Continuum. Gillo Dorfles, Ugo Nespolo, Margherita Serra
Dal 14 Luglio 2022 al 14 Agosto 2022
Matera
Luogo: SpazioSculptureArt
Indirizzo: Via Madonna delle Virtù 81/83
Curatori: Elena Pelucco
Nello SpazioSculptureArt di Margherita Serra, nella città dei Sassi, Capitale europea della Cultura 2019, s’incontrano le opere di Gillo Dorfles, Ugo Nespolo e Margherita Serra.
A distanza di quattro anni dalla scomparsa di Gillo Dorfles, prende corpo l’idea scaturita da uno dei dialoghi tra Dorfles e Margherita Serra di realizzare una mostra presso lo Spazio Sculpture Art che includesse la figura dell’artista Ugo Nespolo.
Le opere in esposizione nella diversità dei materiali e dei significati, mantengono comunque punti di contatto e di sovrapposizione, nello spazio e nel tempo.
Esplorando in profondità i loro vissuti, le loro esperienze gli artisti si confrontano in una sorta di CONTINUUM veicolato dal fascino dello spazio espositivo, un ipogeo inserito nei Sassi di Matera nel quale le opere dei tre artisti si incontrano, dialogano, tra linee, colori, figure e materia, rimandando il visitatore a vivere un’esperienza fluida tra reale e inconscio.
Le opere in mostra di Dorfles realizzate dal 1980 al 2009, rappresentano un periodo particolarmente significativo nel quale l’artista riprende la propria attività di pittore dopo un periodo dedicato alla critica e all’insegnamento e si prepara alla creazione del suo personaggio fantastico il VITRIOL, che farà la sua comparsa ufficiale nel 2010 e, seppur in fase embrionale, appare già tracciato in alcune opere in mostra. Dorfles, intellettuale dalla curiosità senza fine, indaga e riflette sul senso della vita e sull’esistenza umana attraverso personaggi talvolta sfuggenti e imprendibili generati dall’inconscio dell’artista.
La formazione scientifica di Dorfles sembra riflettersi nell’uso delle macchie, quasi a voler sostanziare un pensiero profondo che va al di là della pura materia.
Di particolare interesse è l’appunto che appare in un’opera in mostra “Serve per capire una macchia”, un valore aggiunto, che ci riporta alla formazione medica di Dorfles in ambito psichiatrico. Il Medium macchia, plasmabile e interpretabile, riporta ad una dimensione onirica verso un viaggio personalizzato fornendo la chiave di lettura per interpretarla.
Ugo Nespolo ritorna a Matera a distanza di tre anni dalla personale Numbers, inserita nel programma di Matera 2019. Nelle sedici opere inedite di Ugo Nespolo, realizzate in acrilico appositamente per la mostra, traspare una parte il suo e artistico, la sua idea di arte a trecentosessanta gradi, un’arte che non deve essere patrimonio di pochi, ma fruibile da tutti.
Le opere di Nespolo, caratterizzate dalla scomposizione e ricomposizione delle immagini, dai colori briosi che contribuiscono a percepirle come interpretazione gioconda della realtà e dove la simbologia degli elementi, talvolta intrisa di ironia e trasgressione, rivela la volontà di lasciare ad una libera interpretazione delle stesse.
La maestria di Nespolo consiste nel tratteggiare linee, combinare colori sul piano bidimensionale, al di là di ogni regola prospettica, attribuisce loro una valenza tridimensionale, quasi fossero sculture, a sentirne l’armonia quali fossero partiture musicali, a intravedere una trama quasi fossero un film. Infatti, non a caso, lavorazione del legno, musica e cinematografia fanno parte del bagaglio culturale artistico di Nespolo, vivono in lui come forze che lo spingono a concepire un’opera nella sua globalità, nella capacità di coinvolgere i sensi dell’essere umano portandolo alla fase onirica del proprio vivere, alla ricerca di un mondo migliore.
L’utilizzo della foglia d’oro riporta a tempi arcaici, a magie in cui l’alchimista Nespolo penetra i segreti della natura alla ricerca della pietra filosofale e dell’elisir di lunga vita.
Tra le opere di Margherita Serra, in esposizione permanente, si evidenzia per la prima volta Intrecci di vite spezzate, un’installazione inedita, posizionata nell’ipogeo, realizzata con materiale di riciclo, filo di ferro, inserti di carta pesta e alluminio. Un’interpretazione drammaticamente sofferta di fatti reali, la pandemia, la guerra in Ucraina, femminicidi.
L’artista vuole denunciare ogni forma di violenza ma allo stesso tempo nutre la speranza per un mondo migliore.
Con la sua opera la Serra vive i fatti di cronaca in prima persona e si fa interprete della complessità del suo tempo fornendo una lettura dei fatti attraverso un'elaborazione personale e simbolica rinnegando la rappresentazione dalla crudezza del reale.
L'opera si sviluppa in due parti; nella parte sinistra aggrappati al filo di ferro che compone una fitta ragnatela, piccoli brandelli di carta pesta animano corpi di vite spezzate. A destra il filo appare pulito senza alcuna presenza, quasi a voler rappresentare un mondo ideale.
Alla base dell'opera un sacco nero della spazzatura evidenzia lo scarso valore che spesso viene attribuito alla vita. Il sacco imbrattato di color rosso è un evidente richiamo alle sanguinose stragi.
L'artista fuggendo dalla crudezza della mimesi contrappone sempre un tema astratto, simbolico, nel tentativo però di restituirci suggestioni forti, ma al contempo ricche di di speranza.
