A Montricher nella Svizzera romanda fino al 17 gennaio 2021

La pittura per la pittura ! Czapski e lo choc della visione

Józef Czapski, Néon et lavabo (autoportrait), 1959, Huile sur toile, Collection Richard et Barbara Aeschlimann, 80 x 100 cm © Succes - courtesy Fondazione Jan Michalski per la scrittura e la letteratura
 

Francesca Faiella

12/10/2020

Mondo - In un bucolico villaggio dello Jura Vaudois svizzero, con panorama sul lago di Losanna e sul Monte Bianco, una navicella spaziale in vetro, legno e cemento, è sbarcata circa 10 anni fa creando un luogo incantato, felice, consacrato esclusivamente alla scrittura e alla letteratura, al fine di celebrarla in tutti i suoi universi creativi.

L'ideatrice è l'editrice Vera Michalski Hoffmann che ha voluto omaggiare la prematura scomparsa di suo marito Jan Michalski. La Fondation Jan Michalski pour l'écriture et la littérature di Montricher, dal 3 ottobre 2020 al 17 gennaio 2021, consacra il suo spazio espositivo ad una raffinata esposizione dedicata ad uno scrittore, intellettuale e artista emblematico per la cultura polacca: Józef Czapski, peintre et écrivain.

Józef Czapski (1896-1993) è nato a Praga nel palazzo di suo zio, governatore della Boemia sotto il regno dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria, re d'Ungheria, della Boemia e della Croazia. Passa la sua infanzia nell'attuale Bielorussia, a Przyluki vicino a Minsk, allora sotto la giurisdizione dello zar di russia, Nicola II. Acuto osservatore del suo tempo, Józef Czapski, è una figura di primo piano nel panorama intellettuale e politico della Polonia, e la sua eccezionale produzione letteraria e pittorica ne è la testimonianza.

Il curatore della mostra, Mikolaj Nowak-Rogozinski, ha creato un percorso espositivo che celebra l'artista e scrittore Józef Czapski, restituendo l'immagine complessa di un intellettuale a tutto tondo, che con le sue riflessioni continua ad animare lo spirito di molti intellettuali del nostro tempo. L'esposizione, attraverso una sapiente suddivisione tematica della sua produzione artistica, ci rivela la sua personalità, la sua vita singolare e le testimonianze di guerra, la sua ricerca continua sul colore e sulla visione, la sua radicale idea del ruolo della pittura nella sua vita, il suo credo politico, la sua filosofia. Si rimane affascinati dall'opera poliedrica di Józef Czapski, dai suoi autoritratti, dal suo “teatro del quotidiano” e soprattutto dai suoi diari personali, scritti con grande regolarità fin dalla sua giovinezza. Questi diari intimi sono una testimonianza storica di primaria importanza, opere d'arte a sé stanti. A volte è difficile distinguere il testo dai disegni, dai bozzetti, le citazioni, le emozioni: lettere, segni e disegni compongono il suo universo personale. Quotidianamente, fino alla sua morte, Józef Czapski ha dato appuntamento a se stesso davanti alla pagina bianca del suo diario personale per il “controllo della respirazione del giorno”, quello che lui definisce un esame di coscienza, una testimonianza del suo percorso di pittore.

Attraverso la rilettura e la scrittura del suo diario personale egli compie un esercizio di creazione, di rielaborazione e arricchimento della sua biblioteca portatile. L'artista sceglie, annota e sviluppa i suoi pensieri, le sue idee, da cui trae ispirazione o forza nei momenti di dubbio. Gli schizzi dei suoi “choc visivi” spesso sono all'origine dei suoi quadri. Józef Czapski meticolosamente li annota, marcando i suoi avanzamenti rispetto alla vera arte della pittura.

Ma i suoi diari sono anche i depositari delle sue memorie, delle sue inspirazioni, il luogo di nascita di tutti i suoi testi. I famosi libri in cui racconta la sua vita nella russia sovietica, “Ricordi di Starobielsk (1945)” e “Terre inumane” sono delle trasposizioni delle sue annotazioni più intime, dei suoi ricordi e dei suoi spettri, della sua prigionia di guerra.

Nel 1921, alla fine del conflitto polacco-russo, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Cracovia, fondando insieme ad altri studenti “Il comitato di Parigi”, destinato a raccogliere fondi per permettere ai giovani artisti una formazione nella Ville Lumière. Nel 1924 raggiunge dunque l'agognata Parigi, insieme ad altri 12 compagni pittori., creando il gruppo Les Kapistes – Komitet Parzynski, detto anche “K. P.”, il cui motto d'azione è “la pittura per la pittura”. Solo il soggetto rappresentato è importante, il colore, il gesto del dipingere ne è semplicemente il mezzo. Alla ricerca di un linguaggio pittorico indipendente dalla contingenza storica e dai simboli, Józef Czapski si concentra sull'emozione della visione. “Che cos'è la visione? Se non che sguardo, sintetico, personale, del mondo che ci circonda? Il momento dello sguardo, della visione, può arrivare in maniera inattesa, come una grazia. Senza alcuno sforzo o come ricompensa dopo tanti anni di duro lavoro”. Nella capitale francese rimarrà celebre il loro rallye Kapistes, una festa organizzata a Montparnasse in nome dell'arte, alla quale parteciperanno a sostegno, fra altri grandi artisti e personalità intellettuali dell'epoca, da Picasso a Cocteau, Pierre Bonnard, Francois Mauriac, Daniel Halévy.

