A Palazzo Barberini dal 18 maggio

Caravaggio accanto a Paolini e Neshat per la mostra "Eco e Narciso" che inaugura 11 nuove sale

Giulio Paolini, Eco nel vuoto, accanto al Narciso attribuito a Caravaggio. Foto: © Alberto Novelli
 

Samantha De Martin

17/05/2018

Roma - «Viva l’arte». Conclude così Luigi Ontani mettendosi in posa per una foto, davanti alle 24 stampe fotografiche a colori su alluminio che compongono la sua opera Le Ore, allestita sotto il roboante panegirico visivo del Trionfo della Divina Provvidenza realizzato da Pietro da Cortona nell’omonimo salone di Palazzo Barberini.
L’installazione del maestro - che nel corso della sua carriera ha fatto della rappresentazione di sé il mezzo espressivo per eccellenza - e che esplica l’ineluttabile rapporto tra tempo ciclico e tempo lineare, invitando, con le sue diverse facce, a entrare nell’orbita di un tempo allegorico e mitico, è solo una delle 37 opere del percorso espositivo Eco e Narciso, inaugurato oggi alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini.

La mostra - che è soprattutto il frutto di una appassionata convergenza tra alcuni capolavori di arte antica appartenenti alle Gallerie di Palazzo Barberini, e opere di arte contemporanea provenienti dalle collezioni del MAXXI - celebra l’apertura di undici sale della Galleria, restaurate nel biennio 2015-2017 ed estese su oltre 750 metri quadri, restituendole al pubblico e alla città dopo 70 anni. Era il 1949 infatti quando lo Stato italiano acquistò Palazzo Barberini - a quel tempo occupato dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate - per farne la sede della Galleria Nazionale di Arte Antica.
Come ha spiegato anche Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, «nell’epoca dei selfie e dell’ossessione per il ritratto, il tema dell’identità non può che risuonare straordinariamente attuale».

E dunque, non poteva essere scelto fil rouge migliore del mito di Eco e Narciso, per tessere un percorso incentrato sulla prospettiva del doppio, del riflesso, dell’identità. D’altra parte proprio in quella struggente storia narrata da Ovidio e che cantava l’amore non corrisposto tra la ninfa Eco - letteralmente consumata dall’amore nei confronti del giovane bello e crudele, ridotta a ossa, roccia e a flebile voce - e Narciso, Leon Battista Alberti aveva posto le origini della pittura stessa.

La mostra - a cura di Flaminia Gennari Santosi, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, e del direttore del MAXXI, Bartolomeo Pietromarchi - evoca infatti la figura dell’artista, Narciso e allo stesso tempo Eco, condannato a inseguire un’immagine, un riflesso, un’illusione. Metafora che ben si evince nella tematica del ritratto e dell’autoritratto, declinata nelle sue innumerevoli sfumature, dal potere all’erotismo, dall’intimo all’esotico, dalla temporalità alla spiritualità, del concettuale al grottesco.

Proprio per questo, lo straordinario Narciso attribuito a Caravaggio è l’opera simbolo di questa mostra. Allestito nel Salone Ovale - ambiente destinato in origine a riunire gli scrittori ed i poeti della cerchia dei Barberini - il celebre capolavoro sembra concentrarsi sulla problematica dimensione dell’io, presentata in termini notturni e negativi, come desiderio, mancanza, fraintendimento. Ed è per questo che, di fronte alla tela di Caravaggio, campeggia l’opera di Giulio Paolini, Eco nel vuoto, che, appositamente creata in occasione di questa mostra, reinterpreta la tragica figura della ninfa, ridotta in sassi e a mero riverbero sonoro.

Il percorso prosegue poi tra gli affreschi e i festoni che rappresentano gli antichi feudi della famiglia Barberini, tra le vedute, oggi sbiadite dal tempo, che, nell’allora sala da pranzo del piano nobile del palazzo, dovevano costituire paesaggi della memoria, evocatori degli antichi fasti, richiamo a un ideale di continuità e identità. Memoria alla quale si ispira il filo dei Libri Cuciti di Maria Lai, l’artista sarda scelta per dialogare con le vedute della Sala dei paesaggi (e che l’anno prossimo sarà al centro di una grande mostra al MAXXI).

