Dal 5 maggio a Brescia si celebra un doppio anniversario
Dante e Napoleone si incontrano a Palazzo Tosio
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Andrea Appiani, Ritratto a tre quarti di Napoleone in “petit habillement” di re d’Italia 1805 I Olio su tela Brescia, collezione privata
Francesca Grego
27/04/2021
Brescia - Che cos’hanno in comune Dante e Napoleone? Più di quanto appaia a prima vista: lo scopriremo dal 5 maggio a Brescia, dove una mostra celebra insieme i 700 anni dalla morte del primo e i 200 dalla scomparsa del secondo. Il contesto è la splendida pinacoteca messa insieme dal nobile Paolo Tosio (1775-1842) che, oltre a collezionare i capolavori rinascimentali di Raffaello, di Lorenzo Lotto e dei maestri fiamminghi, catalizzò le energie degli artisti neoclassici e romantici suoi contemporanei intorno ai miti del Sommo Poeta e del condottiero.
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Palazzo Tosio, Ateneo di Brescia I Credit Fotostudio Rapuzzi
Dietro un’importante pagina del collezionismo si affacciano gli ardori del Risorgimento, che in Dante e in Napoleone riconobbero due potenti figure ispiratrici. Se con l’elaborazione della lingua volgare e la forza dell’ideale Dante aveva posto le basi di un’Italia unita e consapevole della propria identità, Napoleone avrebbe accelerato la formazione di una coscienza nazionale, imprescindibile presupposto delle lotte che portarono alla nascita del nuovo Stato. A raccontare questa storia nelle raffinate sale neoclassiche di Palazzo Tosio, sede dell’Ateneo di Brescia, saranno 80 opere attentamente selezionate dai curatori Roberta D’Adda e Sergio Onger: dipinti, sculture, disegni, stampe e medaglie, in dialogo con gli ambienti di una delle più interessanti case museo lombarde.
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Giuseppe Diotti (Casalmaggiore, 1779–1846), Il conte Ugolino nella torre1832. Olio su tela I Brescia, Musei Civici, Provenienza: legato Paolo Tosio, 1844 I Photo Credit Fotostudio Rapuzzi
Nell’appartamento del conte recentemente riallestito ammireremo, fresco di restauro, il celebre Ritratto a tre quarti di Napoleone in petit habillement di Re d’Italia firmato da Andrea Appiani, fino a poco tempo fa considerato una copia e ora riscoperto come prezioso originale, a confronto con il Busto di Napoleone di Antonio Canova in una fortunata replica di Democrito Gandolfi. E poi lo splendente Ganimede con l’aquila di Giove di Bertel Thorvaldsen, le miniature dipinte su avorio da Giambattista Gigola per la famiglia imperiale, lI Conte Ugolino con i figli nella torre della fame di Giuseppe Diotti, che nel debutto a Brera fece scandalo per la sua crudezza, i Fasti di Napoleone creati da Appiani per il Palazzo Reale di Milano, qui in 35 prestigiose acqueforti.
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Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770-1844), Ganimede con l’aquila di Giove, 1814-1815. Marmo I Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo. Provenienza: legato Paolo Tosio, 1844I Photo Credit Fotostudio Rapuzzi
Ma in mostra c’è spazio anche per aspetti meno eroici e celebrativi: Luigi Basiletti, per esempio, rappresenta un Napoleone piccolo e solitario che guarda l’Oceano dalle rocce di Sant’Elena, sopraffatto dalle forze del fato e della natura. Sei anni prima, scrivendo al conte Tosio per comunicare l’arrivo del Ganimede di Thorvaldsen, l’autore si esprimeva così: “Avrete già inteso come Napoleone sia fuggito dall’Isola d’Elba. Ci saranno altre gravi sciagure per la nostra generazione”.
![](http://www.arte.it/foto/orig/e2/115519-13-Giacomo_Macchiavelli-_Canto_III.jpg)
Giacomo Macchiavelli (Bologna, 1766–Roma, 1811), “Io fui nel mondo vergine sorella / Et sé la mente tua ben mi riguarda / Non ti celerà l’esser più bella / Ma riconoscerai, ch’io son Piccarda / Che posta qui, con questi altri beati / Beata son ne le sfera più tarda”(Canto III, verso 49), 1807. Acquaforte e bulino I Brescia, Musei Civici. Provenienza: legato Lorenzo Basiletti, 1886 I Photo Credit Archivio fotografico Civici Musei di Brescia
Il destino aveva deciso diversamente. Non a caso, l’esposizione chiuderà i battenti il 15 dicembre, nel 180° anniversario dei solenni funerali di Bonaparte. Prima di allora visite guidate, spettacoli, laboratori per famiglie, adulti e studenti contribuiranno ad ampliarne l’esperienza esplorando le dimensioni dell’arte, del collezionismo e della storia tra le atmosfere ottocentesche di Palazzo Tosio.
