Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori
Dal 03 Aprile 2023 al 24 Giugno 2023
Ferrara
Luogo: Biblioteca Ariostea
Indirizzo: Via delle Scienze 17
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato dalle 9 alle 13
Curatori: Francesca Bini e Alessandro Gnocchi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: ingresso gratuito con apertura dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, il sabato dalle 9 alle 13
La mostra inaugurata in Biblioteca Ariostea è un percorso interdisciplinare, attraverso documenti inediti e filmati di tre grandi intellettuali - Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani e Giovanni Testori - e del loro maestro, Roberto Longhi. Dalla Ferrara di Cosmè Tura ed Ercole de’ Roberti al milanese Caravaggio, una linea espressiva “padana”, teorizzata da Longhi e realizzata in tutti i campi da tre protagonisti del Novecento italiano.
La Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte in collaborazione con il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara hanno presentato oggi la mostra-dossier Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Francesca Bini e Alessandro Gnocchi, e allestita nei suggestivi spazi della Sala Ariosto della Biblioteca Ariostea.
L’esposizione esplora i rapporti biografici e gli scambi culturali fra i tre grandi autori della letteratura italiana con il maestro Roberto Longhi, storico e critico dell’arte, docente e scrittore, del quale viene sottolineato il ruolo di mentore.
«Tutto parte da Roberto Longhi, figura chiave anche del destino di tre autori come Pasolini, Bassani e Testori»ha spiegato Vittorio Sgarbi. «Anche la mostra Rinascimento a Ferrara a Palazzo dei Diamanti - ha continuato - è dedicata a lui, perché fu proprio Longhi a “inventare” la pittura ferrarese» dice Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte e ideatore della mostra. Ha ricordato infatti «l’esposizione realizzata novant’anni fa per i quattrocento anni dalla morte di Ariosto, voluta nel 1933 da Balbo, Giglioli, Ravenna e Barbantini. Una mostra che sarebbe stata dimenticata se non fosse stato per un libro, Officina ferrarese, scritto da Roberto Longhi: da padano, si innamorò dell’arte ferrarese, è stato più ferrarese dei ferraresi».
«L’esposizione è frutto di un accurato lavoro di ricerca d’archivio - ha detto la co-curatrice Francesca Bini, studiosa di Letterature comparate ed Estetica delle arti visive -. In questa mostra arti figurative e letteratura si intersecano, dando vita a un progetto intermediale e documentale”. Sono presenti infatti un’ampia selezione di lettere, manoscritti, fotografie, disegni e filmati d’epoca, che testimoniano il denso scambio tra alcuni dei protagonisti della vita culturale italiana del Novecento». Suddivisa in dieci sezioni tematiche che esemplificano la varietà delle connessioni tra Longhi e gli allievi diretti (Arcangeli, Pasolini, Bassani) e indiretti (Testori). La mostra-dossier comprende una presentazione generale del profilo del maestro e degli allievi, dei quali vengono considerati i punti di contatto col magistero longhiano, così come le reciproche relazioni biografiche e intellettuali. «Si ripercorre quella che è stata una stagione irripetibile della cultura italiana - ha aggiunto il curatore Alessandro Gnocchi, caporedattore de “Il Giornale” -, per questo invito il pubblico a godere dei documenti presenti in mostra».
Marco Gulinelli, assessore alla Cultura, ha affermato che «la mostra e il catalogo edito in occasione dell’esposizione vogliono essere memoria e affermazione di un’epoca», ricordando per l'occasione anche il patrimonio presente in città e custodito dalla Fondazione Giorgio Bassani, grazie alla figura di Paola Bassani, e dal Centro Studi Bassaniani, con gli oltre 5000 libri provenienti dalla donazione Prebys. Altri ringraziamenti sono andati ai presenti, tra cui Cristina Acidini, presidente della Fondazione Longhi (tra i prestatori in mostra), la soprintendente di Bologna, Modena, Reggio e Ferrara Francesca Tomba, Moni Ovadia e Marcello Corvino, Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio.
Altro sulla Mostra
Punto di partenza dell’esposizione è la Ferrara di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, i pittori ai quali Longhi nel 1934 dedica l’Officina Ferrarese, saggio scritto in occasione della mostra allestita l’anno precedente per il quarto centenario dalla morte di Ludovico Ariosto. Nello stesso anno, Longhi assume la cattedra di storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Bologna e apre il suo corso con i famosi Momenti della pittura bolognese ed emiliana, in cui ripercorre la storia della civiltà artistica emiliana dal ‘300 fino a Giorgio Morandi, da lui consacrato come «uno dei migliori pittori viventi d’Italia». Ferrara e Bologna, nella loro diversità storica, possono essere considerate variabili culturali della “Padanìa”, neologismo coniato da Longhi e ampiamente ripreso dall’allievo Francesco Arcangeli per indicare la dimensione estetica della civiltà artistica padana, che dalla Bologna di Morandi e dalla Ferrara di Tura si estende fino al Piemonte e alla Lombardia dei pittori cari a Giovanni Testori, raggiungendo l’apice nella Milano di Caravaggio, riscoperto proprio dal critico piemontese. E di fatto, alla “nazione culturale” padana appartengono anche gli autori sui quali la mostra intende far luce: Roberto Longhi (Alba 1890 – Firenze 1970), Giorgio Bassani (Bologna 1916 – Roma 2000), Pier Paolo Pasolini (Bologna 1922 – Roma 1975) e Giovanni Testori (Novate Milanese 1923 – Milano 1993), infatti, nascono, maturano, si muovono, agiscono, producono in quest’area geografica ed estetico-culturale. La mostra-dossier accompagna il visitatore in un viaggio che, tra Bologna e Ferrara, ripercorre gli anni della formazione culturale di Bassani e Pasolini discepoli di Longhi, spaziando fino alla Milano di Testori e Caravaggio e alla Roma di Pasolini, ispirato alle indagini longhiane sui pittori della realtà in Lombardia.
