Dall’8 maggio al Zentrum Paul Klee di Berna
Dalle pitture rupestri ai disegni d'infanzia: alle origini dell'arte di Paul Klee
Paul Klee, Brand-Maske, 1939, 29.7 x 20.9 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Dono di Livia Klee | Courtesy Zentrum Paul Klee
Samantha De Martin
07/04/2021
Mondo - Che cos’è che accomuna le opere di Paul Klee alle figure congolesi in legno intagliato di Lulua, alle pitture rupestri o alle immagini infantili disegnate da Felix, il figlio del pittore?
A condurre il pubblico alle radici dell’arte dell’artista elvetico è la mostra I Want to Know Nothing, ospitata dall’8 maggio al 29 agosto nelle sale del Zentrum Paul Klee di Berna, sede, dal 2005, della più importante collezione al mondo di opere dell’artista, nell’iconica costruzione ondulata in vetro e acciaio firmata Renzo Piano.
Il percorso espositivo, il primo interamente dedicato alle fonti utilizzate dall'artista per i suoi lavori, presenta i risultati della ricerca condotta nella biblioteca e nell'archivio artistico di Klee, accendendo i riflettori sul modo in cui l’esponente dell’astrattismo ha trasposto queste ispirazioni nel suo lavoro artistico.
Grazie a una donazione della famiglia Klee, il museo di Berna, oltre a rappresentare il più importante centro di ricerca dedicato al pittore, possiede l'archivio più completo al mondo sulla vita e il lavoro dell’artista.
Servendosi del patrimonio librario custodito nella biblioteca, delle lettere, degli oggetti privati appartenuti a Klee, delle dichiarazioni alla stampa e delle testimonianze dei suoi contemporanei, la mostra mira a fare entrare il pubblico nella fucina artistica del maestro, presentando la grande varietà di fonti utilizzate per i suoi euforici lavori.
Paul Klee, Senza titolo, 1924, burattino, 42 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Dono di Livia Klee | Courtesy Zentrum Paul Klee
Nella sezione dedicata ai materiali d'archivio saranno presentate quattro aree tematiche che furono di particolare interesse per l'artista: i disegni dei bambini, l'arte psicopatologica, quella extraeuropea e preistorica.
Come molti protagonisti dell’avanguardia all’inizio del XX secolo, anche Klee si pone alla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico in grado di adattarsi agli sconvolgimenti sociali, politici, scientifici che investivano l’Europa. Nel fare questo si allontana radicalmente dalle norme accademiche insegnate dalle scuole d’arte europee. Vuole ricominciare da capo, mentre matura in lui l’idea di tornare a un’arte primordiale.
“Voglio essere come un neonato, non sapere niente, assolutamente niente dell'Europa, non conoscere poeti, completamente privo di raffinatezza, virtualmente all'origine” scriveva. Spinto da questa folgorazione, studia le pitture, le incisioni preistoriche rupestri, i disegni dei bambini, inclusi quelli realizzati da suo figlio Felix, riscoperti nella soffitta della casa dei genitori, a Berna.
Questo impegno con il cosiddetto "altro" nasceva da un intenso fascino per tutte le forme di espressione artistica libere dalla norma accademica. L'arte preistorica, ridotta a forme e linee semplici, era infatti considerata senza tempo, così come l'arte dei bambini appariva più immediata e autentica, ridotta all'essenza dell'espressività.
Le reazioni dei suoi contemporanei, di fronte a questo stile non tardarono ad arrivare. Il pittore venne criticato (ma anche apprezzato) perché dipingeva “come un bambino”, “come un uomo delle caverne”, un primitivo o un malato mentale. Ammirata nei circoli d'avanguardia, la sua arte venne rifiutata nei circoli accademici e Hitler intravide nel suo lavoro quello che avrebbe etichettato come arte moderna degenerata.
Paul Klee, Paul u. Fritz, 1905, 18 x 13 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Courtesy Zentrum Paul Klee
La mostra in programma a Berna mira a fornire un illuminante contributo sui contenuti e sul vocabolario delle opere e delle fonti utilizzate da Klee per i suoi quadri magici, partendo da una prospettiva interdisciplinare che colloca le opere nel loro contesto storico. Concetti come l'arte della follia o il primitivismo saranno esaminati e inseriti nella loro cornice contemporanea, mentre il pubblico sarà invitato a riflettere sul concetto di normalità, al tempo di Klee e nell'arte oggi.
