Al Museo di Roma in Trastevere fino al 3 marzo
Lo sguardo appassionato di Lisetta Carmi in 170 scatti
Lisetta Carmi, Sicilia, Piazza Armerina, 1976. Foto: © Lisetta Carmi. Courtesy Martini & Ronchetti
Samantha De Martin
26/10/2018
Roma - “In queste fotografie che c’è dentro la mia anima e il mio cuore”. E sembra infatti di ascoltarla l’intensa esperienza umana di Lisetta Carmi, fotografa genovese e, ancor prima, pianista classica di successo, militante di sinistra, fondatrice di un ashram in un trullo di Cisternino, ragazzina ebrea strappata da scuola dalle leggi razziali, sfollata in Svizzera.
Ne ha vissute tante di vite, Lisetta e oggi, a 94 anni, le racconta attraverso 170 immagini, tra le quali numerose inedite, al centro della mostra “La bellezza della verità”, al Museo di Roma in Trastevere dal 20 ottobre 2018 al 3 marzo 2019.
Le fasi e le passioni che hanno scandito la sua attività si ritrovano nelle diverse sezioni del percorso artistico, dal piano terra del museo alle sale del primo piano, a partire dalle sue prime esperienze con la fotografia. Al centro del suo sguardo c’è anche Genova, sua città natale, dove agli inizi degli anni Sessanta ha realizzato i primi reportage. Ed eccola la città con il suo porto, l’Italsider del 1962, una piccola serie di scatti fotografici dei cantieri e degli interni delle acciaierie, i portuali, costretti a lavorare in condizioni disumane. E ancora spazio ai reportage, con i primi spostamenti dell'artista.
Ci sono i portici, i visi, i gesti di Piadena, considerata in quegli anni una sorta di laboratorio culturale che offre alla fotografa lo spunto per realizzare un affresco d’epoca nella città della Bassa Cremonese. E poi c’è il mondo, teatro della sua indomabile volontà di capire e conoscere.
Nel segmento I viaggi: Capire il mondo sono raccontati gli spostamenti della Carmi in Israele, America Latina, India, Afghanistan, Pakistan e Nepal. Le immagini di quei luoghi così distanti rimangono, ancora oggi, uno strumento imprescindibile per la conoscenza storica di quelle realtà. Oltre ai luoghi, al centro dell’obiettivo della fotografa e autrice anche del libro I Travestiti del 1972 - una riflessione attuale sulla tematica dell’identità di genere con immagini di grande impatto percettivo - c’è una lunga collezione di volti. La sezione Le persone, i ritratti ospita infatti dodici dei venti scatti che compongono il lavoro del 1966 dedicato a Ezra Pound e che le valse il Premio Niépce per l’Italia.
Le immagini scattate durante un breve incontro restituiscono la complessità del poeta dimostrando l’innata capacità della fotografa di cogliere la verità oltre alle apparenze.
Non mancano i Ritratti, come quelli realizzati a contatto con il vivace ambiente intellettuale e artistico genovese di quegli anni, popolato da artisti come Lucio Fontana, Lele Luzzati, Max Bill, Konrad Wachsmann e da personaggi come Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino.
L’esposizione al piano terra si conclude con le sezioni Metropolitain e I Travestiti e con lo spazio dedicato alla proiezione della video intervista realizzata dal curatore Giovanni Battista Martini a Lisetta Carmi. Il primo piano accoglie, invece, Il Palcoscenico, una serie di immagini dedicate agli attori e ai musicisti, da Carmelo Bene a Claudio Abbado.
La naturale bellezza della sequenza di fotografie Il Parto, realizzate nel 1968 all’Ospedale Galliera di Genova, chiude la mostra. Qui l’occhio di Carmi, scevro dalla retorica della nascita, documenta le fasi di un parto posizionando l’obiettivo frontalmente. Ne scaturiscono immagini di grande impatto, ma proprio per questo emozionanti e indimenticabili.
Leggi anche:
• Lisetta Carmi, La bellezza della verità
Ne ha vissute tante di vite, Lisetta e oggi, a 94 anni, le racconta attraverso 170 immagini, tra le quali numerose inedite, al centro della mostra “La bellezza della verità”, al Museo di Roma in Trastevere dal 20 ottobre 2018 al 3 marzo 2019.
Le fasi e le passioni che hanno scandito la sua attività si ritrovano nelle diverse sezioni del percorso artistico, dal piano terra del museo alle sale del primo piano, a partire dalle sue prime esperienze con la fotografia. Al centro del suo sguardo c’è anche Genova, sua città natale, dove agli inizi degli anni Sessanta ha realizzato i primi reportage. Ed eccola la città con il suo porto, l’Italsider del 1962, una piccola serie di scatti fotografici dei cantieri e degli interni delle acciaierie, i portuali, costretti a lavorare in condizioni disumane. E ancora spazio ai reportage, con i primi spostamenti dell'artista.
Ci sono i portici, i visi, i gesti di Piadena, considerata in quegli anni una sorta di laboratorio culturale che offre alla fotografa lo spunto per realizzare un affresco d’epoca nella città della Bassa Cremonese. E poi c’è il mondo, teatro della sua indomabile volontà di capire e conoscere.
Nel segmento I viaggi: Capire il mondo sono raccontati gli spostamenti della Carmi in Israele, America Latina, India, Afghanistan, Pakistan e Nepal. Le immagini di quei luoghi così distanti rimangono, ancora oggi, uno strumento imprescindibile per la conoscenza storica di quelle realtà. Oltre ai luoghi, al centro dell’obiettivo della fotografa e autrice anche del libro I Travestiti del 1972 - una riflessione attuale sulla tematica dell’identità di genere con immagini di grande impatto percettivo - c’è una lunga collezione di volti. La sezione Le persone, i ritratti ospita infatti dodici dei venti scatti che compongono il lavoro del 1966 dedicato a Ezra Pound e che le valse il Premio Niépce per l’Italia.
Le immagini scattate durante un breve incontro restituiscono la complessità del poeta dimostrando l’innata capacità della fotografa di cogliere la verità oltre alle apparenze.
Non mancano i Ritratti, come quelli realizzati a contatto con il vivace ambiente intellettuale e artistico genovese di quegli anni, popolato da artisti come Lucio Fontana, Lele Luzzati, Max Bill, Konrad Wachsmann e da personaggi come Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino.
L’esposizione al piano terra si conclude con le sezioni Metropolitain e I Travestiti e con lo spazio dedicato alla proiezione della video intervista realizzata dal curatore Giovanni Battista Martini a Lisetta Carmi. Il primo piano accoglie, invece, Il Palcoscenico, una serie di immagini dedicate agli attori e ai musicisti, da Carmelo Bene a Claudio Abbado.
La naturale bellezza della sequenza di fotografie Il Parto, realizzate nel 1968 all’Ospedale Galliera di Genova, chiude la mostra. Qui l’occhio di Carmi, scevro dalla retorica della nascita, documenta le fasi di un parto posizionando l’obiettivo frontalmente. Ne scaturiscono immagini di grande impatto, ma proprio per questo emozionanti e indimenticabili.
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