Carlo Martini. Abbandoni. Colori di un fare perduto
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Carlo Martini. Abbandoni. Colori di un fare perduto
Dal 13 Febbraio 2015 al 06 Aprile 2015
Bassano del Grappa | Vicenza
Luogo: Chiesetta dell'Angelo
Indirizzo: via Roma 80
Orari: sabato e domenica 15-19
Curatori: Raffaella Mocellin
Telefono per informazioni: +39 0424 519373 / 0424 519901
E-Mail info: cultura@comune.bassano.vi.it
La personale del vicentino Carlo Martini “Abbandoni. Colori di un fare perduto” interpreta nei modi dell’arte un fenomeno economico e sociale oggi purtroppo diffuso. Il percorso creativo di Martini prende origine dalla ricerca appassionata di fotografie che inquadrino spazi dismessi di vecchie fabbriche.
Ad esser presi in considerazione non sono i famosi esempi dell’archeologia industriale della pedemontana vicentina, straordinario fenomeno di industrializzazione ampiamente noto e studiato. Oggetto di attenzione sono invece gli anonimi edifici costruiti alla metà del secolo scorso durante la fase del boom economico. Questi segni architettonici, spesso rimasti a sfigurare il territorio, sono per l’artista il pretesto per ri-costruire luoghi, per proporre, attraverso un’elaborata ricostruzione prospettica, una dimensione volumetrica che acquista equilibri compositivi nell’ostinata e faticosa ricerca di una perfezione formale e di inseguimento di una nuova bellezza, quasi a risarcimento di tante deturpazioni urbanistiche altrimenti irrimediabili.
Come dipingere il silenzio sospeso di uno spazio dimenticato, uno spazio un tempo vissuto quotidianamente da persone che in quel luogo hanno lasciato energie e fatiche, speranze e delusioni? Oggetti perduti come in un lapsus, strumenti incomprensibilmente rimasti al proprio posto fanno correre il pensiero a chi ha lavorato in questi luoghi, rimandano a tempi non così remoti, ad abbandoni non ancora sedimentati: cementifici, aziende tessili, centrali elettriche, strutture d’impresa disseminate in ogni dove, superate dall’obsolescenza dei processi produttivi.
Le tele ad acrilico di Carlo Martini vanno osservate con attenzione e con la cautela necessaria a non farsi ingannare dalla semplice rappresentazione mimetica. Ad un osservatore attento, che cerchi la vita anche all’interno del vuoto, appare evidente come in ogni opera la tavolozza studiatissima sottolinei piccoli particolari colorati in modo acceso; le luci che filtrano dalle finestre, infine, si illuminano attraverso il bianco di zinco. Una paziente tecnica evidenzia le architetture con una texture polimaterica che, con l’uso di malte fini e di pomici sovrapposte a strati sottili, produce un effetto a rilievo che, creando ombre naturali, sottolinea e marca la verticalità delle strutture edilizie.
Curata da Raffaella Mocellin la mostra “Abbandoni. Colori di un fare perduto” resterà aperta al pubblico dal 14 febbraio fino a lunedì 6 aprile 2015 a ingresso libero con orari: sabato e domenica 15-19, chiuso a Pasqua, aperto a Pasquetta.
Nel corso dell’esposizione sarà possibile incontrare l’artista e dialogare con lui in 3 occasioni, nei pomeriggi di domenica 22 febbraio • sabato 7 marzo • domenica 22 marzo.
Ad esser presi in considerazione non sono i famosi esempi dell’archeologia industriale della pedemontana vicentina, straordinario fenomeno di industrializzazione ampiamente noto e studiato. Oggetto di attenzione sono invece gli anonimi edifici costruiti alla metà del secolo scorso durante la fase del boom economico. Questi segni architettonici, spesso rimasti a sfigurare il territorio, sono per l’artista il pretesto per ri-costruire luoghi, per proporre, attraverso un’elaborata ricostruzione prospettica, una dimensione volumetrica che acquista equilibri compositivi nell’ostinata e faticosa ricerca di una perfezione formale e di inseguimento di una nuova bellezza, quasi a risarcimento di tante deturpazioni urbanistiche altrimenti irrimediabili.
Come dipingere il silenzio sospeso di uno spazio dimenticato, uno spazio un tempo vissuto quotidianamente da persone che in quel luogo hanno lasciato energie e fatiche, speranze e delusioni? Oggetti perduti come in un lapsus, strumenti incomprensibilmente rimasti al proprio posto fanno correre il pensiero a chi ha lavorato in questi luoghi, rimandano a tempi non così remoti, ad abbandoni non ancora sedimentati: cementifici, aziende tessili, centrali elettriche, strutture d’impresa disseminate in ogni dove, superate dall’obsolescenza dei processi produttivi.
Le tele ad acrilico di Carlo Martini vanno osservate con attenzione e con la cautela necessaria a non farsi ingannare dalla semplice rappresentazione mimetica. Ad un osservatore attento, che cerchi la vita anche all’interno del vuoto, appare evidente come in ogni opera la tavolozza studiatissima sottolinei piccoli particolari colorati in modo acceso; le luci che filtrano dalle finestre, infine, si illuminano attraverso il bianco di zinco. Una paziente tecnica evidenzia le architetture con una texture polimaterica che, con l’uso di malte fini e di pomici sovrapposte a strati sottili, produce un effetto a rilievo che, creando ombre naturali, sottolinea e marca la verticalità delle strutture edilizie.
Curata da Raffaella Mocellin la mostra “Abbandoni. Colori di un fare perduto” resterà aperta al pubblico dal 14 febbraio fino a lunedì 6 aprile 2015 a ingresso libero con orari: sabato e domenica 15-19, chiuso a Pasqua, aperto a Pasquetta.
Nel corso dell’esposizione sarà possibile incontrare l’artista e dialogare con lui in 3 occasioni, nei pomeriggi di domenica 22 febbraio • sabato 7 marzo • domenica 22 marzo.
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