Now! Giovani Artiste Italiane
Dal 05 Ottobre 2013 al 27 Ottobre 2013
Ferrara
Luogo: Ex Refettorio del Complesso San Paolo
Indirizzo: via Boccaleone 19
Orari: Venerdì 4 ottobre 18-22; sabato 5 ottobre 10.30-12.30/ 16.30-22; domenica 6 ottobre 10.30-12.30/ 16.30-19.30; da martedì a domenica 16.30-19.30
Curatori: Lola G. Bonora, Silvia Cirelli
Enti promotori:
- Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù
- UDI Ferrara
- Comitato Biennale Donna
Telefono per informazioni: +39 0532 206233
E-Mail info: udi@udiferrara.it
Sito ufficiale: http://www.udiferrara.it
Dal 4 al 27 ottobre 2013, all’Ex Refettorio del Complesso San Paolo, sarà presentata la mostra NOW! Giovani Artiste Italiane, organizzata dall’UDI Ferrara e dal Comitato Biennale Donna. Inserita nel progetto “Dentro le Mura”, la collettiva presenta i lavori di quattro artiste italiane under 35 – Ludovica Carbotta, Silvia Giambrone, Laurina Paperina, Elisa Strinna – ed è curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Proseguendo l’ormai consolidato compito di promuovere le voci femminili della scena contemporanea, il Comitato Biennale Donna questa volta esplora le eccellenze della giovane arte nostrana, esaltandone la versatilità sia espressiva che linguistica e indagandone le peculiarità tematiche. In un momento storico e sociale in cui la giovane creatività fatica a emergere e ad avere la giusta visibilità, la mostra NOW! vuole confermare quanto sia vivace e talentuoso il panorama artistico italiano, incubatore di dinamiche presenze che hanno saputo sviluppare percorsi artistici di risonanza non solo nazionale ma anche internazionale.
Lontana dal tentativo di definire una specificità generazionale e tanto meno di genere, l’esposizione non vuole circoscrivere la dimensione estetica dell’arte emergente, quanto, al contrario, valorizzarne le differenze nell’approccio linguistico e nella grammatica stilistica, allo scopo di stimolare riflessioni sulla multiforme contemporaneità italiana.
Accolgono lo spettatore le singolari sculture di Ludovica Carbotta (’82, Torino), che si mette letteralmente “in scena” proponendo un’originale versione di autoritratto: le cinque sculture in cemento armato sono, infatti, il calco dei piedi dell’artista, una fedele imitazione – riprendendo il titolo stesso dell’opera, Imitazione per l’appunto – del suo corpo. Concetto rimarcato anche dal peso effettivo delle singole sculture, che equivale al peso specifico di Ludovica Carbotta. La fisicità dell’artista viene resa dal ribaltamento dei convenzionali modelli strutturali, suggerendo una diversa visione di corporeità, dove è l’equilibrio di pieni e vuoti a dare ritmo allo spazio e dove la comune staticità del cemento si altera con la ripetizione di gesti immortalati: ogni lavoro è diverso dall’altro, perché imita la fugacità di un istante, la narrazione di un movimento temporaneo.
La mostra prosegue con il contributo di Laurina Paperina (’80, Rovereto), una delle più dissacranti voci della giovane arte italiana, conosciuta sia in Italia che all’estero per la sua impronta decisamente politically incorrect, fatta di citazioni ironiche e ambientazioni splatter. Profondamente influenzata dalla cultura popolare d’internet, della televisione e dei cartoons, Laurina Paperina stupisce con un lessico artistico popolato da strani personaggi che faticano a prendersi sul serio e che non riescono a fare a meno di un cinismo paradossale portato all’estremo. La Marmottona, grande installazione a muro, che rappresenta una gigantesca marmotta dai colori brillanti che affamata si mangia allegramente i piccoli disegni dell’artista, come anche l’opera Artist Skull, un collage di 289 post-it che nell’insieme raffigurano un raccapricciante teschio rosa, sono esempi dei fantasiosi scenari di questa bizzarra artista trentina. Le video-animazioni di How to kill the artists invece, si concentrano sui personaggi famosi del mondo artistico che, una volta arrivati al successo, vengono selvaggiamente aggrediti dalle loro stesse opere, una chiara rielaborazione questa, di un presente quasi fuori controllo.
