Corrado Abate e Agostino Osio. Concrete Unit #2 / Unitè Concrete #2
Dal 22 Gennaio 2014 al 19 Febbraio 2014
Milano
Luogo: Institut francais Milano
Indirizzo: corso Magenta 63
Orari: da martedì a venerdì 15-19
Curatori: Studio Maffei Milano
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 48591928
E-Mail info: info@studiomaffeimilano.com
Sito ufficiale: http://institutfrancais-milano.com/it
La tensione emotiva percepita nella poetica narrativa dell’opera d’arte, viene evocata dalla crudezza del rapporto causa-effetto presente nelle installazioni monumentali di Abate e nella ricerca metodica della purezza delle fotografie di Osio. Questi sono i linguaggi, lineari e interscambiabili, scelti per analizzare e rappresentare tre concetti essenziali dell’arte: tormento, violenza e bellezza; poiché colpiscono profondamente per la loro immediatezza, continua e intensa.
L’afflizione dell’anima, provocata da un sentimento che rode con insistenza, è spesso la condizione che spinge l’artista verso la ricerca di una soluzione che, se esternata con sapienza tecnica e sentimento, dà vita all’opera d’arte. Il tormento non è solo dolore e disagio, ma può anche essere uno stato di profondo raccoglimento e riflessione, quasi arrovellamento, su un concetto, un’idea; e come per un nodo stretto da sciogliere, solo un gesto forte e improvviso può essere liberatorio. La violenza con la quale l’energia creativa dell’artista si sprigiona e risolve il tormentato processo d’incubazione, dà vita all’opera d’arte e spesso, parlando una lingua universale che supera ogni differenza culturale, arriva a toccare le intime corde del percepire umano. Non è solo forza distruttiva, ingiustificata provocazione e volgarità la violenza è l’intensità e l’essenzialità di un messaggio che va dritto al punto, senza dolcificanti, senza retorica. Il punto di contatto tra la semplicità nel dare una forma all’idea artistica e la potenza nel comunicarla fa brillare la scintilla della bellezza. Il giudizio sulla piacevolezza estetica di un’opera è senza dubbio condizionato da un punto di vista soggettivo, ma la bellezza non è solo il gradevole alla vista, ma è piuttosto una sensazione di rispondenza alle leggi che regolano l’Universo e di consonanza all’armonia soprannaturale, che si sprigiona dall’opera d’arte. Quando l’interlocutore, di fronte all’opera d’arte, si sente in contatto con le energie più profonde che regolano il Mondo, l’artista è riuscito a rendere globale il suo linguaggio artistico perché arcaico, e ad usare un alfabeto atavico che si ascolta con l’anima.
Concrete Unit è un progetto curatoriale itinerante, volto alla promozione di artisti italiani tramite mostre che richiamino l’attenzione del pubblico attraverso opere, quasi sempre site-specific, che tendano a riflettere tramite un’analisi personale, su tematiche attuali della cultura contemporanea. Gli artisti invitati si sono alternati a Istanbul in un periodo di residenza di 4 mesi, durante i quali si sono interrogati sulla loro condizione di barbari e sul valore della propria cultura d’appartenenza, spesso considerata quella giusta ma non quella permeabile. Una volta immersi nella profonda diversità del quotidiano, hanno risposto creando opere libere dall’influenza dei giudizi della critica e dei meccanismi dell’ambiente culturale d’appartenenza, ma in stretta relazione con i nuovi stimoli culturali dati dall’ambiente circostante. La seconda tappa porta i due artisti ad interrogarsi sul rapporto tra il loro lavoro e le loro città di residenza; quindi la loro temporanea condizione di barbari.
- Mamma sono io un barbaro ?
- No, sono un artista.
L’afflizione dell’anima, provocata da un sentimento che rode con insistenza, è spesso la condizione che spinge l’artista verso la ricerca di una soluzione che, se esternata con sapienza tecnica e sentimento, dà vita all’opera d’arte. Il tormento non è solo dolore e disagio, ma può anche essere uno stato di profondo raccoglimento e riflessione, quasi arrovellamento, su un concetto, un’idea; e come per un nodo stretto da sciogliere, solo un gesto forte e improvviso può essere liberatorio. La violenza con la quale l’energia creativa dell’artista si sprigiona e risolve il tormentato processo d’incubazione, dà vita all’opera d’arte e spesso, parlando una lingua universale che supera ogni differenza culturale, arriva a toccare le intime corde del percepire umano. Non è solo forza distruttiva, ingiustificata provocazione e volgarità la violenza è l’intensità e l’essenzialità di un messaggio che va dritto al punto, senza dolcificanti, senza retorica. Il punto di contatto tra la semplicità nel dare una forma all’idea artistica e la potenza nel comunicarla fa brillare la scintilla della bellezza. Il giudizio sulla piacevolezza estetica di un’opera è senza dubbio condizionato da un punto di vista soggettivo, ma la bellezza non è solo il gradevole alla vista, ma è piuttosto una sensazione di rispondenza alle leggi che regolano l’Universo e di consonanza all’armonia soprannaturale, che si sprigiona dall’opera d’arte. Quando l’interlocutore, di fronte all’opera d’arte, si sente in contatto con le energie più profonde che regolano il Mondo, l’artista è riuscito a rendere globale il suo linguaggio artistico perché arcaico, e ad usare un alfabeto atavico che si ascolta con l’anima.
Concrete Unit è un progetto curatoriale itinerante, volto alla promozione di artisti italiani tramite mostre che richiamino l’attenzione del pubblico attraverso opere, quasi sempre site-specific, che tendano a riflettere tramite un’analisi personale, su tematiche attuali della cultura contemporanea. Gli artisti invitati si sono alternati a Istanbul in un periodo di residenza di 4 mesi, durante i quali si sono interrogati sulla loro condizione di barbari e sul valore della propria cultura d’appartenenza, spesso considerata quella giusta ma non quella permeabile. Una volta immersi nella profonda diversità del quotidiano, hanno risposto creando opere libere dall’influenza dei giudizi della critica e dei meccanismi dell’ambiente culturale d’appartenenza, ma in stretta relazione con i nuovi stimoli culturali dati dall’ambiente circostante. La seconda tappa porta i due artisti ad interrogarsi sul rapporto tra il loro lavoro e le loro città di residenza; quindi la loro temporanea condizione di barbari.
- Mamma sono io un barbaro ?
- No, sono un artista.
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