PHOTISSIMA ART&FAIR 2015
Dal 06 Maggio 2015 al 30 Ottobre 2015
Venezia
Luogo: Chiostro dei Frari
Indirizzo: Campo dei Frari, San Polo 3002
Orari: 10 - 18; chiuso lunedi
Curatori: Barbara Vincenzi
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 7 / € 5 (acquisto on line dal sito), gratuito sino a 12 anni
Telefono per informazioni: +39 041 5369 445
E-Mail info: photissima@photissima.it
Sito ufficiale: http://www.photissima.it
Il corpo come luogo di un vissuto è rappresentato in differenti modi nelle opere della Galli, Cricchi, Govoni e Pedrina; la natura incontaminata domina nella serie “Moods” di Elisabeth Rass; Claudio Orlandi coglie nella serie “Ultimate Landscape” tutto ciò che la società consumista classifica come “scarto”. “L’Eco di Narciso” della Galli è una rivisitazione in chiave moderna dell’antico mito, dove Narciso innamorato solo di se stesso rifiuta ogni affettività al mondo esterno, il diverso da sé, in una chiusura che lo rassicura, ma lo isola dai sentimenti. "Eco", vero protagonista di questa ricerca, esiste invece in funzione dell’altro, dell’amore, e non ricambiato da Narciso si annulla dissolvendo il suo dolore come “voce” tra i boschi, per poi morire nella caverna, rappresentata da una casa fatiscente: la casa, luogo simbolo di familiarità, in cui tutto è così conosciuto e sicuro, e che a sua volta, diventa essa stessa prigionia. Narciso, icona di bellezza è vittima della società moderna, mentre Eco rappresenta l’apertura verso il prossimo, l’amore e la generosità. La società occidentale contemporanea vive oggi, sempre più, nell’era del "narcisismo", fenomeno che si riflette come per Eco, a più livelli nella collettività odierna. Nella serie “Painted Ladies” Angelo Cricchi rappresenta la tensione continua verso la ricerca della plasticità scultoria del corpo. Le donne mostrate sono completamente nude e in atteggiamenti espliciti e provocatori, ma giungono attraverso l’uso del colore monocromo e lucido a rappresentare corpi-involucri, quasi figure plastiche e/o erotiche bambole di gesso. Il buio e il sapiente uso delle ombre che le avvolge ne aumentano il lato sensuale, le donne sono mero strumento nelle sue mani per ottenere effetti irreali. Tutto verte sull’essenziale: le corde altro non sono che strumenti per aumentare la flessibilità del corpo, lontane dal concetto del bondage, ma atte a sospendere allungare e costringere i corpi in determinate pose plastiche. Nella nudità, Angelo cerca l’insieme assoluto e l’armonia totale. Al contrario “In Transition” di Lauro Govoni coglie negli scatti l’affluenza dell’ora di punta nella Victoria Station (Londra); gli scatti diventano pretesto per una successiva elaborazione che sgrana la trama facendone emergere figure eteree, quasi ombre, che perdono la definizione sfaldandosi suggestivamente e suggerendo non più un luogo fisico e definito ma la transizione della materia verso la non-materialità, la fisicità oggettiva diviene quasi ricerca dell’essenza più profonda e spirituale del puro corpo. Gli scatti di Alba Pedrina sono frame tratti dal video “Pelle bianca”, in cui sono congelati alcuni momenti dell’elaborazione di una sua performance, di un cerimoniale consumato tra bianche polveri di pietra di un laboratorio di marmisti, di colore e di gesti, in un depositarsi di vari oggetti-simboli che si stratificano sul corpo. Immagini comprensibili solo nell’atto del fare, in una ricerca di rituali verso una catarsi dell’animo come luogo ultimo. Luoghi reali diventano luoghi ideali nella serie “Moods” della Rass, che tramite l’esperto tecnicismo della fotografia analogica coglie la bellezza della natura, così come la terra ce la offre, divenendo specchio in cui riflettersi, luogo magico in cui riconoscersi, punto in cui l’acqua incontra il cielo e la terra in una perfetta unione. In “Ultimate Landscape” Orlandi concentra la sua attenzione su tutto ciò che l’economia contemporanea accumula con scarti. Cumuli di rifiuti che divengono pretesto di panoramiche orizzontali che fissano, come se fossero nature morte messe in posa per l’occasione, cataste di scarti industriali e tutto ciò che il moderno consumismo abbandona liberamente. I bianchi sporchi dei teli geotessili che ricoprono cumuli e reperti arrugginiti, presuppongono il passaggio dell’uomo, di cui rimane traccia di prepotenza, accentuata anche dall’azzeramento dello sfondo, di colore nero, che rende maggiormente drammatica la scena e che diviene un’installazione artistica, un moderno Still life, ma che racconta tra descrizione e interpretazione l’irreversibile e la lenta devastazione del globo.
Barbara Vincenzi
Barbara Vincenzi
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