In mostra a Rovereto dal 22 aprile
Depero e il Trentino. Il futurista innamorato della sua terra nel racconto di Federico Zanoner
Fortunato Depero, Ritmi alpestri, tarsia in panno, 1923. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Francesca Grego
20/04/2023
Trento - Fortunato Depero, il più internazionale dei Futuristi, restò per tutta la vita profondamente legato alla sua terra. Lo testimonia ancora oggi la Casa d’Arte Futurista Depero, che a Rovereto custodisce l’incredibile eredità dell’artista: migliaia di dipinti, arazzi, oggetti, opere grafiche e il suo sterminato archivio personale. Ma c’è di più. All’interno di questo inesauribile giacimento sono stati ritrovati i documenti che raccontano i rapporti del maestro con i luoghi e la gente del Trentino. Alle Dolomiti e ai borghi della regione l’artista dedicò numerose opere, tra le quali alcuni autentici capolavori, svelando un’insospettabile anima da paesaggista. Lo scopriremo presto nella mostra Depero per il Trentino. Itinerari geografici, poetici e visivi, dal 22 aprile al 24 settembre a Casa Depero grazie all’iniziativa di Federico Zanoner, responsabile del museo. Un’occasione per guardare alle bellezze del Trentino con gli occhi di un artista decisamente originale, quasi un tour della regione in chiave futurista.
“Il progetto nasce dal desiderio di mostrare un aspetto poco noto dell’artista", racconta Zanoner: "Depero il buon camminatore trentino, amante della sua terra benché futurista e benché abbia sentito la necessità di vivere la sua avventura in una dimensione metropolitana: a Milano, Roma, Parigi, ma soprattutto a New York, alla fine degli anni Venti. Neanche Marinetti aveva mai messo piede in America, è paradossale, forse per una sorta di timore reverenziale di fronte alla modernità che i futuristi cantavano. Depero, invece, con pochissime risorse economiche e senza conoscere l’inglese, decide di partire e trascorre due anni a New York. Dopo questa esperienza sentirà il bisogno di tornare nella terra che ama. La mostra racconta la quotidianità dell’artista in Trentino, in un percorso ricco di chicche e curiosità”.
Fortunato Depero al Rifugio Pedrotti sulle Dolomiti di Brenta, estate 1933.
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Archivio del ‘900, Fondo Depero
Che cosa vedremo all’ultimo piano della Casa d’Arte dal 22 aprile?
“Le opere in mostra saranno una trentina, compresi alcuni prestiti significativi. Arazzi celebri come Ritmi alpestri, disegni, ma anche materiali di tipo pubblicitario e perfino le insegne che Depero disegnò per le aziende di promozione turistica del Trentino: cartelli per guidare il turista verso il Lavarone o i laghi, che trovano riscontro nelle foto delle brochure dell’epoca, o le opere denominate ‘passeggiate tricolori’. E poi una serie di scritti sorprendenti, brani lirici tra narrativa e poesia, che raccontano delle tante gite ed escursioni compiute dall’artista sul Pasubio, sul Monte Altissimo, su Cima Brenta, così come nei borghi della Val Lagarina e Vallarsa. Un itinerario trasversale tra i linguaggi e le tecniche, che svela un volto curioso di Depero e lo riporta alla sua terra”.
A Serrada, borgo trentino nei pressi di Folgaria, è legato uno degli arazzi più celebri di Depero…
“Depero aveva casa nel borgo di Serrada, che dà il nome al grande arazzo presentato proprio cento anni fa alla Biennale di Monza: un’opera interessante perché interpreta in chiave futurista il paesaggio montano. Oltre a luoghi noti come Serrada o Lizzana, soggetto di un altro bellissimo arazzo, Depero trasfigurerà nei suoi stilemi tantissime vedute del Trentino, piccoli paesi magari sconosciuti ai più, ritratti quasi dal vero in occasione di scampagnate e spesso documentati da fotografie”.
Fortunato Depero, Diabolicus, olio su tela, 1924-1926. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Anche Diabolicus, un famoso autoritratto dell’artista, ha le montagne del Trentino sullo sfondo…
“In Diabolicus Depero si rappresenta come un montanaro nell’atto di realizzare uno schizzo su un taccuino. Il dipinto racchiude un mistero: benché sia datato tra il ’24 e il ’26, le montagne sullo sfondo evocano i grattacieli di New York, che l’artista avrebbe visitato solo nel 1928. Abbiamo scoperto una piccola fotografia che raffigura Depero nella stessa posizione del ritratto e che sembra essere successiva al soggiorno newyorkese. Questo potrebbe portare a modificare la datazione del dipinto…”.
