L'acqua di Leonardo, l’oro di Milano

Fabrizio Garghetti, Ponte sul Naviglio Grande a Turbigo, cm 210x 120

 

Dal 08 Maggio 2014 al 21 Maggio 2014

Milano

Luogo: ex Fornace

Indirizzo: Alzaia Naviglio Pavese16

Orari: tutti i giorni 10-13 / 14-19

Curatori: arte e memoria del territorio

Telefono per informazioni: +39 02 2828419

E-Mail info: cristina.pariset@libero.it

Sito ufficiale: http:// www.artememoria.it


La mostra “L’acqua di Leonardo, l’oro di Milano”, grande festa alla ex-Fornace, desidera essere un momento collettivo di riconoscimento della nostra identità di cittadini delle ”terre d’acqua”: festeggiare con l’arte, la musica, la danza, l’acqua della città di Milano e della sua pianura, gli abitanti di Milano e in particolare della zona 5 e 6 dei Navigli, gli organizzatori, tutti i visitatori che desiderano essere coinvolti in questa azione di riconoscimento in vista di Expo 2015. Acqua che non è più visibile come quando correva nei Navigli interni ad anello dentro la cerchia, ma che rimane l’anima di Milano, rimane come “via d’acqua” che ha permesso la sua costruzione, che ha trasportato i prodotti della terra per nutrire la città. La mostra crea un percorso attraverso diverse forme artistiche: -Trenta immagini fotografiche di grande dimensione, a colori, stampate su tela pittorica di Fabrizio Garghetti, che raccontano del paesaggio della risaia seguendo le tracce lasciate da Leonardo da Vinci alla Sforzesca di Vigevano,raccontano delle conche del Naviglio Pavese , dei ponti in granito sul Naviglio Grande a Cuggiono e tanto altro ancora. Il critico d’arte Pierre Restany, ha scritto di queste immagini: “La dimensione delle immagini esalta la distesa delle risaie su l’orizzonte basso del cielo e il profilo allusivo dei reinterrati alberati, sottolineando le lineari prospettive dei canali con le cascatelle dei mulini e delle chiuse….Il risultato delle peregrinazioni della camera ispirata di Fabrizio Garghetti è favoloso: la serie di fotografie a colori tutte dello stesso grande formato stampato su tela pittorica, costituisce un panorama sbalorditivo della Pianura Padana.” -Tredici opere di Giulia Alberti tra sculture in vetro massiccio colato di Murano e “sculture-impronta” in pasta di cellulosa. Le sculture in vetro sono la cristallizzazione di movimenti d’acqua incapsulati nelle strutture di arcaici manufatti idraulici. “La materia vetro è attraversata da forme circolari e a spirale…… Con uno sguardo ravvicinato vediamo arterie e vene, verdi come linfa vitale. E’ come se un intero paesaggio fluviale con le sue memorie acquatiche ed arboree scorresse dentro quel limpido corpo luminoso…”…scrive Stefania Carrozzini. E le sculture-impronta, descritte da Gillo Dorfles : “ Giulia Alberti ha dato vita ad una serie di affascinanti ”bassorilievi” cartacei che ospitano le “impronte” che vi sono state impresse e che si estroflettono sulla grezza superficie rugosa, creando una rete di segni, di rilievi, di avvallamenti, che offrono all’insieme del contesto una loro lirica identità. Le grandi carte sono, dunque, gli equivalenti, tanto d’una pittura che d’una scultura, che vivono di “assenze” e che pertanto sono colme di magiche “presenze”. -Dieci sculture luminose di fantastici animali acquatici di Claus Joans,”genio primordiale e totemico come un uomo di domani” come lo descrive Philippe Daverio, creatore di sculture in acciaio e in policarbonato, percorse da segni, incisioni , graffiature che raccontano di luoghi fluviali e marini, raccontano delle correnti e dei movimenti d’acqua che essi hanno percorso. Claus Joans, marinaio dei mari del mondo , navigatore da sempre, che alterna il suo percorso nell’operare artistico a viaggi nelle acque dell’oceano. -Cinque sculture di pietra lavorate dall’acqua di Stefano Zucchi, raccontano del contatto primordiale tra acqua e roccia ,dove lo scorrere e scavare dell’acqua, trasforma il duro materiale in forme arrotondate che narrano di questo percorso di trasformazione. Non a caso le opere di Zucchi arrivano dalle montagne del marmo di Candoglia e dalla sorgente del Lago Maggiore e fiume Ticino. -Sette opere di Momò Calascibetta che Philippe Daverio descrive ….come una carezza la linea nera segue un disegno e lo modella, la linea nera dell’artista segue il colore e il tessuto della carne, disegnando tra luce e ombra, un chiaroscuro, un palpito nella notte della Fontana che è metafora della notte degli uomini. E la luce non filtra più dagli occhi ma dalla carne, l’acqua si erge e la sua forza invade come per i Greci e i Latini l’acqua invade e simboleggia i misteri della vita, dove nascita e morte, passato e futuro si intrecciano. Nella Piazza della Vergogna di Momò Calascibetta sgorgano le sorgenti dove i nuovi spiriti dell’acqua hanno il potere di profezia e l’opera di Momò crea i suoi nuovi oracoli attraverso i quattro fiumi che percorrono la Fontana....Nell’opera si evidenzia lo stereotipo grottesco che tutti noi abbiamo costruito nella nostra e nell’altrui immaginazione negando la possibilità di colpi di scena di meraviglia, di bello e di buono, sempre possibili all’uomo ma mai realizzati in questo luogo. Gli attori di questo dissennato carnevale sono politici e criminali, dame dell’alta società, nobili decaduti e prelati, intellettuali e artisti che tessono rapporti inconsistenti dentro una babilonia disperata che si agita tra i vortici dei giochi dell’acqua; un’ umanità vacua e disfatta, verminosa e potente, un carnevale di annoiati, vitelloni e nobili a noleggio.... -tre opere di Cosimo Barna. Cosimo Barna racconta delle correnti marine e dei branchi di pesci i cui movimenti a spirale trasformano l’acqua in un caleidoscopio di colori , racconta della vita dell’acqua e delle sue correnti attraverso fantasmagoriche pennellate di colore da cui guizza fuori la luce.

Artisti:
Giulia Alberti, Momò Calascibetta, Fabrizio Garghetti, Claus Joans, Stefano Zucchi, Cosimo Barna 

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