Donne…grandi donne
Dal 05 Marzo 2022 al 01 Maggio 2022
Lacco Ameno | Napoli
Luogo: Villa Arbusto
Indirizzo: Corso Angelo Rizzoli 194
Curatori: Massimo Ielasi
Enti promotori:
- Comune di Lacco Ameno in collaborazione con il Circolo Georges Sadoul di Ischia
Telefono per informazioni: +39 081 996103
Sito ufficiale: http://www.pithecusae.it
Sono pittrici, fotografe, intellettuali, lavoratrici. Raccontano il loro mondo, la lotta per l’emancipazione e la varietà di modi in cui si esprime, tra spinte creative e affanni della vita, l’inesauribile talento femminile. Muse e guerriere, donne coraggiose e moderne, dotate, per l’epoca, di una sorprendente libertà intellettuale.
Lélo Fiaux , Lisa Meyerlist, Lilian Von Radloff e Maria Senese del Bar Internazionale di Forio d’Ischia.
Quattro donne straordinarie, testimoni e protagoniste di un periodo fecondo e felice dell’Isola verde nel golfo di Napoli: gli anni ’50 del Novecento, quando arrivano migliori artisti e letterati dell’epoca.
Sabato 5 marzo presso Villa Gingerò, nel complesso museale di Villa Arbusto a Lacco Ameno, è stata inaugurata la Mostra “Donne…grandi donne”, omaggio a tre artiste internazionali e a una donna isolana che, attorno ai tavoli del suo bar, favorì la nascita di una comunità cosmopoliti, libera di incontrarsi e frequentarsi in un luogo aperto a tutti, affrancato da ogni sorta di pregiudizio. Dipinti, foto e stampe in un percorso espositivo che celebra “il femminile” a ridosso della Giornata internazionale della donna.
«Per celebrare l’8 marzo – dichiara Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno - non potevamo che accendere i riflettori su quattro donne che hanno vissuto e frequentato l’isola d’Ischia, quattro figure d’alto spessore che hanno fortemente segnato i nostri fantastici anni 50, il periodo del boom economico postbellico. È la prima grande mostra del 2022 che realizziamo a Villa Arbusto, un appuntamento culturale di forte interesse sociale perché mette in risalto il coraggio, la modernità, la sensibilità, l'indipendenza e la sacralità delle donne. Le opere esposte, infatti, raccontano una realtà, quella isolana del dopoguerra, cui si affaccia con prepotenza la questione femminile, quando l’impegno nel lavoro, la vita intellettuale e l’indipendenza rappresentavano ancora un privilegio».
Per Carla Tufano, vicesindaca e assessore alla Cultura, la mostra “Donne… grandi donne” « è un’occasione culturale a cui tengo molto. Non solo perché celebra il connubio tra arte e “femminile”, ma perché permette di riscoprire quattro figure che hanno dovuto costruirsi una propria identità e una propria coerenza, in un ambito sociale, oltre che intellettuale, pieno di ostacoli e per certi versi ancora molto arretrato. Nel solco di un progetto più generale che mira alla riscoperta e alla promozione dell’arte pittorica isolana, così come della storia e dell’identità del nostro territorio. Questa – chiosa la vicesindaca – è solo la prima di un ciclo di grandi mostre che ospiteremo a Villa Arbusto durante il 2022. Due nomi su tutti: Giuseppe Patalano, in arte “Bolivar”, e Jean-Marie Manzoni»
LISA MEYERLIST (1914 – 2008) Lisa (Liselotte) List crebbe in Germania in una famiglia benestante. Grazie a una fotocamera ricevuta in regalo dai genitori, a 20 anni imparò da sola a fotografare. A metà degli anni ‘30 sposò il pittore Rolf Meyer, con cui ebbe due figli. La famiglia visse tra Lucerna e Firenze. Dopo il divorzio, Lisa divenne una delle prime fotoreporter in Svizzera e lavorò con lo pseudonimo di Lisa Meyerlist. Cronista fotografica delle Settimane Musicali di Lucerna, divenne nota grazie alle immagini di celebri direttori d'orchestra. Visse con pochi soldi, viaggiò in 82 paesi e trascorse periodi nella foresta vergine, nel deserto, presso i Lapponi e le pescatrici in Asia. Realizzò fotografie in Messico, Guatemala, Asia e Africa e collaborò in particolare con la rivista «Neue Zürcher Zeitung». Arrivò a Ischia tra il 1958 e il 1959, restandovi un anno e fotografando quell'universo umano che gravitava intorno al Bar Internazionale. Fotografò pittori come Bargheer, Pagliacci, Fiaux, Motta, Bolivar, Peperone, il principe Enrico d'Assia, i coniugi Russo, pittrice lei e letterato lui, il poeta Auden con Chester Kallmann, attori come Anna Magnani e Jean Marais, ma anche scene popolari e feste religiose.
