Daiga Grantina. Atem, Lehm “Fiato e Argilla”
Dal 10 Giugno 2021 al 19 Settembre 2021
Bergamo
Luogo: GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Indirizzo: Via San Tomaso 53
Curatori: Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni
Prolungata: fino al 19 settembre 2021
Telefono per informazioni: +39 035 270272
Sito ufficiale: http://gamec.it
Apre al pubblico dal 10 giugno alla GAMeC di Bergamo – in contemporanea alla mostra Mentre la vita ci respira – SoPolpoVit’EreticoLe di Ernesto Neto presso il Palazzo della Ragione – Atem, Lehm “Fiato e Argilla”, prima personale in un’istituzione museale italiana dell’artista lettone Daiga Grantina (Saldus, 1985), a cura di Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni.
Per l’occasione, l’artista presenta un progetto site-specific pensato per lo Spazio Zero: un nuovo corpus di opere realizzato prevalentemente con piume, legno, inchiostro, siliconi e tessuti che si offre allo sguardo dello spettatore come un insieme di entità scultoree che ne stimolano il sistema percettivo.
“Come possiamo delineare il colore?” si chiede e ci chiede l’artista, che costruisce la mostra alla GAMeC attorno a questa domanda e all’osservazione del colore verde in relazione alla materia e alla luce.
Il colore, per Grantina, è infatti strettamente legato a questi elementi, ma anche allo spazio e al movimento. L’artista concepisce il colore come qualcosa di fluido, vibrante, non stabile né statico, e ne indaga l’esperienza non nella sua dimensione simbolica, bensì in quella corporea e mentale.
L’esposizione rappresenta un’evoluzione importante nella poetica dell’artista, ma coerente rispetto alle grandi installazioni ambientali che ne hanno caratterizzato la produzione sino ad ora.
A segnare questa evoluzione è il dialogo con lo spazio architettonico in cui inserisce i suoi paesaggi scultorei. Uno spazio che Grantina intende ora contenere, assorbire, e in cui geometria e disegno diventano grammatica dei suoi “gesti” – così l’artista definisce le proprie opere scultoree –, traducendo la percezione dei materiali eterogenei di cui si compongono le sculture in una dimensione eterea.
A caratterizzare lo spazio sarà l’opera murale che cinge la sala e che si configura come una struttura aperta. Una linea composta da unità quadrate di colore – disegnate o riempite di piume iridescenti blu e verdi, o costituite da legno dipinto – organizzata come una partitura musicale, che può vibrare, assorbendo e rilasciando diverse frequenze di colore e luce.
Si delinea così uno spazio di risonanza in cui il visitatore è invitato a seguire la linea come se stesse guardando le increspature della superficie del mare che si scontrano contro gli elementi lignei, disposti con l’intenzione di favorire una serie di variazioni e movimenti attraverso l’”evento” di colore indotto dalle piume. Il movimento fluisce all’interno dei quadrati come unità di colore, e dalla loro combinazione.
Il murale sembra così respirare, contenendo e dilatando lo spazio.
Atem, Lehm “Fiato e Argilla” volge uno sguardo anche alle produzioni precedenti di Grantina, come Around Green (2020) o What Eats Around Itself (For Rilke) (2019), ponendo però nuovi accenti sui rapporti spaziali di pieno e vuoto e su proprietà ottiche come l’iridescenza. Dalla corporeità vagamente biomorfa di Around Green, l’artista approda alla forma geometrica del quadrato, non esistente in natura se non nelle forme cubiche e compatte dei cristalli di sale.
Il titolo della mostra riprende un verso della poesia In der Luft, da bleibt deine Wurzel (“In aria, lì resta la tua radice”) di Paul Celan, per il quale il respiro è solitamente inscritto nella materia e nelle forme naturali; anche per Daiga Grantina il “fiato” che attraversa lo spazio espositivo, muovendo la materia e facendola vibrare sino a dissolverne i contorni, si radica in essa e nell’esperienza fisica che unisce percepente e percepito, emozione e percetto.
