Dal 5 aprile al 27 agosto nel cinquantenario della morte
Picasso, Napoli e l'antico: una storia da riscoprire al MANN
Ercole Farnese, marmo bianco pentelico, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Su concessione del Ministero della Cultura / Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Archivio Fotografico | Foto: © Luigi Spina
Samantha De Martin
04/04/2023
Napoli - Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si unisce alle celebrazioni internazionali per il cinquantenario della morte di Pablo Picasso. Lo spunto è una mostra che, oltre a ripercorrere il suggestivo racconto della celebre visita dell’artista a Napoli e Pompei nel 1917, mtte in luce la profonda influenza che uno dei più grandi scrigni di capolavori classici ha avuto sull’opera di un gigante dell’arte moderna.
Dal 5 aprile al 27 agosto i visitatori del MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli potranno immergersi in un percorso a cura di Clemente Marconi, allestito nelle sale della collezione Farnese e diviso in due momenti. Se la prima tappa di questo viaggio offre un focus sui soggiorni a Napoli di Picasso, delineando il museo così come si presentava al tempo della visita dell’artista - un luogo allora non ancora specificatamente “archeologico”, e per questo "Museo Nazionale di Napoli" - la seconda tappa fa immergere il pubblico in un confronto tra le opere del museo e i lavori di Picasso.
All’eccezionale prestito in arrivo dal British Museum di Londra di 37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard - incisioni realizzate tra il 1930 e il 1937 che si configurano come un fulcro interpretativo nell’opera dell’artista - si aggiungono i prestiti del Musée national Picasso - Paris e di Gagosian New York.
Secondo lo storico dell’arte britannico John Richardson la serie di cento stampe che caratterizzano la cosiddetta Suite Vollard rappresenterebbe una delle testimonianze principali dell'influenza esercitata dall’Ercole Farnese su Picasso. In particolare lo studioso si rferisce alla serie di incisioni che vanno sotto il titolo di Studio dello scultore (1933-1934), in cui l'artista identifica se stesso con il protagonista, caratterizzato più di una volta con la testa, i tratti del volto, l'atteggiamento pensoso che richiamano da vicino l’Ercole.
Teseo liberatore, affresco da Pompei, 97 × 88 cm, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Su concessione del Ministero della Cultura / Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Archivio Fotografico
È vero, l’impatto del viaggio in Italia del 1917 sulla produzione artistica di Picasso è stato riconosciuto da tempo. Sono proprio le opere d’arte viste a Roma, Napoli e Firenze ad aver contribuito a rafforzare la tendenza di Picasso verso il naturalismo del cosiddetto “secondo periodo classico”. Un’importanza particolare ha avuto, all’interno di quel viaggio, il soggiorno a Napoli, con la visita a Pompei, così come al museo che esibiva già la Collezione Farnese e le opere da Ercolano e Pompei. Il naturalismo di questa fase picassiana assumerà forme esplicitamente classicizzanti, ben riconoscibili nella maggioranza dei dipinti e disegni non cubisti degli anni dal 1917 al 1925 e nell’opera grafica degli anni ‘30.
In quell'anno, fatidico per la sua pittura, Pablo Picasso soggiornò a Napoli due volte, nel corso del suo viaggio in Italia a seguito dei Ballets Russes: tra il 9 e 13 marzo, assieme a Sergei Djagilev, Jean Cocteau, e Léonide Massine,
e per più giorni nel mese di aprile in compagnia di Djagilev, Massine, Igor Stravinskij, Ernest Ansermet, oltre al resto della compagnia.
Saranno in tutto 43 le opere in mostra messe a confronto principalmente con le sculture Farnese e con i dipinti da Pompei, importanti chiavi di lettura del percorso artistico picassiano. Il gigantismo e la monumentalità delle sculture Farnese avranno infatti un effetto particolarmente significativo sullo sviluppo artistico di Picasso. Il pittore conferì un aspetto tridimensionale alle sue opere pittoriche e scultoree, segnate, prima della sua visita all’allora Museo Nazionale di Napoli, dalla bidimensionalità dell’approccio cubista.
Sacrificio di Ifigenia, affresco da Pompei, 140 × 130 cm, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Su concessione del Ministero della Cultura / Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Archivio Fotografico
Domani, mercoledì 5 aprile, in occasione dell'inaugurazione del percorso espositivo, a partire dalle 17 i partecipanti potranno accedere con biglietto gratuito. Alle 18 il Centro di Produzione di Danza Kœrper proporrà "Tauromachia. La lotta del doppio", una performance sul motivo del toro, realizzata “a quattro mani” da Adriano e Andrea Bolognino, un sismografo dell'opera in continua metamorfosi di Pablo Picasso. La duplicità simbolica di questa figura di conflitto, di lotta, di danza, è espressa dall’artista nell'archetipo del Minotauro. L'intervento di Andrea e Adriano Bolognino si concentrerà quindi sul
motivo del toro quale punto di collegamento tra la poetica di Picasso e la collezione del MANN, cucendo un dialogo tra la pratica pittorica e quella coreutica.
