A Bologna termina il restauro della Fontana del Nettuno
Torna a zampillare il Gigante di Giambologna

Di Riazor (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons |
Fontana del Nettuno, Bologna
Francesca Grego
19/12/2017
Bologna - È iniziato il conto alla rovescia per l’inaugurazione della Fontana del Nettuno, l’iconico monumento di Bologna che da un anno e mezzo è imprigionato in una gabbia di impalcature causa restauro.
Per gli abitanti del capoluogo emiliano è semplicemente al Zigànt (il Gigante), un colosso di bronzo alto 3 metri e 20 centimetri del peso di ben 22 quintali che sovrasta Piazza del Nettuno, prolungamento della centralissima Piazza Maggiore.
Popolare tra le lavandaie e gli ortolani del vicino mercato, che per secoli ne utilizzarono la vasca per sciacquare panni e verdure nonostante la pena di “cinquanta staffilate” prevista dal governo papale, il grande Nettuno è oggi il talismano degli studenti, cui la tradizione suggerisce di girare attorno al piedistallo per due volte in senso antiorario alla vigilia di ogni esame, come fece lo scultore fiammingo Jean de Boulogne prima di accingersi alla fortunata opera.
Se Giulio Carlo Argan lo definì “un soprammobile da piazza” a causa dello stile teatralmente manierista, i fratelli Maserati si ispirarono proprio al tridente del Gigante per lo stemma della loro prima vettura, la Maserati Tipo 26, in seguito adottato come logo della casa automobilistica.
Imponente, scenografico e a tratti scandaloso - basta posizionarsi in piazza, sulla cosiddetta “pietra della vergogna”, per scoprirne il motivo in una goliardica illusione ottica – Nettuno è pronto a spargere ancora le sue acque dal 22 dicembre, insieme alle nereidi e ai quattro putti che simboleggiano i fiumi Gange, Nilo, Danubio e Rio delle Amazzoni.
Il restauro è terminato: bronzi e marmi di Verona sono tornati a splendere dopo la rimozione dei sedimenti e dei prodotti della corrosione, l’impianto idraulico ha riacquistato un’efficienza perfetta e sono stati risolti anche alcuni problemi di staticità imprevisti.
Il Gigante è di nuovo stabile sul suo piedistallo, maestoso, volitivo e munifico come lo volle quasi 500 anni fa papa Pio IV.
L’intervento di restauro è stato condotto da un comitato scientifico costituito dal Comune e dall’Università di Bologna in collaborazione con il CNR di Pisa, l’Istituto di Conservazione e Restauro di Roma, la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Bologna, Istituzione Bologna Musei e QN-Il Resto del Carlino.
Per gli abitanti del capoluogo emiliano è semplicemente al Zigànt (il Gigante), un colosso di bronzo alto 3 metri e 20 centimetri del peso di ben 22 quintali che sovrasta Piazza del Nettuno, prolungamento della centralissima Piazza Maggiore.
Popolare tra le lavandaie e gli ortolani del vicino mercato, che per secoli ne utilizzarono la vasca per sciacquare panni e verdure nonostante la pena di “cinquanta staffilate” prevista dal governo papale, il grande Nettuno è oggi il talismano degli studenti, cui la tradizione suggerisce di girare attorno al piedistallo per due volte in senso antiorario alla vigilia di ogni esame, come fece lo scultore fiammingo Jean de Boulogne prima di accingersi alla fortunata opera.
Se Giulio Carlo Argan lo definì “un soprammobile da piazza” a causa dello stile teatralmente manierista, i fratelli Maserati si ispirarono proprio al tridente del Gigante per lo stemma della loro prima vettura, la Maserati Tipo 26, in seguito adottato come logo della casa automobilistica.
Imponente, scenografico e a tratti scandaloso - basta posizionarsi in piazza, sulla cosiddetta “pietra della vergogna”, per scoprirne il motivo in una goliardica illusione ottica – Nettuno è pronto a spargere ancora le sue acque dal 22 dicembre, insieme alle nereidi e ai quattro putti che simboleggiano i fiumi Gange, Nilo, Danubio e Rio delle Amazzoni.
Il restauro è terminato: bronzi e marmi di Verona sono tornati a splendere dopo la rimozione dei sedimenti e dei prodotti della corrosione, l’impianto idraulico ha riacquistato un’efficienza perfetta e sono stati risolti anche alcuni problemi di staticità imprevisti.
Il Gigante è di nuovo stabile sul suo piedistallo, maestoso, volitivo e munifico come lo volle quasi 500 anni fa papa Pio IV.
L’intervento di restauro è stato condotto da un comitato scientifico costituito dal Comune e dall’Università di Bologna in collaborazione con il CNR di Pisa, l’Istituto di Conservazione e Restauro di Roma, la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Bologna, Istituzione Bologna Musei e QN-Il Resto del Carlino.
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