Leandro 40 / Visioni_Leandro 40
Dal 17 Febbraio 2021 al 17 Febbraio 2021
San Cesario di Lecce | Lecce
Luogo: Distilleria De Giorgi e online
Indirizzo: Via Vittorio Emanuele III, 86
Curatori: Lorenzo Madaro, Brizia Minerva, Pietro Copani
Enti promotori:
- Associazione Variarti in collaborazione con Direzione regionale Musei Puglia del MiBACT e Polo Biblio-Museale di Lecce
E-Mail info: teatro@astragali.org
Un ciclo di talk online, installazioni, visite guidate e una mostra nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce: dal 17 febbraio si celebreranno così i quarant’anni dalla scomparsa dell’artista salentino Ezechiele Leandro (10 aprile 1905 – 17 febbraio 1981), un visionario che attraverso la sua ricerca artistica ha creato nuovi mondi, tutti da decifrare. E proprio per raccontare questo universo e per conoscere la sua arte capace di travalicare la resistenza degli steccati dei linguaggi e dei confini, nell’ambito del progetto "Alchimie – la Distilleria De Giorgi residenza artistica di comunità", nasce Leandro 40, un’iniziativa ideata e realizzata dall’associazione Variarti, a cura del docente dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e curatore d’arte contemporanea Lorenzo Madaro, della storica dell’arte Brizia Minerva e dell’architetto Pietro Copani in collaborazione con Castello di Copertino, Museo Castromediano e Pinacoteca Francescana di Lecce e il progetto grafico di Marco Spinelli. Leandro era pluralità, dialogo, visione: per celebrare questo speciale momento è stato pensato un programma di incontri e progetti. Dal 17 febbraio al 24 marzo, ogni mercoledì, in diretta sulla pagina Facebook Leandro 40 un talk online con addetti ai lavori, artisti, docenti, amministratori locali, operatori culturali. Dal 30 marzo, inoltre, nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce si aprirà “Visioni_Leandro 40”, una selezione ragionata di opere da collezioni private a cura di Lorenzo Madaro e Brizia Minerva con l’inserto di progetti sonori come la Poesia dell’acqua (a cura di Tonio Panzera, Enzo Marenaci, Silvia Boccadamo e Giuseppe Cristaldi) e “Lu Zacheli”, audio documentario poetico sulla vita di Leandro e installazione visivo sonora a cura di Daniela Diurisi e Agostino Aresu con la collaborazione di Brunella Tegas. Nelle prossime settimane (calendario ancora in via di definizione) in programma ulteriori installazioni, visite guidate e altre attività tra Castello di Copertino, Museo Castromediano e Pinacoteca Francescana.
Ezechiele Leandro è nato a Lequile, in provincia di Lecce, nel 1905. Trovatello, cresce in una famiglia di contadini e viene riconosciuto dalla madre naturale solo undici anni dopo. Lavora come pastore ed è poi trasferito nel convento dei frati francescani del paese, dove acquisisce una cultura profondamente religiosa, entrando in contatto con l’iconografia cristiana. Nei primi anni Trenta lavora come cementista: l’esperienza risulterà poi fondamentale nel corso della sua attività artistica. Nel 1932 si sposa e si trasferisce nella vicina San Cesario, dove inizia a installare le prime sculture nel giardino della sua abitazione. Le difficoltà economiche lo spingono a trasferirsi dapprima in Africa e poi in Germania, dove lavora in miniera. Al ritorno si arruola, dopodiché lavora come ferrivecchi. Nel 1955 si trasferisce in via Cerundolo: nel giardino adiacente alla casa impianta le sue sculture e due anni dopo dipinge la prima tela, un San Giorgio e drago. Nel 1962 avvia i lavori per il concepimento del Santuario della Pazienza, il grande giardino popolato da centinaia di sculture in cemento e materiali di risulta, assemblati con un preciso ordine, guardando alle sacre scritture ma anche al profano, con accenti tragici e ironici. La struttura del Santuario – inaugurato nel 1975 e vincolato dal Mibact nel 2014 – è scandita da navate e anfratti, oggi in uno stato di conservazione precario dovuto anche ad atti di vandalismo e incuria. L’attività espositiva degli anni Settanta è molto intensa, così come gli omaggi che gli sono stati tributati dopo la sua morte, avvenuta nel 1981. È dell’estate 2016 la prima retrospettiva completa sulla sua opera, promossa dal Mibact.
