Domenico Brancale e Jacopo Mario Gandolfi. Se bastasse l'oblio
Dal 22 Marzo 2014 al 27 Aprile 2014
Lissone | Milano
Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: Martedì - Mercoledì - Venerdì 15-19, Giovedì 15-23 e Sabato - Domenica 10-12 e 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
Attraversare le parole di Domenico Brancale significa muoversi in un racconto che non svela del tutto, ma neanche nasconde. Il tempo delle intense performance del poeta-autore è piuttosto un ritmo ininterrotto di suggestioni e appunti, luoghi e immagini accavallate, finanche aggrovigliate. Strumento principale del narrato è la voce, che l'autore definisce come il "luogo dello scarto".
Dal 2000 Brancale collabora con Jacopo Mario Gandolfi, sodalizio che il MAC di Lissone ospita con il video Se bastasse l'oblio che documenta un'azione ambientata in una vecchia colombaia in Puglia, ove un uomo deposita un foglio in ogni loculo. I singoli loculi racchiudono il messaggio di una parola che nel suo svanire ritrova il proprio destinatario,trasformando lo spazio nell'immaginario collettivo di una "biblioteca dell'avvenire". Il titolo del video è tratto da uno scritto di Domenico Brancale contenuto nel libro Incertiumani: «(se bastasse l'oblio, se almeno bastasse per mettere a fuoco quell'unico punto dove il luogo non ha più dimora, dove il verso non dichiara direzione... nel vicinato nulla... presso quel sempre cominciamento... a finire... in cui fiato e sangue impastano lo scafo del nostro avvenuto... in quella periferia lontana indiscriminata anima al largo di un possibile incontro... se solo ci fosse nell'oblio uno spiraglio per la memoria... di cedere... di cedere... di cedere.... se solo bastasse la cancellatura di ogni debita distanza... se tu fossi qui e io smettessi di dire tu... qui immediatamente... portando ogni mio arto dentro il tuo... ognuno alle prese con le proprie giunture... a farsi innesti... essendo illimiti... avverandosi al di là della nostra pietanza... e tu smettessi di essere qui... dove saprei solo... essendo diverso dove ora voltarti ora prenderti ora stretta ora scavi ora vene... e poi tacere fino al prossimo sussurro dell'attimo vivo... l'orizzonte in luogo di noi... eufrasia)».
Sabato 22 marzo, alle ore 19:30, Brancale accompagnerà la proiezione con una performance in cui la voce canta le cose mancate (da e per sempre) attraverso un gemito soffocato e rifiatato che è condannato all'erranza, a un precipizio su cui è possibile affermare il proprio frammento d'incertezza.
Domenico Brancale, nato a Sant'Arcangelo nel 1976, è poeta e performer. Ha scritto Canie Porci (Ripostes, 2001), L'ossario del sole (Passigli, 2007), Controre (Effigie, 2013) eIncerti umani (Passigli, 2013). Dal rapporto con alcuni artisti sono nati alcuni libri: Cantiaffilati e Frantoi di luce con Hervé Bordas, Ghiacciature con Clemens-Tobias Lange eBrace con Giacinto Cerone. Ha curato il libro Cristina Campo In immagini e parole (2006) etradotto Emil Cioran, John Giorno, Henri Michaux, Claude Royet-Journoud. Collabora con la Galerie Bordas curando le edizioni "Prova d'Artista".
Jacopo Mario Gandolfi, nato a Bologna nel 1980, è un regista, scrittore e produttore indipendente. Ha vissuto a Lisbona, Londra e da alcuni anni a Istanbul. Ha prodotto cortometraggi e documentari. Tra i suoi titoli visti in festival internazionali: Quante cose non sono chiamate amore!, Donme Istanbul, Emilio Isgrò C'è e non c'è, Zuid, Canti di unpellegrino. La sua pratica cinematografica e la ricerca visuale trova stimolo nei contesti urbani e nei motivi territoriali degli abitanti per generare narrative sui e a partire dai luoghi.
Dal 2000 Brancale collabora con Jacopo Mario Gandolfi, sodalizio che il MAC di Lissone ospita con il video Se bastasse l'oblio che documenta un'azione ambientata in una vecchia colombaia in Puglia, ove un uomo deposita un foglio in ogni loculo. I singoli loculi racchiudono il messaggio di una parola che nel suo svanire ritrova il proprio destinatario,trasformando lo spazio nell'immaginario collettivo di una "biblioteca dell'avvenire". Il titolo del video è tratto da uno scritto di Domenico Brancale contenuto nel libro Incertiumani: «(se bastasse l'oblio, se almeno bastasse per mettere a fuoco quell'unico punto dove il luogo non ha più dimora, dove il verso non dichiara direzione... nel vicinato nulla... presso quel sempre cominciamento... a finire... in cui fiato e sangue impastano lo scafo del nostro avvenuto... in quella periferia lontana indiscriminata anima al largo di un possibile incontro... se solo ci fosse nell'oblio uno spiraglio per la memoria... di cedere... di cedere... di cedere.... se solo bastasse la cancellatura di ogni debita distanza... se tu fossi qui e io smettessi di dire tu... qui immediatamente... portando ogni mio arto dentro il tuo... ognuno alle prese con le proprie giunture... a farsi innesti... essendo illimiti... avverandosi al di là della nostra pietanza... e tu smettessi di essere qui... dove saprei solo... essendo diverso dove ora voltarti ora prenderti ora stretta ora scavi ora vene... e poi tacere fino al prossimo sussurro dell'attimo vivo... l'orizzonte in luogo di noi... eufrasia)».
Sabato 22 marzo, alle ore 19:30, Brancale accompagnerà la proiezione con una performance in cui la voce canta le cose mancate (da e per sempre) attraverso un gemito soffocato e rifiatato che è condannato all'erranza, a un precipizio su cui è possibile affermare il proprio frammento d'incertezza.
Domenico Brancale, nato a Sant'Arcangelo nel 1976, è poeta e performer. Ha scritto Canie Porci (Ripostes, 2001), L'ossario del sole (Passigli, 2007), Controre (Effigie, 2013) eIncerti umani (Passigli, 2013). Dal rapporto con alcuni artisti sono nati alcuni libri: Cantiaffilati e Frantoi di luce con Hervé Bordas, Ghiacciature con Clemens-Tobias Lange eBrace con Giacinto Cerone. Ha curato il libro Cristina Campo In immagini e parole (2006) etradotto Emil Cioran, John Giorno, Henri Michaux, Claude Royet-Journoud. Collabora con la Galerie Bordas curando le edizioni "Prova d'Artista".
Jacopo Mario Gandolfi, nato a Bologna nel 1980, è un regista, scrittore e produttore indipendente. Ha vissuto a Lisbona, Londra e da alcuni anni a Istanbul. Ha prodotto cortometraggi e documentari. Tra i suoi titoli visti in festival internazionali: Quante cose non sono chiamate amore!, Donme Istanbul, Emilio Isgrò C'è e non c'è, Zuid, Canti di unpellegrino. La sua pratica cinematografica e la ricerca visuale trova stimolo nei contesti urbani e nei motivi territoriali degli abitanti per generare narrative sui e a partire dai luoghi.
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