Il Futurismo è arte, ma anche azione, velocità, dinamismo… In che modo Depero vive tutto questo in Trentino?
“Nel 1926 Depero percorre la Gardesana in velocità insieme a un amico, uno dei pochi che allora possedevano un’automobile. Sul Secolo Sera di Milano descriverà il viaggio da Rovereto al Garda come un’impresa epica, esaltante, futurista. Anche la montagna gli regala grandi emozioni. Nel 1914, per esempio, l’artista si avventura in un’escursione sul Monte Altissimo, di cui troviamo testimonianza in un libro di Fetta conservato presso la Società Alpinisti Trentini: uno schizzo futurista che celebra la conquista della vetta, di cui Depero parla anche alla moglie Rosetta in una lettera”.
Enrico Pedrotti e Fortunato Depero, Illustrazione per la rivista “Enrosadira”, stampa litografica, estate 1939. Foto Studio Pedrotti
La mostra è frutto di un notevole lavoro di ricerca. Presenterete al pubblico anche opere inedite?
“Tra i prestiti della mostra avremo delle opere mai esposte che Depero realizzò con Enrico Pedrotti, membro di un’importante famiglia di fotografi che è nota per aver documentato la montagna trentina. Agli strepitosi scatti in bianco e nero di Pedrotti, Depero sovrappone dei disegni sintetici colorati, molto fanciulleschi e divertenti, connotando il paesaggio fotografico in modo del tutto nuovo”.
Come grafico Depero ha collaborato con marchi di fama internazionale, producendo icone come le pubblicità per Campari. Ci sono aziende trentine che hanno avuto la fortuna di averlo al proprio fianco?
“Per gli amici Cavazzani, grossi produttori vinicoli e compagni nelle sue gite in montagna, Depero realizzò moltissime pubblicità e una nutrita serie di etichette per i vini più disparati. In mostra avremo un buxus proveniente dalla bottega del vino dei Cavazzani, una targa dipinta realizzata in un materiale tipico di quegli anni - il buxus appunto - che raffigura il Castello di Avio, un monumento simbolo della Valle dell’Adige”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Carretto napoletano. Paese di tarantella, olio su tela, 1918. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Un altro Depero, insomma… Oltre al legame con la sua terra, quali altre sorprese riserva questa piccola e preziosa esposizione?
“La mostra presenta Depero in contesti diversi dal solito, quindi anche pubblicitario, promozionale e perfino vedutista, ma sempre nel suo stile futurista e dinamico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, poi, l’artista si rifugia a Serrada. La sua produzione si incupisce, spesso il colore sparisce a favore di bianchi e neri o carboni, un riflesso della guerra che si staglia sullo sfondo. In questo periodo i riferimenti visivi sono piccoli paesi, magari diroccati, ruderi e montagne: è un Futurismo quasi paradossale”.
Fortunato Depero, Cappelletta di S. Antonio ai Perini, olio su tavola, 1952. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Depero per il Trentino non è l’unica novità di questa primavera alla Casa d’Arte…
“Ultimamente sono tornati al museo dei pezzi che mancavano da molto tempo, perché in prestito per mostre. Questo rientro massiccio ha offerto l’occasione di riallestire la collezione permanente. Nella prima sala, per esempio, avremo le opere degli anni Dieci legate alla presenza di Depero a Capri e alla sua amicizia con lo scrittore svizzero Gilbert Clavel. La Sala degli Arazzi tornerà a riempirsi di tarsie multicolori, tra cui capolavori come Lizzana e Ritmi alpestri, mentre al piano dedicato alla Casa d’Arte il pubblico potrà vedere di nuovo la famosa scimmietta Campari tridimensionale. Nella sala dedicata all’America, invece, viene allestita l’unica opera del museo che non è di Depero, un’opera contemporanea molto interessante che ha a che fare con gli anni di New York”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Solidità e trasparenza, carboncino su carta, 1917. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Di che si tratta?
