FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI

FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI | Courtesy GalleriaMichelaRizzo
Dal 23 September 2025 al 25 October 2025
Venezia
Luogo: GalleriaMichelaRizzo
Indirizzo: Giudecca 800/Q
Orari: APERTURA: 20 Set 2025 ore 18 | Mar - Sab 11 - 18 | Dom - Lun chiuso
Curatori: Alberto Villa
Telefono per informazioni: +39 335 5443326 | +39 041 8391711
E-Mail info: info@galleriamichelarizzo.net
Sito ufficiale: http://https://galleriamichelarizzo.net
Francesco Coccolo
Enzo e Barbara
FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI
a cura di Alberto Villa
Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI, bipersonale di Francesco Coccolo e del duo Enzo e Barbara, a cura di Alberto Villa. Per la prima volta in galleria, i giovanissimi artisti della classe del 1998-2001 indagano l’acqua come specchio interiore e come bene comune, tra visioni personali e urgenze ecologiche.
Dentro e fuori sono categorie fondamentali per la cultura occidentale: sono molto più che avverbi di luogo; sono definizioni di realtà. È dal confronto tra percezione sensibile ed elaborazione personale, dal combaciare o meno tra il mondo esteriore e quello interiore, che sviluppiamo la nostra esperienza, con tutte le sue accezioni di verità e menzogna, giustizia e ingiustizia, amore e potere. Le ricerche di Francesco Coccolo (Udine, 2001) e del duo Enzo e Barbara - formato da Greta Fabrizio (Padova, 2000) e Riccardo Lodi (Padova, 1998) - possono essere lette alla luce di questa dialettica, soprattutto se prendiamo come punto di partenza il loro massimo comun divisore: l’acqua.
Francesco Coccolo, con la sua serie di video Mimoidi (2024 - in corso), trova nei flutti della laguna veneziana uno specchio interiore, foriero di esperienze sinestetiche e a tratti allucinatorie. L’incontro tra fluidità (del soggetto acquatico da un lato e del mezzo digitale dall’altro) crea una dimensione introspettiva in cui il sogno si mescola al glitch, la visione all’incomprensione, il riflesso al disturbo dell’immagine. La parola chiave per avvicinare i lavori di Coccolo è immediatezza. I suoi video non sono frutto di particolari distorsioni o postproduzioni: nel contemplarli, guardiamo la laguna, ci perdiamo nelle sue acque e nelle sue luci, ma vediamo tutt’altro. Vediamo tutti i mondi che l’acqua è in grado di evocare.
Enzo e Barbara indagano l’acqua come bene comune, come risorsa limitata, capitalizzata e inquinata ai danni di tutti. Il punto di partenza del loro lavoro è il radicamento nella ricerca bio-ingegneristica e nelle specificità del territorio veneto, in particolare rispetto al caso dell’inquinamento delle acque da PFAS (composti chimici sintetici non biodegradabili e per questo definiti “inquinanti eterni”). Dalle falde acquifere avvelenate da decenni di sfruttamento industriale emerge quindi la volontà di riflettere sulle possibilità di un loro risanamento. Il ciclo dei Depuratori, realizzato in collaborazione con Marco Selmin, è una risposta speculativa alla necessità di nuove soluzioni, ispirate ad organismi (funghi, alghe, batteri) la cui azione depurante è oggi in fase di studio.
Le ricerche proposte sono molto diverse, tanto nel medium quanto nelle intenzioni. Entrambe, tuttavia, sono supportate da disegni preparatori, tracce sonore e libri d’artista che - al di là del loro legame con le opere “madri” - assumono la valenza di lavori a se stanti, in quanto parti di un processo multimediale e multidisciplinare privo di un punto di arrivo o di partenza. Le opere in mostra non sono che fasi di cicli intrecciati, capaci di presentare l’acqua come elemento personale e collettivo: da un lato si tratta di affondare psichicamente nell’identità contemporanea, la cui fluidità si misura non solo nei generi e nelle appartenenze culturali, ma soprattutto sulla base dei contenitori sociali e mentali a cui si adatta; dall’altro si tratta di aprire la pratica artistica alla responsabilità, senza necessariamente abbandonare le capacità narrative e immaginifiche che la contraddistinguono.
“Fare acqua da tutte le parti” significa quindi riconoscere le falle e le “perdite” della nostra identità e del nostro comportamento ecologico; ma significa anche imparare ad individuare la pervasività dell’acqua come elemento in grado di connettere tutto e tutti, secondo processi di immersione ed esondazione, infiltrazione e drenaggio. Un continuo sovrapporsi e diluirsi delle categorie del dentro e del fuori.
