Viaggio nell’area archeologica più grande d’Europa
Benvenuti in Magna Grecia. Il Parco Archeologico di Selinunte
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Le colonne del cosiddetto Tempio C nel Parco Archeologico di Selinunte | Foto: Franck Manogil from Beziers, France via Wikimedia Creative Commons
Francesca Grego
20/05/2020
A metà del Cinquecento un monaco percorreva la Sicilia a dorso di mulo sulle tracce di antiche città. Selinunte, tra i più fiorenti insediamenti dell’isola ai tempi della Magna Grecia, giaceva dimenticata da almeno mille anni sotto la sabbia e la vegetazione. A dispetto degli scarsi mezzi di cui disponeva, Fra’ Tommaso Fazello da Sciacca ne scoprì le vestigia nella malsana Terra delli Pulichi (delle pulci), presso la foce del Belice, e ne tramandò la posizione nel libro De Rebus Siculis. Alla fine del Settecento arrivarono i viaggiatori del Grand Tour e il pittore tedesco Jakob Philipp Hackert immortalò le rovine in una famosa veduta. Qualche decennio dopo i primi scavi rivelarono che si trattava di un sito di dimensioni straordinarie.
Oggi con i suoi 270 ettari il Parco di Selinunte è l’area archeologica più vasta d’Europa: un labirinto di strade, templi, case, botteghe, laboratori artigianali, cave di pietra si fonde con le dune e la macchia mediterranea per poi tuffarsi, dall’alto dell’Acropoli, nel blu del mare che guarda la Tunisia.
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Jakob Phillipp Hackert (1737 - 1807), Rovine di un tempio in Sicilia, 1778, Olio su tela, 123 cm x 170 cm, San Pietroburgo, Ermitage
La grande avventura di Selinunte
La storia di Selinunte inizia nella seconda metà del VII secolo a.C., quando da Megara Hyblea - l’attuale Augusta - alcuni coloni si spingono a Sud-Ovest della Sicilia. L’obiettivo è commerciare con i Cartaginesi, che occupano l’estremità occidentale dell’isola. Tra due fiumi, il Belice e il Modione, fondano una nuova città e la battezzano Selinùs, dal nome del sedano selvatico che cresce copioso in zona. La posizione è particolarmente felice: con due porti naturali i traffici marittimi prosperano e la valle del Belice funziona come un’autostrada che attraverso l’interno dell’isola porta quasi fino all’odierna Palermo . Selinunte cresce velocemente fino a raggiungere proporzioni grandiose. Alle attività tipiche di una città-emporio si aggiungono numerosi templi e opere pubbliche di valore.
Ma nel V secolo gli amici Cartaginesi si trasformano in rivali. Selinunte si allea con i greci di Siracusa. Contro di lei c’è anche la città-stato di Segesta, che si sente minacciata dall’espansione dei vicini e chiede l’intervento di Atene. L’intreccio si rivela fatale: nel 409 a.C. il generale cartaginese Annibale Magone interviene nel conflitto con un esercito di quasi 6 mila uomini, cogliendo la città di sorpresa. Gli alleati di Siracusa e Agrigento tardano ad arrivare. Cade così una delle più gloriose colonie greche d’Occidente. Più tardi i Siracusani proveranno a ripopolare le rovine di Selinunte, che tuttavia finirà presto nelle mani dei Cartaginesi e poi dei Romani, andando incontro a un rapido declino.
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Rovine al Parco Archeologico di Selinunte
Dall’Acropoli alle fornaci: alla scoperta della città antica
Muoversi all’interno del Parco Archeologico di Selinunte significa viaggiare nel tempo lungo 2700 anni. Anche le distanze geografiche non sono brevi: sono numerose le aree da esplorare per scoprire il mondo dell’antica colonia greca e le testimonianze della vita nei secoli successivi, come il Battistero Bizantino che si trova sulla foce del Fiume Modione. Da un punto all’altro del sito ci si può spostare a piedi, noleggiando un’auto elettrica o salendo a bordo di un trenino. Ecco le tappe da non perdere.
L’Acropoli di Selinunte sorge su un promontorio che termina a strapiombo sul mare. È il luogo più suggestivo del Parco Archeologico e anche uno dei primi insediamenti, dove i templi e gli edifici più preziosi erano racchiusi all’interno di mura fortificate.
A Nord dell’Acropoli si trova la Collina di Manuzza, con le abitazioni e l’Agorà, centro della vita pubblica cittadina. In questa enorme piazza avevano sede botteghe, luoghi di culto e sale per banchetti. Tra le costruzioni più interessanti figurano gli stoai o portici monumentali e la Tomba dell’Ecista, il fondatore della colonia.
