Fino al 13 gennaio 2023 a Palazzo Pigorini
Il sonno della ragione. Goya e Grosz a confronto a Parma
Francisco Goya Y Lucientes, Tavole da Los Desastres de la guerra 33 - Que hay que hacer mas? Acquaforte, acquatinta e bulino - prova di stampa prima della correzione dei titoli 1810/1814 ca. , 20.7 x 15.7 cm, Collezione privata - Parigi | Foto: © Elizabeth Krief
Samantha De Martin
13/09/2022
Parma - Un uomo sprofondato nel sonno, con la testa adagiata di lato, su un tavolo, è oppresso come in un incubo da sinistri uccelli notturni dagli inquietanti volti ghignanti, mentre un felino, alla maniera di una sfinge, fissa l'osservatore con stupefatta incredulità.
“El sueño de la razón produce monstruos” ci avvisa Francisco Goya. Mentre la ragione sprofonda nel torpore del sueño, il dormiente (forse l’artista stesso) genera queste creature, come suggerisce il titolo, in realtà prodotte dalla stessa mente dell'uomo addormentato.
Questo disegno realizzato nel 1797 e parte di una serie di ottanta incisioni chiamata Los caprichos, pubblicata nel 1799, sarà parte della mostra Goya – Grosz. Il sonno della ragione che, dal 23 settembre al 13 gennaio, sui due piani di Palazzo Pigorini a Parma, vedrà i Caprichos di Francisco Goya dialogare con i disegni e i dipinti del pittore tedesco George Grosz.
C’è un filo che lega i due artisti capaci di svelare profonde verità con pochi tratti d’inchiostro o pennellate di colore, teso da una satira sociale dirompente, dall’impegno politico, dal rilievo morale e dall’estrema innovazione formale.
Francisco Goya Y Lucientes, Los Caprichos 43 - El sueño de la razon produce monstruos, Acquaforte e acquatinta, 1799, 15.2 x 21.8 cm, Collezione privata - Parigi | Foto: © Elizabeth Krief
Separati da 150 anni di storia, Goya e Grosz indagano la realtà del loro tempo, innovando l’arte. Se i Capricci di Goya, un acido tour-de-force visivo della Spagna del XVIII secolo e dell'umanità in genere, possono essere considerati un prodromo della modernità, dove l’artista offre libero sfogo alla rappresentazione della propria condizione e dei propri incubi, Grosz il pittore tedesco nei cui disegni si riflette l'immensa tragedia del dopoguerra tedesco, è uno degli epigoni più evidenti del maestro spagnolo, anche per essere stato considerato a lungo, così come Goya, un caricaturista.
E la caricatura è l’unico modo che i due colleghi hanno per descrivere il “mostruoso verosimile”, un mondo alla rovescia, del quale rendono interiore ciò che è esteriore e riescono a spostare in alto ciò che sta sotto, effettuando un capovolgimento carnevalesco della realtà in cui satira e dramma convivono.
Nei Capricci il pittore spagnolo mette a nudo con immagini lucide e taglienti i vizi, le bassezze, le aberrazioni e le superstizioni della Spagna del suo tempo.
George Grosz, Così puzza di sconfitta, Olio su tela applicata su cartone, 50.5 x 61cm, George Grosz Estate | Foto: © George Grosz Estate | Courtesy Ralph Jentsch, Berlino
In mostra a Parma sfileranno le ottanta incisioni dei Capricci datate 1799, a partire dai due autoritratti di Goya inseriti all’interno della serie: quello della tavola n°. 1, disegnato di profilo e a occhi aperti, in cui di fatto il pittore non ritrae il suo volto ma la sua maschera, e il Capriccio 43 - El sueño de la razon produce monstruos - quello ad occhi chiusi, espressione di un sonno popolato da creature mostruose e incubi.
A questi fa eco l’autoritratto realizzato nel 1940 da George Grosz, che mostra un uccello da preda mentre sorvola minacciosamente la figura dell’artista.
Nominato Primo Pittore di Corte nello stesso anno in cui escono i Capricci, Goya esprime attraverso la sua arte, in particolare la grafica, la sua personale visione del mondo, come si evince anche dal ciclo de I Disastri della guerra, del quale il pubblico può ammirare in mostra alcune tavole.
Francisco Goya Y Lucientes, Los Caprichos 68 - Linda maestra! Acquaforte, acquatinta e puntasecca, 1799, 15 x 21.4 cm, Collezione privata - Parigi | Foto: © Elizabeth Krief
Così Grosz, fondatore del movimento Dada berlinese, profetizza nei suoi lavori l’avvento del nazismo e la Seconda Guerra Mondiale attraverso il disegno satirico, come ben illustrano alcuni dipinti in mostra, come A Piece of My World II/The Last Battalion. È qui che nel 1938 l’artista ritrae una terra desolata e distrutta sulla quale si fa largo un contingente disperato di soldati alla ricerca di cibo.
L’idea della mostra Goya - Grosz Il sonno della ragione vede la luce nel 2019.
“L’attualità - spiegano i curatori Didi Bozzini e Ralph Jentsch - ha proiettato una luce diversa su ciascuna delle opere esposte e sulla mostra nel suo insieme, perché tutti i vizi e le perversioni dipinte da Goya e Grosz non sono di certo scomparsi, ma avvelenano ancora e sempre i giorni nostri. In realtà, tutto è cambiato perché poco o nulla cambiasse. Le incisioni di Goya e i dipinti di Grosz non ci parlano di una storia antica, ma di quella che stiamo vivendo quotidianamente. Il sonno della ragione e i mostri che esso produce sono sempre gli stessi, a Madrid nel 1799 come a Berlino negli anni Venti o nell’intero Occidente oggi”.
