Alla Strati d’Arte Gallery fino al 31 maggio
Miti ed eroi. L'universo a colori di Natino Chirico in mostra a Roma
Natino Chirico, Satiro danzante, 2024, Olio, acrilico, carbone ed essenza di trementina su tela, 80 x 120 cm
Samantha De Martin
22/05/2024
Roma - Mentre Fausto Coppi e Gino Bartali, in tenuta a olio e acrilico su tela, continuano a gareggiare tra le sale dell’Istituto italiano di Cultura di Parigi, tra i protagonisti della mostra Le sfide del corpo, in occasione dei Giochi Olimpici 2024, a pochi passi da via Veneto, a Roma, gli occhi penetranti di Audrey Hepburn scrutano complici i visitatori della Strati d’Arte Gallery.
Non poteva che partire da qui, dall’intensità di due occhi scurissimi, che ricordano i colori delle donne di Calabria, la personale romana del pittore, disegnatore, scultore, incisore Natino Chirico. Quest’opera inedita, realizzata appositamente per l’appuntamento capitolino - una sequenza in movimento composta da ventotto piccole tele - è una delle 20 opere esposte fino al 31 maggio nella galleria d’arte di via Sicilia.
Più che un percorso espositivo, Miti ed eroi, a cura di Gina Ingrassia, realizzata grazie al sostegno di MAVI Srl, è un inno a colori, che fruga nell’immaginario figurativo dell’artista, nello spartito di temi e linguaggi con i quali il "pifferaio" Chirico chiama a raccolta l’arte classica, il Mediterraneo, la Calabria, il Cinema, a tessere un universo iconografico animato da draghi e tuffatori, satiri e animali, popolato di giganti del cinema come Charlie Chaplin, Anna Magnani, Federico Fellini, artisti visionari, mitici ed eroici al tempo stesso, che con il loro talento e creatività rappresentano ancora oggi l’Italia nel mondo.
Natino Chirico, Audrey Hepburn, 2023, Tecnica mista su tela (gesso, matita, carbone, olio, acrilico), 30 x 30 cm
Sarà stato questo amore per il grande schermo - frequentato da Natino ancora adolescente in una sala piena di fumo di sigaretta nella sua città di provincia - a fare esplodere nel pittore la passione per Ben-Hur e per le stelle del cinema. Sarà stato l’involucro colorato dei bomboloni che un venditore ambulante distribuiva in sala prima dell’inizio dello spettacolo, a trasferire gli schizzi di colore, sigillo della sua arte, in tutte le sue creazioni. Perché il colore delle opere di Natino viene da lontano, dai riflessi cangianti dello Stretto di Messina e della Fata Morgana, dal cono dell’Etna visibile da Reggio, dalle tinte del paesaggio siciliano, dalla parte opposta dello Stretto. Il viaggio del pittore inizia da Reggio Calabria dove disegna su carta da imballaggio ritratti di ragazze, figure anatomiche. Sa di volersi dedicare interamente all’arte. L’ agonismo nel suo sport preferito, il basket, riflette la voglia di riscatto. E da qui la scelta di partire, l’arrivo a Brera, Roma, l’inverno del ‘75, l’incontro con Patrizia, sua compagna di vita, l’Accademia romana di Belle Arti, l’esperienza di disegnatore nel mondo della moda (con l’amico Gianni Versace e Ken Scott), le illustrazioni in campo editoriale, il salumiere pagato con i quadri, il desiderio di rivalsa. Fino alle recenti mostre a Sydney e Parigi.
Il progetto alla Strati d’Arte Gallery snocciola questa frenesia di vita accendendo un focus sul dirompente universo di temi, forme e colori, sulla varietà di tecniche e materiali su cui Chirico sperimenta. Ed ecco carte, tele, tavole e metacrilati nei quali il colore, in tutte le sue sfumature di rossi, verdi, gialli, ocra, oro, grigi, blu, restituisce l’essenza di un artista insofferente alle etichette che si muove tra ricerca continua e sperimentazione.
