Eva Sorensen. Le Citta' Invisibili/ Claudia Virginia Vitari. Antologica, della memoria e del tempo
Dal 30 Novembre 2012 al 30 Gennaio 2013
Torino
Luogo: Galleria Raffaella De Chirico
Indirizzo: via Vanchiglia 11/A
Orari: da martedi a sabato 10-12.30/ 15.30-19.30; domenica su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 19503550
E-Mail info: info@dechiricogalleriadarte.it
Sito ufficiale: http://www.dechiricogalleriadarte.com
Claudia Virginia Vitari. Le Citta' Invisibili
La Raffaella De Chirico Galleria d’Arte è lieta di presentare Le Città Invisibili, mostra personale di Claudia Virginia Vitari, giovane artista formatasi in Germania e avente numerose esposizioni europee all’attivo. La mostra verrà inaugurata giovedì 29 Novembre a partire dalle ore 18,00 presso gli spazi della Project Room – Site Specific. Le città invisibili, è un’opera incentrata sull’indagine del rapporto tra uomo e società, tra istituzioni totalitarie e le storie individuali e nascoste che le abitano. Il progetto nasce e si sviluppa attraverso la collaborazione tra Claudia Vitari e radio Nikosia, emittente radiofonica spagnola gestita da persone con diagnosi di malattie mentali, quelle persone propriamente invisibili alla società e alla “normale” quotidianità. L’artista e i protagonisti oggetto e soggetto dell’opera parlano e si raccontano, comunicano dialogando attraverso volti e ritratti in una dimensione sospesa, quasi onirica all’apparenza ma reale perché costruita sulle testimonianze e il privato sentire degli individui serigrafati e narrati sui supporti in vetro e resina.
Claudia Vitari costruisce una città utilizzando l’immateriale. Invita lo spettatore ad addentrarsi in vie e strade fatte di parole, letteratura, sogni in divenire e speranze deluse, sconfinate e vitali libertà interiori intrappolate nel pregiudizio. Il mezzo artistico assurge così alla più nobile delle sue funzioni dando sfogo e possibilità d’essere alle verità taciute, alla profondità d’animo e pensiero dei relegati ai margini di una realtà impegnata a vivere in superficie, nel rumore di un mondo spesso cieco e arido. Così, da un massiccio cubo di ferro e vetro, emerge la parola. La voce muta conquista l’espressione scritta e visiva. I volti vengono a galla dalla trasparenza fluida in divenire, rivendicando la propria individualità costretta nelle rigide strutture della catalogazione. Invitano lo spettatore a specchiare il proprio viso in quello di chi, a fatica, alza lo sgurdo raramente. La città di Caludia Vitari è un luogo di tacita vicinanza e reciproca accettazione tra chi osserva per la prima volta e chi mai viene guardato, notato, considerato o accolto. È lo spazio in cui normalità e diversità si incontrano, finalmente consce dell’uguaglianza che le accomuna in un’unica entità. L’opera Le Città invisibili è stata presentata per la prima volta al Museo di Scienze Naturali di Torino (Febbraio - Marzo 2012) per poi giungere a Barcellona. Il progetto è stato supportato da diversi enti: hanno partecipato alla sua sponsorizzazione la Regione Piemonte, il Derix Glas Studios della città di Taunusstein (Germania)mentre l’esposizione a Berlino è stata patrocinata dall’Istituto di Cultura Italiano. Al catalogo delle Città Invisibili, hanno collaborato l’antropologo Martin Correa, gli psicologi Màrcio Mariath Belloc e Karol Veiga Cabral e le curatrici italiane Maria Cristina Strati ed Elisa Teodoro. Il progetto ha unito diversi approcci e visioni socio-psicologiche legando culture lontane - Torino, Barcellona e Berlino – sotto un’unica forma.