Il programma prenderà il via mercoledì 17 febbraio dalle 18 con Ouverture Leandro 40. Coordinati da Lorenzo Madaro dialogheranno Pietro Copani (MiBACT, direttore del Castello di Copertino), Luigi De Luca (direttore del Polo biblio-museale di Lecce), Brizia Minerva (storica dell’arte, Museo Castromediano di Lecce), Padre Paolo Quaranta (direttore della Pinacoteca Roberto Caracciolo di Lecce), Elisa Rizzello (assessora alla Cultura ed ai servizi sociali del Comune di San Cesario di Lecce), Fabio Tolledi (Astragali Teatro).
Mercoledì 24 febbraio (ore 18) si illustreranno le “Prospettive per un irregolare” con Pietro Copani (MiBACT, direttore del Castello di Copertino), Eva Di Stefano (storica dell’arte, Università di Palermo, Osservatorio Outsider art), Cesare Pietroiusti (artista e presidente di Palaexpo di Roma), Salvatore Capone (già sindaco di San Cesario di Lecce e parlamentare) e i curatori del progetto Brizia Minerva e Lorenzo Madaro. A marzo il programma dei talk proseguirà mercoledì 3(ore 18) con Materiali, materie con Antonio Benegiamo (Archivio Leandro), Daniele D’Acquisto (artista), Matteo Fato (artista), Rosanna Lerede (docente di restauro, Accademia di Belle Arti di Lecce), Andrea Romano (capo di Gabinetto della Provincia di Lecce). Mercoledì 10 (ore 18), Simone Giorgino (poeta e docente dell’Università del Salento), Gabriele Mina (studioso di arte outsider e autore di Costruttori di babele), Elvino Politi (pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce) e Luigi Presicce (artista) ragioneranno insieme di Scritture e visioni arcaiche. Il 17 marzo (ore 18) l’artista Antonio Marras omaggerà Leandro realizzando un’opera mentre il 24 marzo (ore 18) il programma dei talk si concluderà con i percorsi raccontati da Luigi Negro (Lu Cafausu), Mauro Marino (operatore culturale del Fondo Verri di Lecce), Rachele Fiorelli (storica dell’arte) e Rita Ferlisi (storica dell’arte, Soprintendenza BB CC AA, Agrigento).
«Leandro rappresenta paradossalmente una risorsa straordinaria per la comunità di San Cesario di Lecce. L’occasione di conoscere una straordinaria personalità artistica di livello internazionale che ha bisogno di un costante processo di studio e valorizzazione», sottolinea Fabio Tolledi, direttore artistico di Astràgali Teatro e presidente del Centro Italiano dell’Iti – Unesco. «Questo progetto nasce da una riflessione su Leandro come artista totale, il cui discorso si articola e moltiplica su fronti continuamente aperti, che induce a nuovi sguardi, letture e contesti», riflettono i curatori di Leandro 40, Lorenzo Madaro, Brizia Minerva e Pietro Copani. «Un progetto curale, quindi, un modo anche per fare il punto, a quarant’anni dalla sua morte, sui documenti e sui materiali che sono rimasti, sugli sguardi e sulle voci di chi, oggi, da artista e non solo, è capace di immaginare un mondo di visioni. Grazie ad Astràgali e a Variarti per aver concesso tutto ciò».
Il progetto Alchimie, sostenuto da Fondazione con il Sud, è promosso dal Centro italiano dell'International Theatre Institute - Unesco e da Astràgali Teatro, in collaborazione con il Comune di San Cesario di Lecce e in partenariato con Iti – Unesco Worldwide, Espéro, Teatro dei Veleni, Teatro Zemrude, VariArti, NovaVita, Libera, CPIA Lecce. Uno dei più interessanti e imponenti monumenti dell’archeologia industriale pugliese e meridionale, è infatti un luogo aperto al teatro, all’internazionalizzazione della scena, alla formazione d’eccellenza e all’inclusione sociale.