Frutto di un accurato lavoro di ricerca d’archivio, lettere, manoscritti, fotografie, disegni e filmati d’epocatestimoniano il denso scambio tra alcuni dei protagonisti della vita culturale italiana del Novecento, gettando le basi per future ricerche. Suddivisa in dieci sezioni tematiche che esemplificano la varietà delle connessioni tra Longhi e gli allievi diretti (Arcangeli, Pasolini, Bassani) e indiretti (Testori), l’esposizione comprende una presentazione generale del profilo del maestro e degli allievi, dei quali vengono considerati i punti di contatto col magistero longhiano, così come le reciproche relazioni biografiche e intellettuali. Adeguato risalto è dato ad approfondimenti su questioni di rilevanza sociale quali la censura alla quale furono sottoposti Pasolini, Testori e indirettamente Bassani, e a focus di natura artistica come quello su Francis Bacon, la cui conoscenza si diffuse agli inizi degli anni Sessanta, dopo la mostra monografica a Torino (1962), e con il quale i tre allievi di Longhi si confrontarono in maniera diversa. Il visitatore ha poi la possibilità di osservare come Bassani e Pasolini abbiano rielaborato l’influsso longhiano riutilizzando in maniera originale il medium dell’immagine artistica, rispettivamente attraverso il recupero di dipinti che il primo scelse di collocare sulle copertine delle prime edizioni dei suoi romanzi e mediante i numerosi riferimenti pittorici nella produzione cinematografica del secondo.
L’esposizione, accompagnata da un catalogo con saggi di Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Ferrara Arte, Francesca Bini (studiosa di Letterature Comparate ed Estetica delle Arti Visive), Alessandro Gnocchi(Caporedattore de “Il Giornale”) e Mirna Bonazza (Responsabile U.O. Biblioteche del Comune di Ferrara), esplora i rapporti biografici e gli scambi culturali fra i tre grandi autori della letteratura italiana con il maestro Roberto Longhi, del quale viene sottolineato il ruolo di mentore.
La Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte in collaborazione con il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara hanno presentato oggi la mostra-dossier Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Francesca Bini e Alessandro Gnocchi, e allestita nei suggestivi spazi della Sala Ariosto della Biblioteca Ariostea.
L’esposizione esplora i rapporti biografici e gli scambi culturali fra i tre grandi autori della letteratura italiana con il maestro Roberto Longhi, storico e critico dell’arte, docente e scrittore, del quale viene sottolineato il ruolo di mentore.
«Tutto parte da Roberto Longhi, figura chiave anche del destino di tre autori come Pasolini, Bassani e Testori»ha spiegato Vittorio Sgarbi. «Anche la mostra Rinascimento a Ferrara a Palazzo dei Diamanti - ha continuato - è dedicata a lui, perché fu proprio Longhi a “inventare” la pittura ferrarese» dice Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte e ideatore della mostra. Ha ricordato infatti «l’esposizione realizzata novant’anni fa per i quattrocento anni dalla morte di Ariosto, voluta nel 1933 da Balbo, Giglioli, Ravenna e Barbantini. Una mostra che sarebbe stata dimenticata se non fosse stato per un libro, Officina ferrarese, scritto da Roberto Longhi: da padano, si innamorò dell’arte ferrarese, è stato più ferrarese dei ferraresi».
«L’esposizione è frutto di un accurato lavoro di ricerca d’archivio - ha detto la co-curatrice Francesca Bini, studiosa di Letterature comparate ed Estetica delle arti visive -. In questa mostra arti figurative e letteratura si intersecano, dando vita a un progetto intermediale e documentale”. Sono presenti infatti un’ampia selezione di lettere, manoscritti, fotografie, disegni e filmati d’epoca, che testimoniano il denso scambio tra alcuni dei protagonisti della vita culturale italiana del Novecento». Suddivisa in dieci sezioni tematiche che esemplificano la varietà delle connessioni tra Longhi e gli allievi diretti (Arcangeli, Pasolini, Bassani) e indiretti (Testori). La mostra-dossier comprende una presentazione generale del profilo del maestro e degli allievi, dei quali vengono considerati i punti di contatto col magistero longhiano, così come le reciproche relazioni biografiche e intellettuali. «Si ripercorre quella che è stata una stagione irripetibile della cultura italiana - ha aggiunto il curatore Alessandro Gnocchi, caporedattore de “Il Giornale” -, per questo invito il pubblico a godere dei documenti presenti in mostra».
