Nelle sale il 18, 19 e 20 febbraio l'ultima produzione firmata Magnitudo
Leonardo Cinquecento - La nostra recensione
Leonardo da Vinci, Ritratto di dama (La Belle Ferronnière o “Presunto ritratto di Lucrezia Crivelli”), 1493-1495 circa, Olio su tavola di noce, 45 x 63 cm, Parigi, Musée du Louvre, Département des Peintures, Collezione dell’Imperatore Francesco I
Samantha De Martin
07/02/2019
Lo scorrere dell’acqua, il fruscio del vento, la vitalità del cosmo, vibrante e violenta, terra e montagna, fuoco e tempesta tessono lo spartito della natura indomita che Leonardo, alla maniera di un corifeo, scruta ed indaga con quella curiosità mai doma, con la sapienza che diventa esperienza.
Più che un classico film d’arte dedicato al genio che seppe dare “moto e il fiato, movimento e spirito” alle figure, Leonardo Cinquecento, al cinema il 18, 19 e 20 febbraio per la regia di Francesco Invernizzi, prodotto da Magnitudo, è un omaggio all’eredità scientifica lasciata al mondo dal maestro di Vinci, nell’anno che celebra il cinquecentenario dalla morte.
Il documentario indaga i risvolti contemporanei delle osservazioni leonardesche, accompagnando lo spettatore nella fucina di imprese e istituzioni, dove il pensiero trasversale di Leonardo trova quotidianamente applicazione.
E così i filmati originali delle missioni Apollo forniti dalla NASA si sovrappongono agli appunti sulla luna e sul cielo scritti dal maestro, alle osservazioni sul volo degli uccelli. Le riflessioni sulla città ideale, le intuizioni sulla consistenza dell’aria, i progetti relativi allo “scafandro da palombaro”, l’ossessione del volo, la realizzazione di un aliante, restituiscono l’eredità lasciata dalla voce più acuta del Rinascimento, esaltando il fascino della ricerca scientifica, industriale e artistica.
Sul grande schermo appare per la prima volta l’evoluzione contemporanea delle intuizioni contenute nelle 12mila pagine (molte delle quali perdute) dei Codici: i moderni velivoli, i veicoli spaziali, i dettagli dell’analisi anatomica, le sfide edilizie e architettoniche che all’epoca del maestro avrebbero richiesto l’impiego di numerosi uomini e che oggi sono facilmente realizzabili grazie alle innovative macchine da cantiere che associano la meccanica alla tecnologia digitale.
Lungi dall’affrontare in modo didascalico la vita e i progetti dell’artista, il film parte da ciò che di Leonardo è rimasto per approdare alla ricerca e alla produzione di realtà imprenditoriali. Ad aprire e chiudere circolarmente il documentario - la cui sceneggiatura è affidata a Stefano Paolo Giussani con Alice Gambara, Marcello Gobbi e Gianluca Dario Rota - la Monna Lisa, l’opera potente, ipnotica con la sua sensualità misteriosa ed ammaliante, che il maestro portò con sé fino alla fine dei suoi giorni, summa della sua esperienza, rappresentazione perfetta della natura. In mezzo, attraverso un ponte continuo che lega antico e contemporaneo, scivolano cinque secoli.
Prima in Toscana, nella Firenze del Brunelleschi e del Verrocchio, poi nella Milano di Ludovico il Moro, quindi a Venezia, nuovamente a Firenze, a Milano e infine ad Amboise.
La straordinaria attualità del Leonardo urbanista è sottolineata dall’intervento dell’archistar Stefano Boeri che esplica il concetto di città ideale attraverso le nuove soluzioni abitative verticali dominate dalla domotica. Il Leonardo ricercatore, che ha gettato le basi per l’evoluzione della ricerca in campo medico, dai primi studi sull’anatomia alle ultime scoperte della bio-ingegneria, emerge dall’intervista ai due docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele e della Normale di Pisa. Ai dilemmi etici, all’ossessione di Leonardo per la ricerca dell’anima prova a dare una risposta il filosofo Massimo Cacciari, mentre i contributi di Antonio Natali, Gigetta Dalli Regoli, Maria Teresa Fiorio e Claudio Giorgione rappresentano una solida base per esplorare il mondo dei dipinti e dei disegni tecnici, nei quali arte e scienza sono messi in un perenne dialogo.
Da La Belle Ferronnière, con il suo sguardo obliquo che la rende simile a una scultura, al Musico, dall’Uomo vitruviano al Cenacolo, dalla Vergine delle rocce allo studio del vecchio che scruta il giovane con il suo sguardo colmo di pietas, tele e disegni si innalzano dallo schermo per raggiungere il cuore dello spettatore.
Eppure quelle braccia umane, gli animali, il vento e l’acqua non bastarono a generare la potenza che le idee del genio contenevano. Quello che per Leonardo era animato da muscoli, acqua e vento, nel contemporaneo si alimenta nel vapore, nei combustibili, con le celle solari. E il film consente di seguire il compimento di queste intuizioni, portandole per così dire a compimento attraverso le diverse interviste agli esperti.