“È un’opera dell’artista contemporaneo Gaetano Cappa che si intitola 1929 Drama. Anni fa Cappa bussò alle porte dell’archivio con un cruccio: Depero documentava le sue attività in modo maniacale, eppure non si è conservata in alcun modo la sua voce. Alla fine del soggiorno americano, l’artista avrebbe voluto raccontare la sua esperienza in un volume chiamato New York Film vissuto, poi diventato New York Nuova Babele, che doveva essere corredato di due dischi in cui lui stesso parlava del mondo multicolore in cui si era imbattuto: le mostre, gli inviti ai cocktail, i rapporti con gli impresari, gli incontri e gli episodi più disparati. Il libro non fu mai pubblicato. Cappa, invece, ha costruito un plastico tridimensionale di una New York immaginaria, composto di una miriade di riproduzioni delle opere newyorkesi di Depero e dei suoi scritti in bella grafia che raccontano la metropoli. Il nuovo allestimento del museo accosta al plastico le opere originali del periodo americano, le pubblicità e le insegne della Futurist House, la Casa d’Arte che Depero sognava di portare a New York”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Manifesto pubblicitario Casa d’Arte Depero, olio su tela, 1921. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
“Il progetto nasce dal desiderio di mostrare un aspetto poco noto dell’artista", racconta Zanoner: "Depero il buon camminatore trentino, amante della sua terra benché futurista e benché abbia sentito la necessità di vivere la sua avventura in una dimensione metropolitana: a Milano, Roma, Parigi, ma soprattutto a New York, alla fine degli anni Venti. Neanche Marinetti aveva mai messo piede in America, è paradossale, forse per una sorta di timore reverenziale di fronte alla modernità che i futuristi cantavano. Depero, invece, con pochissime risorse economiche e senza conoscere l’inglese, decide di partire e trascorre due anni a New York. Dopo questa esperienza sentirà il bisogno di tornare nella terra che ama. La mostra racconta la quotidianità dell’artista in Trentino, in un percorso ricco di chicche e curiosità”.
Fortunato Depero al Rifugio Pedrotti sulle Dolomiti di Brenta, estate 1933.
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Archivio del ‘900, Fondo Depero
Che cosa vedremo all’ultimo piano della Casa d’Arte dal 22 aprile?
“Le opere in mostra saranno una trentina, compresi alcuni prestiti significativi. Arazzi celebri come Ritmi alpestri, disegni, ma anche materiali di tipo pubblicitario e perfino le insegne che Depero disegnò per le aziende di promozione turistica del Trentino: cartelli per guidare il turista verso il Lavarone o i laghi, che trovano riscontro nelle foto delle brochure dell’epoca, o le opere denominate ‘passeggiate tricolori’. E poi una serie di scritti sorprendenti, brani lirici tra narrativa e poesia, che raccontano delle tante gite ed escursioni compiute dall’artista sul Pasubio, sul Monte Altissimo, su Cima Brenta, così come nei borghi della Val Lagarina e Vallarsa. Un itinerario trasversale tra i linguaggi e le tecniche, che svela un volto curioso di Depero e lo riporta alla sua terra”.
A Serrada, borgo trentino nei pressi di Folgaria, è legato uno degli arazzi più celebri di Depero…
“Depero aveva casa nel borgo di Serrada, che dà il nome al grande arazzo presentato proprio cento anni fa alla Biennale di Monza: un’opera interessante perché interpreta in chiave futurista il paesaggio montano. Oltre a luoghi noti come Serrada o Lizzana, soggetto di un altro bellissimo arazzo, Depero trasfigurerà nei suoi stilemi tantissime vedute del Trentino, piccoli paesi magari sconosciuti ai più, ritratti quasi dal vero in occasione di scampagnate e spesso documentati da fotografie”.
Fortunato Depero, Diabolicus, olio su tela, 1924-1926. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Anche Diabolicus, un famoso autoritratto dell’artista, ha le montagne del Trentino sullo sfondo…
“In Diabolicus Depero si rappresenta come un montanaro nell’atto di realizzare uno schizzo su un taccuino. Il dipinto racchiude un mistero: benché sia datato tra il ’24 e il ’26, le montagne sullo sfondo evocano i grattacieli di New York, che l’artista avrebbe visitato solo nel 1928. Abbiamo scoperto una piccola fotografia che raffigura Depero nella stessa posizione del ritratto e che sembra essere successiva al soggiorno newyorkese. Questo potrebbe portare a modificare la datazione del dipinto…”.
Il Futurismo è arte, ma anche azione, velocità, dinamismo… In che modo Depero vive tutto questo in Trentino?
“Nel 1926 Depero percorre la Gardesana in velocità insieme a un amico, uno dei pochi che allora possedevano un’automobile. Sul Secolo Sera di Milano descriverà il viaggio da Rovereto al Garda come un’impresa epica, esaltante, futurista. Anche la montagna gli regala grandi emozioni. Nel 1914, per esempio, l’artista si avventura in un’escursione sul Monte Altissimo, di cui troviamo testimonianza in un libro di Fetta conservato presso la Società Alpinisti Trentini: uno schizzo futurista che celebra la conquista della vetta, di cui Depero parla anche alla moglie Rosetta in una lettera”.