Spostandosi da una realtà virtuale immaginaria si arriva poi all’indagine artistica della siciliana Silvia Giambrone (’81, Agrigento), che svela le ambivalenze dei comportamenti umani, evidenziandone le tensioni e le mutevoli prospettive. Costante è la presenza di un equilibrio precario, instabile, che evoca la percezione di un pericolo vicino che insieme affascina, ma intimidisce. Questa minaccia ossessiva è evidente nel video Sotto Tiro, in cui l’artista sola e in uno spazio ibrido senza alcuna identificazione, si ritrova provocata da un mirino laser che le punta il volto, le spalle nude, la gola, tormentandola insistentemente. La dimensione privata di questo scenario diventa ben presto collettiva, obbligando lo spettatore a partecipare all’angoscia di un pericolo indefinito ma palpabile. Seppur priva di presenze umane, anche l’installazione 8 Novembre 2011 è pervasa da indizi di rischiose scoperte, da lontano l’opera sembra un luccicante mazzo di fiori, dagli esili steli, ma solo quando ci si avvicina, sedotti dalla curiosità, si capisce che in realtà tutto è un gioco d’ingranaggi metallici, di lame taglienti e appuntite.
Il percorso espositivo si chiude infine con Elisa Strinna (’82, Padova), giovane artista da sempre attenta all’esplorazione della storia culturale, nelle sue molteplici forme. Spaziando dalla video arte, il disegno, fino all’installazione, Elisa Strinna stimola la sua ricerca sulla nozione di tempo, di trasformazione, e di quanto questi concetti possano ribaltare i confini del linguaggio espressivo, portando a narrazioni che interpretano l’esperienza dell’esistenza umana. Come nel sofisticato video Sospensione, dove la finezza lessicale si mescola a una drammaturgia silenziosa, sottile, ferma fra spazio e tempo. Lo stare precariamente sospesi riprende la poesia di Giuseppe Ungaretti “Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie” ed esaspera la fugacità della condizione umana. Il tentativo di tradurre un codice temporale è ripreso anche nell’ultima opera presente in mostra, l’installazione sonora Wood Songs, in cui l’artista s’interroga sulla trasformazione del mondo naturale, elaborando insolite melodie che sono letteralmente registrazioni della natura, la trasposizione cioè in suono, dei cicli vitali degli alberi.
La mostra è organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G. Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
In occasione dell’esposizione sarà edito un catalogo che contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Proseguendo l’ormai consolidato compito di promuovere le voci femminili della scena contemporanea, il Comitato Biennale Donna questa volta esplora le eccellenze della giovane arte nostrana, esaltandone la versatilità sia espressiva che linguistica e indagandone le peculiarità tematiche. In un momento storico e sociale in cui la giovane creatività fatica a emergere e ad avere la giusta visibilità, la mostra NOW! vuole confermare quanto sia vivace e talentuoso il panorama artistico italiano, incubatore di dinamiche presenze che hanno saputo sviluppare percorsi artistici di risonanza non solo nazionale ma anche internazionale.
Lontana dal tentativo di definire una specificità generazionale e tanto meno di genere, l’esposizione non vuole circoscrivere la dimensione estetica dell’arte emergente, quanto, al contrario, valorizzarne le differenze nell’approccio linguistico e nella grammatica stilistica, allo scopo di stimolare riflessioni sulla multiforme contemporaneità italiana.