LELO FIAUX (1909 -1964) Nata a Losanna, in Svizzera, Hélène Lélo Fiaux fu, a Parigi, giovanissima allieva del pittore cubista André Lhote e di Amédée Ozenfant, fondatore del Purismo in pittura e architettura e della rivista di avanguardia L'Esprit Nouveau. Sposò il fotografo surrealista americano Harry Long, ma il matrimonio durò poco. Dal 1928 compì numerosi viaggi, soggiornando a Parigi, Roma, negli Stati Uniti e a Tahiti, sempre pronta a lasciare l’Europa per inseguire le orme dell’amato Gauguin. A Roma frequentò Pirandello e Moravia, di quest’ultimo fu il grande amore giovanile. Il tumultuoso scambio di lettere che si sviluppa dopo la fine della relazione, durata sei mesi tra il 1933 ed il 1934, restituisce la forza di un rapporto intenso e doloroso, segnato dai tradimenti di lei e da un aborto che Lélo e Moravia affrontano insieme. Tornata in Svizzera nel 1939, allestì la sua prima mostra a Losanna nel 1941. Durante la guerra accolse nel suo atelier diversi esponenti di rilievo della poesia e della letteratura romanda. Nel 1951 si trasferì a Forio, dove entrò nella cerchia dei numerosi artisti, soprattutto stranieri, che qui si radunavano: Gilles, Bargheer, De Angelis, Coppa e Bolivar, al quale organizzò una mostra a Losanna. Abitò e lavorò nella Torre cinquecentesca di Vico Costantino. Nel 1957 si stabilisce a Saint Saphorin in Svizzera dove molti musicisti, pittori, scrittori e fotografi gravitavano attorno alla sua straordinaria personalità. Alla sua morte, nel 1964 venne istituita la fondazione Lélo Fiaux, annessa al Museo Jenisch di Vevey. Lo scopo principale della Fondazione è quello di promuovere e preservare l'opera di Lélo Fiaux (2000 acquerelli, 300 dipinti, archivi fotografici e manoscritti). Artista libera e donna indipendente, sulla sua tavolozza ci sono i colori sgargianti dei paesi che scopre: Tahiti, Marocco, Italia, etc. Quella che Moravia avrebbe poi descritto come "hippie ante litteram", ha fatto dei viaggi il motore della sua arte. Lélo, con la sua personalità e la sua indipendenza, prefigura certamente la donna del futuro.
