Intervista a Raphaelle Blanga, Senior Specialist Arte Contemporanea di Sotheby’s

Il successo di Boetti. All'asta il potere dell'immaginazione

Alighiero Boetti, Aerei, 1978-1979, Collezione privata | Courtesy Sotheby's
 

Francesca Grego

07/05/2020

“Così mi sono reso conto che noi abbiamo un enorme potere in mano: che è quello di inventare il mondo, di mettere al mondo il mondo. Avevano ragione gli Etruschi a fare le foglie blu: dipingere una foglia blu è un atto di invenzione del mondo, dato che la foglia verde esiste già come tale nel regno delle cose e sarebbe meno interessante come rappresentazione".
Il suo mondo Alighiero Boetti lo inventò nelle Mappe, planisferi colorati in forma di arazzo eseguiti da ricamatrici afgane sotto la sua direzione, nelle biro - superfici coperte di tratteggi a penna che, come punti di un ricamo, giocano con le parole - o nei Tutto, puzzle di silhouette eterogenee dove qualsiasi cosa ha virtualmente diritto di accesso. Impossibile racchiudere la libertà e la fantasia di Boetti in un’etichetta: tra i primi a entrare nel gruppo Arte Povera, fu anche tra i più precoci a distaccarsene per volare verso nuove avventure.


Il direttore del MAMBo Lorenzo Balbi racconta Non Parto, Non Resto di Alighiero Boetti (1984)

Il tempo in cui viviamo non spicca né per libertà né per fantasia. Sarà per questo che nel secondo millennio l’opera di Boetti ha conosciuto una nuova primavera? O per il suo spirito giocoso, che nonostante la crisi economica, il terrorismo e il Covid-19 abbiamo finalmente imparato a riconoscere in noi stessi? Sono tante le opere dell’artista torinese che negli ultimi 20 anni sono state aggiudicate per cifre vertiginose. Il 16 ottobre 2014 la scultura Colonna del 1968 stabilisce il record dell’autore: a Londra, in un’asta da Christie’s, viene venduta per 2.434.500 sterline, l’equivalente di quasi 4 milioni di dollari. E tuttora l’onda del successo non accenna ad esaurirsi.

Ne parliamo con Raphaelle Blanga, Senior Specialist Arte Contemporanea della casa d’aste Sotheby’s, che da tempo segue Boetti e che si appresta a metterne in vendita un prezioso lotto di opere nella propria sede di Milano tra il 4 e il 16 giugno.

“L’arte di Boetti è molto vasta, spazia tra medium diversi dalla scultura al disegno, dalla tessitura ai congegni meccanici”, spiega Blanga. “È un artista curioso: anche la carta, che nell’arte della tradizione non gode di grande autonomia, nel suo lavoro si valorizza e si nobilita. Non crea un’opera chiusa in se stessa, ma coinvolge con un certo grado di libertà chi guarda e chi produce, come le tessitrici e le ragazze chiamate a riempire fogli di trattini a biro. Lascia molto al caso, mette in comunicazione la natura e la razionalità dell’uomo, l’ordine e il disordine, la matematica, il linguaggio. Chiama in causa anche la Cabala, ha qualcosa di mistico, di alchemico".


[ B ] Alighiero Boetti, Mappa, Kabul, Afghanistan, 1983, Embroidered tapestry, 114 by 177cm, Estimates $1.200.000 | Foto: cea +  via Flickr, 2011

Perché Boetti piace agli art lover nel XXI secolo?
“La sua ricerca stimola la curiosità, le sue opere comunicano gioia. I lavori di Boetti sono fatti di colori, di parole che usiamo ogni giorno e di oggetti riconoscibili che ci coinvolgono. Nascono dal gioco e invitano al gioco: a perdersi tra le forme e a ritrovare gli oggetti del mondo che ci circonda, a cercare nel disordine un ordine mai definitivo, a ricostruire una frase o a sciogliere un enigma attraverso un calcolo matematico. È un gioco aperto, dove qualcosa è sempre lasciato al caso: alle scelte delle tessitrici o a un piccolo errore come nella serie delle Dame. È un’arte che spinge a interrogarsi gioiosamente e che ognuno può interpretare a modo suo, viaggiando in un Mondo possibile, come recita il titolo di un’opera del ’76: un oceano di trattini blu, di infinite possibilità di esistere e di pensare. E poi c’è il colore. Dagli anni Settanta la ricerca di Boetti si fa meno concettuale e sempre più variopinta. Ci sono arazzi monocromi, per esempio Come neve al sole, bicolori come Segno e Disegno, o multicolori, con armonie decise o lievi. Infine colpiscono l’attenzione i titoli insoliti e introspettivi - L’insicuro noncurante, Andando di traverso, A immagine e somiglianza - nonché il fascino di un artista che si sdoppia in un alter ego, firmandosi Alighiero e Boetti”.