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Eva Sorensen. Antologica, della memoria e del tempo
La Raffella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di annunciare la personale Antologica, della memoria e del tempo della celebre artista danese Eva Sørensen. A trent’anni dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1982, la mostra renderà omaggio alla sua carriera ripercorrendone le tappe più significative. “Le cose più profonde sono quelle che stanno in superficie: difatti sono le più impegnative, ti corrispondono”. Vincenzo Agnetti descrisse in questa breve ed esaustiva frase, il nucleo essenziale dell’operato e della poetica sørensiana. Ricercatrice instancabile, profondamente ancorata alla terra e ai materiali che meglio potessero rappresentarla, Eva, nata ad Herning (Danimarca) nel 1940, iniziò la sua formazione a Parigi presso l’Accademia privata dello scultore ungherese Laslo Szabo. Da sempre dimostrò particolare interesse e sintonia verso il nostro Paese: si trasferì in Italia all’inizio degli anni Sessanta frequentando artisti come Piero Manzoni, Enrico Castellani e Lucio Fontana, entrando a far parte di quella storica fucina ligure che riunì i più grandi esponenti delle avanguardie artistiche nazionali e non, attorno ai laboratori di ceramica di Albisola. Proprio attraverso la lavorazione della ceramica, Eva Sørensen identificò a poco a poco l’obiettivo della sua ricerca, un obiettivo “materiale”, il tentativo di pervenire ad un ideale supporto fisico che potesse essere fine, mezzo e radice di una poetica scultorea e poi disegnativa, intesa come espressione di forze vitali.
La sua sperimentazione spaziò dalla terracotta, al grès, al legno, elementi di cui l’artista sondò possibilità e limiti. La pietra, si svelò, in ultima analisi, quale meta eppure punto di partenza, luogo prediletto di un’indagine artistica volta a cancellare la secolare antitesi tra arte e natura, spazio fisico capace di elevare muti blocchi di granito, a eterni dententori e narratori della vita nascosta che dorme nelle cose. Milano la vide protagonista nell’estate del 1978 con un’esposizione delle sue monumentali opere al Parco Sempione. Massi enormi, trasportati dalle Dolomiti, dialogavano con un panorama cittadino e antitetico alla loro primitiva essenza, ma in perfetta sintonia con il lavoro di Eva Sørensen che, levigandone alcune parti e evidenziando con linee profonde o appena accennate l’anima e la pelle proprie della pietra, andava instaurando con il suo intervento, una spontanea convivenza tra cultura e natura, dove forma ideale e forma materiale imparavano a convivere e dove la linea e il movimento fisico che la sottende diventavano espressione estetica della singolare irripetibilità dell’elemento naturale. Ne scaturirono opere in cui si esplicitava un continuo rimando tra forma e materia, tra corporeità gestuale ed emersione, attraverso questa, di una memoria fisica primordiale. La produzione grafica della Sørensen, si costituisce quasi come preliminare progetto dell’attività scultorea, manifestando però una sua autonomia. La linea che domina e ordina la rappresentazione porta sulla superficie piana di un foglio, l’invisibile.
Scrive le tracce della relazione tra linea grafica e linea minerale sedimentate nella mano dell’artista. I disegni tridimensionali di Eva Sørensen esplicitano una memoria stratificata in cui il movimento del corpo incontra quello della terra che si disvela nella sua essenza segreta attraverso il mezzo artistico. Sono composizioni ritmiche, stese in una sola seduta, registrazioni del pensiero che comunica attraverso un gesto netto e concentrato. Il disegno, espressione di cultura, si fa portavoce dei dimentichi misteri della natura. La mostra presenterà l’intera evoluzione e l’inesausta ricerca intrapresa da questa grande artista danese, spaziando da piccole sculture in terracotta sino ad esporre i disegni che parteciparono alla Biennale del 1982, rendendo omaggio all’amore incondizionato con cui Eva Sørensen ha nutrito la propria produzione artistica e alla tenacia, nonché, coerenza di pensiero, con cui ha approfondito la propria eterna e immortale poetica. ESPOSIZIONI 1961-1962 Viaggio e soggiorno in Italia ad Albisola.
Lavora alla ceramica presso Eliseo Salino (Ceramica San Giorgio). Vince il premio al IV Festival della ceramica. 1963, Prima mostra personale alla Galleria Birch, Copenhagen. 1964, Collettiva a Lyngby, Copenhagen. 1967, Collettiva al “Den Frie”, Copenhagen. Partecipa dal 1968 al 1976 a mostre collettive al Grønningen, Copenhagen. 1968, Personale All’associazione d’Arte, Herning. Partecipa alla Biennale dei Paesi Scandinavi, Helsinki. Dal 1969 al 1974 partecipa alla collettiva “AA – mostra”, Aarhus (Danimarca). 1971, Personale nel Kunstindustrimuseet, Gronnegaard (Copenhagen). 1973, Espone in collettiva alla Casa Scandinava, Reykjavik. 1976, Mostra antologica al Museo di Aarhus e Koldinghus ( Danimarca). 1978, Mostra personale al Parco Sempione, a cura del Comune di Milano. Mostra personale al Museo Ordrupgaard di Copenhagen. 1982, Mostra personale al Padiglione danese della Biennale di Venezia. 2008, le sono dedicate due mostre personali a Domodossola e nella Galleria Antonia Jannone a Milano. 2009, Mostra personale presso la Lakeside Art Gallery di Verbania. 2011, Partecipa alla collettiva “Linea Mentis”, mostra inaugurale per l’apertura della Raffaella De Chirico Arte Contemporanea.
