Food Age. Food as influencer
Dal 31 Marzo 2023 al 28 Maggio 2023
Roma
Luogo: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: Viale delle Belle Arti 131
Orari: da martedì a domenica: 9.00 – 19.00 ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
Curatori: Martí Guixé e Inga Knölke
Costo del biglietto: intero: € 10,00 ridotto: € 7,00 | € 5,00 | € 2,00
Telefono per informazioni: +39 06 32298 221
Sito ufficiale: http://lagallerianazionale.com
Venerdì 31 marzo, la Galleria Nazionale inaugura la mostra Food Age. Food as influencer, a cura di Martí Guixé e Inga Knölke. Elemento quotidiano ed effimero, il cibo è paradossalmente l’oggetto con cui abbiamo maggiormente a che fare durante la nostra esistenza. Con la mostra Food Age. Food as Influencer, Martí Guixé e Inga Knölke lo mettono in scena e, attraverso una lettura subliminale, lo mostrano al pubblico da un punto di vista inedito.
design – nell’oggetto di una rappresentazione pubblica e museale, i curatori mettono in discussione i nostri punti di riferimento e ci invitano a guardare, attraverso una diversa prospettiva, questo oggetto improvvisamente complesso e poliedrico.
Il cibo per Guixé e Knölke non è infatti soltanto il prodotto di funzioni esclusivamente nutritive o esperienziali ma anche un importante modello relazionale e di riflessione: un pervasivo influencer che può arrivare a rimodellare attivamente il presente, divenendo così, per il nostro futuro, un ineludibile quanto ancora sconosciuto campo di sperimentazione progettuale.
In mostra, sono presenti opere indirettamente legate al cibo, disegni, prodotti o pezzi artistici realizzati con materiale commestibile, come la Chocolate Nose Bar (2000) di Paul McCarthy o i pezzi derivati da performance realizzati da Miralda nel 1973 con pane, pasta e riso dove, intervenendo sulla loro colorazione, riesce a trasportarli dal quotidiano al mondo dell’arte.
Emerge un’ampia gamma di rielaborazioni del tema, rappresentative dei molti modi in cui gli artisti guardano al cibo, come nei disegni iconografici di Enzo Mari o nell’alterazione del pane con la vernice bianca operata da Piero Manzoni per solidificarlo in scultura (1962), o ancora nella scatola Quality Street dell’edizione di Antje Dorn, dove modelli formalmente incompiuti di barrette alimentari costruiscono frasi non testuali.
Gli aggregati polimerici e distopici di Raquel Quevedo mostrano un processo originale di azione sulla materia per creare un processo ibrido e in qualche modo inedito, vicino e lontano dal processo culinario, mentre le nuove tecnologie sono alla base delle opere del duo svedese Wang & Söderström, che indagano lo spazio di intersezione tra materia vivente e natura. La serie Bioplastic Fantastic di Johanna Schmeer, nata con l’intento di sollevare domande sul futuro dell’alimentazione e sulle applicazioni della biotecnologia e della nanotecnologia che potrebbero entrare a far parte della nostra vita quotidiana, mostra oggetti realizzati con bioplastiche potenziate da enzimi, a metà strada tra oggetti e organismi viventi.
Solo apparentemente lontana dalla ricerca sulle nuove tecnologie, la presenza di Masanobu Fukuoka, autore del celebre libro La rivoluzione del filo di paglia, all’origine di un metodo di agricoltura ispirato all’imitazione dei processi naturali e oggetto di una recente riscoperta, allude a un ritorno a un rapporto autentico con la terra e con la produzione di cibo, un modo di pensare olistico e vivo, complesso.
Il Cappuccino de Habitas a la Menta di Ferran Adrià (2003), come pezzo d’autore, richiede un ambiente proprio, unico, imponendo così la sua rappresentazione visiva. Nell’opera Heliospora (2022) di Rubén Verdú, un lecca-lecca realizzato in oro, diamanti e zucchero concentra qualcosa di grande e potente come tutta l’energia e la magia del sole. La mostra presenta anche il video della performance The Onion di Marina Abramovic. L’ampia rete di riferimenti e connessioni che dispiega Food Age. Food as Influencer comprende, inoltre, opere fotografiche, come Glass of Petrol di Agnieszka Polska, oltre a dipinti e sculture.
