Storico riallestimento per un luogo simbolo del Barocco
Come nel Seicento. Il Salone Pietro da Cortona torna a splendere a Palazzo Barberini
Palazzo Barberini, Salone Pietro da Cortona © Gallerie Nazionali d'Arte Antica
Francesca Grego
15/05/2025
Roma - Un luogo simbolo del Barocco romano torna al suo aspetto originario, o quasi. è un riallestimento storico quello appena completato nel Salone Pietro da Cortona di Palazzo Barberini: per la prima volta dopo decenni, il vasto ambiente affrescato torna ad accogliere i cartoni preparatori del ciclo della Vita di Urbano VIII, capolavori assoluti della pittura seicentesca. Recentemente restaurati nel laboratorio delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, i dipinti sono stati collocati nel contesto per il quale fu concepito il ciclo di arazzi, in dialogo con il celebre affresco del soffitto, il Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona, secondo una restituzione filologica che ricostruisce la funzione originaria del salone come luogo di rappresentanza e celebrazione della dinastia Barberini.
Per le nobili famiglie del XVII secolo possedere una propria arazzeria significava un’affermazione di potere e prestigio senza eguali. Fu il Cardinal Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, a fondare nel 1627 la Manifattura Barberini, uno dei più ambiziosi progetti artistici del tempo, in seguito a un dono diplomatico di enorme valore: sette arazzi realizzati su disegni di Rubens, ricevuti dal re di Francia Luigi XIII. Da qui nacque l'idea di completare la serie con nuovi arazzi celebrativi, commissionati direttamente agli artisti di corte e tessuti nella neonata fabbrica romana.

Palazzo Barberini, Salone Pietro da Cortona, cartoni preparatori del ciclo di arazzi La Vita di Urbano VIII, bottega di Pietro da Cortona © Gallerie Nazionali d'Arte Antica
Il ciclo della Vita di Urbano VIII rappresenta il vertice della produzione dell’arazzeria Barberini, un progetto monumentale in cui biografia e allegoria si intrecciano nella glorificazione del pontefice e della sua famiglia. I cartoni preparatori, affidati alla cerchia di Pietro da Cortona, si presentano come vere e proprie opere d’arte a grandezza naturale, concepite per essere trasformate in tessuto attraverso la complessa tecnica del “basso liccio”. Contrariamente a quanto accadeva di solito, i Barberini scelsero di conservare questi modelli, consapevoli del loro valore artistico e propagandistico, esponendoli nelle sale del proprio palazzo per oltre tre secoli.
Il riallestimento offre perciò una nuova chiave di lettura del salone e del suo programma decorativo: un percorso visivo e narrativo che invita a riscoprire uno dei momenti più alti della cultura barocca, in cui le arti dialogano per celebrare la grandezza della Chiesa e della casata che più di ogni altra seppe rappresentarla nella Roma del Barocco.

Palazzo Barberini © Gallerie Nazionali d'Arte Antica
Per le nobili famiglie del XVII secolo possedere una propria arazzeria significava un’affermazione di potere e prestigio senza eguali. Fu il Cardinal Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, a fondare nel 1627 la Manifattura Barberini, uno dei più ambiziosi progetti artistici del tempo, in seguito a un dono diplomatico di enorme valore: sette arazzi realizzati su disegni di Rubens, ricevuti dal re di Francia Luigi XIII. Da qui nacque l'idea di completare la serie con nuovi arazzi celebrativi, commissionati direttamente agli artisti di corte e tessuti nella neonata fabbrica romana.

Palazzo Barberini, Salone Pietro da Cortona, cartoni preparatori del ciclo di arazzi La Vita di Urbano VIII, bottega di Pietro da Cortona © Gallerie Nazionali d'Arte Antica
Il ciclo della Vita di Urbano VIII rappresenta il vertice della produzione dell’arazzeria Barberini, un progetto monumentale in cui biografia e allegoria si intrecciano nella glorificazione del pontefice e della sua famiglia. I cartoni preparatori, affidati alla cerchia di Pietro da Cortona, si presentano come vere e proprie opere d’arte a grandezza naturale, concepite per essere trasformate in tessuto attraverso la complessa tecnica del “basso liccio”. Contrariamente a quanto accadeva di solito, i Barberini scelsero di conservare questi modelli, consapevoli del loro valore artistico e propagandistico, esponendoli nelle sale del proprio palazzo per oltre tre secoli.
Il riallestimento offre perciò una nuova chiave di lettura del salone e del suo programma decorativo: un percorso visivo e narrativo che invita a riscoprire uno dei momenti più alti della cultura barocca, in cui le arti dialogano per celebrare la grandezza della Chiesa e della casata che più di ogni altra seppe rappresentarla nella Roma del Barocco.

Palazzo Barberini © Gallerie Nazionali d'Arte Antica
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