Accolgono lo spettatore le singolari sculture di Ludovica Carbotta (’82, Torino), che si mette letteralmente “in scena” proponendo un’originale versione di autoritratto: le cinque sculture in cemento armato sono, infatti, il calco dei piedi dell’artista, una fedele imitazione – riprendendo il titolo stesso dell’opera, Imitazione per l’appunto – del suo corpo. Concetto rimarcato anche dal peso effettivo delle singole sculture, che equivale al peso specifico di Ludovica Carbotta. La fisicità dell’artista viene resa dal ribaltamento dei convenzionali modelli strutturali, suggerendo una diversa visione di corporeità, dove è l’equilibrio di pieni e vuoti a dare ritmo allo spazio e dove la comune staticità del cemento si altera con la ripetizione di gesti immortalati: ogni lavoro è diverso dall’altro, perché imita la fugacità di un istante, la narrazione di un movimento temporaneo.
La mostra prosegue con il contributo di Laurina Paperina (’80, Rovereto), una delle più dissacranti voci della giovane arte italiana, conosciuta sia in Italia che all’estero per la sua impronta decisamente politically incorrect, fatta di citazioni ironiche e ambientazioni splatter. Profondamente influenzata dalla cultura popolare d’internet, della televisione e dei cartoons, Laurina Paperina stupisce con un lessico artistico popolato da strani personaggi che faticano a prendersi sul serio e che non riescono a fare a meno di un cinismo paradossale portato all’estremo. La Marmottona, grande installazione a muro, che rappresenta una gigantesca marmotta dai colori brillanti che affamata si mangia allegramente i piccoli disegni dell’artista, come anche l’opera Artist Skull, un collage di 289 post-it che nell’insieme raffigurano un raccapricciante teschio rosa, sono esempi dei fantasiosi scenari di questa bizzarra artista trentina. Le video-animazioni di How to kill the artists invece, si concentrano sui personaggi famosi del mondo artistico che, una volta arrivati al successo, vengono selvaggiamente aggrediti dalle loro stesse opere, una chiara rielaborazione questa, di un presente quasi fuori controllo.
Spostandosi da una realtà virtuale immaginaria si arriva poi all’indagine artistica della siciliana Silvia Giambrone (’81, Agrigento), che svela le ambivalenze dei comportamenti umani, evidenziandone le tensioni e le mutevoli prospettive. Costante è la presenza di un equilibrio precario, instabile, che evoca la percezione di un pericolo vicino che insieme affascina, ma intimidisce. Questa minaccia ossessiva è evidente nel video Sotto Tiro, in cui l’artista sola e in uno spazio ibrido senza alcuna identificazione, si ritrova provocata da un mirino laser che le punta il volto, le spalle nude, la gola, tormentandola insistentemente. La dimensione privata di questo scenario diventa ben presto collettiva, obbligando lo spettatore a partecipare all’angoscia di un pericolo indefinito ma palpabile. Seppur priva di presenze umane, anche l’installazione 8 Novembre 2011 è pervasa da indizi di rischiose scoperte, da lontano l’opera sembra un luccicante mazzo di fiori, dagli esili steli, ma solo quando ci si avvicina, sedotti dalla curiosità, si capisce che in realtà tutto è un gioco d’ingranaggi metallici, di lame taglienti e appuntite.
Il percorso espositivo si chiude infine con Elisa Strinna (’82, Padova), giovane artista da sempre attenta all’esplorazione della storia culturale, nelle sue molteplici forme. Spaziando dalla video arte, il disegno, fino all’installazione, Elisa Strinna stimola la sua ricerca sulla nozione di tempo, di trasformazione, e di quanto questi concetti possano ribaltare i confini del linguaggio espressivo, portando a narrazioni che interpretano l’esperienza dell’esistenza umana. Come nel sofisticato video Sospensione, dove la finezza lessicale si mescola a una drammaturgia silenziosa, sottile, ferma fra spazio e tempo. Lo stare precariamente sospesi riprende la poesia di Giuseppe Ungaretti “Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie” ed esaspera la fugacità della condizione umana. Il tentativo di tradurre un codice temporale è ripreso anche nell’ultima opera presente in mostra, l’installazione sonora Wood Songs, in cui l’artista s’interroga sulla trasformazione del mondo naturale, elaborando insolite melodie che sono letteralmente registrazioni della natura, la trasposizione cioè in suono, dei cicli vitali degli alberi.
La mostra è organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G. Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
In occasione dell’esposizione sarà edito un catalogo che contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
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