Dal 7 luglio al 14 ottobre

Matisse scenografo e costumista al Forte di Bard

Henri Matisse, Jazz - Cauchemar Clean, 1947. Stampa su stencil incollato su carta, 425 x 328 mm
 

Samantha De Martin

24/04/2018

Aosta - Lo sguardo teatrale di Henri Matisse distende sul Forte di Bard la sua eclettica impronta cucita tra scenografie, odalische, papiers découpés, costumi di scena.
Il rapporto con il mondo del teatro e la produzione di capolavori legati alla drammaturgia saranno al centro della mostra Henri Matisse. Sulla scena dell’arte, in programma dal 7 luglio al 14 ottobre presso la fortezza valdostana.

A ripecorrere i 35 anni di carriera del pittore francese, dal 1919 alla sua morte, 90 opere appartenenti principalmente al periodo trascorso a Nizza, luogo principale della sua ispirazione creativa. I lavori in mostra - tele, disegni, sculture e opere grafiche - provengono dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster - che custodisce nella sua collezione permanente la più ampia raccolta di opere di Matisse in Germania - ma anche dal Musée Matisse di Nizza, da Les Ballets di Monte-Carlo e dagli stessi eredi del pittore, che hanno concesso in prestito oggetti della sua collezione privata.

Quattro grandi sezioni tessono il percorso espositivo a cura di Markus Müller, direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso. Si comincia con i costumi di scena, realizzati nel 1919 insieme alle scenografie per Il canto dell’usignolo, l’opera di Stravinsky rappresentata da Diaghilev con i Ballets Russes, e la coreografia di Massine.
Per la prima volta nella sua vita d’artista, Matisse si trovò, proprio in quella occasione, a realizzare apparati scenografici, creando una sorta di ‘pittura in movimento’, forse sollecitato anche da un autentico spirito di emulazione nei confronti del suo più grande antagonista, Pablo Picasso, che nel 1917, aveva già dipinto con gran successo le scene per Parade. Esperienza che il pittore rinnovò nel 1939 preparando le scenografie del balletto Rouge et Noir.

Accade talvolta - come durante la preparazione della decorazione della Chapelle du Rosaire a Vence, realizzata come fosse ‘un decoro di scena’ - che di fronte alla creazione pittorica l’artista si ponga come un regista o un drammaturgo.

La seconda sezione della mostra sarà dedicata al rapporto tra l’artista e le sue modelle. Per loro Matisse si interessò di abiti e di alta moda, selezionando i vestiti secondo il modello o la composizione. Le chiamava “le attrici dell sua arte”, considerandole il tema principale del suo lavoro.
Questo rapporto tra l’artista e i modelli - con particolare attenzione alla sua assistente Lydia Delectorskaya, che ricoprirà un ruolo centrale per Matisse dagli anni Trenta sino alla sua morte - sarà descritto da una selezione di opere.

In questo viaggio alla scoperta di un Matisse poco noto non mancano le odalische, per l’artista la sintesi ideale tra la rappresentazione della donna e il proliferare dell’ornamento vegetale o geometrico.
Le collezioni di tappeti, abiti, oggetti di arte orafa concessi in prestito dalla famiglia Matisse, di cui sarà esposta una selezione, nascono dai ripetuti viaggi effettuati tra il 1912 e il 1913 tra Algeria e Marocco. I

Infine, l’itinerario espositivo lascia spazio alla tecnica dei papiers découpés - un tipo di collage inventato da Matisse, la cui tecnica consiste nel ritagliare direttamente il colore per poi applicare le forme ottenute su tela - sviluppata dall’artista negli anni Quaranta e della quale le opere della serie Jazz costituiscono la testimonianza più importante.
Come un raffinato musicista jazz, Matisse, infatti, ha dato vita a una sorta di tema con variazioni. Al centro delle opere ci sono il circo e i suoi attori, la mitologia e le memorie dei suoi viaggi, quello stile dai colori dissonanti che ha costituito fonte di ispirazione per Andy Warhol e per la “pop art” americana. Le

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