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Il Tempio di Era nel Parco Archeologico di Selinunte
La Collina Orientale e la Collina della Gaggera rappresentano i luoghi privilegiati per conoscere la vita religiosa di Selinunte. Qui troviamo rispettivamente le rovine di imponenti templi dedicati a Era, a Zeus e ad Atena, che spaziano dall’essenzialità solenne dello stile dorico alla perfezione classica di quello ionico, e il Santuario di Demetra Malophoros, la dea delle messi venerata con particolare devozione nella Sicilia magno-greca.
Presso le mura orientali, lungo la Valle del Gorgo Cottone, si estendeva il quartiere degli artigiani, dove osservare i resti delle fornaci per la produzione di ceramiche: un impianto di proporzioni ragguardevoli che, oltre a rifornire di vasellame le case di Selinunte, alimentava floridi commerci.
Le Cave di Cusa, dove veniva estratta la calcarenite per costruire templi e abitazioni, raccontano ai visitatori come nacque l’antica colonia, mentre in due necropoli sarcofagi e tombe scavate illustrano il rapporto dei suoi abitanti con l’aldilà. La Necropoli di Galera-Bagliazzo, per esempio, ha restituito nell’Ottocento il famoso Efebo di Selinunte, statua bronzea di notevoli dimensioni che è anche l’unico reperto del Parco da ammirare nelle vicinanze, al Museo Civico Selinuntino di Castevetrano. Altre preziose sculture sono state trasferite al Museo Archeologico Nazionale Antonio Salinas di Palermo.
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Topografia di Selinunte, 1899, Da Robert Koldewey (1855 - 1925)
Una ricerca senza fine: indagini e scavi nel Parco Archeologico
Nonostante l’atmosfera sospesa, a Selinunte il tempo non si è fermato: scavi e ricerche continuano all’interno del Parco Archeologico, portando alla luce nuovi aspetti della vita nell’antica colonia. Per esempio, indagini geo-morfologiche hanno permesso di ricostruire l’ambiente che circondava l’insediamento in epoca magno-greca: un paesaggio verde e rigoglioso, ricco di boschi e di sorgenti, che gli abitanti sfruttarono per portare acqua ai campi e in città attraverso un sistema di canali di cui esistono ancora le tracce. Si stanno ricostruendo i costumi e le abitudini dei coloni, che appena arrivati si ibridarono con la popolazione locale degli Elimi. Contadini, artigiani e pescatori, gli abitanti di Selinunte commerciarono con i Greci, i Cartaginesi, gli Etruschi e altri popoli. Recenti ricerche hanno individuato la presenza di ulteriori costruzioni sepolte, mentre si indagano gli effetti di terremoti e alluvioni succedutesi nel tempo e la storia della città in epoca ellenistica, dopo la distruzione ad opera dei Cartaginesi.
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Parco Archeologico di Selinunte | Foto: Ulrike Leone via Pixabay
Oggi con i suoi 270 ettari il Parco di Selinunte è l’area archeologica più vasta d’Europa: un labirinto di strade, templi, case, botteghe, laboratori artigianali, cave di pietra si fonde con le dune e la macchia mediterranea per poi tuffarsi, dall’alto dell’Acropoli, nel blu del mare che guarda la Tunisia.
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Jakob Phillipp Hackert (1737 - 1807), Rovine di un tempio in Sicilia, 1778, Olio su tela, 123 cm x 170 cm, San Pietroburgo, Ermitage
La grande avventura di Selinunte
La storia di Selinunte inizia nella seconda metà del VII secolo a.C., quando da Megara Hyblea - l’attuale Augusta - alcuni coloni si spingono a Sud-Ovest della Sicilia. L’obiettivo è commerciare con i Cartaginesi, che occupano l’estremità occidentale dell’isola. Tra due fiumi, il Belice e il Modione, fondano una nuova città e la battezzano Selinùs, dal nome del sedano selvatico che cresce copioso in zona. La posizione è particolarmente felice: con due porti naturali i traffici marittimi prosperano e la valle del Belice funziona come un’autostrada che attraverso l’interno dell’isola porta quasi fino all’odierna Palermo . Selinunte cresce velocemente fino a raggiungere proporzioni grandiose. Alle attività tipiche di una città-emporio si aggiungono numerosi templi e opere pubbliche di valore.
