del tutto innovativa, pur rimanendo all’interno dei confini di una tradizione iconografica consolidata, è un esempio potente della maestria caravaggesca. Il pittore della realtà fornisce infatti una sorta di fotografia di una situazione che irrompe, irruenta, nella scena, invitandoci a prendere parte alla vicenda. Accanto a un Cristo ferito, illuminato da una luce intensa che scende diagonale e ne colpisce il petto, il volto reclinato verso la spalla sinistra, appare, tra luce e ombra, uno sgherro che cerca di avvolgerlo con un mantello.
Michelangelo Merisi (Caravaggio), Ecce Homo (dopo il restauro), 1605-09, Olio su tela, 111 x 86 cm | Courtesy of the private collection
“Il Prado - commenta il direttore del museo spagnolo, Miguel Falomir - ha svolto un ruolo importante nel recupero di quest'opera allertando della sua importanza il Ministero della Cultura che ne ha impedito la partenza dalla Spagna. Grazie alla generosità del suo attuale proprietario, il museo mette ora a disposizione del pubblico e della comunità scientifica un’opera eccezionale di uno dei più grandi pittori della storia”.
L'Ecce Homo di Caravaggio è forse menzionato per la prima volta in un accordo scritto a Roma, firmato il 25 giugno 1605, tra l'artista e l'aristocratico Massimo Massimi. Fu completato dal maestro nel 1609. Nel periodo che intercorre tra l'inizio e il completamento del dipinto si consumò il ben noto delitto, da parte di caravaggio, di Ranuccio Tomassoni che da un momento all’altro trasformò il pittore di maggior grido in un assassino. Difficile dire se il Massimi si sia liberato del dipinto di Caravaggio per non tenere in casa l’opera di un omicida.
Passando di mano in mano l'opera venne inclusa nella collezione privata di Filippo IV di Spagna nel 1664, per entrare, dopo alterne vicende, nel 1821, nelle collezioni di Evaristo Pérez de Castro Méndez, diplomatico spagnolo e membro onorario dell'Academia de San Fernando. Appartenne alla famiglia fino al cambio di proprietà, nel 2024. Dopo anni di intensa ricerca e restauro, finalmente, la sua riscoperta, adesso condivisa.
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