Biografie
Francesco Coccolo (Udine, 2001) vive e lavora a Venezia. Attraverso la fotografia e il video, la sua ricerca artistica si propone di narrare in modo poetico le realtà che la attraversano, concentrandosi sulla dinamica tra osservatore e soggetto: Francesco Coccolo si definisce, infatti, “observer”, un viaggiatore che esplora nuovi spazi alla ricerca dell’essenza di ciò che incontra nel suo percorso. Il suo interesse si focalizza su come uno spazio comunica il passaggio degli abitanti e su come questi vivono, percepiscono e si esprimono attraverso di esso. Questo approccio si riflette nella sua serie fotografica House of the others, un tour fotografico nelle case e negli atelier di artisti emergenti del Veneto. Tra i suoi progetti principali figurano: Mimoidi, una serie di video confluita nell’omonima mostra a cura di Alberto Villa, con musiche di Ettore Rigadello e Alessandro Lodi (Venezia, 2025); Follow me, una ricerca performativa sul sogno delle performer Raffaella Menchetti e Francesca Marcelli; Giardinettoapaerto, una documentazione di come uno spazio ricreativo possa prendere vita; New tecno fairy / New Punk, una ricerca fotografica sulle figure delle tecno-fate e dei punk. Le sue fotografie sono state pubblicate in diverse riviste cartacee indipendenti, tra cui Studded Movement (2022), Funny Leather (2023) entrambe in collaborazione con Greta Cervi, Lolita (2022) e Sibillae (2023) con Sofia Ragni, Dutch hardcore (2022) con Sofia Diez.
Enzo e Barbara è un duo artistico fondato nel 2022 da Greta Fabrizio (Padova, 2000) e Riccardo Lodi (Padova, 1998). Attraverso installazioni e interventi site-specific, il progetto indaga le relazioni tra sviluppo umano, tecnologico e industriale, e gli equilibri naturali e sociali. La ricerca affronta temi come il ruolo dell’arte nella mediazione tra pubblico e ambiti scientifici, l’impatto delle grandi industrie sui territori e sugli ecosistemi, e la condizione dell'acqua nell'epoca contemporanea, analizzando criticità legate a depurazione, gestione e privatizzazione della risorsa.
Il legame con il territorio veneto, per conformazione e storia, diventa punto di partenza e caso studio per riflettere su questioni più ampie e universali. Dal 2024 il duo porta avanti il progetto Depuratori, sviluppato con il designer Marco Selmin, che incarna lo spirito di condivisione del collettivo e mira ad integrare nuove figure professionali e realtà di ricerca.
Enzo e Barbara
FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI
a cura di Alberto Villa
Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare FARE ACQUA DA TUTTE LE PARTI, bipersonale di Francesco Coccolo e del duo Enzo e Barbara, a cura di Alberto Villa. Per la prima volta in galleria, i giovanissimi artisti della classe del 1998-2001 indagano l’acqua come specchio interiore e come bene comune, tra visioni personali e urgenze ecologiche.
Dentro e fuori sono categorie fondamentali per la cultura occidentale: sono molto più che avverbi di luogo; sono definizioni di realtà. È dal confronto tra percezione sensibile ed elaborazione personale, dal combaciare o meno tra il mondo esteriore e quello interiore, che sviluppiamo la nostra esperienza, con tutte le sue accezioni di verità e menzogna, giustizia e ingiustizia, amore e potere. Le ricerche di Francesco Coccolo (Udine, 2001) e del duo Enzo e Barbara - formato da Greta Fabrizio (Padova, 2000) e Riccardo Lodi (Padova, 1998) - possono essere lette alla luce di questa dialettica, soprattutto se prendiamo come punto di partenza il loro massimo comun divisore: l’acqua.
Francesco Coccolo, con la sua serie di video Mimoidi (2024 - in corso), trova nei flutti della laguna veneziana uno specchio interiore, foriero di esperienze sinestetiche e a tratti allucinatorie. L’incontro tra fluidità (del soggetto acquatico da un lato e del mezzo digitale dall’altro) crea una dimensione introspettiva in cui il sogno si mescola al glitch, la visione all’incomprensione, il riflesso al disturbo dell’immagine. La parola chiave per avvicinare i lavori di Coccolo è immediatezza. I suoi video non sono frutto di particolari distorsioni o postproduzioni: nel contemplarli, guardiamo la laguna, ci perdiamo nelle sue acque e nelle sue luci, ma vediamo tutt’altro. Vediamo tutti i mondi che l’acqua è in grado di evocare.
