PRELIBATE CROMIE
Foto di Ezio Prandini, Prelibate Cromie, Galleria Pavesi Fine Arts, Milano
Dal 12 Aprile 2012 al 28 Aprile 2012
Milano
Luogo: Galleria Pavesi Fine Arts
Indirizzo: via Guido d’Arezzo 17
Orari: lunedì 15-19; martedì-sabato 10-13/15-19
Enti promotori:
- Galleria Pavesi Fine Arts
- Gruppo Euromobil spa
Costo del biglietto: ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 02 87398953
E-Mail info: info@pavesicontemporart.com
Sito ufficiale: http://www.pavesifinearts.it
La singolare esposizione di 22 fotografie fine art di Ezio Prandini “Prelibate cromie” sarà alla Galleria Pavesi Fine Arts di Milano, dal 12 al 28 aprile.
Nelle immagini fotografiche 700 x 700mm, stampate inkjet su carta 100% cotone, realizzate da Ezio Prandini, saranno protagoniste le creazioni del re della vasocottura, Cristian Mometti. Ad unire piatti e macchina fotografica sono due fattori: l’amicizia tra i due artisti e il Gruppo Euromobil con cui entrambi da tempo collaborano. Mometti crea le sue prelibatezze su cucine Euromobil, gruppo per cui Prandini fotografa, interpretando magistralmente le idee ed i dettagli di design firmati da architetti di mezzo mondo.
Ne sorgono una mostra di fotografie ed un volume, che fanno venire l’acquolina in bocca ma che evidenziano come anche l’interpretazione di un piatto, dei suoi colori, delle sue sfumature e soprattutto dei suoi “sapori” sia operazione d’arte raffinata, quando a crearla sia un vero artista.
Tutte le creazioni di Mometti interpretate da Prandini sono state realizzare con la tecnica della Vasocottura. Mometti l’ha adottata e fatta apprezzare ai gourmets di oggi, riprendendola da un dimenticato passato. La vasocottura si rifà infatti all’antica tradizione culinaria dei territori balcanici, quando i cibi venivano cotti lentamente nel proprio sugo in pentoloni di ghisa chiusi e poi coperti con la brace facendo si che le pietanze rimanessero succose e conservassero il loro autentico sapore. La vasocottura di Cristian Mometti recupera questa tradizione e la reinterpreta in chiave moderna, semplice e pratica ma anche estremamente affascinante e soprattutto entusiasmante per il palato. Mometti ha già svelato le sue ricette, esaltate dalle foto di Ezio Prandini, nel volume “Vasocottura”, edito dall’Associazione Culturale “Club Magnar Ben”.
L’incontro con le magiche ampolle e con le alchemiche trasformazioni di Mometti, ha significato per Ezio Prandini una storia di amicizia e passione. “Io che, annota l’artista, ho fotografato tutto nella mia vita, ma non il food, mi ci sono buttato con entusiasmo. Per tre giorni ci siamo veramente divertiti facendo le foto; mia moglie Jacqueline mi ha ispirato come stylist, Cristian ci ha deliziato con i suoi accostamenti spiazzanti sia di gusto che cromatici. E abbiamo, conclude soddisfatto, anche mangiato quasi tutti i suoi squisiti cibi”
Questa passione, di testa e di pancia, si avverte tutta nelle immagini che Antonio Manta (www.progettobam.com) ha selezionato e stampato in fine art su carta museale per la mostra milanese, talvolta scegliendo di scostarsi dalla selezione già fatta per il volume “Vasocottura” che si è aggiudicato il premio come miglior libro di food italiano dell’anno e quarto nel mondo, assegnato dal Gourmand World Cookbooks Awards,.
“Con le sue fotografie – scrive Dino Marangon nella presentazione alla mostra - Ezio Prandini non si è limitato alla resa quasi trompe l'oeil degli aspetti esteriori delle varie componenti dei diversi piatti, ma ha cercato di farci cogliere le qualità, i succhi, le essenze, le segrete energie implicite in essi.
Ha perseguito tale intento avvalendosi di una visione imminente, in grado, per molti versi, di andare oltre le forme, per addentrarsi nei misteri delle materie, nei segreti degli accostamenti e delle lavorazioni, esplorando le molteplici fenomenologie del gusto attraverso l'attentissima scansione delle cadenze dei piani di visione, ottenuta tramite una accuratissima precisione delle messe a fuoco e delle non meno dosate sfocature.
Ecco allora, come emergendo dagli sfuggenti biancori dei fondi, affacciarsi alla superficie delle immagini le maculate parvenze dei brulés, le prelibate dorature, le leggerissime emulsioni, le vellutate densità o le penetranti intensità degli intingoli e delle salse, sapide o soavi, agrodolci, piccanti o delicate, le traslucide consistenze dei caramelli.
Condensate nuvole di sapore, verdi, germoglianti di rigogliosità, ciliate succulenze, umorose liquidità, speziate o dolcissime creme occupano la scena, permeate da un colore avvolgente eppure articolatissimo, in una vasta varietà di timbri e di toni continuamente mossi e ravvivati dalla mobilissima modulazione delle luci, dei riflessi e delle trasparenze.
Per taluni aspetti ritornano alla mente i virtuosistici universi delle grandi nature morte del XVIIº e XVIIIº secolo.