Enrico Pedrotti e Fortunato Depero, Illustrazione per la rivista “Enrosadira”, stampa litografica, estate 1939. Foto Studio Pedrotti
La mostra è frutto di un notevole lavoro di ricerca. Presenterete al pubblico anche opere inedite?
“Tra i prestiti della mostra avremo delle opere mai esposte che Depero realizzò con Enrico Pedrotti, membro di un’importante famiglia di fotografi che è nota per aver documentato la montagna trentina. Agli strepitosi scatti in bianco e nero di Pedrotti, Depero sovrappone dei disegni sintetici colorati, molto fanciulleschi e divertenti, connotando il paesaggio fotografico in modo del tutto nuovo”.
Come grafico Depero ha collaborato con marchi di fama internazionale, producendo icone come le pubblicità per Campari. Ci sono aziende trentine che hanno avuto la fortuna di averlo al proprio fianco?
“Per gli amici Cavazzani, grossi produttori vinicoli e compagni nelle sue gite in montagna, Depero realizzò moltissime pubblicità e una nutrita serie di etichette per i vini più disparati. In mostra avremo un buxus proveniente dalla bottega del vino dei Cavazzani, una targa dipinta realizzata in un materiale tipico di quegli anni - il buxus appunto - che raffigura il Castello di Avio, un monumento simbolo della Valle dell’Adige”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Carretto napoletano. Paese di tarantella, olio su tela, 1918. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Un altro Depero, insomma… Oltre al legame con la sua terra, quali altre sorprese riserva questa piccola e preziosa esposizione?
“La mostra presenta Depero in contesti diversi dal solito, quindi anche pubblicitario, promozionale e perfino vedutista, ma sempre nel suo stile futurista e dinamico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, poi, l’artista si rifugia a Serrada. La sua produzione si incupisce, spesso il colore sparisce a favore di bianchi e neri o carboni, un riflesso della guerra che si staglia sullo sfondo. In questo periodo i riferimenti visivi sono piccoli paesi, magari diroccati, ruderi e montagne: è un Futurismo quasi paradossale”.
Fortunato Depero, Cappelletta di S. Antonio ai Perini, olio su tavola, 1952. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Depero per il Trentino non è l’unica novità di questa primavera alla Casa d’Arte…
“Ultimamente sono tornati al museo dei pezzi che mancavano da molto tempo, perché in prestito per mostre. Questo rientro massiccio ha offerto l’occasione di riallestire la collezione permanente. Nella prima sala, per esempio, avremo le opere degli anni Dieci legate alla presenza di Depero a Capri e alla sua amicizia con lo scrittore svizzero Gilbert Clavel. La Sala degli Arazzi tornerà a riempirsi di tarsie multicolori, tra cui capolavori come Lizzana e Ritmi alpestri, mentre al piano dedicato alla Casa d’Arte il pubblico potrà vedere di nuovo la famosa scimmietta Campari tridimensionale. Nella sala dedicata all’America, invece, viene allestita l’unica opera del museo che non è di Depero, un’opera contemporanea molto interessante che ha a che fare con gli anni di New York”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Solidità e trasparenza, carboncino su carta, 1917. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
Di che si tratta?
“È un’opera dell’artista contemporaneo Gaetano Cappa che si intitola 1929 Drama. Anni fa Cappa bussò alle porte dell’archivio con un cruccio: Depero documentava le sue attività in modo maniacale, eppure non si è conservata in alcun modo la sua voce. Alla fine del soggiorno americano, l’artista avrebbe voluto raccontare la sua esperienza in un volume chiamato New York Film vissuto, poi diventato New York Nuova Babele, che doveva essere corredato di due dischi in cui lui stesso parlava del mondo multicolore in cui si era imbattuto: le mostre, gli inviti ai cocktail, i rapporti con gli impresari, gli incontri e gli episodi più disparati. Il libro non fu mai pubblicato. Cappa, invece, ha costruito un plastico tridimensionale di una New York immaginaria, composto di una miriade di riproduzioni delle opere newyorkesi di Depero e dei suoi scritti in bella grafia che raccontano la metropoli. Il nuovo allestimento del museo accosta al plastico le opere originali del periodo americano, le pubblicità e le insegne della Futurist House, la Casa d’Arte che Depero sognava di portare a New York”.
Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 - Rovereto, TN, 1960), Manifesto pubblicitario Casa d’Arte Depero, olio su tela, 1921. Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo Depero
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