Chi compra Boetti oggi? Perché per un collezionista le sue opere sono oggetti del desiderio?
“La varietà della produzione di Boetti si riflette nella risposta dei collezionisti. Chi ha una raccolta rigorosa e concettuale va a caccia delle opere degli anni Sessanta e dei primi Settanta, altri si concentrano su lavori più giocosi e colorati. Ce n’è per tutti i gusti. Boetti è uno degli autori più cercati dai neo-collezionisti, che possono entrare nel suo gioco anche con un arazzo di dimensioni ridotte: un acquisto accessibile, che però ha dentro tutta la bellezza di questo artista. Una tendenza che si è affermata ultimamente tra gallerie e collezionisti privati è quella a mettere insieme piccoli lavori in composizioni personalizzate. Comprandone uno all’anno si può creare una composizione unica, con il benestare ideale di un autore che ha sempre lasciato le proprie opere aperte alla partecipazione di chi guarda. Credo che Boetti sarebbe stato felice di questa nuova frontiera del suo lavoro".


Alighiero Boetti, Mappa, New York, Museum of Modern | Foto: Esther Westerveld via Flickr

Quali sono state le tappe dell’affermazione di Boetti sul mercato d’asta?
“Fin dall’inizio Boetti è stato affiancato in Italia da galleristi autorevoli e visionari come Gian Enzo Sperone. Insieme alla partecipazione al gruppo di Arte Povera guidato da Germano Celant, questo ha rappresentato la base del suo successo. Sperone ha fatto conoscere il lavoro di Boetti nel mondo, dalla Edward Totah Gallery di Londra ai circuiti di New York. Da sempre Boetti è al centro di un mercato vivo, che negli ultimi decenni è andato crescendo in modo sano. Nel 2012 a dargli un impulso in più è stata la mostra Game Plan itinerante tra il MOMA di New York, la Tate di Londra e il Reina Sofia di Madrid. Così, nel 2014, si è arrivati ad una sorta di picco di mercato. In Italia, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, gallerie storiche e recenti hanno continuato a lavorare sulla divulgazione: d’altronde la vastità del lavoro di Boetti è tale da permettere di organizzare mostre su temi e periodi diversi senza mai ripetersi. Nella primavera del 2017 in occasione della Biennale di Venezia un importante progetto espositivo ha portato Boetti nel palazzo della Fondazione Cini, sull’isola di San Giorgio. Alcuni mesi dopo nella nostra sede di Londra l’arazzo Addizione è stato venduto per una somma pari a circa 3 milioni di dollari”.

Che tipo di opere troveranno i collezionisti all’asta di arte contemporanea di Sotheby’s Milano tra il 4 e il 16 giugno?
“Avremo un piccolo, prezioso arazzo proveniente dalla collezione di Hélène de Franchis di Verona e una grande opera su carta realizzata a biro: uno dei primissimi lavori della serie degli Aeroplani, che nel secondo volume del Catalogo Ragionato di Boetti sono datati 1977-1978. Oggi basta aprire un’app sul telefonino per vedere quali e quanti aerei sono in volo sopra di noi. Questo cielo pieno di aerei e non di uccelli Boetti l’aveva già immaginato negli anni Settanta. L’opera che metteremo in vendita proviene da una collezione privata in cui è sempre rimasta. Contrariamente ad altre della stessa serie non ha risentito del passaggio del tempo e risulta estremamente fresca e ben conservata”.


Alighiero Boetti, Aerei, 1978-1979, Collezione privata | Courtesy Sotheby's

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