Presentato a Milano il film di 3D Produzioni
L'arte di rinascere secondo Penone
Giuseppe Penone, Indistinti confini © 3D Produzioni
Francesca Grego
13/05/2022
Come nel corpo umano e negli alberi, un fitto reticolo di vene percorre il marmo candido scelto da Giuseppe Penone per l'installazione Indistinti confini, nel Bosco della Memoria di Bergamo. I regni animale, vegetale e minerale fluiscono l'uno nell'altro, mostrando la continuità della vita. Nel luogo dedicato al ricordo delle vittime del Covid-19, il maestro dell'Arte Povera lancia il suo messaggio di speranza, circondato dalle creature che da sempre lo ispirano, gli alberi: una storia affascinante e ricca di spunti di riflessione da scoprire nell'ultimo documentario di 3D Produzioni, presentato nella serata di ieri al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.
A cura della regista Valeria Parisi e di Gianluca Rapaccini, Giuseppe Penone. Organica Rinascita ricostruisce il percorso che ha portato alla realizzazione della scultura interrogando i protagonisti: al racconto schietto e appassionato dell'artista si affiancano le voci di Giovanna Sacchetti, presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, grazie alla quale l'opera è stata creata e collocata nel Bosco della Memoria, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e del critico d'arte Gianfranco Maraniello.

Giuseppe Penone presso il Bosco della Memoria © 3D Produzioni
“Indistinti confini non è un'opera simbolica, ma una riflessione sulla realtà che ci circonda, dove c'è la vita, c'è la morte, c'è la trasformazione e l'appartenenza a un unico corpo”, spiega Penone. Nel vasto Parco della Trucca, a pochi metri dall'Ospedale Giovanni XXIII, il suo gigante di marmo di Carrara – alto quasi 3 metri e pesante 25 tonnellate – prende posto al centro di un anfiteatro naturale composto da 80 betulle dell'Himalaya: un'opera monumento o “documento”, secondo la definizione di Jacques Le Goff, dedicata alla memoria di uomini del nostro tempo e tuttavia portatrice tracce di vita millenarie, come i fossili marini inglobati nella pietra fin dalla preistoria. “Le venature scolpite nel marmo richiamano il sistema linfatico delle piante ma anche il sistema circolatorio umano, riferimento alla vita che scorre indistinta nel corpo del mondo e al profondo legame tra uomo e natura. L’installazione rimanda al ricordo delle vittime, ma è anche un inno alla vita, alla rinascita e alla speranza”, racconta ancora l’artista, aprendo agli spettatori le porte del suo studio torinese e della foresta cresciuta intorno alla casa che abita sulle colline del Piemonte.

Giuseppe Penone, Anatomia © Archivio Penone
Il documentario è anche una preziosa occasione per conoscere da vicino il lavoro di Penone, le sue idee e la sua storia. Dalla prima opera, creata a 21 anni nel bosco piemontese di Garessio, all’olmo in bronzo realizzato per la Biennale di Architettura 2022, gli alberi sono parte integrante del suo universo artistico ed esistenziale. Ogni materia ha un tempo e un ritmo propri, con i quali dobbiamo imparare a sintonizzarci: come il legno degli alberi, anche il marmo “racchiude una vita e forse anche un pensiero” osserva il maestro dell’Arte Povera, che ha rivoluzionato il mondo della scultura introducendo nell’opera la variabile del tempo e l’azione della natura. Scolpire è per lui una possibilità di comprendere la realtà ed è proprio questo il senso di Indistinti confini: un’opera che annulla le distanze tra umano, minerale e vegetale, tra organico e inorganico, tra la vita e la morte, per spingerci a rinascere insieme a lei, in nome dell’uguaglianza e della continuità tra le forme della natura.

Giuseppe Penone, Indistinti Confini © 3D Produzioni
A cura della regista Valeria Parisi e di Gianluca Rapaccini, Giuseppe Penone. Organica Rinascita ricostruisce il percorso che ha portato alla realizzazione della scultura interrogando i protagonisti: al racconto schietto e appassionato dell'artista si affiancano le voci di Giovanna Sacchetti, presidente della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, grazie alla quale l'opera è stata creata e collocata nel Bosco della Memoria, del sindaco di Bergamo Giorgio Gori e del critico d'arte Gianfranco Maraniello.
Giuseppe Penone presso il Bosco della Memoria © 3D Produzioni
“Indistinti confini non è un'opera simbolica, ma una riflessione sulla realtà che ci circonda, dove c'è la vita, c'è la morte, c'è la trasformazione e l'appartenenza a un unico corpo”, spiega Penone. Nel vasto Parco della Trucca, a pochi metri dall'Ospedale Giovanni XXIII, il suo gigante di marmo di Carrara – alto quasi 3 metri e pesante 25 tonnellate – prende posto al centro di un anfiteatro naturale composto da 80 betulle dell'Himalaya: un'opera monumento o “documento”, secondo la definizione di Jacques Le Goff, dedicata alla memoria di uomini del nostro tempo e tuttavia portatrice tracce di vita millenarie, come i fossili marini inglobati nella pietra fin dalla preistoria. “Le venature scolpite nel marmo richiamano il sistema linfatico delle piante ma anche il sistema circolatorio umano, riferimento alla vita che scorre indistinta nel corpo del mondo e al profondo legame tra uomo e natura. L’installazione rimanda al ricordo delle vittime, ma è anche un inno alla vita, alla rinascita e alla speranza”, racconta ancora l’artista, aprendo agli spettatori le porte del suo studio torinese e della foresta cresciuta intorno alla casa che abita sulle colline del Piemonte.

Giuseppe Penone, Anatomia © Archivio Penone
Il documentario è anche una preziosa occasione per conoscere da vicino il lavoro di Penone, le sue idee e la sua storia. Dalla prima opera, creata a 21 anni nel bosco piemontese di Garessio, all’olmo in bronzo realizzato per la Biennale di Architettura 2022, gli alberi sono parte integrante del suo universo artistico ed esistenziale. Ogni materia ha un tempo e un ritmo propri, con i quali dobbiamo imparare a sintonizzarci: come il legno degli alberi, anche il marmo “racchiude una vita e forse anche un pensiero” osserva il maestro dell’Arte Povera, che ha rivoluzionato il mondo della scultura introducendo nell’opera la variabile del tempo e l’azione della natura. Scolpire è per lui una possibilità di comprendere la realtà ed è proprio questo il senso di Indistinti confini: un’opera che annulla le distanze tra umano, minerale e vegetale, tra organico e inorganico, tra la vita e la morte, per spingerci a rinascere insieme a lei, in nome dell’uguaglianza e della continuità tra le forme della natura.
Giuseppe Penone, Indistinti Confini © 3D Produzioni
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