Tornato in Polonia nel 1932, le sue opere sono esposte a Ginevra, Parigi, Varsavia, Cracovia, Lwçw, Pittsburgh e anche all'esposizione internazionale di New York. Allo scoppiare della seconda guerra mondiale Józef Czapski è chiamato di nuovo alle armi. La Polonia è invasa dalla Germania, il 1° settembre del 1939, e quindici giorni dopo dall'unione Sovietica, in seguito al patto Ribbentrop-Molotov (con il quale Stalin e Hitler si ripartiscono certi territori per l'annessione). L'Armata rossa cattura sistematicamente gli ufficiali dell'esercito polacco e gli intellettuali, di cui fa parte Józef Czapski. Quest'ultimo è imprigionato nei campi di Ostashlov, Starobielski e di Griazovietz. Un'opera letteraria prenderà forma in questi anni, nata dalle lezioni di letteratura francese che lui impartiva ai suoi compagni di cella durante la prigionia, che verrà pubblicata solo nel 1987 con il titolo “Proust contre la decheance”, edita in Italia da Adelphi con il tutolo “Proust a Griazovietz”.

Ma la storia incombe e il 22 giugno del 1941 il patto germano-sovietico è rotto da Hitler che attacca l'URSS, dando luogo a una svolta immediata. Stalin firma il 30 luglio un trattato con il governo polacco in esilio, liberando i prigionieri di guerra. Una volta libero Józef Czapski s'ingaggia “senza armi” nella formazione di un'armata polacca sul territorio russo per combattere Hitler. Per uno strano gioco del destino riceve dal generale Anders la missione di partire alla ricerca dei prigionieri di guerra polacchi. Come per un'amara reminiscenza del destino, scoprirà che i 20000 prigionieri da lui cercati sono stati ammazzati per ordine di Stalin, e sepolti nella foresta di Katyn' vicino a Smolensk . Massacro politico a cui lui stesso è sfuggito e al quale dedicherà due libri e una strenua battaglia per la memoria di questi ufficiali polacchi trucidati, nel mentre che l'URSS che continuerà a negare questo crimine (fino al 1990). Con l'armata polacca ricostituita, Józef Czapski lascierà l'URSS alla volta dell'Iran, dell'Iraq, la Palestina e l'Egitto, per combattere in Italia nel 1944. Alla fine della guerra Stalin impone un governo pro-sovietico in Polonia e il partito comunista prende il controllo ufficiale del paese. Józef Czapski diventa persona non grata, ufficialmente è vietato menzionare il suo nome. A Roma fonderà nel 1946, con Jerzy Gledroyc e con un gruppo d'intellettuali e scrittori polacchi in esilio, la più grande rivista letteraria e politica della dissidenza polacca, censurata in Polonia : Kultura . Attaccata in continuazione per anti-stalinismo Kultura s'impone velocemente come la pubblicazione più influente per l'emigrazione polacca e i dissidenti del regime sovietico, e resiste e perdura fino all'anno 2000. Partecipano all'istituzione, trasferita in Francia, a Maison-Lafitte, nel 1947, grandi autori polacchi censurati in patria fra cui : Witold Gombrowicz, Boris Pasternak, Czeslaw Milosz .

A Maison-Lafitte, Józef Czapski riprende a dipingere. La maggior parte delle sue opere e dei suoi diari sono stati distrutti durante la guerra. A 50 anni comincia da zero. La ricerca pittorica torna ad occupare il suo tempo, Le sue opere sono principalmente esposte in gallerie private a Parigi, Londra e in Svizzera, ma è la scrittura che lo rende uno degli autori maggiori polacchi del XX° secolo.

In seguito alla donazione delle sue opere, per testamento dell'artista, redatto nel 1994, a Cracovia un padiglione del Museo nazionale di Cracovia gli è stato dedicato. L'esposizione “Józef Czapski, pittore e scrittore” alla Fondazione Jan Michalski di Montricher raccoglie molte sue opere provenienti da collezioni private. La Fondazione Jan Michalski, dal 3 ottobre 2020 al 17 gennaio 2021, organizza su appuntamento una visita, complementare all'esposizione, alla galleria Plexus di Chexbres (Svizzera romanda) dove è possibile visitare la collezione di quadri di Józef Czapski raccolta negli anni dal suo gallerista e amico Richard Aeschlimann.


Józef Czapski. Peintre et écrivain
Dal 3 ottobre 2020 al 17 gennaio 2021 Fondazione Jan Michalski per la scrittura e la letteratura
1147 Montricher (Svizzera romanda) http://www.fondation-janmichalski.com/

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