Cenni biografici
Sandro Botticelli
17/01/2002
Alessandro Filipepi nasce a Firenze nel 1445, figlio di Mariano di Vanni Filipepi.
La sua attività di pittore inizia nella bottega di Filippo Lippi, per poi passare in quella del Verrocchio, risentendo fortemente anche dell’arte di Antonio del Pollaiolo.
Nel 1470 deve essere un pittore già noto a Firenze, poiché gli viene commissionata la figura della “Fortezza”, una delle Virtù per i seggi del Tribunale della Mercatanzia.
Due anni dopo è già tra i membri della Compagnia di S. Luca ed ha tra gli allievi il figlio del suo maestro, Filippino Lippi.
Nel 1475 realizza uno stendardo con l’Allegoria d’Amore per Giuliano de’ Medici in occasione della famosa “giostra” cantata da Poliziano, ma anche l’”Adorazione dei Magi” per la cappella del banchiere mediceo Gaspare Zanobi del Lama in Santa Maria Novella (oggi agli Uffizi). Del 1478 è l’”Allegoria della Primavera”.
La fama successiva alle opere fiorentine gli vale la chiamata di Sisto IV della Rovere per la decorazione della Cappella Sistina (1481-82). Botticelli arriva a Roma insieme a Cosimo Rosselli, Ghirlandaio e Perugino, con i quali realizza i riquadri alle pareti della cappella vaticana. Suoi sono i tre pannelli raffiguranti “La punizione di Korah, Datan e Abiron”, “Le storie di Mosè” e “Le prove di Cristo”.
Ritornato a Firenze dipinge capolavori quali la “Nascita di Venere” (originariamente nella Villa di Castello a far coppia con la “Primavera”) e “Pallade domina il centauro”, entrambi oggi agli Uffizi, ancora per i Medici e ancora intrisi di riferimenti alla cultura neoplatonica, oltre alle famose Madonne della stessa galleria fiorentina. Sempre in questi anni dipinge il bellissimo cassone nuziale in cui illustra la celebre novella boccaccesca di “Nastagio degli Onesti”, su cui Georges-Didi Huberman ha scritto un bellissimo saggio da poco pubblicato anche in Italia (“Aprire Venere”, Einaudi 2001).
Del 1486 sono invece gli affreschi di Villa Lemmi, ora al Louvre, per il matrimonio di Lorenzo Tornabuoni e Giovanna d’Albizzi.
E’ intorno al 1490 che Lorenzo di Pierfrancesco Medici gli affida il compito di illustrare la Divina Commedia: ne scaturisce una serie di disegni a punta d’argento (94 custoditi tra la Biblioteca vaticana e il Gabinetto delle stampe di Berlino).
Nell’ultimo decennio del secolo Botticelli risente in maniera decisiva dell’influenza di Girolamo Savonarola. La religiosità professata dal celebre predicatore spinge il pittore verso una produzione vicina all’esaltazione mistica, riscontrabile in specie in opere quali “La Natività” della National Gallery di Londra (1501) e le “Storie di San Zanobi” (Dresda, Gemäldegalerie).
La tensione spirituale lo porta persino a distruggere molte delle sue opere considerate “eretiche” o “sconvenienti”. Vasari non gli perdona questo periodo che a suo avviso determina un’involuzione artistica nella sua produzione e riguardo al quale si esprime così: “fattosi piagnone…si diviò dal lavorare, onde in ultimo si trovò vecchio e povero”.
Botticelli muore a Firenze nel 1510 e viene sepolto nella chiesa di Ognissanti.
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