Un’attenzione particolare merita la fotografia diretta da Massimiliano Gatti. Le immagini, realizzate in 8K travolgono lo spettatore con l’impeto di acque e torrenti, facendolo volare tra cime innevate e paesaggi sconfinati.
E il sublime sprigionato dalla natura è più vivo che mai, e il pubblico lo coglie, come l’eredità più preziosa consegnata dal più grande dei maestri.
Più che un classico film d’arte dedicato al genio che seppe dare “moto e il fiato, movimento e spirito” alle figure, Leonardo Cinquecento, al cinema il 18, 19 e 20 febbraio per la regia di Francesco Invernizzi, prodotto da Magnitudo, è un omaggio all’eredità scientifica lasciata al mondo dal maestro di Vinci, nell’anno che celebra il cinquecentenario dalla morte.
Il documentario indaga i risvolti contemporanei delle osservazioni leonardesche, accompagnando lo spettatore nella fucina di imprese e istituzioni, dove il pensiero trasversale di Leonardo trova quotidianamente applicazione.
E così i filmati originali delle missioni Apollo forniti dalla NASA si sovrappongono agli appunti sulla luna e sul cielo scritti dal maestro, alle osservazioni sul volo degli uccelli. Le riflessioni sulla città ideale, le intuizioni sulla consistenza dell’aria, i progetti relativi allo “scafandro da palombaro”, l’ossessione del volo, la realizzazione di un aliante, restituiscono l’eredità lasciata dalla voce più acuta del Rinascimento, esaltando il fascino della ricerca scientifica, industriale e artistica.
Sul grande schermo appare per la prima volta l’evoluzione contemporanea delle intuizioni contenute nelle 12mila pagine (molte delle quali perdute) dei Codici: i moderni velivoli, i veicoli spaziali, i dettagli dell’analisi anatomica, le sfide edilizie e architettoniche che all’epoca del maestro avrebbero richiesto l’impiego di numerosi uomini e che oggi sono facilmente realizzabili grazie alle innovative macchine da cantiere che associano la meccanica alla tecnologia digitale.
Lungi dall’affrontare in modo didascalico la vita e i progetti dell’artista, il film parte da ciò che di Leonardo è rimasto per approdare alla ricerca e alla produzione di realtà imprenditoriali. Ad aprire e chiudere circolarmente il documentario - la cui sceneggiatura è affidata a Stefano Paolo Giussani con Alice Gambara, Marcello Gobbi e Gianluca Dario Rota - la Monna Lisa, l’opera potente, ipnotica con la sua sensualità misteriosa ed ammaliante, che il maestro portò con sé fino alla fine dei suoi giorni, summa della sua esperienza, rappresentazione perfetta della natura. In mezzo, attraverso un ponte continuo che lega antico e contemporaneo, scivolano cinque secoli.
Prima in Toscana, nella Firenze del Brunelleschi e del Verrocchio, poi nella Milano di Ludovico il Moro, quindi a Venezia, nuovamente a Firenze, a Milano e infine ad Amboise.
La straordinaria attualità del Leonardo urbanista è sottolineata dall’intervento dell’archistar Stefano Boeri che esplica il concetto di città ideale attraverso le nuove soluzioni abitative verticali dominate dalla domotica. Il Leonardo ricercatore, che ha gettato le basi per l’evoluzione della ricerca in campo medico, dai primi studi sull’anatomia alle ultime scoperte della bio-ingegneria, emerge dall’intervista ai due docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele e della Normale di Pisa. Ai dilemmi etici, all’ossessione di Leonardo per la ricerca dell’anima prova a dare una risposta il filosofo Massimo Cacciari, mentre i contributi di Antonio Natali, Gigetta Dalli Regoli, Maria Teresa Fiorio e Claudio Giorgione rappresentano una solida base per esplorare il mondo dei dipinti e dei disegni tecnici, nei quali arte e scienza sono messi in un perenne dialogo.
Da La Belle Ferronnière, con il suo sguardo obliquo che la rende simile a una scultura, al Musico, dall’Uomo vitruviano al Cenacolo, dalla Vergine delle rocce allo studio del vecchio che scruta il giovane con il suo sguardo colmo di pietas, tele e disegni si innalzano dallo schermo per raggiungere il cuore dello spettatore.
Eppure quelle braccia umane, gli animali, il vento e l’acqua non bastarono a generare la potenza che le idee del genio contenevano. Quello che per Leonardo era animato da muscoli, acqua e vento, nel contemporaneo si alimenta nel vapore, nei combustibili, con le celle solari. E il film consente di seguire il compimento di queste intuizioni, portandole per così dire a compimento attraverso le diverse interviste agli esperti.
Un’attenzione particolare merita la fotografia diretta da Massimiliano Gatti. Le immagini, realizzate in 8K travolgono lo spettatore con l’impeto di acque e torrenti, facendolo volare tra cime innevate e paesaggi sconfinati.
E il sublime sprigionato dalla natura è più vivo che mai, e il pubblico lo coglie, come l’eredità più preziosa consegnata dal più grande dei maestri.
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