Locandina della performance Tauromachia che inugura la mostra Picasso e l'antico | Courtesy MANN
Promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il sostegno della Regione Campania, e con l'organizzazione della casa editrice Electa, la mostra Picasso e l’antico si inserisce nel progetto internazionale “Picasso Celebration 1973 – 2023: 50 mostre ed eventi per celebrare Picasso” a 50 anni dalla morte.
Leggi anche:
• Un anno con Picasso: le mostre del cinquantenario
Dal 5 aprile al 27 agosto i visitatori del MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli potranno immergersi in un percorso a cura di Clemente Marconi, allestito nelle sale della collezione Farnese e diviso in due momenti. Se la prima tappa di questo viaggio offre un focus sui soggiorni a Napoli di Picasso, delineando il museo così come si presentava al tempo della visita dell’artista - un luogo allora non ancora specificatamente “archeologico”, e per questo "Museo Nazionale di Napoli" - la seconda tappa fa immergere il pubblico in un confronto tra le opere del museo e i lavori di Picasso.
All’eccezionale prestito in arrivo dal British Museum di Londra di 37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard - incisioni realizzate tra il 1930 e il 1937 che si configurano come un fulcro interpretativo nell’opera dell’artista - si aggiungono i prestiti del Musée national Picasso - Paris e di Gagosian New York.
Secondo lo storico dell’arte britannico John Richardson la serie di cento stampe che caratterizzano la cosiddetta Suite Vollard rappresenterebbe una delle testimonianze principali dell'influenza esercitata dall’Ercole Farnese su Picasso. In particolare lo studioso si rferisce alla serie di incisioni che vanno sotto il titolo di Studio dello scultore (1933-1934), in cui l'artista identifica se stesso con il protagonista, caratterizzato più di una volta con la testa, i tratti del volto, l'atteggiamento pensoso che richiamano da vicino l’Ercole.
Teseo liberatore, affresco da Pompei, 97 × 88 cm, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Su concessione del Ministero della Cultura / Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Archivio Fotografico
È vero, l’impatto del viaggio in Italia del 1917 sulla produzione artistica di Picasso è stato riconosciuto da tempo. Sono proprio le opere d’arte viste a Roma, Napoli e Firenze ad aver contribuito a rafforzare la tendenza di Picasso verso il naturalismo del cosiddetto “secondo periodo classico”. Un’importanza particolare ha avuto, all’interno di quel viaggio, il soggiorno a Napoli, con la visita a Pompei, così come al museo che esibiva già la Collezione Farnese e le opere da Ercolano e Pompei. Il naturalismo di questa fase picassiana assumerà forme esplicitamente classicizzanti, ben riconoscibili nella maggioranza dei dipinti e disegni non cubisti degli anni dal 1917 al 1925 e nell’opera grafica degli anni ‘30.
In quell'anno, fatidico per la sua pittura, Pablo Picasso soggiornò a Napoli due volte, nel corso del suo viaggio in Italia a seguito dei Ballets Russes: tra il 9 e 13 marzo, assieme a Sergei Djagilev, Jean Cocteau, e Léonide Massine,
e per più giorni nel mese di aprile in compagnia di Djagilev, Massine, Igor Stravinskij, Ernest Ansermet, oltre al resto della compagnia.
Saranno in tutto 43 le opere in mostra messe a confronto principalmente con le sculture Farnese e con i dipinti da Pompei, importanti chiavi di lettura del percorso artistico picassiano. Il gigantismo e la monumentalità delle sculture Farnese avranno infatti un effetto particolarmente significativo sullo sviluppo artistico di Picasso. Il pittore conferì un aspetto tridimensionale alle sue opere pittoriche e scultoree, segnate, prima della sua visita all’allora Museo Nazionale di Napoli, dalla bidimensionalità dell’approccio cubista.
Sacrificio di Ifigenia, affresco da Pompei, 140 × 130 cm, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Su concessione del Ministero della Cultura / Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Archivio Fotografico
Domani, mercoledì 5 aprile, in occasione dell'inaugurazione del percorso espositivo, a partire dalle 17 i partecipanti potranno accedere con biglietto gratuito. Alle 18 il Centro di Produzione di Danza Kœrper proporrà "Tauromachia. La lotta del doppio", una performance sul motivo del toro, realizzata “a quattro mani” da Adriano e Andrea Bolognino, un sismografo dell'opera in continua metamorfosi di Pablo Picasso. La duplicità simbolica di questa figura di conflitto, di lotta, di danza, è espressa dall’artista nell'archetipo del Minotauro. L'intervento di Andrea e Adriano Bolognino si concentrerà quindi sul
motivo del toro quale punto di collegamento tra la poetica di Picasso e la collezione del MANN, cucendo un dialogo tra la pratica pittorica e quella coreutica.
Locandina della performance Tauromachia che inugura la mostra Picasso e l'antico | Courtesy MANN
Promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il sostegno della Regione Campania, e con l'organizzazione della casa editrice Electa, la mostra Picasso e l’antico si inserisce nel progetto internazionale “Picasso Celebration 1973 – 2023: 50 mostre ed eventi per celebrare Picasso” a 50 anni dalla morte.
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