LEANDRO – CHI ERA
Era un visionario, attraverso la sua ricerca artistica ha creato nuove visioni, nuovi mondi, tutti da decifrare. Ma «Leandro ha avuto la sfortuna di operare in un luogo geograficamente dimenticato da ogni volontà politica e lasciato al di fuori per secoli, lontano dagli scambi culturali e restio, sempre per incapacità e presunzione politica a raccogliere e recepire qualsiasi forma di cultura artistica e non, che non fosse quella ufficiale: ecco perché è stato quasi da tutti schernito, denigrato e ignorato», come ha suggerito nel 1981 lo scultore Nino Rollo. Ezechiele Leandro è difatti un caso “a parte”, un outsider autentico nel panorama artistico pugliese – e italiano ed europeo, visto anche l’interesse che il suo lavoro sta suscitando in diversi contesti certamente extralocali – del XX secolo. Sfatiamo innanzitutto un mito: Ezechiele Leandro non era un naif, aveva una sua cultura visiva molto radicata – dal mosaico della cattedrale di Otranto a Duchamp, per esempio, chiaramente passando per Picasso – ma allo stesso tempo è stato in grado di concepire un suo alfabeto, rivoluzionario, proprio perché primitivo, sincero, impenetrabile e sconfinato. Nonostante ciò dalla storiografia locale, anche da quella cosiddetta accademica, è sempre stato considerato un autore in qualche modo inconsapevole, bensì avesse una considerazione – anche abbastanza alta – di sé. Nato il 10 aprile 1905 a Lequile, in Salento, viene poi affidato alle cure dei frati del paese. Intorno al 1932-1933 inizia a realizzare le prime opere, ma poi si verifica l’improvviso trasferimento in Africa, dove lavorerà quasi due anni come minatore, poiché i problemi economici – nel frattempo si era sposato ed era nata la prima figlia – non gli consentivano di vivere a San Cesario di Lecce, paese in cui si era trasferito con la moglie dopo il matrimonio. A contatto con la cultura indigena africana, apprende le tecniche di lavorazione del colore, generato da calibrati amalgami tra le terre e le materie primigenie, che saranno fondamentali durante una lunga fase della sua ricerca pittorica. Immagino che lì abbia attinto anche dal repertorio rigoroso ed estremo della cultura figurativa africana, chissà. Nel 1946 apre un’officina di affitto, riparazione e vendita di biciclette, lavora come cementista e rottamaio, utilizzando il cortile della sua casa come deposito. A metà degli anni Cinquanta costruisce la casa in via Cerundolo, dove impianta le opere plastiche concepite fino a quel momento. Nel 1957 dipinge la prima opera utilizzando come base una vecchia tela e già questo è un gesto che ha un’intensità in qualche modo rivoluzionaria: appropriarsi di un manufatto altrui per reinventarlo, per cambiarne i connotati. Più tardi, guardando alla lezione Dadaista, lo farà anche con gli oggetti e i materiali di risulta. Ha inizio così la sua frenetica attività pittorica, stimolata da un immaginifico universo popolato da arcane figure, in un continuo sussulto emotivo, tra sogno e incubo, radici profondamente religiose e bagliori di imprevedibile visionarietà. Leandro è vorace, dipinge su svariati supporti senza tener conto della loro “durata” futura e con un’urgenza irrefrenabile. Opera su formati medio-piccoli, ma anche di grande respiro, come si evince ad esempio da una serie di grandi opere proposte nel 1992 nel Palazzo Marulli di San Cesario in una mostra curata da Gianfranco Coppola. La stessa calibrata frenesia espressiva caratterizza il suo “Santuario della Pazienza”: Leandro inizia l’edificazione del suo capolavoro nel 1962, lo “ambienta” nel giardino adiacente al suo personale museo, dove aveva nel frattempo allestito una panoramica della sua attività pittorica. Ezechiele osserva la natura e le credenze popolari, da cui estrae esseri dalle fattezze antropomorfe e animali arguiti da un bestiario fantastico. Nella sua pittura, così come nei gruppi statuari del “Santuario della Pazienza”, emergono altresì espliciti riferimenti all’iconografia cristiana, con scene ispirate alle Sacre Scritture, come la Passione di Cristo, l’Inferno, il Paradiso e il Purgatorio, la Madonna, affiancati a scene profane, come il gruppo di musicisti – purtroppo in parte distrutto e in parte trasferito “altrove” in tempi recenti –, da cui emergono strumenti veri e propri assemblati al modellato in cemento e a materiali di risulta. Già, il recupero, il riutilizzo: Leandro aveva compreso in tempi non sospetti l’importanza di queste eco-pratica, i gruppi plastici del suo “Santuario” sono stati concepiti tenendo conto di questo principio, assemblando brandelli di vecchie piastrelle, a piatti, bottiglie e bicchieri assemblati a ferri e materiali di riuso, il tutto amalgamato nella dura pelle del cemento.
