Walker Keith Jernigan. Spacing Place/Placing Space
Dal 12 Marzo 2014 al 04 Aprile 2014
Firenze
Luogo: Xenos arte contemporanea
Indirizzo: via dei Serragli 75/c
Orari: da lunedì a venerdì 10-18; sabato su appuntamento
Curatori: Daria Filardo
Telefono per informazioni: +39 055 0127453
E-Mail info: info@xenoscontemporanea.com
Sito ufficiale: http://xenoscontemporanea.com
Spacing Place/Placing Space racconta uno spazio e la sua rappresentazione, uno spazio e la sua percezione, uno spazio e il suo attraversamento, uno spazio e la pittura.
Walker Keith Jernigan lavorerà dentro xenos arte contemporanea (Firenze) per un mese, rappresentandolo. Lo spazio e i suoi segni costitutivi sono il punto di partenza, il passare dei giorni e il gesto pittorico quotidiano si depositeranno su quattro superfici, una dopo l’altra, una dentro l’altra. L’azione finale di questo processo performativo in pittura è la rappresentazione complessiva dello spazio fatta di accumuli, sovrapposizioni, diversi punti di vista.
Spacing Place/Placing Space indaga l’esperienza fratturata che l’artista intrattiene con il luogo e la sua rappresentazione, attraverso la rimozione di ogni soggetto estraneo al luogo stesso, concentrandosi sulla pittura come mezzo espressivo.
Lo spazio della galleria e lo spazio di rappresentazione sono il soggetto e l’oggetto di questa esplorazione. La coincidenza di soggetto e oggetto fa di Spacing Place/Placing Space un’interrogazione sull’idea di rappresentazione e suggerisce un continuo rovesciamento: il soggetto è il luogo dipinto come anche l’idea di rappresentazione pittorica; l’oggetto è il quadro (quindi la rappresentazione pittorica) come anche il il luogo rappresentato. Su questo confine si muove la ricerca dell’artista che attraverso un’azione performativa registrerà nel tempo questa esperienza.
I segni del tempo, gli oggetti presenti in galleria, il tempo passato di xenos arte contemporanea e il tempo passato dall’artista sono visibili nell’insieme finale.
Si può rappresentare uno spazio? Si può registrare ogni piega della sua storia? Oppure ogni tentativo sarà comunque mancante, conterrà un fallimento, agirà su un altro livello?
Forse la pittura trattiene dei segni del soggetto che indaga ma opera uno spostamento meta-fisico? Queste sono alcune delle domande che la ricerca di Walker Keith Jernigan si pone entrando in contatto con lo spazio, percepito come un luogo materiale grezzo denso di stratificazioni.
Xenos arte contemporanea è un precipitato di storie e il lavoro dell’artista è una relazione, una registrazione sismografica, un tracciato che nel tempo passato li dentro lascerà affiorare le linee, le strutture, i segni sconnessi, fratturati, che emergendo in superficie diventeranno un organismo formalmente coerente.
Dipingere vuol dire osservare, prendere le misure, camminare nello spazio, sostarvi per ore con tutte le variazioni di luce, percepire e restituire le sue stratificazioni.
Spacing Place/Placing Space è un ritratto, uno strato di pelle in più; è un’azione performativa sulla percezione; è una registrazione di segni che strato dopo strato si allontanano dalla mera documentazione dello spazio per svelarlo più in profondità.
Le tele sono proiezioni dello spazio, lo riflettono, lo assorbono, lo scardinano.
Saranno affondate dentro il muro, separate dal muro da uno strato di detriti sottratti allo spazio stesso, scardinate nella loro struttura e lasciate in pezzi, trasformate in diaframmi trasparenti che trattengono residui di segni pittorici.
Pur raffigurando elementi dello spazio osservato e vissuto, le tele non mostrano una natura documentativa, al contrario si pongono come interrogazione ontologica sulla rappresentazione pittorica.
