I Bassifondi del Barocco. La Roma del vizio e della miseria
Dal 07 Ottobre 2014 al 18 Gennaio 2015
Roma
Luogo: Accademia di Francia a Roma - Villa Medici
Indirizzo: viale Trinità dei Monti 1
Orari: da martedì a domenica 11-19
Curatori: Annick Lemoine, Francesca Cappelletti
Costo del biglietto: intero € 12 euro, ridotto € 6
Telefono per informazioni: +39 06 67611
Sito ufficiale: http://www.villamedici.it/
L'Accademia di Francia a Roma – Villa Medici presenta dal 7 ottobre 2014 al 18 gennaio 2015 nelle Grandes Galeries la mostra I Bassifondi del barocco. La Roma del vizio e della miseria, curata da Francesca Cappelletti, professore di storia dell’arte moderna dell'Università degli Studi di Ferrara, e Annick Lemoine, responsabile del dipartimento di Storia dell'arte dell'Accademia di Francia a Roma e professore all’Università di Rennes 2. L'esposizione è ideata e organizzata nell’ambito di una collaborazione tra l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e il Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, dove verrà presentata dal 24 febbraio al 24 maggio 2015.
I Bassifondi del barocco svela il lato oscuro e indecoroso della Roma barocca, quello dei bassifondi, delle taverne, dei luoghi di perdizione. Una Roma “alla rovescia”, abitata dai vizi, dalla miseria e da eccessi di ogni tipo, che è all’origine di una stupefacente produzione di opere, ricca di paradossi e invenzioni destinati a sovvertire l’ordine stabilito. L’esposizione mostra per la prima volta questo aspetto trascurato della creazione artistica romana, da Caravaggio a Claude Lorrain, rivelando il volto nascosto della capitale del papato, fastosa e virtuosa, e degli artisti che lì vissero.
Roma nel Seicento era il centro culturale più vivo e all’avanguardia d’Europa e attirava artisti da tutti i paesi: italiani, francesi, olandesi, fiamminghi, spagnoli che vissero e fecero carriera nella capitale delle arti. A contatto con questa “splendida e misera città”, come l'ha definita Pasolini, sovvertirono i codici espressivi e i canoni di bellezza, confrontandosi con l’universo dei bassifondi, la vita notturna e i suoi pericoli, il Carnevale e le sue licenze. Questo mondo burlesco e poetico, volgare e violento, per alcuni diventò un tema centrale della propria produzione, mentre per altri rimase un’esperienza di vita.
La mostra presenta più di cinquanta opere, realizzate a Roma nella prima metà del XVII secolo da artisti provenienti da tutta l’Europa, tra cui Claude Lorrain, Valentin de Boulogne, Jan Miel, Sébastien Bourdon, Leonaert Bramer, Bartolomeo Manfredi, Jusepe de Ribera, Pieter van Laer. Il pubblico potrà scoprire nelle Grandes Galeries i dipinti dei più grandi pittori Caravaggeschi, dei principali paesaggisti italianizzanti e dei Bamboccianti, araldi della rappresentazione della vita comune di Roma e della campagna circostante. Sarano presentati quadri, disegni, stampe provenienti dai più importanti musei europei, ma anche opere che fanno parte di collezioni private, raramente esposte in pubblico.
Il percorso della mostra conduce dall’ebbrezza bacchica alla malinconia, attraverso un’esplorazione dei bassifondi romani del Seicento punteggiata da vedute di paesaggi di Roma, urbani o pastorali, alterati da dettagli dissonanti, burleschi o scatologici, abitati da mendicanti, prostitute, travestiti, vagabondi o briganti.
Le opere esposte, attente ai rituali della vita quotidiana ma che rimandando a visioni stereotipate della realtà sociale, intendono illustrare la lunga serie di vizi e degenerazioni del mondo dei bassifondi, collegati a pratiche condannabili e condannate, come quelle tabacco, dell’alcol, del gioco e dei piaceri di Venere, pericolose cause di perdita della ragione. Spesso gli artisti ritraevano anche loro stessi in questo contesto di perdizione, giocando sull’ambiguità tra realtà e finzione. Le radici del mito dell’artista bohémien sono già presenti in queste opere.
All’origine di questa produzione artistica e nel solco di Caravaggio, si trovano le invenzioni di una comunità internazionale che si stabilì nei pressi di Villa Medici, tra i quartieri di Santa Maria del Popolo, Sant'Andrea delle Fratte e San Lorenzo in Lucina. Diversi artisti si riuniscono sotto le insegne dei Bentvueghels (gli “Uccelli della banda”), un’associazione di pittori del nord Europa che invoca la protezione di Bacco, dio del vino e della creazione artistica: Caravaggeschi, Bamboccianti o paesaggisti italianizzanti, che furono turbolenti protagonisti della vita delle taverne.