Il fruitore entrando in quel luogo ha la possibilità di relazionarsi con le opere in un percorso personale, fluido, silenzioso, magico. L'ipogeo, contenitore-scultura, come un filo rosso, guida il visitatore che, attraverso la lettura delle opere degli artisti, è inserito in un’esperienza immersiva.
A distanza di quattro anni dalla scomparsa di Gillo Dorfles, prende corpo l’idea scaturita da uno dei dialoghi tra Dorfles e Margherita Serra di realizzare una mostra presso lo Spazio Sculpture Art che includesse la figura dell’artista Ugo Nespolo.
Le opere in esposizione nella diversità dei materiali e dei significati, mantengono comunque punti di contatto e di sovrapposizione, nello spazio e nel tempo.
Esplorando in profondità i loro vissuti, le loro esperienze gli artisti si confrontano in una sorta di CONTINUUM veicolato dal fascino dello spazio espositivo, un ipogeo inserito nei Sassi di Matera nel quale le opere dei tre artisti si incontrano, dialogano, tra linee, colori, figure e materia, rimandando il visitatore a vivere un’esperienza fluida tra reale e inconscio.
Le opere in mostra di Dorfles realizzate dal 1980 al 2009, rappresentano un periodo particolarmente significativo nel quale l’artista riprende la propria attività di pittore dopo un periodo dedicato alla critica e all’insegnamento e si prepara alla creazione del suo personaggio fantastico il VITRIOL, che farà la sua comparsa ufficiale nel 2010 e, seppur in fase embrionale, appare già tracciato in alcune opere in mostra. Dorfles, intellettuale dalla curiosità senza fine, indaga e riflette sul senso della vita e sull’esistenza umana attraverso personaggi talvolta sfuggenti e imprendibili generati dall’inconscio dell’artista.
La formazione scientifica di Dorfles sembra riflettersi nell’uso delle macchie, quasi a voler sostanziare un pensiero profondo che va al di là della pura materia.
Di particolare interesse è l’appunto che appare in un’opera in mostra “Serve per capire una macchia”, un valore aggiunto, che ci riporta alla formazione medica di Dorfles in ambito psichiatrico. Il Medium macchia, plasmabile e interpretabile, riporta ad una dimensione onirica verso un viaggio personalizzato fornendo la chiave di lettura per interpretarla.
Ugo Nespolo ritorna a Matera a distanza di tre anni dalla personale Numbers, inserita nel programma di Matera 2019. Nelle sedici opere inedite di Ugo Nespolo, realizzate in acrilico appositamente per la mostra, traspare una parte il suo e artistico, la sua idea di arte a trecentosessanta gradi, un’arte che non deve essere patrimonio di pochi, ma fruibile da tutti.
Le opere di Nespolo, caratterizzate dalla scomposizione e ricomposizione delle immagini, dai colori briosi che contribuiscono a percepirle come interpretazione gioconda della realtà e dove la simbologia degli elementi, talvolta intrisa di ironia e trasgressione, rivela la volontà di lasciare ad una libera interpretazione delle stesse.
La maestria di Nespolo consiste nel tratteggiare linee, combinare colori sul piano bidimensionale, al di là di ogni regola prospettica, attribuisce loro una valenza tridimensionale, quasi fossero sculture, a sentirne l’armonia quali fossero partiture musicali, a intravedere una trama quasi fossero un film. Infatti, non a caso, lavorazione del legno, musica e cinematografia fanno parte del bagaglio culturale artistico di Nespolo, vivono in lui come forze che lo spingono a concepire un’opera nella sua globalità, nella capacità di coinvolgere i sensi dell’essere umano portandolo alla fase onirica del proprio vivere, alla ricerca di un mondo migliore.
L’utilizzo della foglia d’oro riporta a tempi arcaici, a magie in cui l’alchimista Nespolo penetra i segreti della natura alla ricerca della pietra filosofale e dell’elisir di lunga vita.
Tra le opere di Margherita Serra, in esposizione permanente, si evidenzia per la prima volta Intrecci di vite spezzate, un’installazione inedita, posizionata nell’ipogeo, realizzata con materiale di riciclo, filo di ferro, inserti di carta pesta e alluminio. Un’interpretazione drammaticamente sofferta di fatti reali, la pandemia, la guerra in Ucraina, femminicidi.
L’artista vuole denunciare ogni forma di violenza ma allo stesso tempo nutre la speranza per un mondo migliore.
Con la sua opera la Serra vive i fatti di cronaca in prima persona e si fa interprete della complessità del suo tempo fornendo una lettura dei fatti attraverso un'elaborazione personale e simbolica rinnegando la rappresentazione dalla crudezza del reale.
L'opera si sviluppa in due parti; nella parte sinistra aggrappati al filo di ferro che compone una fitta ragnatela, piccoli brandelli di carta pesta animano corpi di vite spezzate. A destra il filo appare pulito senza alcuna presenza, quasi a voler rappresentare un mondo ideale.
Alla base dell'opera un sacco nero della spazzatura evidenzia lo scarso valore che spesso viene attribuito alla vita. Il sacco imbrattato di color rosso è un evidente richiamo alle sanguinose stragi.
L'artista fuggendo dalla crudezza della mimesi contrappone sempre un tema astratto, simbolico, nel tentativo però di restituirci suggestioni forti, ma al contempo ricche di di speranza.
Il fruitore entrando in quel luogo ha la possibilità di relazionarsi con le opere in un percorso personale, fluido, silenzioso, magico. L'ipogeo, contenitore-scultura, come un filo rosso, guida il visitatore che, attraverso la lettura delle opere degli artisti, è inserito in un’esperienza immersiva.
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