Natino Chirico, Tuffatori, 2024 Olio, acrilico e tecnica mista su tela, 50 x 50 cm
“Un potente intreccio tra passato e presente, tra miti ed eroi - spiega la curatrice Gina Ingrassia - dà vita a un affascinante viaggio senza tempo e confini. Siamo nell’universo di forme e colori di Natino Chirico che nella mostra romana affida al pubblico i suoi personaggi mitici e mitologici, eroi di un tempo lontano eppure attuali, figure eterne che animano il suo immaginario visivo storico”.
Vibrante di colore, il Satiro danzante, la seconda opera inedita in mostra, rielabora la statua in bronzo del IV secolo a.C., attribuita alla scuola di Prassitele e conservata a Mazara del Vallo. “Emblema della bellezza mediterranea - continua Ingrassia - il Satiro ci ricorda la forza dell’energia vitale in un moltiplicarsi di bellezza, amplificata, in quest’opera che ne trae ispirazione, dalla triplice sequenza delle figure abilmente elaborate a carboncino. Il riferimento al passato è ricorrente nel lavoro dell’artista che gli rende omaggio ripetutamente, tra mille originali rielaborazioni, sulle sue tele”.
Mitici, perché iconici, sono i Tuffatori, una presenza costante nell’iconosfera dell’artista, testimoni del patrimonio artistico classico, tema mediato dalla celebre raffigurazione che anima la tomba di Paestum.
“Il Tuffatore - spiega Chirico - rappresenta per me un motivo importante perché io stesso nella vita mi sono tuffato senza paura. È un qualcosa fortemente connesso con il mio passato, ma anche con il mio presente e il futuro, è un invito a non avere paura, ad amare la vita a dispetto di tutto e tutti”.
Natino Chirico, Don Chisciotte, 2022, Olio e acrilico su tela, 30 x 30 cm
Se il Drago di Caulonia è un omaggio alla sua Calabria, un’interpretazione personale dell’omonimo mosaico policromo, un volo di uccelli (compagni di un falco e un rinoceronte su tavola) che si innalzano leggeri, fungono da raccordo tra le due sezioni immaginarie della mostra. La bellezza può forse aiutare a volare in alto, oltre le assurdità del mondo?
Sfumature di rossi, verdi, gialli, ocra, oro, grigi e blu alimentano una sorta di inno alla gioia, mentre Don Chisciotte, il paladino che sfida le convenzioni inseguendo l’ideale dal suo cavallo, in olio e acrilico su tela, sembra sussurrare ai visitatori che tutto è ancora possibile.
Leggi anche:
• Miti ed Eroi
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Più che un percorso espositivo, Miti ed eroi, a cura di Gina Ingrassia, realizzata grazie al sostegno di MAVI Srl, è un inno a colori, che fruga nell’immaginario figurativo dell’artista, nello spartito di temi e linguaggi con i quali il "pifferaio" Chirico chiama a raccolta l’arte classica, il Mediterraneo, la Calabria, il Cinema, a tessere un universo iconografico animato da draghi e tuffatori, satiri e animali, popolato di giganti del cinema come Charlie Chaplin, Anna Magnani, Federico Fellini, artisti visionari, mitici ed eroici al tempo stesso, che con il loro talento e creatività rappresentano ancora oggi l’Italia nel mondo.