Ma nel V secolo gli amici Cartaginesi si trasformano in rivali. Selinunte si allea con i greci di Siracusa. Contro di lei c’è anche la città-stato di Segesta, che si sente minacciata dall’espansione dei vicini e chiede l’intervento di Atene. L’intreccio si rivela fatale: nel 409 a.C. il generale cartaginese Annibale Magone interviene nel conflitto con un esercito di quasi 6 mila uomini, cogliendo la città di sorpresa. Gli alleati di Siracusa e Agrigento tardano ad arrivare. Cade così una delle più gloriose colonie greche d’Occidente. Più tardi i Siracusani proveranno a ripopolare le rovine di Selinunte, che tuttavia finirà presto nelle mani dei Cartaginesi e poi dei Romani, andando incontro a un rapido declino.
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Rovine al Parco Archeologico di Selinunte
Dall’Acropoli alle fornaci: alla scoperta della città antica
Muoversi all’interno del Parco Archeologico di Selinunte significa viaggiare nel tempo lungo 2700 anni. Anche le distanze geografiche non sono brevi: sono numerose le aree da esplorare per scoprire il mondo dell’antica colonia greca e le testimonianze della vita nei secoli successivi, come il Battistero Bizantino che si trova sulla foce del Fiume Modione. Da un punto all’altro del sito ci si può spostare a piedi, noleggiando un’auto elettrica o salendo a bordo di un trenino. Ecco le tappe da non perdere.
L’Acropoli di Selinunte sorge su un promontorio che termina a strapiombo sul mare. È il luogo più suggestivo del Parco Archeologico e anche uno dei primi insediamenti, dove i templi e gli edifici più preziosi erano racchiusi all’interno di mura fortificate.
A Nord dell’Acropoli si trova la Collina di Manuzza, con le abitazioni e l’Agorà, centro della vita pubblica cittadina. In questa enorme piazza avevano sede botteghe, luoghi di culto e sale per banchetti. Tra le costruzioni più interessanti figurano gli stoai o portici monumentali e la Tomba dell’Ecista, il fondatore della colonia.
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Il Tempio di Era nel Parco Archeologico di Selinunte
La Collina Orientale e la Collina della Gaggera rappresentano i luoghi privilegiati per conoscere la vita religiosa di Selinunte. Qui troviamo rispettivamente le rovine di imponenti templi dedicati a Era, a Zeus e ad Atena, che spaziano dall’essenzialità solenne dello stile dorico alla perfezione classica di quello ionico, e il Santuario di Demetra Malophoros, la dea delle messi venerata con particolare devozione nella Sicilia magno-greca.
Presso le mura orientali, lungo la Valle del Gorgo Cottone, si estendeva il quartiere degli artigiani, dove osservare i resti delle fornaci per la produzione di ceramiche: un impianto di proporzioni ragguardevoli che, oltre a rifornire di vasellame le case di Selinunte, alimentava floridi commerci.
Le Cave di Cusa, dove veniva estratta la calcarenite per costruire templi e abitazioni, raccontano ai visitatori come nacque l’antica colonia, mentre in due necropoli sarcofagi e tombe scavate illustrano il rapporto dei suoi abitanti con l’aldilà. La Necropoli di Galera-Bagliazzo, per esempio, ha restituito nell’Ottocento il famoso Efebo di Selinunte, statua bronzea di notevoli dimensioni che è anche l’unico reperto del Parco da ammirare nelle vicinanze, al Museo Civico Selinuntino di Castevetrano. Altre preziose sculture sono state trasferite al Museo Archeologico Nazionale Antonio Salinas di Palermo.
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Topografia di Selinunte, 1899, Da Robert Koldewey (1855 - 1925)
Una ricerca senza fine: indagini e scavi nel Parco Archeologico
Nonostante l’atmosfera sospesa, a Selinunte il tempo non si è fermato: scavi e ricerche continuano all’interno del Parco Archeologico, portando alla luce nuovi aspetti della vita nell’antica colonia. Per esempio, indagini geo-morfologiche hanno permesso di ricostruire l’ambiente che circondava l’insediamento in epoca magno-greca: un paesaggio verde e rigoglioso, ricco di boschi e di sorgenti, che gli abitanti sfruttarono per portare acqua ai campi e in città attraverso un sistema di canali di cui esistono ancora le tracce. Si stanno ricostruendo i costumi e le abitudini dei coloni, che appena arrivati si ibridarono con la popolazione locale degli Elimi. Contadini, artigiani e pescatori, gli abitanti di Selinunte commerciarono con i Greci, i Cartaginesi, gli Etruschi e altri popoli. Recenti ricerche hanno individuato la presenza di ulteriori costruzioni sepolte, mentre si indagano gli effetti di terremoti e alluvioni succedutesi nel tempo e la storia della città in epoca ellenistica, dopo la distruzione ad opera dei Cartaginesi.
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Parco Archeologico di Selinunte | Foto: Ulrike Leone via Pixabay
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