Intervista all’architetto di Atelier 4, protagonista della Triennale Brugge 2018

Peter van Driessche: la mia Venezia del Nord tra storia e futuro

Triennale Brugge 2018. Peter van Driessche, Infiniti 23. Foto Jan D'Hondt. Ente Turismo Bruges
 

Francesca Grego

14/05/2018

Mondo - Un concentrato di storia e bellezza che galleggia sull’acqua da più di nove secoli: è Bruges, il gioiello delle Fiandre occidentali, ogni anno meta di milioni di turisti attratti dall’immagine fiabesca di una città sospesa nel tempo. Ma, oltre ogni stereotipo, Bruges guarda avanti: è un luogo vivace e vibrante che si rinnova accogliendo nuovi abitanti e accettando le sfide – ambientali, tecnologiche, sociali, culturali – di un secolo di trasformazioni, mostrando come il futuro possa abitare una città antica. Ne parliamo con l’architetto Peter van Driessche, che vive qui da sei anni e partecipa alla Triennale Liquid City con un progetto incentrato proprio sull’abitare di domani Infiniti 23.

Peter, dove inizia la tua passeggiata ideale per le vie di Bruges?
"Tutti vengono a Bruges per ammirarne le testimonianze del passato. Io invece partirei proprio da un luogo prettamente contemporaneo, esempio della sua vitalità attuale: il Concertgebouw, che a pochi minuti dal labirinto delle stradine medievali del centro è un’architettura d’eccellenza dei nostri tempi. Inaugurato nel 2002, è stato disegnato dai designer Paul Robbrecht e Hilde Daem. È il posto ideale per chi ama la cultura, ospita ogni giorno attività interessanti per accostarsi alle arti con approccio interattivo e multidisciplinare. Inoltre vi si possono osservare numerose opere contemporanee, in un percorso scenografico e originale nella sua bella struttura. Ma soprattutto è un luogo deputato alla musica: è un auditorium conosciuto per la sua straordinaria acustica, una delle migliori d’Europa”.

E come continueresti?
"Dopo questa prima tappa, volgerei lo sguardo verso l’acqua, non per niente Bruges è stata nota anche con il nome di ‘Venezia del Nord’. Il centro è racchiuso all’interno di un anello di canali e una rete capillare di vie d’acqua attraversa tutta la città. I canali, per chi volesse fare un giro in barca, forniscono una delle migliori angolazioni per ammirarla e per leggere la sua storia. Un sistema di circolazione parallelo, ma anche l’elemento alla base della vita degli abitanti dell’area fin da quando il Mare del Nord si è ritirato da questi territori, lasciandosi alle spalle un intrico di terre emerse e bracci di mare che nei secoli l’uomo ha adattato alle proprie necessità. Potrebbe essere proprio il potenziamento delle sue vie d’acqua, da attuare in modalità ecosostenibile, a garantire il futuro della città”.

L’acqua è anche una delle idee alla base della Triennale in corso, Liquid City
“L’espressione ‘Liquid City’ si offre a molteplici interpretazioni: da un lato fa riferimento alla realtà fluida e mutevole tipica dei nostri tempi, dall’altro non può prescindere dalla storia di una città che si è sviluppata in simbiosi con l’elemento acquatico. Questi due concetti si saldano se guardiamo al domani: i cambiamenti ambientali conseguenti al surriscaldamento del pianeta e lo scioglimento dei ghiacci procedono inesorabilmente. Le provviste d’acqua diminuiscono, ma sempre più spesso viviamo l’esperienza di alluvioni, inondazioni, tempeste incontrollabili. Tra meno di 100 anni Bruges sarà probabilmente sommersa dall’acqua, almeno in alcune parti dell’anno. Nella sezione ‘Città immaginata’ della Triennale 2018 , a cui ho il piacere di partecipare con la mia installazione Infiniti 23, abbiamo pensato a soluzioni innovative che facciano dell’acqua una risorsa, a un nuovo ecosistema abitato da società fluttuanti che affrontino il problema della sopravvivenza in modo creativo”.
 
Tornando per un attimo alle terre emerse, cosa ci consigli di visitare prima di questo fatidico momento?
“Sicuramente la città vecchia conserva un grandissimo fascino. Chi arriva da fuori sarà stupito dalla sua atmosfera carica di storia e dai suoi ritmi lenti: è un regno popolato di pedoni e di biciclette, ricco di verde e privo di cartelloni pubblicitari!
Dopo un giro tra le sue basse case medievali e gli eleganti edifici risalenti al Seicento, consiglio una tappa nella piazza del Markt, che fin dal Medioevo ha ospitato un fiorente mercato. La torre del Belfort, le case colorate dal tetto a capanna, le antiche sedi delle corporazioni di artigiani e commercianti sono bellissime testimonianze del passato di Bruges, da approfondire all’Historium (nella stessa piazza): un vivace museo multimediale che permette di divertirsi immergendosi nella storia della città.
Poco distante si trovano la piazza del Burg con lo Stadhuis, l’antico municipio dalla facciata neogotica che sembra un ricamo, e il Vismarkt, il mercato del pesce settecentesco e ottocentesco, che oltre all’interessante struttura architettonica offre un colpo d’occhio tra i colori di merci di ogni specie. Proprio dietro il Vismarkt si trova il Vicolo del Somaro Cieco, un pittoresco angolo della Bruges antica, il cui nome ci ricorda gli asini bendati che muovevano la ruota dei mulini.
Infine consiglio di non perdere le mostre temporanee ed esposizioni permanenti che animano la vita cittadina, a partire dall’Expo Picasso, nel vecchio Ospedale di San Giovanni”.
 
Quali mete suggeriresti invece a chi è in cerca di luoghi insoliti e sconosciuti alle masse?
“In questo periodo consiglierei di visitare la mia installazione Infiniti, in zona Oud Sint-Jan: una torre costruita sull’acqua che può essere modificata in base alle variazioni del livello idrico. Un soluzione abitativa flessibile in simbiosi con le trasformazioni del paesaggio che anticipa nuovi bisogni ed emergenze.
Con Infiniti le persone potranno continuare a vivere qui, lavorare, incontrarsi e divertirsi nonostante l’innalzamento dei mari, spostando le proprie attività quotidiane in un nuovo habitat. Così Bruges accetta le sfide ambientali, urbanistiche e antropologiche del futuro con spirito creativo ed ecosostenibile”.

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