Natino Chirico, Audrey Hepburn, 2023, Tecnica mista su tela (gesso, matita, carbone, olio, acrilico), 30 x 30 cm
Sarà stato questo amore per il grande schermo - frequentato da Natino ancora adolescente in una sala piena di fumo di sigaretta nella sua città di provincia - a fare esplodere nel pittore la passione per Ben-Hur e per le stelle del cinema. Sarà stato l’involucro colorato dei bomboloni che un venditore ambulante distribuiva in sala prima dell’inizio dello spettacolo, a trasferire gli schizzi di colore, sigillo della sua arte, in tutte le sue creazioni. Perché il colore delle opere di Natino viene da lontano, dai riflessi cangianti dello Stretto di Messina e della Fata Morgana, dal cono dell’Etna visibile da Reggio, dalle tinte del paesaggio siciliano, dalla parte opposta dello Stretto. Il viaggio del pittore inizia da Reggio Calabria dove disegna su carta da imballaggio ritratti di ragazze, figure anatomiche. Sa di volersi dedicare interamente all’arte. L’ agonismo nel suo sport preferito, il basket, riflette la voglia di riscatto. E da qui la scelta di partire, l’arrivo a Brera, Roma, l’inverno del ‘75, l’incontro con Patrizia, sua compagna di vita, l’Accademia romana di Belle Arti, l’esperienza di disegnatore nel mondo della moda (con l’amico Gianni Versace e Ken Scott), le illustrazioni in campo editoriale, il salumiere pagato con i quadri, il desiderio di rivalsa. Fino alle recenti mostre a Sydney e Parigi.
Il progetto alla Strati d’Arte Gallery snocciola questa frenesia di vita accendendo un focus sul dirompente universo di temi, forme e colori, sulla varietà di tecniche e materiali su cui Chirico sperimenta. Ed ecco carte, tele, tavole e metacrilati nei quali il colore, in tutte le sue sfumature di rossi, verdi, gialli, ocra, oro, grigi, blu, restituisce l’essenza di un artista insofferente alle etichette che si muove tra ricerca continua e sperimentazione.
Natino Chirico, Tuffatori, 2024 Olio, acrilico e tecnica mista su tela, 50 x 50 cm
“Un potente intreccio tra passato e presente, tra miti ed eroi - spiega la curatrice Gina Ingrassia - dà vita a un affascinante viaggio senza tempo e confini. Siamo nell’universo di forme e colori di Natino Chirico che nella mostra romana affida al pubblico i suoi personaggi mitici e mitologici, eroi di un tempo lontano eppure attuali, figure eterne che animano il suo immaginario visivo storico”.
Vibrante di colore, il Satiro danzante, la seconda opera inedita in mostra, rielabora la statua in bronzo del IV secolo a.C., attribuita alla scuola di Prassitele e conservata a Mazara del Vallo. “Emblema della bellezza mediterranea - continua Ingrassia - il Satiro ci ricorda la forza dell’energia vitale in un moltiplicarsi di bellezza, amplificata, in quest’opera che ne trae ispirazione, dalla triplice sequenza delle figure abilmente elaborate a carboncino. Il riferimento al passato è ricorrente nel lavoro dell’artista che gli rende omaggio ripetutamente, tra mille originali rielaborazioni, sulle sue tele”.
Mitici, perché iconici, sono i Tuffatori, una presenza costante nell’iconosfera dell’artista, testimoni del patrimonio artistico classico, tema mediato dalla celebre raffigurazione che anima la tomba di Paestum.
“Il Tuffatore - spiega Chirico - rappresenta per me un motivo importante perché io stesso nella vita mi sono tuffato senza paura. È un qualcosa fortemente connesso con il mio passato, ma anche con il mio presente e il futuro, è un invito a non avere paura, ad amare la vita a dispetto di tutto e tutti”.
Natino Chirico, Don Chisciotte, 2022, Olio e acrilico su tela, 30 x 30 cm
Se il Drago di Caulonia è un omaggio alla sua Calabria, un’interpretazione personale dell’omonimo mosaico policromo, un volo di uccelli (compagni di un falco e un rinoceronte su tavola) che si innalzano leggeri, fungono da raccordo tra le due sezioni immaginarie della mostra. La bellezza può forse aiutare a volare in alto, oltre le assurdità del mondo?
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