La mostra non si limita a un solo movimento o scuola artistica, né alla scena di genere del Seicento, ma indaga i temi, i personaggi e le vicende quotidiane che appaiono nelle arti dei primi decenni del Seicento: nella pittura ma anche nella musica, nella letteratura, con il romanzo picaresco, e nel teatro, con la Commedia dell’arte.
I Bassifondi del barocco svela il lato oscuro e indecoroso della Roma barocca, quello dei bassifondi, delle taverne, dei luoghi di perdizione. Una Roma “alla rovescia”, abitata dai vizi, dalla miseria e da eccessi di ogni tipo, che è all’origine di una stupefacente produzione di opere, ricca di paradossi e invenzioni destinati a sovvertire l’ordine stabilito. L’esposizione mostra per la prima volta questo aspetto trascurato della creazione artistica romana, da Caravaggio a Claude Lorrain, rivelando il volto nascosto della capitale del papato, fastosa e virtuosa, e degli artisti che lì vissero.
Roma nel Seicento era il centro culturale più vivo e all’avanguardia d’Europa e attirava artisti da tutti i paesi: italiani, francesi, olandesi, fiamminghi, spagnoli che vissero e fecero carriera nella capitale delle arti. A contatto con questa “splendida e misera città”, come l'ha definita Pasolini, sovvertirono i codici espressivi e i canoni di bellezza, confrontandosi con l’universo dei bassifondi, la vita notturna e i suoi pericoli, il Carnevale e le sue licenze. Questo mondo burlesco e poetico, volgare e violento, per alcuni diventò un tema centrale della propria produzione, mentre per altri rimase un’esperienza di vita.
La mostra presenta più di cinquanta opere, realizzate a Roma nella prima metà del XVII secolo da artisti provenienti da tutta l’Europa, tra cui Claude Lorrain, Valentin de Boulogne, Jan Miel, Sébastien Bourdon, Leonaert Bramer, Bartolomeo Manfredi, Jusepe de Ribera, Pieter van Laer. Il pubblico potrà scoprire nelle Grandes Galeries i dipinti dei più grandi pittori Caravaggeschi, dei principali paesaggisti italianizzanti e dei Bamboccianti, araldi della rappresentazione della vita comune di Roma e della campagna circostante. Sarano presentati quadri, disegni, stampe provenienti dai più importanti musei europei, ma anche opere che fanno parte di collezioni private, raramente esposte in pubblico.
Il percorso della mostra conduce dall’ebbrezza bacchica alla malinconia, attraverso un’esplorazione dei bassifondi romani del Seicento punteggiata da vedute di paesaggi di Roma, urbani o pastorali, alterati da dettagli dissonanti, burleschi o scatologici, abitati da mendicanti, prostitute, travestiti, vagabondi o briganti.
Le opere esposte, attente ai rituali della vita quotidiana ma che rimandando a visioni stereotipate della realtà sociale, intendono illustrare la lunga serie di vizi e degenerazioni del mondo dei bassifondi, collegati a pratiche condannabili e condannate, come quelle tabacco, dell’alcol, del gioco e dei piaceri di Venere, pericolose cause di perdita della ragione. Spesso gli artisti ritraevano anche loro stessi in questo contesto di perdizione, giocando sull’ambiguità tra realtà e finzione. Le radici del mito dell’artista bohémien sono già presenti in queste opere.
All’origine di questa produzione artistica e nel solco di Caravaggio, si trovano le invenzioni di una comunità internazionale che si stabilì nei pressi di Villa Medici, tra i quartieri di Santa Maria del Popolo, Sant'Andrea delle Fratte e San Lorenzo in Lucina. Diversi artisti si riuniscono sotto le insegne dei Bentvueghels (gli “Uccelli della banda”), un’associazione di pittori del nord Europa che invoca la protezione di Bacco, dio del vino e della creazione artistica: Caravaggeschi, Bamboccianti o paesaggisti italianizzanti, che furono turbolenti protagonisti della vita delle taverne.
La mostra non si limita a un solo movimento o scuola artistica, né alla scena di genere del Seicento, ma indaga i temi, i personaggi e le vicende quotidiane che appaiono nelle arti dei primi decenni del Seicento: nella pittura ma anche nella musica, nella letteratura, con il romanzo picaresco, e nel teatro, con la Commedia dell’arte.
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