Bibliografia essenziale
Leandro unico primitivo, catalogo della mostra (Lecce, Museo Castromediano; San Cesario, Distilleria De Giorgi e Santuario della pazienza; Bitonto, Pinacoteca nazionale Devanna), a cura di A. Di Marzo, L. Madaro, B. Minerva e T. Piccolo, allestimento di P. Copani, Grenzi Editore, Foggia 2016.
Scritti di Ezechiele Leandro
La creazione degli Angeli ed il peccato di Adamo ed Eva, Scorrano Offset, Lecce 1977.
Penzieri e cunti, Tipolito Greco, Copertino 1977.
Sentite questo, Seledizioni, Bologna 1979.
La creazione, Manni, San Cesario di Lecce 2002.
Ezechiele Leandro è nato a Lequile, in provincia di Lecce, nel 1905. Trovatello, cresce in una famiglia di contadini e viene riconosciuto dalla madre naturale solo undici anni dopo. Lavora come pastore ed è poi trasferito nel convento dei frati francescani del paese, dove acquisisce una cultura profondamente religiosa, entrando in contatto con l’iconografia cristiana. Nei primi anni Trenta lavora come cementista: l’esperienza risulterà poi fondamentale nel corso della sua attività artistica. Nel 1932 si sposa e si trasferisce nella vicina San Cesario, dove inizia a installare le prime sculture nel giardino della sua abitazione. Le difficoltà economiche lo spingono a trasferirsi dapprima in Africa e poi in Germania, dove lavora in miniera. Al ritorno si arruola, dopodiché lavora come ferrivecchi. Nel 1955 si trasferisce in via Cerundolo: nel giardino adiacente alla casa impianta le sue sculture e due anni dopo dipinge la prima tela, un San Giorgio e drago. Nel 1962 avvia i lavori per il concepimento del Santuario della Pazienza, il grande giardino popolato da centinaia di sculture in cemento e materiali di risulta, assemblati con un preciso ordine, guardando alle sacre scritture ma anche al profano, con accenti tragici e ironici. La struttura del Santuario – inaugurato nel 1975 e vincolato dal Mibact nel 2014 – è scandita da navate e anfratti, oggi in uno stato di conservazione precario dovuto anche ad atti di vandalismo e incuria. L’attività espositiva degli anni Settanta è molto intensa, così come gli omaggi che gli sono stati tributati dopo la sua morte, avvenuta nel 1981. È dell’estate 2016 la prima retrospettiva completa sulla sua opera, promossa dal Mibact.
Il programma prenderà il via mercoledì 17 febbraio dalle 18 con Ouverture Leandro 40. Coordinati da Lorenzo Madaro dialogheranno Pietro Copani (MiBACT, direttore del Castello di Copertino), Luigi De Luca (direttore del Polo biblio-museale di Lecce), Brizia Minerva (storica dell’arte, Museo Castromediano di Lecce), Padre Paolo Quaranta (direttore della Pinacoteca Roberto Caracciolo di Lecce), Elisa Rizzello (assessora alla Cultura ed ai servizi sociali del Comune di San Cesario di Lecce), Fabio Tolledi (Astragali Teatro).