LILIAN VON RADLOFF(1902 -1965)
Valente pittrice russa sottovalutata dalla grande critica, Lilian Von Radloff è di nobili origini. Fuggita insieme alla madre dalla Russia dopo lo scoppio della Rivoluzione di Ottobre del 1917, si rifugiò a Parigi come altri aristocratici russi. Sposò il pittore Riccardo Majunts che l’avviò alla pittura, ma sfortunatamente il marito morì tragicamente e lei, con sua madre, si trasferì a Casamicciola. In pittura la Radloff subì il fascino di Matisse, dipingendo gatti e fiori che furono i suoi temi preferiti insieme ai ritratti, o meglio agli autoritratti, dove si mostrò sotto sembianze diverse: amava quelli in posa da arabo o da moschettiere. La sua pittura era timbrica e violenta, istintiva, una pittura in cui il colore era puro e genuino, senza sfumature, su un disegno molto elementare, quasi naïf. Sulla tela o sulle tavole di legno (che usava molto spesso perché più economiche) lasciava degli spazi non colorati, che davano maggiore forza e drammaticità al dipinto. Della pittrice si narra un simpatico aneddoto di poco prima che morisse: un sacerdote voleva convincerla ad abbracciare la fede cattolica. Improvvisamente passò un gatto, l’animale prediletto, che Lilian tante volte dipinse. «Nel suo Paradiso, padre», domandò Lilian fra il serio ed il faceto, «potrò avere i miei gatti?». «No, signora», rispose il sacerdote, «i gatti non vanno in Paradiso». «Ed allora il suo Paradiso non mi interessa» rispose Lilian. Morì nell’ospedale di Lacco Ameno nella primavera del 1965.
MARIA SENESE E IL BAR INTERNAZIONALE (1898 - 1977) Nell’immediato dopoguerra il Bar Internazionale di Maria Senese diventa un punto di riferimento e ritrovo per i tanti artisti stranieri richiamati dalla genuinità dei luoghi e ispirati dall’atmosfera che si respirava ad ogni angolo dell’isola. A sedere ai tavoli del caffè i migliori artisti e letterati dell’epoca. Di casa erano i pittori Eduard Bargheer e Werner Gilles che passarono gran parte della loro vita tra Forio e S. Angelo, attorno a loro si formò la folta compagine dei tedeschi da Hans Purrman a Max Peiffer Watenphul, da Kurt Craemer a Levy e tanti altri. Foriano d’adozione era il poeta anglo-americano Wystan Auden, particolarmente legato a Maria, ma che abbandonò la sua amata isola nel momento in cui percepì che iniziava a perdere la sua naïvete. Scrittori come Truman Capote, Alberto Moravia, Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini lasciarono tracce del loro passaggio. Da Joachino Kalkereuth, che fu il primo, a Bargheer, Gilles, D’Assia, Lèlo Fiaux, tanti pittori donarono le proprie opere che per anni hanno ornato le pareti del Bar di Maria. Il soffitto del locale, su idea di Bargheer, fu completamente tappezzato con riviste e giornali dell’epoca. Molti artisti foriani si formarono alla corte degli illustri ospiti stranieri, basti ricordare Gino Coppa e Giuseppe ‘Bolivar’ Patalan, autore dei ritratti più belli di Moravia e di Auden.
Lélo Fiaux , Lisa Meyerlist, Lilian Von Radloff e Maria Senese del Bar Internazionale di Forio d’Ischia.
Quattro donne straordinarie, testimoni e protagoniste di un periodo fecondo e felice dell’Isola verde nel golfo di Napoli: gli anni ’50 del Novecento, quando arrivano migliori artisti e letterati dell’epoca.
Sabato 5 marzo presso Villa Gingerò, nel complesso museale di Villa Arbusto a Lacco Ameno, è stata inaugurata la Mostra “Donne…grandi donne”, omaggio a tre artiste internazionali e a una donna isolana che, attorno ai tavoli del suo bar, favorì la nascita di una comunità cosmopoliti, libera di incontrarsi e frequentarsi in un luogo aperto a tutti, affrancato da ogni sorta di pregiudizio. Dipinti, foto e stampe in un percorso espositivo che celebra “il femminile” a ridosso della Giornata internazionale della donna.
«Per celebrare l’8 marzo – dichiara Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno - non potevamo che accendere i riflettori su quattro donne che hanno vissuto e frequentato l’isola d’Ischia, quattro figure d’alto spessore che hanno fortemente segnato i nostri fantastici anni 50, il periodo del boom economico postbellico. È la prima grande mostra del 2022 che realizziamo a Villa Arbusto, un appuntamento culturale di forte interesse sociale perché mette in risalto il coraggio, la modernità, la sensibilità, l'indipendenza e la sacralità delle donne. Le opere esposte, infatti, raccontano una realtà, quella isolana del dopoguerra, cui si affaccia con prepotenza la questione femminile, quando l’impegno nel lavoro, la vita intellettuale e l’indipendenza rappresentavano ancora un privilegio».