Così la “partitura di sale” di Spazio Zero – come l’artista definisce il murale – diventa uno spazio concreto, vitale e sospeso, come a voler tenere insieme due dimensioni, quella terrestre e quella cosmica, nella stessa misura in cui il respiro in Celan definisce un doppio legame tra trascendente e immanente.
La mostra è parte di una serie di iniziative realizzate con il supporto del Club GAMeC – l’associazione degli amici del museo che dal 2005 sostiene le attività della Galleria, volte a promuovere la ricerca artistica contemporanea in tutte le sue forme.
Daiga Grantina (Saldus, Lettonia, 1985) vive e lavora a Parigi.
Nel 2012 ha conseguito un master presso l’Accademia di Belle Arti di Amburgo, a seguito di un diploma presso l’Academy of Fine Arts di Vienna.
Tra le recenti mostre personali ricordiamo What Eats Around Itself al New Museum (New York, 2020); Saules Suns, Padiglione Lettone, 58° Biennale di Venezia (Venezia, 2019); Toll al Palais du Tokyo (Parigi, 2018); Pillar Sliding off Coat-ee, Kunstverein Amburgo (Amburgo, 2017); KU B Billboards, Kunsthaus Bregenz (Bregenz, 2016); Heap-Core..., Kim? Contemporary Art Center (Riga, 2016).
Grantina ha partecipato anche a numerose mostre collettive, tra cui, le principali, Crazy, Cruel and Full of Love, curata da Kathleen Buhler al Kunstmuseum Bern (Berna, 2020); Words at an Exhibition, Busan Biennal, Yeongdo Museum of Contemporary Art (Busan, 2020); GIVE UP THE GHOST, Baltic Triennal 13, curata da Vincent Honoré, Contemporary Art Center (Vilnius, 2018); CHILDHOOD Another banana day for the dream-fish, curata da Sandra Adam-Couralet e Yoann Gourmel al Palais de Tokyo (Parigi, 2018); Solar Bodies, curata da Ø presso il Musée d'Orsay (Parigi, 2018); Biotopia, curata da Sabine Rusterholz Petko alla Kunsthalle Mainz (Mainz, 2017); Adhesive Products, curata da Praxes alla Bergen Kunsthall (Bergen, 2016).
Sue opere sono incluse nelle collezioni permanenti di istituzioni internazionali come Kunstmuseum Bern; Tate London; LNMM Latvian National Art Museum, Riga; CNAP Centre National Art Plastique, Pantin (Francia); FRAC Nord-Pas de Calais, Dunkirk (Francia).
Per l’occasione, l’artista presenta un progetto site-specific pensato per lo Spazio Zero: un nuovo corpus di opere realizzato prevalentemente con piume, legno, inchiostro, siliconi e tessuti che si offre allo sguardo dello spettatore come un insieme di entità scultoree che ne stimolano il sistema percettivo.
“Come possiamo delineare il colore?” si chiede e ci chiede l’artista, che costruisce la mostra alla GAMeC attorno a questa domanda e all’osservazione del colore verde in relazione alla materia e alla luce.
Il colore, per Grantina, è infatti strettamente legato a questi elementi, ma anche allo spazio e al movimento. L’artista concepisce il colore come qualcosa di fluido, vibrante, non stabile né statico, e ne indaga l’esperienza non nella sua dimensione simbolica, bensì in quella corporea e mentale.
L’esposizione rappresenta un’evoluzione importante nella poetica dell’artista, ma coerente rispetto alle grandi installazioni ambientali che ne hanno caratterizzato la produzione sino ad ora.
A segnare questa evoluzione è il dialogo con lo spazio architettonico in cui inserisce i suoi paesaggi scultorei. Uno spazio che Grantina intende ora contenere, assorbire, e in cui geometria e disegno diventano grammatica dei suoi “gesti” – così l’artista definisce le proprie opere scultoree –, traducendo la percezione dei materiali eterogenei di cui si compongono le sculture in una dimensione eterea.
A caratterizzare lo spazio sarà l’opera murale che cinge la sala e che si configura come una struttura aperta. Una linea composta da unità quadrate di colore – disegnate o riempite di piume iridescenti blu e verdi, o costituite da legno dipinto – organizzata come una partitura musicale, che può vibrare, assorbendo e rilasciando diverse frequenze di colore e luce.