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Palazzo Tosio, Ateneo di Brescia I Credit Fotostudio Rapuzzi
Leggi anche:
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Palazzo Tosio, Ateneo di Brescia I Credit Fotostudio Rapuzzi
Dietro un’importante pagina del collezionismo si affacciano gli ardori del Risorgimento, che in Dante e in Napoleone riconobbero due potenti figure ispiratrici. Se con l’elaborazione della lingua volgare e la forza dell’ideale Dante aveva posto le basi di un’Italia unita e consapevole della propria identità, Napoleone avrebbe accelerato la formazione di una coscienza nazionale, imprescindibile presupposto delle lotte che portarono alla nascita del nuovo Stato. A raccontare questa storia nelle raffinate sale neoclassiche di Palazzo Tosio, sede dell’Ateneo di Brescia, saranno 80 opere attentamente selezionate dai curatori Roberta D’Adda e Sergio Onger: dipinti, sculture, disegni, stampe e medaglie, in dialogo con gli ambienti di una delle più interessanti case museo lombarde.
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Giuseppe Diotti (Casalmaggiore, 1779–1846), Il conte Ugolino nella torre1832. Olio su tela I Brescia, Musei Civici, Provenienza: legato Paolo Tosio, 1844 I Photo Credit Fotostudio Rapuzzi
Nell’appartamento del conte recentemente riallestito ammireremo, fresco di restauro, il celebre Ritratto a tre quarti di Napoleone in petit habillement di Re d’Italia firmato da Andrea Appiani, fino a poco tempo fa considerato una copia e ora riscoperto come prezioso originale, a confronto con il Busto di Napoleone di Antonio Canova in una fortunata replica di Democrito Gandolfi. E poi lo splendente Ganimede con l’aquila di Giove di Bertel Thorvaldsen, le miniature dipinte su avorio da Giambattista Gigola per la famiglia imperiale, lI Conte Ugolino con i figli nella torre della fame di Giuseppe Diotti, che nel debutto a Brera fece scandalo per la sua crudezza, i Fasti di Napoleone creati da Appiani per il Palazzo Reale di Milano, qui in 35 prestigiose acqueforti.
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Bertel Thorvaldsen (Copenaghen, 1770-1844), Ganimede con l’aquila di Giove, 1814-1815. Marmo I Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo. Provenienza: legato Paolo Tosio, 1844I Photo Credit Fotostudio Rapuzzi
Ma in mostra c’è spazio anche per aspetti meno eroici e celebrativi: Luigi Basiletti, per esempio, rappresenta un Napoleone piccolo e solitario che guarda l’Oceano dalle rocce di Sant’Elena, sopraffatto dalle forze del fato e della natura. Sei anni prima, scrivendo al conte Tosio per comunicare l’arrivo del Ganimede di Thorvaldsen, l’autore si esprimeva così: “Avrete già inteso come Napoleone sia fuggito dall’Isola d’Elba. Ci saranno altre gravi sciagure per la nostra generazione”.
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Giacomo Macchiavelli (Bologna, 1766–Roma, 1811), “Io fui nel mondo vergine sorella / Et sé la mente tua ben mi riguarda / Non ti celerà l’esser più bella / Ma riconoscerai, ch’io son Piccarda / Che posta qui, con questi altri beati / Beata son ne le sfera più tarda”(Canto III, verso 49), 1807. Acquaforte e bulino I Brescia, Musei Civici. Provenienza: legato Lorenzo Basiletti, 1886 I Photo Credit Archivio fotografico Civici Musei di Brescia
Il destino aveva deciso diversamente. Non a caso, l’esposizione chiuderà i battenti il 15 dicembre, nel 180° anniversario dei solenni funerali di Bonaparte. Prima di allora visite guidate, spettacoli, laboratori per famiglie, adulti e studenti contribuiranno ad ampliarne l’esperienza esplorando le dimensioni dell’arte, del collezionismo e della storia tra le atmosfere ottocentesche di Palazzo Tosio.
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Palazzo Tosio, Ateneo di Brescia I Credit Fotostudio Rapuzzi
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