Tra le circa 100 opere in mostra, una cospicua selezione di opere provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale presenta nature morte di artisti come Casorati, Cassinari, De Pisis, Gentilini, Mafai, Morandi, Pascali, Vedova, per citarne solo alcuni.
Food Age. Food as Influencer è la mostra conclusiva della trilogia curata da Martí Guixé e Inga Knölke per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: tre esposizioni che hanno visto il museo, per la prima volta, esplorare in chiave radicale e anticonvenzionale il territorio ibrido in cui dialogano arte, design e artigianato. La prima mostra è stata On Flower Power (2019) che ha affrontato la questione della capacità di empatia all’interno delle tecniche digitali e dei meccanismi con sistemi operativi digitali, dove l’oggetto di mediazione era il vaso da fiori. La seconda tappa è stata invece INTERTWINGLED (2022), che ha riguardato l’interconnettività e la possibilità di rendere visibile la complessità tramite un’interfaccia grafica e concreta, con il motivo dell’intreccio e del tappeto come fil rouge.
Artisti in mostra: Marina Abramovic, Ferran Adria, Sonja Alhäuser, Vanessa Beecroft, Ramón Benedito, Barbara Bloom, Fortunato Depero, Antje Dorn, Masanobu Fukuoka, Francesco Garnier Valletti, Martí Guixé, Zhanna Kadyrova, Inga Knölke, Laura Letinsky, Piero Manzoni, Enzo Mari, Paul McCarthy, Antoni Miralda, Lluís Morillas, Agnieszka Polska, Josep Puig, Raquel Quevedo, Rachel Rose, Johanna Schmeer, Ansgar Skiba, Rubén Verdú, Wang & Soderstrom, Cristopher Williams, Erwin Wurm.
Dalle collezioni della Galleria Nazionale: Luigi Aversano, Giuseppe Canali, Pino Casarini, Daphne Casorati Maugham, Felice Casorati, Bruno Cassinari, Luigi Maria Giorgio Chessa, Primo Conti, Filippo de Pisis, Fernando Galli, Franco Gentilini, Giuseppe Guzzi, Humphrey Jennings, Mario Mafai, Roberto Melli, Francesco Menzio, Giorgio Morandi, Giovanni Omiccioli, Pino Pascali, Arnaldo Pomodoro, Bruno Saetti, Fiorenzo Tomea, Mario Varagnolo, Emilio Vedova, Giuseppe Viviani.
design – nell’oggetto di una rappresentazione pubblica e museale, i curatori mettono in discussione i nostri punti di riferimento e ci invitano a guardare, attraverso una diversa prospettiva, questo oggetto improvvisamente complesso e poliedrico.
Il cibo per Guixé e Knölke non è infatti soltanto il prodotto di funzioni esclusivamente nutritive o esperienziali ma anche un importante modello relazionale e di riflessione: un pervasivo influencer che può arrivare a rimodellare attivamente il presente, divenendo così, per il nostro futuro, un ineludibile quanto ancora sconosciuto campo di sperimentazione progettuale.
In mostra, sono presenti opere indirettamente legate al cibo, disegni, prodotti o pezzi artistici realizzati con materiale commestibile, come la Chocolate Nose Bar (2000) di Paul McCarthy o i pezzi derivati da performance realizzati da Miralda nel 1973 con pane, pasta e riso dove, intervenendo sulla loro colorazione, riesce a trasportarli dal quotidiano al mondo dell’arte.
Emerge un’ampia gamma di rielaborazioni del tema, rappresentative dei molti modi in cui gli artisti guardano al cibo, come nei disegni iconografici di Enzo Mari o nell’alterazione del pane con la vernice bianca operata da Piero Manzoni per solidificarlo in scultura (1962), o ancora nella scatola Quality Street dell’edizione di Antje Dorn, dove modelli formalmente incompiuti di barrette alimentari costruiscono frasi non testuali.
