Dal 17 ottobre al 26 gennaio alla Villa Reale

In arrivo a Monza una Vivian Maier mai vista

Vivian Maier, Chicago, IL, n.d., Gelatin silver print, 2014 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
 

Samantha De Martin

20/08/2024

Con il silenzioso scatto della sua Rolleiflex ha immortalato per quasi cinque decenni il mondo che la circondava, dai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi ai banchieri di Midtown e, in alcuni casi, anche se stessa.
Adesso i lavori di una delle pioniere e massime esponenti della street photography, che dai primi anni Cinquanta fino agli anni Novanta ha documentato meticolosamente ogni aspetto della vita che la circondava, si raccontano nella mostra UNSEEN. Le foto mai viste di Vivian Maier attesa alla Villa Reale di Monza dal 17 ottobre al 26 gennaio 2025.
Sconosciuto a chiunque, conservato chiuso dentro centinaia di scatole, quasi fino alla sua morte, il lavoro di questa fotografa riservata è stato scoperto casualmente nel 2007 da John Maloof, uno scrittore di Chicago che ha ritrovato i negativi in un box acquistato all’asta e un tempo appartenuto all’artista. Maloof si è quindi dedicato alla promozione della sua eredità e ha co-diretto nel 2014 un documentario candidato all'Oscar, “Finding Vivian Maier”, che ha dato alla fotografa fama mondiale.


Vivian Maier, Digne, France, August 11, 1959, Gelatin silver print, 2020 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma photography, la mostra, che abbraccerà 220 fotografie, suddivise in nove sezioni, che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile, sarà la più importante esposizione mai realizzata in Italia su Maier. Autoritratti, immagini di bambini, ma anche aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale si sveleranno agli ospiti della Villa Reale.

Particolarmente atteso un nucleo di rare fotografie in bianco e nero e a colori, fino a pochi anni fa mai viste in pubblico, alle quali si aggiungono filmati in formato Super 8, audio con la voce di Vivian Maier e oggetti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica. Accanto a questo materiale inedito di Vivian Maier che la curatrice Anne Morin presenterà per la prima volta in questa mostra si potranno apprezzare diversi eventi collaterali come workshop artistici, conferenze sulla storia della fotografia, laboratori per i bambini.

“È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956 - spiega la curatrice Anne Morin - che Vivian osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia. È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l’essenza stessa del lavoro di Vivian Maier”.
Più che sulla vita dell’artista nata a New York da padre austriaco e madre francese, buona parte dell’infanzia trascorsa in Francia, la mostra sceglie di concentrarsi sulla sua opera affrontando l'arduo compito di esaminare il suo lavoro sconfinato e ancora in gran parte sconosciuto.


Vivian Maier, New York, NY, 1954, Gelatin silver print, 2012 © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

È il 1951 quando Maier si stabilisce a New York dove lavora come bambinaia, guadagnandosi da vivere e finanziando la sua passione per la fotografia. Un anno dopo acquista una macchina fotografica Rolleiflex che porta sempre con sé, nelle passeggiate per la città così come nei viaggi con le famiglie per cui lavora. Prima a New York, tra il 1951 e il 1956, poi a Chicago, Vivian Maier ama perdersi tra i quartieri popolari della città, frequentando sempre più la strada. Racconta la bellezza, ma anche la saggezza e la profondità di donne, di estrazione umile o benestanti, soffermandosi sui loro visi solcati dal tempo.

Ed ecco nei suoi scatti la schiera di coloro che vivono ai margini del Sogno americano, figure di spalle, un taglio che oggi le si riconosce come distintivo del suo stile. Non mancano i bambini. Istitutrice per quasi quarant'anni, Maier ha documentato la vita dei piccoli dei quali si è presa cura, immortalando volti, espressioni, occhi, lacrime, sguardi, cogliendone lo spirito più genuino e intenso.
Chiuderanno il percorso una serie di scatti poetici e documentaristici che mostrano l'abilità innata di Maier nel comporre rapidamente le sue foto con piccole stranezze e sottili trucchi fotografici. Si tratta di primi piani di oggetti, dettagli che la fotografa scruta da vicino e con tale intensità da farne talvolta perdere i contorni.