A Firenze dal 3 ottobre al 7 gennaio 2018
La bellezza della natura incontra la carta: agli Uffizi il Rinascimento giapponese
Scuola Kanō (copia da originale di Kanō Motonobu del 1550), Uccelli e fiori delle quattro stagioni, inizio XVII secolo, coppia di paraventi a sei ante, Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, 349 x 152,9 cm. Museo Municipale d’Arte di Osaka
Samantha De Martin
03/10/2017
Firenze - Paesaggi brillanti, atmosfere rarefatte, un universo mutevole di cui l'uomo è parte integrante trovano consistenza nella fragile delicatezza della carta.
È un inno alla bellezza che profuma di Giappone quello che fino al 7 gennaio riecheggia nell'Aula Magliabechiana degli Uffizi dove è in corso una grande mostra, la prima del suo genere in Europa, sul Rinascimento giapponese.
È un'arte delicata quella racchiusa nelle 39 grandi pitture di paesaggio e natura adagiate su paraventi pieghevoli (byōbu) e porte scorrevoli (fusumae) - molti dei quali Tesori Nazionali e Proprietà Culturali Importanti, provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone - difficili da ammirare anche in Giappone in quanto non esposti al pubblico.
La rassegna - che celebra il 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Italia e Giappone intraprese con la firma del Trattato di Amicizia e di Commercio il 25 agosto 1866 - racconta il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo, tra XV e XVII secolo. Da questo incontro emergono ideali estetici tra loro opposti che si traducono, da un lato, nella pittura monocroma ed evocativa, caratterizzata da vuoti interrotti da linee essenziali e veloci, legata alla filosofia zen e alla cultura cinese, dall'altro, in quella pittura più squisitamente giapponese, con fondi oro e campiture piatte di colore su cui si stagliano delicati elementi naturali.
I paesaggi e le atmosfere simboliche di maestri illustri - da Hasegawa Tōhaku a Kaihō Yūshō e Unkoku Tōgan - dialogano con i dipinti della tradizione Kanō, abitati da fiori e uccelli, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello stile yamatoe.
«Italia e Giappone - ha sottolineato il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini - si incontrano agli Uffizi e la cultura si rivela così un ponte sul quale due grandi Paesi, eredi di antiche civiltà forti di solide tradizioni, rinnovano la propria amicizia».
Da questa raffinata rassegna emerge con vigore il legame profondo che lega il popolo giapponese alla natura, di cui l'uomo è parte integrante.
«I meccanismi di committenza in Oriente - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - non erano diversi da quelli di una qualsiasi corte rinascimentale e barocca in Europa: i paraventi che decoravano residenze, castelli e templi giapponesi erano manifestazione del prestigio del proprietario o del donatore e dovevano rispecchiarne l’autorità, la ricchezza, il potere culturale, il livello d’istruzione».
Ed è proprio in questo Giappone delle epoche Muromachi, Momoyama e dell’inizio di quella Edo che si assiste a quello sviluppo di committenze che porterà a un’altrettanto grande fioritura delle arti, a quel “rinascimento giapponese” che ha scelto Firenze per celebrare i suoi più preziosi frutti.
Leggi anche:
• Il Rinascimento giapponese: la natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo
• Viaggi d'arte. In Giappone sulle tracce di Hokusai
È un inno alla bellezza che profuma di Giappone quello che fino al 7 gennaio riecheggia nell'Aula Magliabechiana degli Uffizi dove è in corso una grande mostra, la prima del suo genere in Europa, sul Rinascimento giapponese.
È un'arte delicata quella racchiusa nelle 39 grandi pitture di paesaggio e natura adagiate su paraventi pieghevoli (byōbu) e porte scorrevoli (fusumae) - molti dei quali Tesori Nazionali e Proprietà Culturali Importanti, provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone - difficili da ammirare anche in Giappone in quanto non esposti al pubblico.
La rassegna - che celebra il 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Italia e Giappone intraprese con la firma del Trattato di Amicizia e di Commercio il 25 agosto 1866 - racconta il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo, tra XV e XVII secolo. Da questo incontro emergono ideali estetici tra loro opposti che si traducono, da un lato, nella pittura monocroma ed evocativa, caratterizzata da vuoti interrotti da linee essenziali e veloci, legata alla filosofia zen e alla cultura cinese, dall'altro, in quella pittura più squisitamente giapponese, con fondi oro e campiture piatte di colore su cui si stagliano delicati elementi naturali.
I paesaggi e le atmosfere simboliche di maestri illustri - da Hasegawa Tōhaku a Kaihō Yūshō e Unkoku Tōgan - dialogano con i dipinti della tradizione Kanō, abitati da fiori e uccelli, rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello stile yamatoe.
«Italia e Giappone - ha sottolineato il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini - si incontrano agli Uffizi e la cultura si rivela così un ponte sul quale due grandi Paesi, eredi di antiche civiltà forti di solide tradizioni, rinnovano la propria amicizia».
Da questa raffinata rassegna emerge con vigore il legame profondo che lega il popolo giapponese alla natura, di cui l'uomo è parte integrante.
«I meccanismi di committenza in Oriente - spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - non erano diversi da quelli di una qualsiasi corte rinascimentale e barocca in Europa: i paraventi che decoravano residenze, castelli e templi giapponesi erano manifestazione del prestigio del proprietario o del donatore e dovevano rispecchiarne l’autorità, la ricchezza, il potere culturale, il livello d’istruzione».
Ed è proprio in questo Giappone delle epoche Muromachi, Momoyama e dell’inizio di quella Edo che si assiste a quello sviluppo di committenze che porterà a un’altrettanto grande fioritura delle arti, a quel “rinascimento giapponese” che ha scelto Firenze per celebrare i suoi più preziosi frutti.
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