Si delinea così uno spazio di risonanza in cui il visitatore è invitato a seguire la linea come se stesse guardando le increspature della superficie del mare che si scontrano contro gli elementi lignei, disposti con l’intenzione di favorire una serie di variazioni e movimenti attraverso l’”evento” di colore indotto dalle piume. Il movimento fluisce all’interno dei quadrati come unità di colore, e dalla loro combinazione.
Il murale sembra così respirare, contenendo e dilatando lo spazio.
Atem, Lehm “Fiato e Argilla” volge uno sguardo anche alle produzioni precedenti di Grantina, come Around Green (2020) o What Eats Around Itself (For Rilke) (2019), ponendo però nuovi accenti sui rapporti spaziali di pieno e vuoto e su proprietà ottiche come l’iridescenza. Dalla corporeità vagamente biomorfa di Around Green, l’artista approda alla forma geometrica del quadrato, non esistente in natura se non nelle forme cubiche e compatte dei cristalli di sale.
Il titolo della mostra riprende un verso della poesia In der Luft, da bleibt deine Wurzel (“In aria, lì resta la tua radice”) di Paul Celan, per il quale il respiro è solitamente inscritto nella materia e nelle forme naturali; anche per Daiga Grantina il “fiato” che attraversa lo spazio espositivo, muovendo la materia e facendola vibrare sino a dissolverne i contorni, si radica in essa e nell’esperienza fisica che unisce percepente e percepito, emozione e percetto.
Così la “partitura di sale” di Spazio Zero – come l’artista definisce il murale – diventa uno spazio concreto, vitale e sospeso, come a voler tenere insieme due dimensioni, quella terrestre e quella cosmica, nella stessa misura in cui il respiro in Celan definisce un doppio legame tra trascendente e immanente.
La mostra è parte di una serie di iniziative realizzate con il supporto del Club GAMeC – l’associazione degli amici del museo che dal 2005 sostiene le attività della Galleria, volte a promuovere la ricerca artistica contemporanea in tutte le sue forme.
Daiga Grantina (Saldus, Lettonia, 1985) vive e lavora a Parigi.
Nel 2012 ha conseguito un master presso l’Accademia di Belle Arti di Amburgo, a seguito di un diploma presso l’Academy of Fine Arts di Vienna.
Tra le recenti mostre personali ricordiamo What Eats Around Itself al New Museum (New York, 2020); Saules Suns, Padiglione Lettone, 58° Biennale di Venezia (Venezia, 2019); Toll al Palais du Tokyo (Parigi, 2018); Pillar Sliding off Coat-ee, Kunstverein Amburgo (Amburgo, 2017); KU B Billboards, Kunsthaus Bregenz (Bregenz, 2016); Heap-Core..., Kim? Contemporary Art Center (Riga, 2016).
Grantina ha partecipato anche a numerose mostre collettive, tra cui, le principali, Crazy, Cruel and Full of Love, curata da Kathleen Buhler al Kunstmuseum Bern (Berna, 2020); Words at an Exhibition, Busan Biennal, Yeongdo Museum of Contemporary Art (Busan, 2020); GIVE UP THE GHOST, Baltic Triennal 13, curata da Vincent Honoré, Contemporary Art Center (Vilnius, 2018); CHILDHOOD Another banana day for the dream-fish, curata da Sandra Adam-Couralet e Yoann Gourmel al Palais de Tokyo (Parigi, 2018); Solar Bodies, curata da Ø presso il Musée d'Orsay (Parigi, 2018); Biotopia, curata da Sabine Rusterholz Petko alla Kunsthalle Mainz (Mainz, 2017); Adhesive Products, curata da Praxes alla Bergen Kunsthall (Bergen, 2016).
Sue opere sono incluse nelle collezioni permanenti di istituzioni internazionali come Kunstmuseum Bern; Tate London; LNMM Latvian National Art Museum, Riga; CNAP Centre National Art Plastique, Pantin (Francia); FRAC Nord-Pas de Calais, Dunkirk (Francia).
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