Per Carla Tufano, vicesindaca e assessore alla Cultura, la mostra “Donne… grandi donne” « è un’occasione culturale a cui tengo molto. Non solo perché celebra il connubio tra arte e “femminile”, ma perché permette di riscoprire quattro figure che hanno dovuto costruirsi una propria identità e una propria coerenza, in un ambito sociale, oltre che intellettuale, pieno di ostacoli e per certi versi ancora molto arretrato. Nel solco di un progetto più generale che mira alla riscoperta e alla promozione dell’arte pittorica isolana, così come della storia e dell’identità del nostro territorio. Questa – chiosa la vicesindaca – è solo la prima di un ciclo di grandi mostre che ospiteremo a Villa Arbusto durante il 2022. Due nomi su tutti: Giuseppe Patalano, in arte “Bolivar”, e Jean-Marie Manzoni»
LISA MEYERLIST (1914 – 2008) Lisa (Liselotte) List crebbe in Germania in una famiglia benestante. Grazie a una fotocamera ricevuta in regalo dai genitori, a 20 anni imparò da sola a fotografare. A metà degli anni ‘30 sposò il pittore Rolf Meyer, con cui ebbe due figli. La famiglia visse tra Lucerna e Firenze. Dopo il divorzio, Lisa divenne una delle prime fotoreporter in Svizzera e lavorò con lo pseudonimo di Lisa Meyerlist. Cronista fotografica delle Settimane Musicali di Lucerna, divenne nota grazie alle immagini di celebri direttori d'orchestra. Visse con pochi soldi, viaggiò in 82 paesi e trascorse periodi nella foresta vergine, nel deserto, presso i Lapponi e le pescatrici in Asia. Realizzò fotografie in Messico, Guatemala, Asia e Africa e collaborò in particolare con la rivista «Neue Zürcher Zeitung». Arrivò a Ischia tra il 1958 e il 1959, restandovi un anno e fotografando quell'universo umano che gravitava intorno al Bar Internazionale. Fotografò pittori come Bargheer, Pagliacci, Fiaux, Motta, Bolivar, Peperone, il principe Enrico d'Assia, i coniugi Russo, pittrice lei e letterato lui, il poeta Auden con Chester Kallmann, attori come Anna Magnani e Jean Marais, ma anche scene popolari e feste religiose.
LELO FIAUX (1909 -1964) Nata a Losanna, in Svizzera, Hélène Lélo Fiaux fu, a Parigi, giovanissima allieva del pittore cubista André Lhote e di Amédée Ozenfant, fondatore del Purismo in pittura e architettura e della rivista di avanguardia L'Esprit Nouveau. Sposò il fotografo surrealista americano Harry Long, ma il matrimonio durò poco. Dal 1928 compì numerosi viaggi, soggiornando a Parigi, Roma, negli Stati Uniti e a Tahiti, sempre pronta a lasciare l’Europa per inseguire le orme dell’amato Gauguin. A Roma frequentò Pirandello e Moravia, di quest’ultimo fu il grande amore giovanile. Il tumultuoso scambio di lettere che si sviluppa dopo la fine della relazione, durata sei mesi tra il 1933 ed il 1934, restituisce la forza di un rapporto intenso e doloroso, segnato dai tradimenti di lei e da un aborto che Lélo e Moravia affrontano insieme. Tornata in Svizzera nel 1939, allestì la sua prima mostra a Losanna nel 1941. Durante la guerra accolse nel suo atelier diversi esponenti di rilievo della poesia e della letteratura romanda. Nel 1951 si trasferì a Forio, dove entrò nella cerchia dei numerosi artisti, soprattutto stranieri, che qui si radunavano: Gilles, Bargheer, De Angelis, Coppa e Bolivar, al quale organizzò una mostra a Losanna. Abitò e lavorò nella Torre cinquecentesca di Vico Costantino. Nel 1957 si stabilisce a Saint Saphorin in Svizzera dove molti musicisti, pittori, scrittori e fotografi gravitavano attorno alla sua straordinaria personalità. Alla sua morte, nel 1964 venne istituita la fondazione Lélo Fiaux, annessa al Museo Jenisch di Vevey. Lo scopo principale della Fondazione è quello di promuovere e preservare l'opera di Lélo Fiaux (2000 acquerelli, 300 dipinti, archivi fotografici e manoscritti). Artista libera e donna indipendente, sulla sua tavolozza ci sono i colori sgargianti dei paesi che scopre: Tahiti, Marocco, Italia, etc. Quella che Moravia avrebbe poi descritto come "hippie ante litteram", ha fatto dei viaggi il motore della sua arte. Lélo, con la sua personalità e la sua indipendenza, prefigura certamente la donna del futuro.
