A Roma fino all’11 aprile 2021
Le visioni irriverenti di Banksy al Chiostro del Bramante
L'allestimento della mostra Banksy. A visual protest al Chiostro del Bramante | Foto: © adicorbetta | Courtesy Chiostro del Bramante
Samantha De Martin
11/09/2020
Roma - Una bambina, nella sua posa infantile, fragile, in tutta la sua purezza, abbraccia una bomba come fosse un giocattolo. Al di là dell’iniziale senso di straniamento suscitato in chi osserva, Bomb Hugger trasmette in fondo un rassicurante messaggio di speranza, con il tenero gesto della protagonista potenzialmente in grado di disarmare l’esplosivo.
A qualche sala da lei, un ufficiale di polizia britannico, con un inaspettato smiley giallo al posto della faccia, tradisce la felicità apparente del personaggio, in contrasto con il suo equipaggiamento che racchiude un senso di oppressione e di minaccia. Il suo sorriso ambiguo invita a interrogarsi sulla reale identità del poliziotto, oltre a enfatizzare lo scetticismo dell’autore dell’opera nei confronti delle figure di potere.
La bellezza (e la profondità) di Banksy è probabilmente racchiusa in questa duplice, o forse molteplice, lettura dei suoi lavori, nel contrasto tra soggetti opposti, ma solo in apparenza, in quella capacità di appropriarsi di simboli e immagini per rielaborarli e reinterpretarli trasformandoli in icone sempre attuali nelle quali ognuno può intravedere parte della propria società. Ma soprattutto in quella lettura scanzonata e dissacrante della realtà, nell’ invito a tuffarsi nel mondo con sguardo acuto, per scardinarne gli schemi e coglierne le tematiche sociali, dalla guerra alla protesta, dalla disomogenea distribuzione della ricchezza alla globalizzazione e al consumismo.
Queste opere iconiche, autentiche proteste visive, approdano, in un centinaio di esemplari, al Chiostro del Bramante con la mostra Banksy. A visual protest, in corso fino all’11 aprile.
Jack & Jill, 2005, serigrafia su carta, Collezione privata | Courtesy Chiostro del Bramante
Il pubblico è invitato a immergersi nell’universo dello street artist più famoso e misterioso al mondo, ad affiancare l’artista con sguardo complice in quella sua lotta appassionata a difesa dei deboli e della libertà di un’arte che diventa più bella se scevra di qualsiasi forma di mercificazione.
Una carrellata ordinata, ariosa, ben allestita, delle immagini più iconiche del misterioso artista di Bristol - la cui protesta ha agitato di recente anche le acque del Mediterraneo a bordo della nave "Louise Michel", dove una giovane ragazza in un giubbotto di salvataggio brandisce una boa a forma di cuore protendendosi verso i migranti - si fa spazio tra i “muri” cinquecenteschi progettati da Bramante.
Ci sono stampe su carta o tela, assieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse, dall’olio o dall’acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato. E ci sono anche i lavori realizzati appositamente per la mostra Barely Legal, la prima personale dell’artista negli Stati Uniti, ma anche una delle più controverse.
La mostra non ha un curatore, ma la selezione è stata effettuata in parallelo tra la struttura ideativa del Chiostro e il Pest Control, l’unico ente autorizzato ad autentificare le opere di Banksy.
In questa passeggiata alla quale il Chiostro del Bramante affida la riapertura dopo il lockdown, tra denuncia sociale e umorismo - dove la regina Elisabetta II, in una serigrafia del 2003, assume la faccia di una scimmia - ci si imbatte in Nola, uno degli stencil più potenti di Banksy, apparso per la prima volta nel 2008 per le strade di New Orleans, all’indomani delle inondazioni provocate dall’uragano Katrina che uccise oltre 1800 persone. O ancora in Petrol Head, pittura spray su tela dove la silhouette di un omino, intento a spararsi con la pistola di una pompa di benzina, presagisce la morte dell’essere umano forse a causa dell’inquinamento ambientale, oppure delle guerre scatenate per il controllo del petrolio.
L'allestimento della mostra Banksy. A visual protest al Chiostro del Bramante | Foto: © adicorbetta | Courtesy Chiostro del Bramante
In quest'ampia rassegna dove le opere sfilano senza affastellarsi e dando al visitatore il tempo di riflettere, e di sorridere, non mancano gli animali, dagli scimpanzé, che l’artista fa accomodare in parlamento, ai celebri ratti, le immagini più iconiche della sua opera, autoritratti della figura dello street artist, autentici vandali armati di vernice e pennelli, borghesi con l’ombrello e abiti alla moda che escono da gabbie ed anfratti per popolare il grande zoo della nostra umana quotidianità. “Esistono senza permesso, sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia, eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà” dice Banksy a proposito dei suoi topi.
