Tecnologia al servizio dell'arte
La prova del DNA come strumento di lotta alla contraffazione di opere d'arte
Ettore e Andromaca, Giorgio De Chirico
Ludovica Sanfelice
13/10/2015
Il Global Center for Innovation della State University of New York di Albany ha ricevuto un finanziamento di due milioni di dollari dalla ARIS Title Insurance Corporation, società assicurativa specializzata in arte, per sviluppare un sistema di autenticazione che consenta agli artisti di firmare i loro lavori con molecole complesse di DNA sintetico creato in laboratorio.
La circolazione di opere false condiziona patologicamente l’andamento del mercato dell’arte. Il susseguirsi di scandali che hanno travolto gallerie di prestigio con un costo di milioni di dollari hanno aggredito il rapporto di fiducia di venditori, collezionisti e artisti. Inoltre, l’autenticazione è ormai un processo a cui per paura di ingannarsi ed essere ingannati nessuno sembra volersi sottomettere più. Un sistema oggettivo per marchiare le opere, combinato ad expertise o autorevoli pareri, sarebbe dunque la soluzione auspicata da tutte le parti coinvolte.
Mettere a punto uno standard identificativo valido per gli artisti viventi appare quindi come l’unica via percorribile.
Il processo di immatricolazione, per ragioni di privacy e di sicurezza, potrebbe avvenire sulla base bioingegneristica di un DNA appositamente creato per essere invisibile e verificabile con uno scanner, oltre che impossibile da contraffare.
L’idea ha già incontrato il favore di un nutrito gruppo di artisti, musei, archivi e fondazioni che hanno accettato di testare la tecnologia che secondo gli sviluppatori dovrebbe essere pronta al principio del prossimo anno ad un costo di circa 150 dollari.
La circolazione di opere false condiziona patologicamente l’andamento del mercato dell’arte. Il susseguirsi di scandali che hanno travolto gallerie di prestigio con un costo di milioni di dollari hanno aggredito il rapporto di fiducia di venditori, collezionisti e artisti. Inoltre, l’autenticazione è ormai un processo a cui per paura di ingannarsi ed essere ingannati nessuno sembra volersi sottomettere più. Un sistema oggettivo per marchiare le opere, combinato ad expertise o autorevoli pareri, sarebbe dunque la soluzione auspicata da tutte le parti coinvolte.
Mettere a punto uno standard identificativo valido per gli artisti viventi appare quindi come l’unica via percorribile.
Il processo di immatricolazione, per ragioni di privacy e di sicurezza, potrebbe avvenire sulla base bioingegneristica di un DNA appositamente creato per essere invisibile e verificabile con uno scanner, oltre che impossibile da contraffare.
L’idea ha già incontrato il favore di un nutrito gruppo di artisti, musei, archivi e fondazioni che hanno accettato di testare la tecnologia che secondo gli sviluppatori dovrebbe essere pronta al principio del prossimo anno ad un costo di circa 150 dollari.
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