LILIAN VON RADLOFF(1902 -1965)
Valente pittrice russa sottovalutata dalla grande critica, Lilian Von Radloff è di nobili origini. Fuggita insieme alla madre dalla Russia dopo lo scoppio della Rivoluzione di Ottobre del 1917, si rifugiò a Parigi come altri aristocratici russi. Sposò il pittore Riccardo Majunts che l’avviò alla pittura, ma sfortunatamente il marito morì tragicamente e lei, con sua madre, si trasferì a Casamicciola. In pittura la Radloff subì il fascino di Matisse, dipingendo gatti e fiori che furono i suoi temi preferiti insieme ai ritratti, o meglio agli autoritratti, dove si mostrò sotto sembianze diverse: amava quelli in posa da arabo o da moschettiere. La sua pittura era timbrica e violenta, istintiva, una pittura in cui il colore era puro e genuino, senza sfumature, su un disegno molto elementare, quasi naïf. Sulla tela o sulle tavole di legno (che usava molto spesso perché più economiche) lasciava degli spazi non colorati, che davano maggiore forza e drammaticità al dipinto. Della pittrice si narra un simpatico aneddoto di poco prima che morisse: un sacerdote voleva convincerla ad abbracciare la fede cattolica. Improvvisamente passò un gatto, l’animale prediletto, che Lilian tante volte dipinse. «Nel suo Paradiso, padre», domandò Lilian fra il serio ed il faceto, «potrò avere i miei gatti?». «No, signora», rispose il sacerdote, «i gatti non vanno in Paradiso». «Ed allora il suo Paradiso non mi interessa» rispose Lilian. Morì nell’ospedale di Lacco Ameno nella primavera del 1965.
MARIA SENESE E IL BAR INTERNAZIONALE (1898 - 1977) Nell’immediato dopoguerra il Bar Internazionale di Maria Senese diventa un punto di riferimento e ritrovo per i tanti artisti stranieri richiamati dalla genuinità dei luoghi e ispirati dall’atmosfera che si respirava ad ogni angolo dell’isola. A sedere ai tavoli del caffè i migliori artisti e letterati dell’epoca. Di casa erano i pittori Eduard Bargheer e Werner Gilles che passarono gran parte della loro vita tra Forio e S. Angelo, attorno a loro si formò la folta compagine dei tedeschi da Hans Purrman a Max Peiffer Watenphul, da Kurt Craemer a Levy e tanti altri. Foriano d’adozione era il poeta anglo-americano Wystan Auden, particolarmente legato a Maria, ma che abbandonò la sua amata isola nel momento in cui percepì che iniziava a perdere la sua naïvete. Scrittori come Truman Capote, Alberto Moravia, Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini lasciarono tracce del loro passaggio. Da Joachino Kalkereuth, che fu il primo, a Bargheer, Gilles, D’Assia, Lèlo Fiaux, tanti pittori donarono le proprie opere che per anni hanno ornato le pareti del Bar di Maria. Il soffitto del locale, su idea di Bargheer, fu completamente tappezzato con riviste e giornali dell’epoca. Molti artisti foriani si formarono alla corte degli illustri ospiti stranieri, basti ricordare Gino Coppa e Giuseppe ‘Bolivar’ Patalan, autore dei ritratti più belli di Moravia e di Auden.
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