Dal 27 ottobre al 2 dicembre
A Napoli l'arte alchemica di Lolita Timofeeva
										
										 
										
										
																		
																									Lolita Timofeeva, Labor alchymicus 1, 2007, tecnica mista su tela, 300 x 200 cm
															
							Samantha De Martin
29/08/2017
							Napoli -  Colori accesi, atmosfere cupe, popolate da misteriosi personaggi partoriti dall'universo del sogno, dell'incubo, dell'allucinazione, trascinano lo spettatore in una dimensione surrealistica, attraverso una Napoli nascosta, dal volto insolito. 
Fucina di questo viaggio umano e spirituale dell'artista lettone Lolita Timofeeva, la suggestiva fortezza di Castel dell'Ovo.
L'artista di Riga, che esplora la realtà metafisica del mondo servendosi di una poetica legata alla sfera dei simboli e degli archetipi, affida ad una musa, presente nella maggior parte delle sue rappresentazioni, il compito di trascinare lo spettatore nell'universo di Opus Alchymicum, mostra che dal 27 ottobre al 2 dicembre, porta, per la prima volta Napoli, circa cento opere - tra disegni, installazioni, sculture e un film corto - della Timofeeva.
I lavori al centro di questo percorso artistico non sono altro che il frutto di un'idea maturata durante il primo viaggio dell'artista nella città partenopea. Sono il prodotto di quella folgorazione avvenuta all'interno della cappella Sansevero, mausoleo carico di simbologie, specchio del carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, alchimista, letterato, nobile ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella.
Affascinata dall’aspetto esoterico di questo straordinario patrimonio, Lolita Timofeeva sviluppa un nuovo spunto creativo, una conoscenza più profonda del suo essere tramite la ricerca di modelli e di ambienti misteriosi, aperti al silenzio dell’oltre.
L'esposizione allestita a Castel dell’Ovo rappresenta, pertanto, una tappa significativa del viaggio umano e spirituale dell'artista, dal quale emerge anche la dimensione più misteriosa e meno visibile di una Napoli sotterranea, esaminata attraverso uno sguardo rivolto ai limiti e alle ragioni dell'esistere.
Leggi anche:
• Segni di memoria e pace
• Mario Vespasiani. L'arte alchemica e la ricerca della pittura dal 1400 a oggi
• Biennale Mosca
						
					Fucina di questo viaggio umano e spirituale dell'artista lettone Lolita Timofeeva, la suggestiva fortezza di Castel dell'Ovo.
L'artista di Riga, che esplora la realtà metafisica del mondo servendosi di una poetica legata alla sfera dei simboli e degli archetipi, affida ad una musa, presente nella maggior parte delle sue rappresentazioni, il compito di trascinare lo spettatore nell'universo di Opus Alchymicum, mostra che dal 27 ottobre al 2 dicembre, porta, per la prima volta Napoli, circa cento opere - tra disegni, installazioni, sculture e un film corto - della Timofeeva.
I lavori al centro di questo percorso artistico non sono altro che il frutto di un'idea maturata durante il primo viaggio dell'artista nella città partenopea. Sono il prodotto di quella folgorazione avvenuta all'interno della cappella Sansevero, mausoleo carico di simbologie, specchio del carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, alchimista, letterato, nobile ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella.
Affascinata dall’aspetto esoterico di questo straordinario patrimonio, Lolita Timofeeva sviluppa un nuovo spunto creativo, una conoscenza più profonda del suo essere tramite la ricerca di modelli e di ambienti misteriosi, aperti al silenzio dell’oltre.
L'esposizione allestita a Castel dell’Ovo rappresenta, pertanto, una tappa significativa del viaggio umano e spirituale dell'artista, dal quale emerge anche la dimensione più misteriosa e meno visibile di una Napoli sotterranea, esaminata attraverso uno sguardo rivolto ai limiti e alle ragioni dell'esistere.
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