Bush al cinema tra dramma e commedia
22/10/2008
Potete amarlo o odiarlo. Ma non potete negare che si tratta di uno dei personaggi più controversi della nostra epoca. Adesso anche lui è arrivato sul grande schermo in questo suo primo biopic cinematografico. Stiamo parlando del 43simo (ed attuale) Presidente USA, George W.Bush. Un uomo nel mirino del regista Oliver Stone in “W.”, pellicola che racconta la sua gioventù e il suo arrivo alla Casa Bianca, tra trionfi e grandissimi tonfi… fino al giorno in cui ha dichiarato guerra all’Iraq.
Si tratta del film di Stone che ha ricevuto le migliori critiche nella sua intera filmografia. Il celebre giornalista Roger Ebert lo ha votato con quattro stelle sul Chicago Sun Times, definendo il film affascinante. “A differenza delle altre biografie realizzate da Stone – scrive Ebert - questo non contiene nemmeno una frase che suona come fiction maliziosa”. C’è però chi ricorda che si tratta comunque di un lavoro di immaginazione: “Sebbene non dica niente di nuovo sul presidente – scrive Manohla Dargis sul NY Times – il film riesce in qualcosa in cui il giornalismo o i documentari non possono o non vogliono: ci ricorda quanto è stata lunga la sua era alla Casa Bianca”. La performance di Josh Brolin è stata accolta a suon di applausi e giudicata: “Molto forte e credibile”. E, dopo la straordinaria prova in “Non è un paese per vecchi”, c’è chi è pronto a scommettere sulla nomination di Brolin ai prossimi Oscar.
Si dice che l’attore sia rimasto davvero ossessionato nell’imparare ogni gesto di Bush. All’inizio ha lavorato soprattutto sull’accento del Presidente e sul suo modo di camminare; in seguito ha approfondito una curiosa mania del vecchio George… quella di essere un mangiatore compulsivo. “È come un attore che ha bisogno di oggetti per calarsi nel ruolo – ha detto Brolin – Per girare una sequenza sono arrivato a mangiare più di 15 sandwich di fila. Vedete, George non è capace di rimanere semplicemente seduto ad ascoltare gli altri… questa sua voglia di mangiare è un disordine legato ad un deficit nell’attenzione”. Le poche critiche negative che il film ha ricevuto oltreoceano puntano il dito su una certa caricaturialità nel ruolo di Bush: “W sta per Why? – scrive Ann Hornada del Washington Post - Perché? Perché proprio adesso, in questo momento in cui i cittadini americani stanno ancora scontando gli effetti di quella amministrazione? Perché devono pagare perfino il biglietto per vedere una specie di Saturday Night Live?”.
A tal proposito Brolin ha dichiarato: “Penso che se vuoi mostrare un dramma in due ore, ti serve anche la commedia per respirare un po’. In modo da digerire quello che viene spiegato nel film. Questo era molto importante per me e mi sono spinto al massimo per vedere se potevo anche improvvisare un po’. Bush ha una personalità esagerata. Ci sono gesti che sono davvero, innegabilmente, comici. Ecco perché c’è questo aspetto un po’ da cartone animato nell’interpretarlo. Io e Oliver abbiamo creato una versione del personaggio molto drammatica, con alcuni toni comici”.
Nonostante i poster satirici e nonostante ci sia proprio Stone dietro la macchina da presa, “W.” dovrebbe essere un biopic onesto e veritiero. Parola dello stesso regista: “Il 15 % degli spettatori odia Bush, e c’è un altro 15% che lo ama – ha detto Stone - Io sono interessato a quel 70% della popolazione americana che ha una mente un po’ più aperta. È stato molto difficile realizzare il film. Da una parte si trattava di una vera patata bollente, dall’altra molti pensano che Bush andrà via presto… quindi che importa?!… Il punto è che pagheremo le sue decisioni per altri 20 anni. Questa cosa è tutt’altro che finita!”.