Visitiamo la mostra con un sorriso rifinito dall’ironia dell’artista, a tratti dissacrante, come nella serigrafia Christ with Shopping Bags, dove a sorreggere alla croce il corpo di Cristo non sono i chiodi, ma le borse della spesa colme di regali di Natale. Anche qui l’immagine graffiante su fondo grigio si apre a molteplici significati, dalla denuncia dell’ipocrisia consumistica alla natura effimera del Natale moderno. E al consumismo si rifanno anche i progetti grafici multipli che rappresentano l’evoluzione della pop-art di Andy Warhol.
Soup Cans: Violet Cherry Beige, 2005, serigrafia a colori su carta, Artrust | Courtesy Chiostro del Bramante
Banksy maneggia la storia con il suo sguardo carico di denuncia: la Guerra nel Golfo, l’uragano Katrina, la guerra in Siria. L’artista che sostituisce alle pistole le banane, alle armi mazzi di fiori, che infiocchetta elicotteri da guerra con stridenti nastri rosa, lancia messaggi che arrivano dritti al cuore con la tenerezza di Girl With Balloon. A questa celeberrima serigrafia la mostra al Chiostro del Bramante dedica una stanza a parte. Solo due anni fa il suo misterioso artista aveva stupito il mondo durante un’asta di Sotheby’s, a Londra, quando una versione dell’opera, appena battuta all’asta per oltre un milione di sterline, venne distrutta da un trita documenti nascosto dietro il quadro.
Happy Choppers, 2003, serigrafia su carta, screenprint on paper, Brandler Galleries (Brentwood) | Courtesy Chiostro del Bramante
Al secondo piano del Chiostro del Bramante sono esposti i progetti - tutti provenienti da collezioni private - per copertine di dischi e libri realizzati da Banksy e che coprono un arco temporale che va dal 2001 al 2017. L’artista ha eseguito copertine anche per Blak Twang e per le compilation Badmeaningood, mentre nel 2003 la rock band inglese dei Blur ha commissionato allo street artist la copertina dell’album Think Tank e poi quelle di Good Song, Out of Time, Creazy Beat.
A completare la visita alla mostra c’è il racconto, tramite audioguida, dell’attrice Angela Rafanelli, che svela opere e stile dell'artista grazie alla nuova app del Chiostro del Bramante scaricabile gratuitamente dai visitatori sullo smartphone.
“Immagina una città in cui i graffiti non fossero illegali, in cui tutti potessero disegnare dove vogliono. Dove ogni strada fosse inondata di miriadi di colori e brevi espressioni. Dove aspettare in piedi l’autobus alla fermata non fosse mai noioso. Una città che desse l’impressione di una festa aperta a tutti, non solo agli agenti immobiliari e ai magnati del business. Immagina una città così e scostati dal muro, la vernice è fresca. Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede, come la pace, la giustizia e la libertà”.
Proviamo a interiorizzare questo messaggio di speranza che la mostra al Chiostro ha il merito di mettere bene in luce, dimostrando anche un'interessante apertura verso i linguaggi più diversi della contemporaneità.
Anche se, a conclusione della mostra, è il messaggio affidato alle scimmie a risuonare in testa, come un loop: “Laugh now, but one day we’ll be in charge”.
L'allestimento della mostra Banksy. A visual protest al Chiostro del Bramante | Foto: © adicorbetta | Courtesy Chiostro del Bramante
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La bellezza (e la profondità) di Banksy è probabilmente racchiusa in questa duplice, o forse molteplice, lettura dei suoi lavori, nel contrasto tra soggetti opposti, ma solo in apparenza, in quella capacità di appropriarsi di simboli e immagini per rielaborarli e reinterpretarli trasformandoli in icone sempre attuali nelle quali ognuno può intravedere parte della propria società. Ma soprattutto in quella lettura scanzonata e dissacrante della realtà, nell’ invito a tuffarsi nel mondo con sguardo acuto, per scardinarne gli schemi e coglierne le tematiche sociali, dalla guerra alla protesta, dalla disomogenea distribuzione della ricchezza alla globalizzazione e al consumismo.
Queste opere iconiche, autentiche proteste visive, approdano, in un centinaio di esemplari, al Chiostro del Bramante con la mostra Banksy. A visual protest, in corso fino all’11 aprile.
Jack & Jill, 2005, serigrafia su carta, Collezione privata | Courtesy Chiostro del Bramante
Il pubblico è invitato a immergersi nell’universo dello street artist più famoso e misterioso al mondo, ad affiancare l’artista con sguardo complice in quella sua lotta appassionata a difesa dei deboli e della libertà di un’arte che diventa più bella se scevra di qualsiasi forma di mercificazione.
Una carrellata ordinata, ariosa, ben allestita, delle immagini più iconiche del misterioso artista di Bristol - la cui protesta ha agitato di recente anche le acque del Mediterraneo a bordo della nave "Louise Michel", dove una giovane ragazza in un giubbotto di salvataggio brandisce una boa a forma di cuore protendendosi verso i migranti - si fa spazio tra i “muri” cinquecenteschi progettati da Bramante.
Ci sono stampe su carta o tela, assieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse, dall’olio o dall’acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato. E ci sono anche i lavori realizzati appositamente per la mostra Barely Legal, la prima personale dell’artista negli Stati Uniti, ma anche una delle più controverse.