Mercoledì 24 febbraio (ore 18) si illustreranno le “Prospettive per un irregolare” con Pietro Copani (MiBACT, direttore del Castello di Copertino), Eva Di Stefano (storica dell’arte, Università di Palermo, Osservatorio Outsider art), Cesare Pietroiusti (artista e presidente di Palaexpo di Roma), Salvatore Capone (già sindaco di San Cesario di Lecce e parlamentare) e i curatori del progetto Brizia Minerva e Lorenzo Madaro. A marzo il programma dei talk proseguirà mercoledì 3(ore 18) con Materiali, materie con Antonio Benegiamo (Archivio Leandro), Daniele D’Acquisto (artista), Matteo Fato (artista), Rosanna Lerede (docente di restauro, Accademia di Belle Arti di Lecce), Andrea Romano (capo di Gabinetto della Provincia di Lecce). Mercoledì 10 (ore 18), Simone Giorgino (poeta e docente dell’Università del Salento), Gabriele Mina (studioso di arte outsider e autore di Costruttori di babele), Elvino Politi (pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce) e Luigi Presicce (artista) ragioneranno insieme di Scritture e visioni arcaiche. Il 17 marzo (ore 18) l’artista Antonio Marras omaggerà Leandro realizzando un’opera mentre il 24 marzo (ore 18) il programma dei talk si concluderà con i percorsi raccontati da Luigi Negro (Lu Cafausu), Mauro Marino (operatore culturale del Fondo Verri di Lecce), Rachele Fiorelli (storica dell’arte) e Rita Ferlisi (storica dell’arte, Soprintendenza BB CC AA, Agrigento).
«Leandro rappresenta paradossalmente una risorsa straordinaria per la comunità di San Cesario di Lecce. L’occasione di conoscere una straordinaria personalità artistica di livello internazionale che ha bisogno di un costante processo di studio e valorizzazione», sottolinea Fabio Tolledi, direttore artistico di Astràgali Teatro e presidente del Centro Italiano dell’Iti – Unesco. «Questo progetto nasce da una riflessione su Leandro come artista totale, il cui discorso si articola e moltiplica su fronti continuamente aperti, che induce a nuovi sguardi, letture e contesti», riflettono i curatori di Leandro 40, Lorenzo Madaro, Brizia Minerva e Pietro Copani. «Un progetto curale, quindi, un modo anche per fare il punto, a quarant’anni dalla sua morte, sui documenti e sui materiali che sono rimasti, sugli sguardi e sulle voci di chi, oggi, da artista e non solo, è capace di immaginare un mondo di visioni. Grazie ad Astràgali e a Variarti per aver concesso tutto ciò».
Il progetto Alchimie, sostenuto da Fondazione con il Sud, è promosso dal Centro italiano dell'International Theatre Institute - Unesco e da Astràgali Teatro, in collaborazione con il Comune di San Cesario di Lecce e in partenariato con Iti – Unesco Worldwide, Espéro, Teatro dei Veleni, Teatro Zemrude, VariArti, NovaVita, Libera, CPIA Lecce. Uno dei più interessanti e imponenti monumenti dell’archeologia industriale pugliese e meridionale, è infatti un luogo aperto al teatro, all’internazionalizzazione della scena, alla formazione d’eccellenza e all’inclusione sociale.
LEANDRO – CHI ERA
Era un visionario, attraverso la sua ricerca artistica ha creato nuove visioni, nuovi mondi, tutti da decifrare. Ma «Leandro ha avuto la sfortuna di operare in un luogo geograficamente dimenticato da ogni volontà politica e lasciato al di fuori per secoli, lontano dagli scambi culturali e restio, sempre per incapacità e presunzione politica a raccogliere e recepire qualsiasi forma di cultura artistica e non, che non fosse quella ufficiale: ecco perché è stato quasi da tutti schernito, denigrato e ignorato», come ha suggerito nel 1981 lo scultore Nino Rollo. Ezechiele Leandro è difatti un caso “a parte”, un outsider autentico nel panorama artistico pugliese – e italiano ed europeo, visto anche l’interesse che il suo lavoro sta suscitando in diversi contesti certamente extralocali – del XX secolo. Sfatiamo innanzitutto un mito: Ezechiele Leandro non era un naif, aveva una sua cultura visiva molto radicata – dal mosaico della cattedrale di Otranto a Duchamp, per esempio, chiaramente passando per Picasso – ma allo stesso tempo è stato in grado di concepire un suo alfabeto, rivoluzionario, proprio perché primitivo, sincero, impenetrabile e sconfinato. Nonostante