Il nuovo polo inagurerà a Milano il 9 maggio

La Fondazione Prada: libertà e ricerca

 

L. Sanfelice

07/04/2015

Milano - A pochi giorni dall’inaugurazione che inserirà nelle mappe di Milano la nuova sede permanente della Fondazione Prada, il Financial Times dedica un lungo articolo all’ultima creatura della stilista Miuccia Prada e del suo compagno nella vita e negli affari, Patrizio Bertelli.

Il nuovo quartiergenerale, progettato da Rem Koolhaas negli spazi di un’ex distilleria nel sud della città, che aprirà il 9 maggio, viene descritto da Miuccia Prada come un luogo di sperimentazione, un osservatorio da cui imparare dove sta andando il mondo.

A differenza di un altro esempio recente di partnership tra moda e arte contemporanea, che ha visto la Fondation Louis Vuitton stabilirsi in un vistoso edificio progettato Gerhy e conquistare in pochi mesi la scena culturale parigina, la nuova Fondazione Prada ha scelto di costruirsi una sede discreta ma al tempo stesso ricca di contrasti interessanti come quello tra l’edificio ricoperto di foglia d’oro e la monolitica torre bianca che si staglierà nello skyline meneghino.

Durante la conversazione, la “power couple” insiste sulla natura genuina di uno spazio votato alla ricerca artistica, da non confondere con una trovata per rilanciare il marchio della casa di moda. Fin dalle origine infatti, la Fondazione segue un percorso autonomo che non mira a riflettere il brand di lusso, ma piuttosto obbedisce alle inclinazioni più private dei due collezionisti e andrebbe pertanto recepita come un’espressione di libertà scollegata dal business e non soggetta a pressioni commerciali.

In nome di questa libertà a tagliare il nastro delle attività della Fondazione saranno il controverso regista Roman Polansky, e una mostra intitolata Serial Classic, scelta singolare per annunciare un nuovo polo dedicato all’arte contemporanea.
“Sarebbe stato così ovvio inaugurare con uno show contemporaneo” è la rivendicazione orgogliosa di Prada a cui Bertelli segue in coro annunciando che “il classico è contemporaneo”. Ad entrambi sta a cuore scansare le ovvietà, non come mero esercizio per distinguersi dagli altri, ma come atto coerente allo spirito di ricerca che davvero anima il loro prgetto e che, nelle intenzioni espresse dalla coppia, non è interessato al consenso. Perchè “mirare al consenso è una forma di mediocrità e una delle peggiori debolezze umane”.


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