Nella Sala delle cineserie, invece, le ambigue e deformi fattezze dell’uomo raffigurato da Luca Giordano si metaforizzano nell’opera di Markus Schinwald, che lavora a partire da un genere di immagine stereotipato e convenzionale. Qui il tema affrontato è quello della deformazione e della distorsione in relazione al contrasto tra etica ed estetica.

Dall’Appartamento d’estate, dove i cardinali Barberini davano udienza nella bella stagione, e dove si affrontano oggi i ritratti di Enrico VIII di Hans Holbein e di Stefano IV Colonna del Bronzino - entrambi ritratti ufficiali, di ruolo, sia pure inquadrati secondo angolazioni spaziali e concettuali diverse - si arriva alla Sala del Trono, dove accolgono il visitatore il quadrone di Carlo Viva e le due monumentali tele commissionate dai Barberini a Giovan Francesco Romanelli, replicate dall’allievo Belloni. Le Nozze di Bacco e Arianna e quelle di Peleo e Teti dialogano con il video dell’artista iraniana Shirin Neshat, Illusion & Mirrors, che si interroga sui fantasmi dissepolti della memoria personale. Natalie Portman veste i panni di una figura enigmatica che si aggira spaesata in uno spazio spettrale, attratta da apparizioni evanescenti.

Proseguendo lungo l'itinerario, si incontra il bellissimo ritratto della giovane e sfortunata nobile romana Beatrice Cenci, che la leggenda vuole effigiata in carcere, la notte prima dell’esecuzione, da Guido Reni, che ne avrebbe fatto un’icona dell’innocenza abusata, prima dal padre, poi dall’autorità che la condannò a morte per parricidio.

Il Nudo femminile di schiena di Pierre Subleyras si affianca invece a SBQR, netnude, gayscape,orsiitaliani, etc. i ritratti che Stefano Arienti dedica a coppie gay reperite su Internet, colte in posizioni molto intime.

In questo "percorso di scoperta", incentrato sul dialogo tra arte antica e contemporanea, non poteva mancare uno delle tele simbolo delle Gallerie di Palazzo Barberini. Nella camera da letto d’inverno e in quella successiva, La Fornarina di Raffaello dialoga, di spalle, con La Maddalena di Pietro Cosimo. La santa e l’amante si affiancano a Bent and Fuses di Monica Bonvicini esprimendo la presa di potere sociale e intellettuale della donna.

Il percorso si conclude nella Sala dei Marmi dove il busto di Urbano VIII, opera di Gian Lorenzo Bernini, si innalza potente tra i monumentali ritratti di Giovanni Paolo II  e Mao di Yan Pei-Ming.

Dopo la chiusura di Eco e Narciso, le nuove sale saranno integrate nel nuovo percorso di visita delle Gallerie e allestite con le opere del Sei-Settecento provenienti dalle collezioni. Dei tre lavori, realizzati appositamente per il percorso, due - Bent and Fused di Bonvicini e The Invisible Man di Shonibare entreranno a far parte della collezione del MAXXI.

Ma c’è un’altra novità. Con l’apertura delle 11 nuove sale, la scala del Borromini, al momento visibile solo dal basso, pensata per servire gli appartamenti dei cardinali, potrà essere percorsa dai visitatori, entrando a far parte dell’itinerario museale.

Il confronto tra artisti di ieri e di oggi, nel segno del ritratto, prosegue, poi, al MAXXI, dove La Velata, scultura settecentesca di Antonio Corradini, sarà esposta insieme a VB74 di Vanessa Beecroft, immagine della performance realizzata al MAXXI nel 2014, per la prima volta visibile al pubblico.

In occasione della mostra giunge anche il messaggio del ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini: «L’inaugurazione delle nuove sale di Palazzo Barberini, finora mai aperte al pubblico, con la mostra Eco e Narciso realizzata in collaborazione con il MAXXI è il frutto dell’accordo con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che ha permesso di compiere un altro, importante passo verso la piena restituzione alla fruizione culturale degli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Antica. Questo museo straordinario, capace di raccontare al mondo, con le sue architetture e le sue collezioni, la gloria e la magnificenza del barocco e del manierismo, da oggi è ancora più grande».

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