In onda su Tv2000 da domenica 16 settembre

Con Padre Rupnik un viaggio nell'arte spirituale alla scoperta della "Santa Bellezza"

Interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma. Courtesy Tv2000
 

Samantha De Martin

14/09/2018

Roma - Nelle grotte di Altamira le raffigurazioni parietali di animali, risalenti al paleolitico superiore, dimostrano che l’arte è sempre legata alla vita, a quel cibo che l’uomo, sin dagli albori, ha scelto di rappresentare attraverso i colori, come l’elemento in assoluto più prezioso per la sua esistenza terrena.
Inizia da queste considerazioni la ricerca de La Santa Bellezza, il viaggio nell’arte spirituale del gesuita, artista e teologo Padre Marko Ivan Rupnik, un percorso in otto puntate che, a partire da domenica 16 settembre alle 20.30, porterà su Tv2000 il linguaggio simbolico e liturgico dell’arte cristiana, dalle prime espressioni della civiltà fino all’epoca moderna.

Quando l’arte esce dai musei, dai siti archeologici e dalle enciclopedie per entrare nel piccolo schermo, sorprendere gli occhi e parlare all’anima della gente, è sempre una bella notizia. Ed è per questo che la scelta effettuata da Tv2000 e dal suo direttore uscente Paolo Ruffini - Prefetto del Dicastero vaticano per la comunicazione - di accogliere il programma ideato da Monica Mondo, è già di per sé vincente.
E lo si intuisce dalla prima puntata, intitolata Il Faraone e il Buon Pastore, presentata in anteprima alla Filmoteca Vaticana e che andrà in onda domenica 16 settembre. Al centro di questo primo itinerario si collocano la tomba di Nebamon, la Nike di Samotracia e la statua del Buon Pastore.
Se nella cultura egizia e in quella greca l’uomo elabora una visione di sé e del mondo fissando i canoni di una bellezza basata sulla perfezione delle forme, quella cristiana, per la prima volta, crea immagini fortemente simboliche.

Padre Rupnik, avvalendosi delle Scritture e di interessanti ammiccamenti all’etimologia classica, si sofferma sui temi, sui significati e sulle interpretazioni di alcune opere, citando ad esempio come caso esemplare di iconografia, la statua del Buon Pastore raffigurato nelle catacombe e nei sarcofagi cristiani, dove il dio Hermes viene preso a modello per l’immagine del Cristo che salva la pecorella smarrita.

Non si tratta di un percorso storico-nozionistico, ma di una lettura attenta, profonda, estremamente chiara e imprevedibile, che ha per cornice non uno studio televisivo, ma il Mausoleo di Santa Costanza a Roma - dove "quando abbiamo girato faceva un freddo ontologico” scherza Rupnik - e dove, evocate dal teologo, parole e immagini si materializzano sulle pareti della basilica, generando effetti suggestivi e stranianti, trovando il loro spartito in un sottofondo musicale moderno e inaspettato.

“L’arte - commenta - è uno spazio di incontro dell’uomo e della vita, in cui si varca la soglia del mistero. Assomiglia a una pellicola sensibile che registra la via, ma anche a un drago, assolutamente non facile da cavalcare. Ma talvolta quando si diventa artisti si esagera. Ed è per questo che l’arte va considerata come un servizio piuttosto che l’espressione di noi stessi. Mi interessa quell’arte che i cristiani lasciano dietro di sé, come i santi e i martiri che rimangono”.

Dalla seconda puntata intitolata Platone o i pani e i pesci, il viaggio in otto puntate proseguirà con l’esplorazione del Laocoonte a confronto con l’Araba Fenice, toccherà la scultura romanica e il testamento strappato, il solstizio d’estate che -con i suoi punti di luce proiettati sul pavimento - scandisce il percorso verso l’altare nella basilica francese di Santa Maria Maddalena a Vézelay, uno dei capolavori dell’architettura romanica. Dal mulino mistico - uno dei più celebri capitelli della Basilica di Vézelay, e insieme cuore della mentalità cristiana - l’itinerario condurrà poi gli spettatori tra i vertici di tutti i tempi. Ed ecco, nella settima puntata, l’arte della Grecia classica e i capolavori del Rinascimento, con il genio di Michelangelo che ha saputo infondere messaggi di alto valore teologico in opere come la Creazione di Adamo sulla volta della Cappella Sistina.

A concludere il racconto de La Santa Bellezza sarà “Il ramo di mandorlo”, puntata nella quale padre Rupnik traccerà una sintesi degli appuntamenti precedenti, individuando, attraverso nuovi esempi figurativi, le sottili trame che congiungono l’arte preistorica con quella contemporanea.

“Il progetto - spiega Paolo Ruffini - nasce da un interrogativo sul nostro tempo che ha smarrito il senso del sacro e della bellezza, trasformando troppe cose in idoli e accontentandosi di surrogati”.

C’è una domanda che (chissà) probabilmente troverà risposta al termine del viaggio. "Siamo all’alba di una nuova primavera, un’epoca in cui l’uomo tornerà a dare il primato alla vita?".

Dunque non resta che attendere per sfogliare la prima pagina di questo inedito percorso alla scoperta dell'essenza più autentica della bellezza.