Ma qui, più che sulla immobilità e sul silenzio delle cose inanimate, lo sguardo ravvicinatissimo del fotografo pare viceversa concentrarsi sui segreti misteri e dinamismi dei principi vitali insiti nel cibo, senza tuttavia dimenticare le irresistibili attrazioni della gola, perché, come ha scritto il grande Shakespeare in Romeo e Giulietta: “Per la Madonna, signore, cattivo cuoco è colui che non sa leccarsi le dita”, mentre quello bravo fa venire la voglia di farlo fare anche agli altri”.
Nelle immagini fotografiche 700 x 700mm, stampate inkjet su carta 100% cotone, realizzate da Ezio Prandini, saranno protagoniste le creazioni del re della vasocottura, Cristian Mometti. Ad unire piatti e macchina fotografica sono due fattori: l’amicizia tra i due artisti e il Gruppo Euromobil con cui entrambi da tempo collaborano. Mometti crea le sue prelibatezze su cucine Euromobil, gruppo per cui Prandini fotografa, interpretando magistralmente le idee ed i dettagli di design firmati da architetti di mezzo mondo.
Ne sorgono una mostra di fotografie ed un volume, che fanno venire l’acquolina in bocca ma che evidenziano come anche l’interpretazione di un piatto, dei suoi colori, delle sue sfumature e soprattutto dei suoi “sapori” sia operazione d’arte raffinata, quando a crearla sia un vero artista.
Tutte le creazioni di Mometti interpretate da Prandini sono state realizzare con la tecnica della Vasocottura. Mometti l’ha adottata e fatta apprezzare ai gourmets di oggi, riprendendola da un dimenticato passato. La vasocottura si rifà infatti all’antica tradizione culinaria dei territori balcanici, quando i cibi venivano cotti lentamente nel proprio sugo in pentoloni di ghisa chiusi e poi coperti con la brace facendo si che le pietanze rimanessero succose e conservassero il loro autentico sapore. La vasocottura di Cristian Mometti recupera questa tradizione e la reinterpreta in chiave moderna, semplice e pratica ma anche estremamente affascinante e soprattutto entusiasmante per il palato. Mometti ha già svelato le sue ricette, esaltate dalle foto di Ezio Prandini, nel volume “Vasocottura”, edito dall’Associazione Culturale “Club Magnar Ben”.
L’incontro con le magiche ampolle e con le alchemiche trasformazioni di Mometti, ha significato per Ezio Prandini una storia di amicizia e passione. “Io che, annota l’artista, ho fotografato tutto nella mia vita, ma non il food, mi ci sono buttato con entusiasmo. Per tre giorni ci siamo veramente divertiti facendo le foto; mia moglie Jacqueline mi ha ispirato come stylist, Cristian ci ha deliziato con i suoi accostamenti spiazzanti sia di gusto che cromatici. E abbiamo, conclude soddisfatto, anche mangiato quasi tutti i suoi squisiti cibi”
Questa passione, di testa e di pancia, si avverte tutta nelle immagini che Antonio Manta (www.progettobam.com) ha selezionato e stampato in fine art su carta museale per la mostra milanese, talvolta scegliendo di scostarsi dalla selezione già fatta per il volume “Vasocottura” che si è aggiudicato il premio come miglior libro di food italiano dell’anno e quarto nel mondo, assegnato dal Gourmand World Cookbooks Awards,.
“Con le sue fotografie – scrive Dino Marangon nella presentazione alla mostra - Ezio Prandini non si è limitato alla resa quasi trompe l'oeil degli aspetti esteriori delle varie componenti dei diversi piatti, ma ha cercato di farci cogliere le qualità, i succhi, le essenze, le segrete energie implicite in essi.
Ha perseguito tale intento avvalendosi di una visione imminente, in grado, per molti versi, di andare oltre le forme, per addentrarsi nei misteri delle materie, nei segreti degli accostamenti e delle lavorazioni, esplorando le molteplici fenomenologie del gusto attraverso l'attentissima scansione delle cadenze dei piani di visione, ottenuta tramite una accuratissima precisione delle messe a fuoco e delle non meno dosate sfocature.
Ecco allora, come emergendo dagli sfuggenti biancori dei fondi, affacciarsi alla superficie delle immagini le maculate parvenze dei brulés, le prelibate dorature, le leggerissime emulsioni, le vellutate densità o le penetranti intensità degli intingoli e delle salse, sapide o soavi, agrodolci, piccanti o delicate, le traslucide consistenze dei caramelli.
Condensate nuvole di sapore, verdi, germoglianti di rigogliosità, ciliate succulenze, umorose liquidità, speziate o dolcissime creme occupano la scena, permeate da un colore avvolgente eppure articolatissimo, in una vasta varietà di timbri e di toni continuamente mossi e ravvivati dalla mobilissima modulazione delle luci, dei riflessi e delle trasparenze.
Per taluni aspetti ritornano alla mente i virtuosistici universi delle grandi nature morte del XVIIº e XVIIIº secolo.
Ma qui, più che sulla immobilità e sul silenzio delle cose inanimate, lo sguardo ravvicinatissimo del fotografo pare viceversa concentrarsi sui segreti misteri e dinamismi dei principi vitali insiti nel cibo, senza tuttavia dimenticare le irresistibili attrazioni della gola, perché, come ha scritto il grande Shakespeare in Romeo e Giulietta: “Per la Madonna, signore, cattivo cuoco è colui che non sa leccarsi le dita”, mentre quello bravo fa venire la voglia di farlo fare anche agli altri”.
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