"La mia vita"
Opera di Carlo CarrÃ
08/04/2003
Si è da poco inaugurata negli spazi della Pinacoteca Provinciale di Potenza, la mostra CARLO CARRA', LA MIA VITA. Dipinti e disegni 1903 – 1965. Curata da Massimo Carrà ed Elena Pontiggia, la prima mostra pubblica che Potenza dedica al grande maestro italiano, resterà aperta fino al 15 giugno.
La rassegna, che prende il titolo dalla celebre autobiografia dell'artista recentemente ripubblicata (Carlo Carrà, La mia vita , a cura di Massimo Carrà, Milano, Abscondita, 2002), ripercorre più di sessanta anni di carriera del pittore piemontese.
Sono esposte una settantina di opere, dipinti e disegni, che testimoniano la sua ricerca nel campo del segno e del colore, dai primi del Novecento agli anni Sessanta: le esperienze del Realismo, il Divisionismo, il Futurismo di cui Carrà fu uno dei fondatori e firmatari del Manifesto, la Metafisica, il "realismo mitico" degli anni Venti e Trenta, fino alle opere del dopoguerra.
La mostra si apre con una serie di autoritratti e importanti ritratti a lui dedicati da grandi pittori suoi contemporanei: quello di Boccioni datato 1911, quello di Manzù che lo rappresenta in un in un momento di assorta riflessione, quello di Marino Marini che mette a fuoco il suo volto intenso e segnato, la caricatura di Marinetti.
Tra le opere futuriste si possono ammirare disegni come "Ritmi di bottiglia e bicchiere" del 1912, "Guerra navale sull'Adriatico" (1914), documento dell'interventismo di cui il Movimento Futurista era fautore, "Cineamore" , esempio delle "tavole parolibere", ispirate ad Apollinaire, a metà fra poesia e pittura, realizzate fra il 1914-15.
Dal 1915-16 Carrà si avvicina al Primitivismo ispirandosi a Rousseau ma anche a Giotto e a Paolo Uccello: dipinge "Il prete "studio preparatorio di "I romantici" del 1916.
Poi conosce De Chirico, all'Ospedale Militare di Psichiatrico di Ferrara, e insieme danno vita alla Pittura Metafisica. Ne sono esempi "Manichino" e "Giocatore di dadi" entrambi del 1917. Gli anni Venti sono gli anni del "realismo mitico" come lo definisce lui stesso: paesaggi ispirati a Cezanne come lo storico "Mulino delle castagne", esposto alla I Mostra del Novecento Italiano del 1926, e la famosa "Casa abbandonata", paesaggio lirico, sul tema della solitudine esistenziale.
Tra le opere degli anni Trenta è possibile ammirare il grande "Studio per Giustiniano" testimonianza della ricerca dell'artista nell'ambito della pittura murale.
Negli anni Quaranta e nel secondo dopoguerra Carrà crea opere come "Alba tragica" (1940), "La casa di Merate" (1958), "Marina all'alba" (1964).
A conclusione della mostra un'opera commovente "Stanza " del 1965 realizzata dall'artista un anno prima di morire: una stanza vuota e la porta nera dello sfondo, quasi un addio.
CARLO CARRA', LA MIA VITA. Dipinti e disegni 1903 – 1965
4 aprile/15 giugno 2003
Pinacoteca Provinciale
Via Lazio 85100 Potenza, tel. 0971/469477
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