Nel suo weekend di apertura la pellicola ha incassato 10.5 milioni di dollari al botteghino americano, piazzandosi al quarto posto. Non si tratta di un vero trionfo di pubblico, ma siamo certi che sentiremo a lungo parlare del film. Vi ricordiamo che “W.” aprirà il Torino Film Festival il prossimo 21 novembre.
Si tratta del film di Stone che ha ricevuto le migliori critiche nella sua intera filmografia. Il celebre giornalista Roger Ebert lo ha votato con quattro stelle sul Chicago Sun Times, definendo il film affascinante. “A differenza delle altre biografie realizzate da Stone – scrive Ebert - questo non contiene nemmeno una frase che suona come fiction maliziosa”. C’è però chi ricorda che si tratta comunque di un lavoro di immaginazione: “Sebbene non dica niente di nuovo sul presidente – scrive Manohla Dargis sul NY Times – il film riesce in qualcosa in cui il giornalismo o i documentari non possono o non vogliono: ci ricorda quanto è stata lunga la sua era alla Casa Bianca”. La performance di Josh Brolin è stata accolta a suon di applausi e giudicata: “Molto forte e credibile”. E, dopo la straordinaria prova in “Non è un paese per vecchi”, c’è chi è pronto a scommettere sulla nomination di Brolin ai prossimi Oscar.
Si dice che l’attore sia rimasto davvero ossessionato nell’imparare ogni gesto di Bush. All’inizio ha lavorato soprattutto sull’accento del Presidente e sul suo modo di camminare; in seguito ha approfondito una curiosa mania del vecchio George… quella di essere un mangiatore compulsivo. “È come un attore che ha bisogno di oggetti per calarsi nel ruolo – ha detto Brolin – Per girare una sequenza sono arrivato a mangiare più di 15 sandwich di fila. Vedete, George non è capace di rimanere semplicemente seduto ad ascoltare gli altri… questa sua voglia di mangiare è un disordine legato ad un deficit nell’attenzione”. Le poche critiche negative che il film ha ricevuto oltreoceano puntano il dito su una certa caricaturialità nel ruolo di Bush: “W sta per Why? – scrive Ann Hornada del Washington Post - Perché? Perché proprio adesso, in questo momento in cui i cittadini americani stanno ancora scontando gli effetti di quella amministrazione? Perché devono pagare perfino il biglietto per vedere una specie di Saturday Night Live?”.
A tal proposito Brolin ha dichiarato: “Penso che se vuoi mostrare un dramma in due ore, ti serve anche la commedia per respirare un po’. In modo da digerire quello che viene spiegato nel film. Questo era molto importante per me e mi sono spinto al massimo per vedere se potevo anche improvvisare un po’. Bush ha una personalità esagerata. Ci sono gesti che sono davvero, innegabilmente, comici. Ecco perché c’è questo aspetto un po’ da cartone animato nell’interpretarlo. Io e Oliver abbiamo creato una versione del personaggio molto drammatica, con alcuni toni comici”.
Nonostante i poster satirici e nonostante ci sia proprio Stone dietro la macchina da presa, “W.” dovrebbe essere un biopic onesto e veritiero. Parola dello stesso regista: “Il 15 % degli spettatori odia Bush, e c’è un altro 15% che lo ama – ha detto Stone - Io sono interessato a quel 70% della popolazione americana che ha una mente un po’ più aperta. È stato molto difficile realizzare il film. Da una parte si trattava di una vera patata bollente, dall’altra molti pensano che Bush andrà via presto… quindi che importa?!… Il punto è che pagheremo le sue decisioni per altri 20 anni. Questa cosa è tutt’altro che finita!”.
Nel suo weekend di apertura la pellicola ha incassato 10.5 milioni di dollari al botteghino americano, piazzandosi al quarto posto. Non si tratta di un vero trionfo di pubblico, ma siamo certi che sentiremo a lungo parlare del film. Vi ricordiamo che “W.” aprirà il Torino Film Festival il prossimo 21 novembre.
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