La Raffaella De Chirico Galleria d’Arte è lieta di presentare Le Città Invisibili, mostra personale di Claudia Virginia Vitari, giovane artista formatasi in Germania e avente numerose esposizioni europee all’attivo. La mostra verrà inaugurata giovedì 29 Novembre a partire dalle ore 18,00 presso gli spazi della Project Room – Site Specific. Le città invisibili, è un’opera incentrata sull’indagine del rapporto tra uomo e società, tra istituzioni totalitarie e le storie individuali e nascoste che le abitano. Il progetto nasce e si sviluppa attraverso la collaborazione tra Claudia Vitari e radio Nikosia, emittente radiofonica spagnola gestita da persone con diagnosi di malattie mentali, quelle persone propriamente invisibili alla società e alla “normale” quotidianità. L’artista e i protagonisti oggetto e soggetto dell’opera parlano e si raccontano, comunicano dialogando attraverso volti e ritratti in una dimensione sospesa, quasi onirica all’apparenza ma reale perché costruita sulle testimonianze e il privato sentire degli individui serigrafati e narrati sui supporti in vetro e resina.
Claudia Vitari costruisce una città utilizzando l’immateriale. Invita lo spettatore ad addentrarsi in vie e strade fatte di parole, letteratura, sogni in divenire e speranze deluse, sconfinate e vitali libertà interiori intrappolate nel pregiudizio. Il mezzo artistico assurge così alla più nobile delle sue funzioni dando sfogo e possibilità d’essere alle verità taciute, alla profondità d’animo e pensiero dei relegati ai margini di una realtà impegnata a vivere in superficie, nel rumore di un mondo spesso cieco e arido. Così, da un massiccio cubo di ferro e vetro, emerge la parola. La voce muta conquista l’espressione scritta e visiva. I volti vengono a galla dalla trasparenza fluida in divenire, rivendicando la propria individualità costretta nelle rigide strutture della catalogazione. Invitano lo spettatore a specchiare il proprio viso in quello di chi, a fatica, alza lo sgurdo raramente. La città di Caludia Vitari è un luogo di tacita vicinanza e reciproca accettazione tra chi osserva per la prima volta e chi mai viene guardato, notato, considerato o accolto. È lo spazio in cui normalità e diversità si incontrano, finalmente consce dell’uguaglianza che le accomuna in un’unica entità. L’opera Le Città invisibili è stata presentata per la prima volta al Museo di Scienze Naturali di Torino (Febbraio - Marzo 2012) per poi giungere a Barcellona. Il progetto è stato supportato da diversi enti: hanno partecipato alla sua sponsorizzazione la Regione Piemonte, il Derix Glas Studios della città di Taunusstein (Germania)mentre l’esposizione a Berlino è stata patrocinata dall’Istituto di Cultura Italiano. Al catalogo delle Città Invisibili, hanno collaborato l’antropologo Martin Correa, gli psicologi Màrcio Mariath Belloc e Karol Veiga Cabral e le curatrici italiane Maria Cristina Strati ed Elisa Teodoro. Il progetto ha unito diversi approcci e visioni socio-psicologiche legando culture lontane - Torino, Barcellona e Berlino – sotto un’unica forma.
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Eva Sorensen. Antologica, della memoria e del tempo
La Raffella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di annunciare la personale Antologica, della memoria e del tempo della celebre artista danese Eva Sørensen. A trent’anni dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1982, la mostra renderà omaggio alla sua carriera ripercorrendone le tappe più significative. “Le cose più profonde sono quelle che stanno in superficie: difatti sono le più impegnative, ti corrispondono”. Vincenzo Agnetti descrisse in questa breve ed esaustiva frase, il nucleo essenziale dell’operato e della poetica sørensiana. Ricercatrice instancabile, profondamente ancorata alla terra e ai materiali che meglio potessero rappresentarla, Eva, nata ad Herning (Danimarca) nel 1940, iniziò la sua formazione a Parigi presso l’Accademia privata dello scultore ungherese Laslo Szabo. Da sempre dimostrò particolare interesse e sintonia verso il nostro Paese: si trasferì in Italia all’inizio degli anni Sessanta frequentando artisti come Piero Manzoni, Enrico Castellani e Lucio Fontana, entrando a far parte di quella storica fucina ligure che riunì i più grandi esponenti delle avanguardie artistiche nazionali e non, attorno ai laboratori di ceramica di Albisola. Proprio attraverso la lavorazione della ceramica, Eva Sørensen identificò a poco a poco l’obiettivo della sua ricerca, un obiettivo “materiale”, il tentativo di pervenire ad un ideale supporto fisico che potesse essere fine, mezzo e radice di una poetica scultorea e poi disegnativa, intesa come espressione di forze vitali.
