Al via un progetto scientifico internazionale in linea con la Convenzione UNESCO per il patrimonio subacqueo
Tutela e ricerca per Banco Skerki, scrigno di archeologia nel cuore del Mediterraneo
Courtesy Dipartimento di Storia, Scienze dell'uomo e della Formazione dell'Università di Sassari |
Neapolis, Tunisia, missione di archeologia subacquea.
Francesca Grego
12/06/2019
Mondo - Nella storia recente è ricordato per la grande battaglia che nel 1942 vide un convoglio di navi italiane e tedesche affondare sotto i colpi della Royal Navy britannica. Ma le memorie depositate sui fondali intorno al Banco Skerki sono molto più antiche e stratificate, tali da giustificare la sua nomea di “cimitero dei relitti del Mediterraneo”. Quasi a pelo d’acqua, la mitica secca è sempre stata un’insidia per i natanti in viaggio su una delle rotte più battute del Mare Nostrum.
E così oggi sui fondali incontaminati a Ovest dell’isola di Marettimo, nelle acque internazionali tra Sicilia, Sardegna e Tunisia, si stende un sito archeologico di eccezionale valore, con testimonianze che dai tempi dei Romani e dei Cartaginesi portano fino all’età d’oro della civiltà araba e oltre.
Alla profondità di 200 metri, reperti di interesse storico, artistico e culturale punteggiano un’area di ben 700 chilometri quadrati. Tra questi, i relitti di cinque navi romane di epoca compresa tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C., che raccontano storie di naufragi e traffici commerciali, di tecniche costruttive e vita quotidiana. La più antica è lunga 30 metri e contiene anfore per il trasporto di alimenti, più monete, recipienti in vetro, utensili in bronzo. Intorno la vita pullula, tra labirinti di roccia e grotte un tempo battute dai cercatori di coralli: animali marini di ogni specie - dagli squali alle tartarughe, dalle aragoste ai delfini – fanno di questi luoghi un vero e proprio hot-spot della biodiversità nel Mediterraneo.
Come tutelare al meglio un tesoro nascosto in fondo al mare? Se ne è discusso il 10 e l’11 giugno a Tunisi, nella prima riunione del comitato dei paesi aderenti alla Convenzione UNESCO del 2001 per la protezione del patrimonio culturale sommerso, che è stata dedicata proprio al Banco Skerki. I rappresentanti di Italia, Algeria, Egitto, Spagna, Francia, Marocco e Tunisia hanno definito le modalità di cooperazione e i prossimi step, dalla condivisione delle informazioni alla distribuzione dei compiti tra gli Stati membri, fino allo sviluppo di comuni iniziative di salvaguardia su più fronti.
Fondamentale il varo di un progetto scientifico internazionale che nei prossimi anni si occuperà di studiare e tutelare il giacimento archeologico di Banco Skerki, a partire dalla creazione di un laboratorio di ricerca specializzato nel patrimonio subacqueo. E l’Italia, paese pioniere nell’attivazione della Convenzione UNESCO, anche questa volta sarà in prima linea.
Leggi anche:
• In Tunisia i ricercatori italiani scoprono la città sommersa di Neapolis
• L’Internet delle cose si applica all’archeologia sottomarina
• Un robot scopre 1000 anfore negli abissi: nuove prospettive per l’archeologia subacquea
E così oggi sui fondali incontaminati a Ovest dell’isola di Marettimo, nelle acque internazionali tra Sicilia, Sardegna e Tunisia, si stende un sito archeologico di eccezionale valore, con testimonianze che dai tempi dei Romani e dei Cartaginesi portano fino all’età d’oro della civiltà araba e oltre.
Alla profondità di 200 metri, reperti di interesse storico, artistico e culturale punteggiano un’area di ben 700 chilometri quadrati. Tra questi, i relitti di cinque navi romane di epoca compresa tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C., che raccontano storie di naufragi e traffici commerciali, di tecniche costruttive e vita quotidiana. La più antica è lunga 30 metri e contiene anfore per il trasporto di alimenti, più monete, recipienti in vetro, utensili in bronzo. Intorno la vita pullula, tra labirinti di roccia e grotte un tempo battute dai cercatori di coralli: animali marini di ogni specie - dagli squali alle tartarughe, dalle aragoste ai delfini – fanno di questi luoghi un vero e proprio hot-spot della biodiversità nel Mediterraneo.
Come tutelare al meglio un tesoro nascosto in fondo al mare? Se ne è discusso il 10 e l’11 giugno a Tunisi, nella prima riunione del comitato dei paesi aderenti alla Convenzione UNESCO del 2001 per la protezione del patrimonio culturale sommerso, che è stata dedicata proprio al Banco Skerki. I rappresentanti di Italia, Algeria, Egitto, Spagna, Francia, Marocco e Tunisia hanno definito le modalità di cooperazione e i prossimi step, dalla condivisione delle informazioni alla distribuzione dei compiti tra gli Stati membri, fino allo sviluppo di comuni iniziative di salvaguardia su più fronti.
Fondamentale il varo di un progetto scientifico internazionale che nei prossimi anni si occuperà di studiare e tutelare il giacimento archeologico di Banco Skerki, a partire dalla creazione di un laboratorio di ricerca specializzato nel patrimonio subacqueo. E l’Italia, paese pioniere nell’attivazione della Convenzione UNESCO, anche questa volta sarà in prima linea.
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