Leggi anche:
• Dieci cose da sapere su Paul Klee alla Fondazione Beyeler
A condurre il pubblico alle radici dell’arte dell’artista elvetico è la mostra I Want to Know Nothing, ospitata dall’8 maggio al 29 agosto nelle sale del Zentrum Paul Klee di Berna, sede, dal 2005, della più importante collezione al mondo di opere dell’artista, nell’iconica costruzione ondulata in vetro e acciaio firmata Renzo Piano.
Il percorso espositivo, il primo interamente dedicato alle fonti utilizzate dall'artista per i suoi lavori, presenta i risultati della ricerca condotta nella biblioteca e nell'archivio artistico di Klee, accendendo i riflettori sul modo in cui l’esponente dell’astrattismo ha trasposto queste ispirazioni nel suo lavoro artistico.
Grazie a una donazione della famiglia Klee, il museo di Berna, oltre a rappresentare il più importante centro di ricerca dedicato al pittore, possiede l'archivio più completo al mondo sulla vita e il lavoro dell’artista.
Servendosi del patrimonio librario custodito nella biblioteca, delle lettere, degli oggetti privati appartenuti a Klee, delle dichiarazioni alla stampa e delle testimonianze dei suoi contemporanei, la mostra mira a fare entrare il pubblico nella fucina artistica del maestro, presentando la grande varietà di fonti utilizzate per i suoi euforici lavori.
Paul Klee, Senza titolo, 1924, burattino, 42 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Dono di Livia Klee | Courtesy Zentrum Paul Klee
Nella sezione dedicata ai materiali d'archivio saranno presentate quattro aree tematiche che furono di particolare interesse per l'artista: i disegni dei bambini, l'arte psicopatologica, quella extraeuropea e preistorica.
Come molti protagonisti dell’avanguardia all’inizio del XX secolo, anche Klee si pone alla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico in grado di adattarsi agli sconvolgimenti sociali, politici, scientifici che investivano l’Europa. Nel fare questo si allontana radicalmente dalle norme accademiche insegnate dalle scuole d’arte europee. Vuole ricominciare da capo, mentre matura in lui l’idea di tornare a un’arte primordiale.
“Voglio essere come un neonato, non sapere niente, assolutamente niente dell'Europa, non conoscere poeti, completamente privo di raffinatezza, virtualmente all'origine” scriveva. Spinto da questa folgorazione, studia le pitture, le incisioni preistoriche rupestri, i disegni dei bambini, inclusi quelli realizzati da suo figlio Felix, riscoperti nella soffitta della casa dei genitori, a Berna.
Questo impegno con il cosiddetto "altro" nasceva da un intenso fascino per tutte le forme di espressione artistica libere dalla norma accademica. L'arte preistorica, ridotta a forme e linee semplici, era infatti considerata senza tempo, così come l'arte dei bambini appariva più immediata e autentica, ridotta all'essenza dell'espressività.
Le reazioni dei suoi contemporanei, di fronte a questo stile non tardarono ad arrivare. Il pittore venne criticato (ma anche apprezzato) perché dipingeva “come un bambino”, “come un uomo delle caverne”, un primitivo o un malato mentale. Ammirata nei circoli d'avanguardia, la sua arte venne rifiutata nei circoli accademici e Hitler intravide nel suo lavoro quello che avrebbe etichettato come arte moderna degenerata.
Paul Klee, Paul u. Fritz, 1905, 18 x 13 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Courtesy Zentrum Paul Klee
La mostra in programma a Berna mira a fornire un illuminante contributo sui contenuti e sul vocabolario delle opere e delle fonti utilizzate da Klee per i suoi quadri magici, partendo da una prospettiva interdisciplinare che colloca le opere nel loro contesto storico. Concetti come l'arte della follia o il primitivismo saranno esaminati e inseriti nella loro cornice contemporanea, mentre il pubblico sarà invitato a riflettere sul concetto di normalità, al tempo di Klee e nell'arte oggi.
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