In mostra a Roma dal 28 ottobre

Da Bellini a Canova, 128 tesori restaurati nel progetto “Restituzioni”

Restituzioni 2025 I Courtesy Intesa Sanpaolo
 

Francesca Grego

28/10/2025

Roma - Brillano i dipinti dei maestri rinascimentali, da Giovanni Bellini a Giulio Romano, ma anche le opere del Novecento e l’arte contemporanea, accanto a sculture antiche, strumenti musicali d’epoca, ricercati pezzi d’oreficeria e oggetti preziosi arrivati da molto lontano, testimonianze dei primi contatti con terre e popoli ancora sconosciuti. In tutto 128 opere, restaurate tra il 2022 e il 2025 grazie al programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo, provenienti da tutte le regioni della Penisola e rappresentative della straordinaria varietà del patrimonio italiano. Dopo quattro anni di lavoro, è giunto il momento di lasciarsi ammirare nel ritrovato splendore: nasce così la mostra Restituzioni 2025, in programma a Palazzo delle Esposizioni da oggi, martedì 28 ottobre, fino al prossimo 18 gennaio sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

“La mostra parte da sei statue di età romana e ci conduce in un percorso straordinario che unisce linguaggi e secoli diversi, fino all’opera di Pino Pascali”, spiega il presidente di Palaexpo Marco Delogu. Ma “il grande valore di Restituzioni 2025 è quello di mettere al centro il lavoro delle restauratrici e dei restauratori, protagonisti silenziosi ma essenziali, il cui sapere tecnico e scientifico è oggi decisivo tanto per l’arte antica quanto per quella contemporanea”. Sono 60 i laboratori di restauro coinvolti in questa edizione dell’iniziativa, accanto a decine di conservation scientist impegnati nella diagnostica e con la partecipazione di eccellenze come il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino e l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma
Nato nel 1989 con l’obiettivo di salvaguardare e la valorizzare il patrimonio artistico nazionale, in 36 anni Restituzioni ha riportato a nuova vita oltre 2200 opere, a volte con interventi monumentali come quelli che hanno interessato il pavimento a mosaici della Basilica di Aquileia, gli affreschi della Cappella del Tesoro di San Gennaro a Napoli o l’intero museo di Casa Manzoni a Milano. 

Particolarmente ricco il repertorio di questa XX edizione, che spazia dal XV secolo a.C. al 1965, dalla Cariatide di Villa Adriana, a Tivoli, alle opere novecentesche di Mario Sironi, Massimo Campigli, Pino Pascali. A rappresentare il Rinascimento sono dipinti di Giovanni Bellini, Bartolomeo Vivarini, Giulio Romano, nonché un prezioso arazzo realizzato a partire da un cartone di Raffaello proveniente dal Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto, e significativo è anche il nucleo della pittura seicentesca, con opere di maestri come Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Mattia Preti. Ogni pezzo ha una storia da raccontare: sul sito web www.restituzioni.com è possibile scoprirle tutte nella sezione “Restories”, oppure esplorare le imprese realizzate dal programma di Intesa Sanpaolo negli ultimi trent’anni.


Restituzioni 2025 I Courtesy Intesa Sanpaolo

Tra le sfide degli ultimi quattro anni c’è il recupero del Retablo dell’Adorazione dei Magi della chiesa milanese dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore (San Nazaro in Brolo), portato a termine grazie a una collaborazione internazionale con il Belgio e realizzato dall’Institut Royal du Patrimoine Artistique (IRPA) di Bruxelles. Commissionata sul finire del XV secolo per la cappella di famiglia dal ricco mercante milanese Protasio Bonsignori da Busto, impegnato nei commerci con il Nord Europa, l’opera è stata attribuita con certezza a Jan II Borman, della celebre famiglia di scultori di Bruxelles.  

Ma Restituzioni è interessante anche perchè presenta tanti oggetti curiosi, desueti e spesso preziosissimi: una draisina ottocentesca, per esempio, antenata della moderna bicicletta, o una barca cucita a mano del I-II secolo a.C. lunga oltre 4 metri, e poi un arpicordo (spinetta pentagonale) costruito nel Cinquecento dal celebre organaro bresciano Giovanni Antegnati, una pianeta e una stola in penne di colibrì giunte a Roma dal Messico, un arco da samurai e per la prima volta uno strumento scientifico, una macchina planetaria proveniente dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.  

Delle 128 opere restaurate nella XX edizione di Restituzioni solo 117 sono in mostra a Roma: le altre nove risplendono di nuova luce nelle loro sedi abituali, dalle quali risultano inamovibili per motivi dettati dalla loro stessa natura. È il caso degli affreschi dell’abside della chiesa di Santa Maria foris portas, nel Parco Archeologico di Castelseprio (Varese), tra le più significative testimonianze della pittura medievale lombarda, noti per i rari episodi dell’infanzia di Cristo tratti dai Vangeli apocrifi. O dei monumentali dipinti del Martirio di San Vitale di Sebastiano Ricci e della Vergine che intercede presso Dio per la liberazione delle anime purganti di Andrea Celesti, rispettivamente a Seniga e a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), come pure della preziosa installazione cinquecentesca del Compianto del Cristo Morto di Agostino de Fondulis, composta da otto sculture in terracotta policroma, da ammirare nella chiesa di San Sepolcro a Milano

L’ultima opera porta la firma del maestro Antonio Canova: si tratta del Cavallo colossale, imponente scultura in gesso custodita presso i Musei Civici di Bassano del Grappa ridotta in pezzi negli anni Sessanta e ora finalmente ricomposta. La buona notizia è che la vedremo esposta a breve nella mostra Eterno e Visione. Roma e Milano capitali del Neoclassicismo, in programma nella sede milanese delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo dal prossimo 28 novembre. Qui la monumentale statua di Canova si svelerà accanto al mantello e agli onori di Napoleone della Pinacoteca di Brera, restaurati nella scorsa edizione di Restituzioni.