Incontro con Lea Vergine al MADRE
Dal 23 Gennaio 2017 al 23 Gennaio 2017
Napoli
Luogo: Museo MADRE
Indirizzo: via Settembrini 79
Orari: h 18
Telefono per informazioni: +39 081.19313016
Sito ufficiale: http://www.madrenapoli.it
Presentazione del volume L'arte non è faccenda di persone perbene di Lea Vergine (Rizzoli, 2016), in presenza dell’autrice, in conversazione con Ena Marchi, Giovanna Mozzillo e Andrea Viliani
“Cosa c’è di più misterioso del fatto che una persona possa, di fronte a un quadro di segni astratti, sentire un’emozione quasi dolorosa?” Questo il giudizio sull'arte Lea Vergine, critico d’arte tra i più autorevoli degli ultimi cinquant'anni: una magia, o meglio, una malattia sublime nella quale non è possibile cercar conforto perché “ci dilanierà, travolgendoci e disorganizzandoci”. E nel libro di recente pubblicazione intitolato L’arte non è faccenda di persone perbene (Rizzoli, 2016), questa signora italiana dell’arte racconta proprio questa sua vita controcorrente, fatta di incontri straordinari, grandi amori, battaglie e utopie, in conversazione con Chiara Gatti.
Lunedì 23 gennaio ore 18:00 (Biblioteca, primo piano) il volume sarà presentato al museo MADRE di Napoli dall'autrice, in conversazione con da Ena Marchi editor della casa editrice Adelphi, la scrittrice Giovanna Mozzillo e il direttore del museo MADRE, Andrea Viliani.
Una vivace autobiografia, in cui Lea Vergine si racconta con il piglio di straordinaria intellettuale e le fragilità di una donna che non ha mai messo da parte la vita. Dall’infanzia napoletana (“Non si è nati invano alle falde del Vulcano” scrive), divisa tra due famiglie, al rapporto esclusivo con un padre andato via troppo presto e poi la vita adulta, la scelta di un mestiere anticonformista, gli anni romani, le gallerie, le avanguardie e la politica, l’amicizia con Cioran e Manganelli, la grande “famiglia del Manifesto”. Fino all’approdo a Milano, tra i protagonisti della grande stagione degli anni Sessanta (Gillo Dorfles, Arturo Schwarz, Silvana Ottieri, Camilla Cederna e molti altri). Un racconto senza cedimenti, né verso i mostri sacri dell’arte né verso se stessa: “Senza alterigia, non ho però mai finto modestia: chi affronta qualcosa di enigmatico come l’arte non può permettersi di essere modesto. Ma neanche può permettersi di non essere umile”. Così l’arte diventa una scuola di rigore, quindi, ma anche una malattia sublime, “un’ombra dell’amore”. Nelle pieghe di questo libro-intervista c'è sempre il tentativo di dare un peso a ciò che è per principio ineffabile: l’arte, l’amore, la vita stessa. Tentativi che hanno bisogno di braccia forti e sono forse destinati a fallire. Soprattutto se ci si illude rispetto alla funzione rassicurante dell’arte, perché “l’arte non è faccenda di persone perbene. È inutile che lo spettatore cerchi nella visione di un’opera d’arte qualcosa che lo consoli. Troverà solo qualcosa che lo dilanierà. Starà a lui decidere”.
Lea Vergine (Napoli, 1938) ha scritto per numerose testate tra cui “Paese Sera”, “Manifesto”, “Corriere della sera”, “Domus”, “Panorama”, ha collaborato con la Rai, ed è autrice di numerose pubblicazioni per Rizzoli, Garzanti, Feltrinelli, Skira, Il Saggiatore, Archinto, Arcana, Charta, Gli Ori, tra cui Il corpo come linguaggio / Body Art (1974; riedito nel 2000) – volume di fondamentale importanza dal punto di vista storico-artistico, che pone Vergine tra i primi critici ad occuparsi di Body Art in Italia; Attraverso l’Arte / Pratica Politica (1976); L’Arte ritrovata (1982); L’Arte in gioco (1988); Gli ultimi eccentrici (1990); Arte in trincea (1996); Body art e storie simili (2000); Ininterrotti transiti (2001); Parole sull’arte (2008) e La vita, forse l’arte (2014). Scrive il suo primo libro a 23 anni, su un gruppo di pittori napoletani, con la prefazione di Giulio Carlo Argan, che la introdusse al maestro del design Enzo Mari, divenuto poi suo compagno. Vergine è autrice di numerose mostre, tra cui L’altra metà dell’avanguardia in cui (Palazzo Reale, Milano; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Kulturhuset, Stoccolma, 1980-81) Vergine espose oltre quattrocento opere di più di cento artiste, europee, russe e americane, appartenenti alle avanguardie storiche, le cui pratiche e il cui ruolo nella definizione della storia dell’arte contemporanea furono poi nuovamente raccontati nel suo volume L'altra metà dell'avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche (2005): altro progetto espositivo ed editoriale pionieristico, non solo per la sua attenzione alle pratiche femminili e femministe, ma per l’analisi metodologica delle stesse. Vergine è sempre stata attenta alle espressioni e alle pratiche artistiche anche più eccentriche, o più lontane dal mainstream curatoriale, con una capacità di comprensione delle arti nel loro articolarsi reciproco – per esempio secondo l’impianto, da lei ampiamente studiato, delle Wunderkammer – come esemplarmente dimostrato anche da una delle ultime mostre da lei curate, Un altro tempo. Dal Decadentismo al Modern Style (MART, Rovereto, 2012- 2013).
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