L’indagine pittorica si trova sulla soglia: da una parte la coincidenza di soggetto e oggetto di questa ricerca forza il limite e la possibilità di una rappresentazione chiara; dall’altra parte la pittura viene percepita dall’artista come l’unico mezzo capace visualizzare la fusione dell’esperienza della presenza (fisica) dello spazio e la presenza di esso nella sua rappresentazione.
Daria Filardo
Walker Keith Jernigan lavorerà dentro xenos arte contemporanea (Firenze) per un mese, rappresentandolo. Lo spazio e i suoi segni costitutivi sono il punto di partenza, il passare dei giorni e il gesto pittorico quotidiano si depositeranno su quattro superfici, una dopo l’altra, una dentro l’altra. L’azione finale di questo processo performativo in pittura è la rappresentazione complessiva dello spazio fatta di accumuli, sovrapposizioni, diversi punti di vista.
Spacing Place/Placing Space indaga l’esperienza fratturata che l’artista intrattiene con il luogo e la sua rappresentazione, attraverso la rimozione di ogni soggetto estraneo al luogo stesso, concentrandosi sulla pittura come mezzo espressivo.
Lo spazio della galleria e lo spazio di rappresentazione sono il soggetto e l’oggetto di questa esplorazione. La coincidenza di soggetto e oggetto fa di Spacing Place/Placing Space un’interrogazione sull’idea di rappresentazione e suggerisce un continuo rovesciamento: il soggetto è il luogo dipinto come anche l’idea di rappresentazione pittorica; l’oggetto è il quadro (quindi la rappresentazione pittorica) come anche il il luogo rappresentato. Su questo confine si muove la ricerca dell’artista che attraverso un’azione performativa registrerà nel tempo questa esperienza.
I segni del tempo, gli oggetti presenti in galleria, il tempo passato di xenos arte contemporanea e il tempo passato dall’artista sono visibili nell’insieme finale.
Si può rappresentare uno spazio? Si può registrare ogni piega della sua storia? Oppure ogni tentativo sarà comunque mancante, conterrà un fallimento, agirà su un altro livello?
Forse la pittura trattiene dei segni del soggetto che indaga ma opera uno spostamento meta-fisico? Queste sono alcune delle domande che la ricerca di Walker Keith Jernigan si pone entrando in contatto con lo spazio, percepito come un luogo materiale grezzo denso di stratificazioni.
Xenos arte contemporanea è un precipitato di storie e il lavoro dell’artista è una relazione, una registrazione sismografica, un tracciato che nel tempo passato li dentro lascerà affiorare le linee, le strutture, i segni sconnessi, fratturati, che emergendo in superficie diventeranno un organismo formalmente coerente.
Dipingere vuol dire osservare, prendere le misure, camminare nello spazio, sostarvi per ore con tutte le variazioni di luce, percepire e restituire le sue stratificazioni.
Spacing Place/Placing Space è un ritratto, uno strato di pelle in più; è un’azione performativa sulla percezione; è una registrazione di segni che strato dopo strato si allontanano dalla mera documentazione dello spazio per svelarlo più in profondità.
Le tele sono proiezioni dello spazio, lo riflettono, lo assorbono, lo scardinano.
Saranno affondate dentro il muro, separate dal muro da uno strato di detriti sottratti allo spazio stesso, scardinate nella loro struttura e lasciate in pezzi, trasformate in diaframmi trasparenti che trattengono residui di segni pittorici.
Pur raffigurando elementi dello spazio osservato e vissuto, le tele non mostrano una natura documentativa, al contrario si pongono come interrogazione ontologica sulla rappresentazione pittorica.
L’indagine pittorica si trova sulla soglia: da una parte la coincidenza di soggetto e oggetto di questa ricerca forza il limite e la possibilità di una rappresentazione chiara; dall’altra parte la pittura viene percepita dall’artista come l’unico mezzo capace visualizzare la fusione dell’esperienza della presenza (fisica) dello spazio e la presenza di esso nella sua rappresentazione.
Daria Filardo
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