Marco Gulinelli, assessore alla Cultura, ha affermato che «la mostra e il catalogo edito in occasione dell’esposizione vogliono essere memoria e affermazione di un’epoca», ricordando per l'occasione anche il patrimonio presente in città e custodito dalla Fondazione Giorgio Bassani, grazie alla figura di Paola Bassani, e dal Centro Studi Bassaniani, con gli oltre 5000 libri provenienti dalla donazione Prebys. Altri ringraziamenti sono andati ai presenti, tra cui Cristina Acidini, presidente della Fondazione Longhi (tra i prestatori in mostra), la soprintendente di Bologna, Modena, Reggio e Ferrara Francesca Tomba, Moni Ovadia e Marcello Corvino, Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio.
Altro sulla Mostra
Punto di partenza dell’esposizione è la Ferrara di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, i pittori ai quali Longhi nel 1934 dedica l’Officina Ferrarese, saggio scritto in occasione della mostra allestita l’anno precedente per il quarto centenario dalla morte di Ludovico Ariosto. Nello stesso anno, Longhi assume la cattedra di storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Bologna e apre il suo corso con i famosi Momenti della pittura bolognese ed emiliana, in cui ripercorre la storia della civiltà artistica emiliana dal ‘300 fino a Giorgio Morandi, da lui consacrato come «uno dei migliori pittori viventi d’Italia». Ferrara e Bologna, nella loro diversità storica, possono essere considerate variabili culturali della “Padanìa”, neologismo coniato da Longhi e ampiamente ripreso dall’allievo Francesco Arcangeli per indicare la dimensione estetica della civiltà artistica padana, che dalla Bologna di Morandi e dalla Ferrara di Tura si estende fino al Piemonte e alla Lombardia dei pittori cari a Giovanni Testori, raggiungendo l’apice nella Milano di Caravaggio, riscoperto proprio dal critico piemontese. E di fatto, alla “nazione culturale” padana appartengono anche gli autori sui quali la mostra intende far luce: Roberto Longhi (Alba 1890 – Firenze 1970), Giorgio Bassani (Bologna 1916 – Roma 2000), Pier Paolo Pasolini (Bologna 1922 – Roma 1975) e Giovanni Testori (Novate Milanese 1923 – Milano 1993), infatti, nascono, maturano, si muovono, agiscono, producono in quest’area geografica ed estetico-culturale. La mostra-dossier accompagna il visitatore in un viaggio che, tra Bologna e Ferrara, ripercorre gli anni della formazione culturale di Bassani e Pasolini discepoli di Longhi, spaziando fino alla Milano di Testori e Caravaggio e alla Roma di Pasolini, ispirato alle indagini longhiane sui pittori della realtà in Lombardia.
Frutto di un accurato lavoro di ricerca d’archivio, lettere, manoscritti, fotografie, disegni e filmati d’epocatestimoniano il denso scambio tra alcuni dei protagonisti della vita culturale italiana del Novecento, gettando le basi per future ricerche. Suddivisa in dieci sezioni tematiche che esemplificano la varietà delle connessioni tra Longhi e gli allievi diretti (Arcangeli, Pasolini, Bassani) e indiretti (Testori), l’esposizione comprende una presentazione generale del profilo del maestro e degli allievi, dei quali vengono considerati i punti di contatto col magistero longhiano, così come le reciproche relazioni biografiche e intellettuali. Adeguato risalto è dato ad approfondimenti su questioni di rilevanza sociale quali la censura alla quale furono sottoposti Pasolini, Testori e indirettamente Bassani, e a focus di natura artistica come quello su Francis Bacon, la cui conoscenza si diffuse agli inizi degli anni Sessanta, dopo la mostra monografica a Torino (1962), e con il quale i tre allievi di Longhi si confrontarono in maniera diversa. Il visitatore ha poi la possibilità di osservare come Bassani e Pasolini abbiano rielaborato l’influsso longhiano riutilizzando in maniera originale il medium dell’immagine artistica, rispettivamente attraverso il recupero di dipinti che il primo scelse di collocare sulle copertine delle prime edizioni dei suoi romanzi e mediante i numerosi riferimenti pittorici nella produzione cinematografica del secondo.
L’esposizione, accompagnata da un catalogo con saggi di Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Ferrara Arte, Francesca Bini (studiosa di Letterature Comparate ed Estetica delle Arti Visive), Alessandro Gnocchi(Caporedattore de “Il Giornale”) e Mirna Bonazza (Responsabile U.O. Biblioteche del Comune di Ferrara), esplora i rapporti biografici e gli scambi culturali fra i tre grandi autori della letteratura italiana con il maestro Roberto Longhi, del quale viene sottolineato il ruolo di mentore.
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