Manuel Bonfanti e Alessio Girella. Outer Space
Dal 07 Aprile 2016 al 06 Maggio 2016
Milano
Luogo: Zoia - Galleria d’arte contemporanea
Indirizzo: piazzale della Cooperazione 1
Orari: lunedì 10-13 / 14-19; martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 10-13; sabato 16-19. Altri giorni e orari su appuntamento
Curatori: Erika Lacava
Telefono per informazioni: +39 349.1509008
E-Mail info: zoia.galleryandlab@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.zoia-galleryandlab.it/
Dal 7 Aprile al 6 Maggio 2016, presso Zoia – Galleria d’arte contemporanea, una doppia esposizione di due artisti bergamaschi, Manuel Bonfanti e Alessio Girella, accomunati da una ricerca spaziale originale dai risultati alternativi, divergenti e complementari che permettono un salto nella ricchezza e nella varietà dei linguaggi del contemporaneo.
La mostra bipersonale propone gli ultimi lavori della ricerca dei due artisti.
Manuel Bonfanti e Alessio Girella, allievi l’uno di Luciano Fabro e l’altro di Adrian Paci, derivano dai loro grandi maestri la capacità analitica e l’essenzialità della forma legata al contenuto. Partendo da un concetto, da un’idea, lavorano per scarnificazione del soggetto fino a ridurlo a pochi tratti primari.
Artisti dal percorso vario e in continua evoluzione stilistica, capaci di adattarsi, per immersione, con forme diverse in contenuti diversi, passati entrambi in un certo momento attraverso tratti fortemente espressionisti, hanno sviluppato con gli anni linguaggi formali antitetici ma affini sotto un punto di vista concettuale.
Manuel Bonfanti lavora lo spazio della tela a campiture piene da cui fa emergere il colore per tratti fitti, pennellate a multistrato con angolazioni differenti. Nelle opere presentate, appartenenti alla serie “Air space”, il supporto si fa carico di colore, stratificato, aggiunto e tolto a spatolate, sempre fortemente visibili, dense, matericamente presenti. Il lavoro di Bonfanti si depone ed emerge a strati e si compone di solo colore, a volte acceso a volte misurato, un colore che non è base a un soggetto altro, ma è esso stesso presenza significante, parlante, linguaggio primario e primordiale a cui è affidato il fine stesso dell’opera. “L’invisibile presente nell’aria”, come dice Bonfanti, si presenta così e si svela davanti allo spettatore offrendogli, nella forma presente, la possibilità di un suo divenire spazio o figura.
Le opere di Bonfanti si compongono qui in sequenze modulari, in cui le forme delle tele si alternano scandendo il ritmo tra uno spazio e l’altro, disegnando orizzonti, pianali, prospettive aperte in cui trovare respiro. Le opere sono spesso separate da piccoli spazi bianchi, buchi sottili attraverso cui passa lo sguardo, che diventano essenziali nel definire l’opera nel suo essere uno. Come nella concezione orientale dello spazio, spazio in ombra e spazio soleggiato si compenetrano a vicenda; principio femminile e maschile, accogliente e prorompente, delineano i rispettivi confini in un movimento fluido e dinamico di principi opposti e complementari. In questo spazio, in questo dinamismo congenito, si definisce la presenza delle pennellate che attraversano i supporti come soffi di vento nelle quattro direzioni cardinali, delimitando un terreno di cui lo sguardo si nutre e in cui si perde.
Lo spazio di Alessio Girella si definisce invece per negazione affiorando lentamente, come presenza, da un’assenza, da uno spazio buio, un buco nero privo di luce: un lavoro che trae origine dal negativo ed emerge tramite attraversamento delle superficie. Girella lavora su un mezzo non convenzionale, lastre radiografiche impresse, un supporto pregnante e denso di significato simbolico di per se stesso. Da questo supporto nero, negativo per eccellenza e per sua stessa definizione, si rivela per contrasto il lavoro dell’artista: un lavoro, a differenza di Bonfanti, che resta legato alla forma e mantiene i tratti del figurativo, ma che si stacca, in queste ultime opere, lentamente dal soggetto per seguire una strada più informale e più libera, che trae dalle lastre stesse l’origine e la direzione del tratto. Si delinea quindi un soggetto fatto di foglie, filamenti, sprazzi di luce a volte intensa a volte appena visibile, in sovrapposizione con le masse ossee del soggetto impresso sulle lastre. Le scritte mediche presenti non vengono cancellate o ignorate, ma inglobate nell’opera come un alfabeto altro, non più significante dal punto di vista scientifico, ma diventato unicamente formale, semplice e pura traccia umana stratificata e qui liberata per un altro utilizzo.
Possiamo così passare attraverso il lavoro di Girella grazie al contrasto del buio con la luce; passiamo tra pieni e vuoti corporei e significanti, a cui si sovrappongono tracce di un mondo vegetale costituito da puri intrecci e tessuti corporei.
Appare qui evidente il legame tra i due artisti, lo “spazio” comune che si apre tra le loro opere, pur nella loro diversità: da una parte il colore puro, nella sua ricchezza e molteplicità, dall’altra un candido e purissimo bianco e nero; da una parte la creazione dei pieni e dei vuoti con un gioco di pennellate fini o densamente materiche, dall’altra un respiro che attraversa il supporto alternandosi e sovrapponendosi ai pieni dei corpi già precedentemente impressi sulla lastra. Spazi differenti ma definiti entrambi da un contrasto, una negazione e un’affermazione, un dialogo tra le pennellate, il pieno e il vuoto, il colore e l’assenza totale di luce.
Manuel Bonfanti
Nato a Bergamo nel 1974, vive e lavora tra Bergamo, Praga (Repubblica Ceca) e Kazan (Russia). Annovera tra le numerose mostre la mostra personale “Il paesaggio oltre la crisi” presso l’Istituto italiano di cultura a Praga, con testo critico di Ivan Quaroni, le personali al National Cultural Center di Kazan, alla galleria De Luca di Toronto (Canada) e alla galleria Area35 di Milano. Le sue opere sono presenti presso collezioni private e aziende.
Alessio Girella
Nato a Bergamo nel 1979, si laurea all’Accademia Carrara di Bergamo. Ha esposto in mostre personali, tra cui quelle alla galleria Area35 di Milano, e collettive, prendendo parte a fiere internazionali tra cui Budapest (Ungheria) e Mulhouse (Francia). I suoi lavori si trovano in molte collezioni pubbliche e private.
Entrambi gli artisti sono presenti nell’esposizione permanente “The Tube One” all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, su progetto ideato e curato dallo stesso Manuel Bonfanti con la collaborazione dei dott. Peter Assembergs e Santo Radici.
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