Gli aggregati polimerici e distopici di Raquel Quevedo mostrano un processo originale di azione sulla materia per creare un processo ibrido e in qualche modo inedito, vicino e lontano dal processo culinario, mentre le nuove tecnologie sono alla base delle opere del duo svedese Wang & Söderström, che indagano lo spazio di intersezione tra materia vivente e natura. La serie Bioplastic Fantastic di Johanna Schmeer, nata con l’intento di sollevare domande sul futuro dell’alimentazione e sulle applicazioni della biotecnologia e della nanotecnologia che potrebbero entrare a far parte della nostra vita quotidiana, mostra oggetti realizzati con bioplastiche potenziate da enzimi, a metà strada tra oggetti e organismi viventi.
Solo apparentemente lontana dalla ricerca sulle nuove tecnologie, la presenza di Masanobu Fukuoka, autore del celebre libro La rivoluzione del filo di paglia, all’origine di un metodo di agricoltura ispirato all’imitazione dei processi naturali e oggetto di una recente riscoperta, allude a un ritorno a un rapporto autentico con la terra e con la produzione di cibo, un modo di pensare olistico e vivo, complesso.
Il Cappuccino de Habitas a la Menta di Ferran Adrià (2003), come pezzo d’autore, richiede un ambiente proprio, unico, imponendo così la sua rappresentazione visiva. Nell’opera Heliospora (2022) di Rubén Verdú, un lecca-lecca realizzato in oro, diamanti e zucchero concentra qualcosa di grande e potente come tutta l’energia e la magia del sole. La mostra presenta anche il video della performance The Onion di Marina Abramovic. L’ampia rete di riferimenti e connessioni che dispiega Food Age. Food as Influencer comprende, inoltre, opere fotografiche, come Glass of Petrol di Agnieszka Polska, oltre a dipinti e sculture.
Tra le circa 100 opere in mostra, una cospicua selezione di opere provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale presenta nature morte di artisti come Casorati, Cassinari, De Pisis, Gentilini, Mafai, Morandi, Pascali, Vedova, per citarne solo alcuni.
Food Age. Food as Influencer è la mostra conclusiva della trilogia curata da Martí Guixé e Inga Knölke per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: tre esposizioni che hanno visto il museo, per la prima volta, esplorare in chiave radicale e anticonvenzionale il territorio ibrido in cui dialogano arte, design e artigianato. La prima mostra è stata On Flower Power (2019) che ha affrontato la questione della capacità di empatia all’interno delle tecniche digitali e dei meccanismi con sistemi operativi digitali, dove l’oggetto di mediazione era il vaso da fiori. La seconda tappa è stata invece INTERTWINGLED (2022), che ha riguardato l’interconnettività e la possibilità di rendere visibile la complessità tramite un’interfaccia grafica e concreta, con il motivo dell’intreccio e del tappeto come fil rouge.
Artisti in mostra: Marina Abramovic, Ferran Adria, Sonja Alhäuser, Vanessa Beecroft, Ramón Benedito, Barbara Bloom, Fortunato Depero, Antje Dorn, Masanobu Fukuoka, Francesco Garnier Valletti, Martí Guixé, Zhanna Kadyrova, Inga Knölke, Laura Letinsky, Piero Manzoni, Enzo Mari, Paul McCarthy, Antoni Miralda, Lluís Morillas, Agnieszka Polska, Josep Puig, Raquel Quevedo, Rachel Rose, Johanna Schmeer, Ansgar Skiba, Rubén Verdú, Wang & Soderstrom, Cristopher Williams, Erwin Wurm.
Dalle collezioni della Galleria Nazionale: Luigi Aversano, Giuseppe Canali, Pino Casarini, Daphne Casorati Maugham, Felice Casorati, Bruno Cassinari, Luigi Maria Giorgio Chessa, Primo Conti, Filippo de Pisis, Fernando Galli, Franco Gentilini, Giuseppe Guzzi, Humphrey Jennings, Mario Mafai, Roberto Melli, Francesco Menzio, Giorgio Morandi, Giovanni Omiccioli, Pino Pascali, Arnaldo Pomodoro, Bruno Saetti, Fiorenzo Tomea, Mario Varagnolo, Emilio Vedova, Giuseppe Viviani.
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