A Milano dal 10 giugno al 17 luglio

Storie di marmo: la Collezione Henraux alle Gallerie d'Italia

Joan Miró , Oiseau solaire , 1968 I Courtesy Gallerie d'Italia
 

Francesca Grego

09/06/2022

Milano - Jean (Hans) Arp, Joan Mirò, Jacques Lipchitz, Antoine Poncet, Giò Pomodoro, Pietro Cascella: sono alcuni dei maestri della Collezione Henraux, dove moderno e contemporaneo si incontrano sotto il segno del marmo. Gli appassionati di scultura potranno ammirarne un nucleo significativo nella grande mostra che inaugurerà il 25 luglio a Querceta di Serravezza (Lucca), ma un’anteprima è già pronta a svelarsi al pubblico Milano. Dal 10 giugno al 17 luglio, sette opere di grandi dimensioni saranno esposte alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala, tra il suggestivo Cortile Ottagono e il Giardino d’Alessandro. Restaurate per l’occasione, saranno accompagnate da documenti originali, foto d’epoca, modelli e riproduzioni selezionati per ricostruire la genesi delle singole sculture e la storia della collezione. Anche gli allestimenti troveranno nel marmo il proprio filo conduttore, con pietre estratte dalle stesse cave da cui provenivano i blocchi scelti dagli artisti: metafore del percorso che dalla materia grezza conduce all’opera finita, ma anche dello stretto legame tra natura, industria e cultura che percorre la storia dell’azienda marmifera toscana.
 

Jean (Hans) Arp ed Erminio Cidonio osservano "Paysage bucolique" presso Henraux, 1964 I Archivio Henraux

Nata nel 1821 dall’iniziativa dell’ex ufficiale napoleonico Jean Baptiste Alexandre Henraux e dell’imprenditore versiliese Marco Borrini nella terra del marmo per antonomasia, per lungo tempo la Henraux ha intrecciato le proprie strade con quella dell’arte e della cultura. Tutto iniziò nel 1957 con l’arrivo in Versilia di Henry Moore, che a quel tempo lavorava sulla monumentale opera astratta Reclining Figure, destinata alla sede parigina dell’Unesco. Lo scultore britannico fu il primo di una lunga serie di ospiti: da Arp a Mirò, da Cascella a Pomodoro, passando per Isamu Noguchi, Morice Lipsi, Rosalda Gilardi, Maria Papa Rostowska, Emile Gilioni, François Stahly, Georges Vantongerloo, artisti di tutto il mondo sbarcavano a Querceta, frazione di Serravezza, per creare e sperimentare con le maestranze e i marmi di Henraux, allo stesso tempo fornitore e mecenate. La collezione è la testimonianza di questa esperienza, che si chiude all’inizio degli anni Settanta quando la raccolta dell’azienda toscana viene messa in vendita e si disperde. Nel ’73 l’allora Banca Commerciale Italiana ne acquista un importante nucleo di 25 opere, che in seguito confluiranno nelle collezioni d’arte moderna e contemporanea di Intesa Sanpaolo.


Collezione Henraux 1960-1970 I Courtesy Gallerie d'Italia - Intesa Sanpaolo 

In attesa di ammirarle tutte a Serravezza, nella sede della Fondazione Henraux, a Milano scopriremo in anteprima sette capolavori realizzati tra il 1960 e il 1970 con i marmi delle cave toscane, dal bianco di Carrara al nero di Atlantide. Ci saranno l’avvolgente Femme Paysage di Jean Arp, irresistibile mix di astrazione e sensualità, e il metamorfico Oiseau solaire di Mirò, sospeso tra terra e cielo, maschile e femminile, umano e divino. Ghibellina II, invece, è una delle prime “superfici in tensione” di Giò Pomodoro, che riesce a tradurre nel marmo il dinamismo di un moto ondoso. Le altre opere in arrivo a Piazza Scala non sono da meno: dall’essenziale Scultura di Poncet, cresciuto alla scuola di Arp e Brancusi, all’archetipico Ventre di vacca di Cascella, fino al maestoso Rencontre dans l’espace del Lipsi più maturo e alla Coppia. Composizione Monumentale dello jugoslavo Branko Ruzic, che inizia a scolpire la pietra proprio grazie al mecenatismo di Henraux.


Collezione Henraux 1960-1970 I Courtesy Gallerie d'Italia - Intesa Sanpaolo

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