È vero, come diceva Goya, che “La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili”. Ma “unita a lei è madre delle arti e origine delle meraviglie”.
George Grosz, The Muckraker, Olio su tela, 1937, 81.2 x 99.7 cm, George Grosz Estate | Foto: © George Grosz Estate | Courtesy Ralph Jentsch, Berlin
“El sueño de la razón produce monstruos” ci avvisa Francisco Goya. Mentre la ragione sprofonda nel torpore del sueño, il dormiente (forse l’artista stesso) genera queste creature, come suggerisce il titolo, in realtà prodotte dalla stessa mente dell'uomo addormentato.
Questo disegno realizzato nel 1797 e parte di una serie di ottanta incisioni chiamata Los caprichos, pubblicata nel 1799, sarà parte della mostra Goya – Grosz. Il sonno della ragione che, dal 23 settembre al 13 gennaio, sui due piani di Palazzo Pigorini a Parma, vedrà i Caprichos di Francisco Goya dialogare con i disegni e i dipinti del pittore tedesco George Grosz.
C’è un filo che lega i due artisti capaci di svelare profonde verità con pochi tratti d’inchiostro o pennellate di colore, teso da una satira sociale dirompente, dall’impegno politico, dal rilievo morale e dall’estrema innovazione formale.
Francisco Goya Y Lucientes, Los Caprichos 43 - El sueño de la razon produce monstruos, Acquaforte e acquatinta, 1799, 15.2 x 21.8 cm, Collezione privata - Parigi | Foto: © Elizabeth Krief
Separati da 150 anni di storia, Goya e Grosz indagano la realtà del loro tempo, innovando l’arte. Se i Capricci di Goya, un acido tour-de-force visivo della Spagna del XVIII secolo e dell'umanità in genere, possono essere considerati un prodromo della modernità, dove l’artista offre libero sfogo alla rappresentazione della propria condizione e dei propri incubi, Grosz il pittore tedesco nei cui disegni si riflette l'immensa tragedia del dopoguerra tedesco, è uno degli epigoni più evidenti del maestro spagnolo, anche per essere stato considerato a lungo, così come Goya, un caricaturista.
E la caricatura è l’unico modo che i due colleghi hanno per descrivere il “mostruoso verosimile”, un mondo alla rovescia, del quale rendono interiore ciò che è esteriore e riescono a spostare in alto ciò che sta sotto, effettuando un capovolgimento carnevalesco della realtà in cui satira e dramma convivono.
Nei Capricci il pittore spagnolo mette a nudo con immagini lucide e taglienti i vizi, le bassezze, le aberrazioni e le superstizioni della Spagna del suo tempo.
George Grosz, Così puzza di sconfitta, Olio su tela applicata su cartone, 50.5 x 61cm, George Grosz Estate | Foto: © George Grosz Estate | Courtesy Ralph Jentsch, Berlino
In mostra a Parma sfileranno le ottanta incisioni dei Capricci datate 1799, a partire dai due autoritratti di Goya inseriti all’interno della serie: quello della tavola n°. 1, disegnato di profilo e a occhi aperti, in cui di fatto il pittore non ritrae il suo volto ma la sua maschera, e il Capriccio 43 - El sueño de la razon produce monstruos - quello ad occhi chiusi, espressione di un sonno popolato da creature mostruose e incubi.
A questi fa eco l’autoritratto realizzato nel 1940 da George Grosz, che mostra un uccello da preda mentre sorvola minacciosamente la figura dell’artista.
Nominato Primo Pittore di Corte nello stesso anno in cui escono i Capricci, Goya esprime attraverso la sua arte, in particolare la grafica, la sua personale visione del mondo, come si evince anche dal ciclo de I Disastri della guerra, del quale il pubblico può ammirare in mostra alcune tavole.
Francisco Goya Y Lucientes, Los Caprichos 68 - Linda maestra! Acquaforte, acquatinta e puntasecca, 1799, 15 x 21.4 cm, Collezione privata - Parigi | Foto: © Elizabeth Krief
Così Grosz, fondatore del movimento Dada berlinese, profetizza nei suoi lavori l’avvento del nazismo e la Seconda Guerra Mondiale attraverso il disegno satirico, come ben illustrano alcuni dipinti in mostra, come A Piece of My World II/The Last Battalion. È qui che nel 1938 l’artista ritrae una terra desolata e distrutta sulla quale si fa largo un contingente disperato di soldati alla ricerca di cibo.
L’idea della mostra Goya - Grosz Il sonno della ragione vede la luce nel 2019.
“L’attualità - spiegano i curatori Didi Bozzini e Ralph Jentsch - ha proiettato una luce diversa su ciascuna delle opere esposte e sulla mostra nel suo insieme, perché tutti i vizi e le perversioni dipinte da Goya e Grosz non sono di certo scomparsi, ma avvelenano ancora e sempre i giorni nostri. In realtà, tutto è cambiato perché poco o nulla cambiasse. Le incisioni di Goya e i dipinti di Grosz non ci parlano di una storia antica, ma di quella che stiamo vivendo quotidianamente. Il sonno della ragione e i mostri che esso produce sono sempre gli stessi, a Madrid nel 1799 come a Berlino negli anni Venti o nell’intero Occidente oggi”.
È vero, come diceva Goya, che “La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili”. Ma “unita a lei è madre delle arti e origine delle meraviglie”.
George Grosz, The Muckraker, Olio su tela, 1937, 81.2 x 99.7 cm, George Grosz Estate | Foto: © George Grosz Estate | Courtesy Ralph Jentsch, Berlin
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