La mostra non ha un curatore, ma la selezione è stata effettuata in parallelo tra la struttura ideativa del Chiostro e il Pest Control, l’unico ente autorizzato ad autentificare le opere di Banksy.
In questa passeggiata alla quale il Chiostro del Bramante affida la riapertura dopo il lockdown, tra denuncia sociale e umorismo - dove la regina Elisabetta II, in una serigrafia del 2003, assume la faccia di una scimmia - ci si imbatte in Nola, uno degli stencil più potenti di Banksy, apparso per la prima volta nel 2008 per le strade di New Orleans, all’indomani delle inondazioni provocate dall’uragano Katrina che uccise oltre 1800 persone. O ancora in Petrol Head, pittura spray su tela dove la silhouette di un omino, intento a spararsi con la pistola di una pompa di benzina, presagisce la morte dell’essere umano forse a causa dell’inquinamento ambientale, oppure delle guerre scatenate per il controllo del petrolio.
L'allestimento della mostra Banksy. A visual protest al Chiostro del Bramante | Foto: © adicorbetta | Courtesy Chiostro del Bramante
In quest'ampia rassegna dove le opere sfilano senza affastellarsi e dando al visitatore il tempo di riflettere, e di sorridere, non mancano gli animali, dagli scimpanzé, che l’artista fa accomodare in parlamento, ai celebri ratti, le immagini più iconiche della sua opera, autoritratti della figura dello street artist, autentici vandali armati di vernice e pennelli, borghesi con l’ombrello e abiti alla moda che escono da gabbie ed anfratti per popolare il grande zoo della nostra umana quotidianità. “Esistono senza permesso, sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia, eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà” dice Banksy a proposito dei suoi topi.
Visitiamo la mostra con un sorriso rifinito dall’ironia dell’artista, a tratti dissacrante, come nella serigrafia Christ with Shopping Bags, dove a sorreggere alla croce il corpo di Cristo non sono i chiodi, ma le borse della spesa colme di regali di Natale. Anche qui l’immagine graffiante su fondo grigio si apre a molteplici significati, dalla denuncia dell’ipocrisia consumistica alla natura effimera del Natale moderno. E al consumismo si rifanno anche i progetti grafici multipli che rappresentano l’evoluzione della pop-art di Andy Warhol.
Soup Cans: Violet Cherry Beige, 2005, serigrafia a colori su carta, Artrust | Courtesy Chiostro del Bramante
Banksy maneggia la storia con il suo sguardo carico di denuncia: la Guerra nel Golfo, l’uragano Katrina, la guerra in Siria. L’artista che sostituisce alle pistole le banane, alle armi mazzi di fiori, che infiocchetta elicotteri da guerra con stridenti nastri rosa, lancia messaggi che arrivano dritti al cuore con la tenerezza di Girl With Balloon. A questa celeberrima serigrafia la mostra al Chiostro del Bramante dedica una stanza a parte. Solo due anni fa il suo misterioso artista aveva stupito il mondo durante un’asta di Sotheby’s, a Londra, quando una versione dell’opera, appena battuta all’asta per oltre un milione di sterline, venne distrutta da un trita documenti nascosto dietro il quadro.
Happy Choppers, 2003, serigrafia su carta, screenprint on paper, Brandler Galleries (Brentwood) | Courtesy Chiostro del Bramante
Al secondo piano del Chiostro del Bramante sono esposti i progetti - tutti provenienti da collezioni private - per copertine di dischi e libri realizzati da Banksy e che coprono un arco temporale che va dal 2001 al 2017. L’artista ha eseguito copertine anche per Blak Twang e per le compilation Badmeaningood, mentre nel 2003 la rock band inglese dei Blur ha commissionato allo street artist la copertina dell’album Think Tank e poi quelle di Good Song, Out of Time, Creazy Beat.
A completare la visita alla mostra c’è il racconto, tramite audioguida, dell’attrice Angela Rafanelli, che svela opere e stile dell'artista grazie alla nuova app del Chiostro del Bramante scaricabile gratuitamente dai visitatori sullo smartphone.
“Immagina una città in cui i graffiti non fossero illegali, in cui tutti potessero disegnare dove vogliono. Dove ogni strada fosse inondata di miriadi di colori e brevi espressioni. Dove aspettare in piedi l’autobus alla fermata non fosse mai noioso. Una città che desse l’impressione di una festa aperta a tutti, non solo agli agenti immobiliari e ai magnati del business. Immagina una città così e scostati dal muro, la vernice è fresca. Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede, come la pace, la giustizia e la libertà”.
Proviamo a interiorizzare questo messaggio di speranza che la mostra al Chiostro ha il merito di mettere bene in luce, dimostrando anche un'interessante apertura verso i linguaggi più diversi della contemporaneità.
Anche se, a conclusione della mostra, è il messaggio affidato alle scimmie a risuonare in testa, come un loop: “Laugh now, but one day we’ll be in charge”.
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