ciò dalla storiografia locale, anche da quella cosiddetta accademica, è sempre stato considerato un autore in qualche modo inconsapevole, bensì avesse una considerazione – anche abbastanza alta – di sé. Nato il 10 aprile 1905 a Lequile, in Salento, viene poi affidato alle cure dei frati del paese. Intorno al 1932-1933 inizia a realizzare le prime opere, ma poi si verifica l’improvviso trasferimento in Africa, dove lavorerà quasi due anni come minatore, poiché i problemi economici – nel frattempo si era sposato ed era nata la prima figlia – non gli consentivano di vivere a San Cesario di Lecce, paese in cui si era trasferito con la moglie dopo il matrimonio. A contatto con la cultura indigena africana, apprende le tecniche di lavorazione del colore, generato da calibrati amalgami tra le terre e le materie primigenie, che saranno fondamentali durante una lunga fase della sua ricerca pittorica. Immagino che lì abbia attinto anche dal repertorio rigoroso ed estremo della cultura figurativa africana, chissà. Nel 1946 apre un’officina di affitto, riparazione e vendita di biciclette, lavora come cementista e rottamaio, utilizzando il cortile della sua casa come deposito. A metà degli anni Cinquanta costruisce la casa in via Cerundolo, dove impianta le opere plastiche concepite fino a quel momento. Nel 1957 dipinge la prima opera utilizzando come base una vecchia tela e già questo è un gesto che ha un’intensità in qualche modo rivoluzionaria: appropriarsi di un manufatto altrui per reinventarlo, per cambiarne i connotati. Più tardi, guardando alla lezione Dadaista, lo farà anche con gli oggetti e i materiali di risulta. Ha inizio così la sua frenetica attività pittorica, stimolata da un immaginifico universo popolato da arcane figure, in un continuo sussulto emotivo, tra sogno e incubo, radici profondamente religiose e bagliori di imprevedibile visionarietà. Leandro è vorace, dipinge su svariati supporti senza tener conto della loro “durata” futura e con un’urgenza irrefrenabile. Opera su formati medio-piccoli, ma anche di grande respiro, come si evince ad esempio da una serie di grandi opere proposte nel 1992 nel Palazzo Marulli di San Cesario in una mostra curata da Gianfranco Coppola. La stessa calibrata frenesia espressiva caratterizza il suo “Santuario della Pazienza”: Leandro inizia l’edificazione del suo capolavoro nel 1962, lo “ambienta” nel giardino adiacente al suo personale museo, dove aveva nel frattempo allestito una panoramica della sua attività pittorica. Ezechiele osserva la natura e le credenze popolari, da cui estrae esseri dalle fattezze antropomorfe e animali arguiti da un bestiario fantastico. Nella sua pittura, così come nei gruppi statuari del “Santuario della Pazienza”, emergono altresì espliciti riferimenti all’iconografia cristiana, con scene ispirate alle Sacre Scritture, come la Passione di Cristo, l’Inferno, il Paradiso e il Purgatorio, la Madonna, affiancati a scene profane, come il gruppo di musicisti – purtroppo in parte distrutto e in parte trasferito “altrove” in tempi recenti –, da cui emergono strumenti veri e propri assemblati al modellato in cemento e a materiali di risulta. Già, il recupero, il riutilizzo: Leandro aveva compreso in tempi non sospetti l’importanza di queste eco-pratica, i gruppi plastici del suo “Santuario” sono stati concepiti tenendo conto di questo principio, assemblando brandelli di vecchie piastrelle, a piatti, bottiglie e bicchieri assemblati a ferri e materiali di riuso, il tutto amalgamato nella dura pelle del cemento.
Bibliografia essenziale
Leandro unico primitivo, catalogo della mostra (Lecce, Museo Castromediano; San Cesario, Distilleria De Giorgi e Santuario della pazienza; Bitonto, Pinacoteca nazionale Devanna), a cura di A. Di Marzo, L. Madaro, B. Minerva e T. Piccolo, allestimento di P. Copani, Grenzi Editore, Foggia 2016.
Scritti di Ezechiele Leandro
La creazione degli Angeli ed il peccato di Adamo ed Eva, Scorrano Offset, Lecce 1977.
Penzieri e cunti, Tipolito Greco, Copertino 1977.
Sentite questo, Seledizioni, Bologna 1979.
La creazione, Manni, San Cesario di Lecce 2002.
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