Enzo e Barbara indagano l’acqua come bene comune, come risorsa limitata, capitalizzata e inquinata ai danni di tutti. Il punto di partenza del loro lavoro è il radicamento nella ricerca bio-ingegneristica e nelle specificità del territorio veneto, in particolare rispetto al caso dell’inquinamento delle acque da PFAS (composti chimici sintetici non biodegradabili e per questo definiti “inquinanti eterni”). Dalle falde acquifere avvelenate da decenni di sfruttamento industriale emerge quindi la volontà di riflettere sulle possibilità di un loro risanamento. Il ciclo dei Depuratori, realizzato in collaborazione con Marco Selmin, è una risposta speculativa alla necessità di nuove soluzioni, ispirate ad organismi (funghi, alghe, batteri) la cui azione depurante è oggi in fase di studio.
Le ricerche proposte sono molto diverse, tanto nel medium quanto nelle intenzioni. Entrambe, tuttavia, sono supportate da disegni preparatori, tracce sonore e libri d’artista che - al di là del loro legame con le opere “madri” - assumono la valenza di lavori a se stanti, in quanto parti di un processo multimediale e multidisciplinare privo di un punto di arrivo o di partenza. Le opere in mostra non sono che fasi di cicli intrecciati, capaci di presentare l’acqua come elemento personale e collettivo: da un lato si tratta di affondare psichicamente nell’identità contemporanea, la cui fluidità si misura non solo nei generi e nelle appartenenze culturali, ma soprattutto sulla base dei contenitori sociali e mentali a cui si adatta; dall’altro si tratta di aprire la pratica artistica alla responsabilità, senza necessariamente abbandonare le capacità narrative e immaginifiche che la contraddistinguono.
“Fare acqua da tutte le parti” significa quindi riconoscere le falle e le “perdite” della nostra identità e del nostro comportamento ecologico; ma significa anche imparare ad individuare la pervasività dell’acqua come elemento in grado di connettere tutto e tutti, secondo processi di immersione ed esondazione, infiltrazione e drenaggio. Un continuo sovrapporsi e diluirsi delle categorie del dentro e del fuori.
Biografie
Francesco Coccolo (Udine, 2001) vive e lavora a Venezia. Attraverso la fotografia e il video, la sua ricerca artistica si propone di narrare in modo poetico le realtà che la attraversano, concentrandosi sulla dinamica tra osservatore e soggetto: Francesco Coccolo si definisce, infatti, “observer”, un viaggiatore che esplora nuovi spazi alla ricerca dell’essenza di ciò che incontra nel suo percorso. Il suo interesse si focalizza su come uno spazio comunica il passaggio degli abitanti e su come questi vivono, percepiscono e si esprimono attraverso di esso. Questo approccio si riflette nella sua serie fotografica House of the others, un tour fotografico nelle case e negli atelier di artisti emergenti del Veneto. Tra i suoi progetti principali figurano: Mimoidi, una serie di video confluita nell’omonima mostra a cura di Alberto Villa, con musiche di Ettore Rigadello e Alessandro Lodi (Venezia, 2025); Follow me, una ricerca performativa sul sogno delle performer Raffaella Menchetti e Francesca Marcelli; Giardinettoapaerto, una documentazione di come uno spazio ricreativo possa prendere vita; New tecno fairy / New Punk, una ricerca fotografica sulle figure delle tecno-fate e dei punk. Le sue fotografie sono state pubblicate in diverse riviste cartacee indipendenti, tra cui Studded Movement (2022), Funny Leather (2023) entrambe in collaborazione con Greta Cervi, Lolita (2022) e Sibillae (2023) con Sofia Ragni, Dutch hardcore (2022) con Sofia Diez.
Enzo e Barbara è un duo artistico fondato nel 2022 da Greta Fabrizio (Padova, 2000) e Riccardo Lodi (Padova, 1998). Attraverso installazioni e interventi site-specific, il progetto indaga le relazioni tra sviluppo umano, tecnologico e industriale, e gli equilibri naturali e sociali. La ricerca affronta temi come il ruolo dell’arte nella mediazione tra pubblico e ambiti scientifici, l’impatto delle grandi industrie sui territori e sugli ecosistemi, e la condizione dell'acqua nell'epoca contemporanea, analizzando criticità legate a depurazione, gestione e privatizzazione della risorsa.
Il legame con il territorio veneto, per conformazione e storia, diventa punto di partenza e caso studio per riflettere su questioni più ampie e universali. Dal 2024 il duo porta avanti il progetto Depuratori, sviluppato con il designer Marco Selmin, che incarna lo spirito di condivisione del collettivo e mira ad integrare nuove figure professionali e realtà di ricerca.
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