La sua sperimentazione spaziò dalla terracotta, al grès, al legno, elementi di cui l’artista sondò possibilità e limiti. La pietra, si svelò, in ultima analisi, quale meta eppure punto di partenza, luogo prediletto di un’indagine artistica volta a cancellare la secolare antitesi tra arte e natura, spazio fisico capace di elevare muti blocchi di granito, a eterni dententori e narratori della vita nascosta che dorme nelle cose. Milano la vide protagonista nell’estate del 1978 con un’esposizione delle sue monumentali opere al Parco Sempione. Massi enormi, trasportati dalle Dolomiti, dialogavano con un panorama cittadino e antitetico alla loro primitiva essenza, ma in perfetta sintonia con il lavoro di Eva Sørensen che, levigandone alcune parti e evidenziando con linee profonde o appena accennate l’anima e la pelle proprie della pietra, andava instaurando con il suo intervento, una spontanea convivenza tra cultura e natura, dove forma ideale e forma materiale imparavano a convivere e dove la linea e il movimento fisico che la sottende diventavano espressione estetica della singolare irripetibilità dell’elemento naturale. Ne scaturirono opere in cui si esplicitava un continuo rimando tra forma e materia, tra corporeità gestuale ed emersione, attraverso questa, di una memoria fisica primordiale. La produzione grafica della Sørensen, si costituisce quasi come preliminare progetto dell’attività scultorea, manifestando però una sua autonomia. La linea che domina e ordina la rappresentazione porta sulla superficie piana di un foglio, l’invisibile.
Scrive le tracce della relazione tra linea grafica e linea minerale sedimentate nella mano dell’artista. I disegni tridimensionali di Eva Sørensen esplicitano una memoria stratificata in cui il movimento del corpo incontra quello della terra che si disvela nella sua essenza segreta attraverso il mezzo artistico. Sono composizioni ritmiche, stese in una sola seduta, registrazioni del pensiero che comunica attraverso un gesto netto e concentrato. Il disegno, espressione di cultura, si fa portavoce dei dimentichi misteri della natura. La mostra presenterà l’intera evoluzione e l’inesausta ricerca intrapresa da questa grande artista danese, spaziando da piccole sculture in terracotta sino ad esporre i disegni che parteciparono alla Biennale del 1982, rendendo omaggio all’amore incondizionato con cui Eva Sørensen ha nutrito la propria produzione artistica e alla tenacia, nonché, coerenza di pensiero, con cui ha approfondito la propria eterna e immortale poetica. ESPOSIZIONI 1961-1962 Viaggio e soggiorno in Italia ad Albisola.
Lavora alla ceramica presso Eliseo Salino (Ceramica San Giorgio). Vince il premio al IV Festival della ceramica. 1963, Prima mostra personale alla Galleria Birch, Copenhagen. 1964, Collettiva a Lyngby, Copenhagen. 1967, Collettiva al “Den Frie”, Copenhagen. Partecipa dal 1968 al 1976 a mostre collettive al Grønningen, Copenhagen. 1968, Personale All’associazione d’Arte, Herning. Partecipa alla Biennale dei Paesi Scandinavi, Helsinki. Dal 1969 al 1974 partecipa alla collettiva “AA – mostra”, Aarhus (Danimarca). 1971, Personale nel Kunstindustrimuseet, Gronnegaard (Copenhagen). 1973, Espone in collettiva alla Casa Scandinava, Reykjavik. 1976, Mostra antologica al Museo di Aarhus e Koldinghus ( Danimarca). 1978, Mostra personale al Parco Sempione, a cura del Comune di Milano. Mostra personale al Museo Ordrupgaard di Copenhagen. 1982, Mostra personale al Padiglione danese della Biennale di Venezia. 2008, le sono dedicate due mostre personali a Domodossola e nella Galleria Antonia Jannone a Milano. 2009, Mostra personale presso la Lakeside Art Gallery di Verbania. 2011, Partecipa alla collettiva “Linea Mentis”, mostra inaugurale per l’apertura della Raffaella De Chirico Arte Contemporanea.
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